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Autore: Blackie_    02/11/2011    0 recensioni
Bill è un angelo, o almeno dovrebbe esserlo, ma i suoi capelli corvini lo tradiscono, così come la sua profonda propensione verso i sentimenti umani e sbagliati che prova per Lara, una semplice ragazza terrena. Soltanto Tom, unico amico e confidente proverà ad aiutarlo, senza però riuscire a proteggerlo dallo stravolgimento di un Destino non scritto di cui soltanto Bill potrà essere l'artefice.
"Tutto pur di non essere come loro, tutto pur di non dover trascorrere un'eternità monotona, tutto pur di non essere un angelo"
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa se ho postato in ritardo^^
Un ringraziamento speciale a DarkSun per i suoi complimenti nella recensione :)
Ecco qui il secondo capitolo^^:
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Volai fino a raggiungere Tom, il quale mi salutò con un cenno della mano
-Finalmente! Ogni giorno è una lotta per svegliarti- Disse scuotendo la testa con tono di rimprovero.
Teoricamente noi non dormivamo, semplicemente ci sdraiavamo e cadevamo in quella che gli umani definirebbero una sorta di coma, ci serviva per recuperare le energie e sviluppare i nostri poteri.
Gli risposi con un semplice brontolio accompagnato da una smorfia, lui rise di gusto mostrando una fila di denti bianchissimi.
Tom era il prototipo perfetto dell'angelo: capelli lunghi e biondi, grandi occhi nocciola e un viso dai lineamenti dolci, leggermente abbronzato e con la giusta muscolatura corporea, le sue ali erano grandi e molto soffice al tatto, anche le mie lo erano, ma a quanto pareva, non riscuotevano lo stesso successo.
-Già così scorbutici di prima mattina?- Mi chiese inarcando il sopracciglio, evitai di rispondergli
-Abbiamo qualche incarico?- Gli domandai, lui scosse la testa:
-Al momento siamo liberi…che ti va di fare raggio di sole?- Disse in tono ironico, sospirai frustrato
-Avresti potuto anche evitare di svegliarmi…comunque penso che andrò a farmi un giro da solo- Calcai la voce sulle ultime due parole, lasciando il mio amico con un'espressione di delusione sul volto.
Non mi faceva certo piacere trattarlo male, ma tanto fra qualche istante avrebbe lasciato perdere, così era fatto lui, così erano fatti tutti, tutti tranne me.
Il vero motivo per cuoi volevo essere lasciato da solo, era però un altro, volevo andare alla "Sorgente degli Specchi" cioè il posto da cui ci era permesso guardare gli esseri umani sulla terra.
Mi piaceva andarci, vedere com'era una vita vera, com'era andare avanti senza sapere che cosa avrebbe riservato il domani; anche solo qualche domanda tra le più banali: "pioverà?" oppure: "Che cosa mangerò stasera?"…Era una cavolata forse, ma mi sarebbe piaciuto potermelo chiedere, poter guardare il cielo dal basso e interrogarmi sul significato delle stelle…ma, dentro di me, c'era anche un'altra ragione per cui mi recavo spesso lì: dovevo vedere Lei.
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Le lancette scorrevano inesorabili sull'orologio, segnando gli ultimi minuti disponibili agli studenti per completare quei difficili calcoli matematici. Alcune persone avevano già posato la penna soddisfatti del proprio compito, ma io non ero tra questi.
Era più forte di me, proprio non riuscivo a capacitarmi che tutti quei numeri e lettere in quell'equazione potessero portare ad un unico risultato.
La matematica non faceva per me, era una scienza esatta senza possibilità di eccezioni; non ne capivo davvero l'utilità, perché non avrei potuto dire: 2+2=5 ?? Quelle parole suonavano meglio fra di loro che "quattro" due "T" accanto ad una "R"…Davvero un obbrobrio linguistico.
La campana segnò la fine dell'ora ed il mio foglio era quasi completamente bianco, eccetto per qualche pesante correzione a biro e alcuni calcoli inventati sul momento che probabilmente non avrebbero portato a nulla di buono. Diamine, aveva scelto il liceo classico anche per le poche ore di matematica, ma sembrava che volessero a tutti i costi farle pesare quelle due ore settimanali riempiendola di esercizi, verifiche e conseguenti brutti voti.
Si passò una mano sul viso, se il buon giorno si vedeva dal mattino, allora quella giornata era condannata a peggiorare ancora.
-Allora? Come è andata?- Mi chiese Gloria, la mia compagna di banco, nonché migliore amica.
-Uno schifo!- Mugugnai in risposta
Gloria si arrotolò un ricciolo rosso fra le dita
-Via, non preoccuparti, finora sei riuscita comunque ad ottenere la sufficienza…-
Non la lasciai parlare
-Mia madre mi ammazzerà!- Dissi in tono drammatico sbattendo la testa sul banco e lasciandomi andare ad un sonoro sbuffo liberatore.
-Consolati, ora abbiamo filosofia- Mi disse cercando di tirarmi su il morale
Mi rasserenai un poco, in effetti amavo la materia e poi il prof era molto simpatico di quella vecchia racchia di professoressa di matematica.
Il prof Bottazzi fece il suo ingresso, a vederlo probabilmente non ispirava molto, basso con in testa una zazzera scompigliata di capelli grigi e un paio di occhiali tondi sul naso, però, a detta di tutti i suoi studenti, era davvero un grande e inoltre, sembrava avere una sorta di predilezione per me, cosa che poteva tornare molto utile nella "Giungla" scolastica.
L'insegnate aprì la sua borsa e ne tirò fuori un libro scuro
- Siori e siore- Disse con il suo tono affabile facendo subito sorridere i ragazzi -Oggi cominceremo a leggere il "Simposio" di Platone…Mi aspetto che ognuno di voi se ne procuri una copia, perché affronteremo l'argomento molte altre volte-
Un sorriso a trentadue denti mi illuminò il viso, un altro motivo per cui lo adoravo era il fatto che sembrava leggermi nel pensiero, io adoravo il simposio. Certo, non era una lettura facile, facile…Però a me piaceva moltissimo l'argomento: parlava di "Eros" l'amore, di tutte le sue numerose sfaccettature e di come fosse una forza al contempo angelica e demoniaca.
Forse mi ero sbagliata, la giornata stava lentamente prendendo una piega migliore.
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La guardai sorridere e non riuscii a non pensare a quanto bastasse poco agli esseri umani per migliorare una giornata, a come l'imprevedibilità degli eventi potesse donargli un sorriso anche attraverso le cose semplici.
Ogni volta che andavo alla Sorgente degli Specchi, finivo sempre per guardare lei. Non lo facevo apposta, per vedere il mondo bisognava concentrarsi su un determinato luogo o persona…e per quanto mi sforzassi, il mio pensiero correva sempre a lei, a Lara.
Non avevo ancora capito il perché, era una ragazza piuttosto timida, piccolina e magra che sembrava fragile come il cristallo, un ciuffo di capelli corvini le copriva uno dei suoi due occhi scuri e poi amava vestirsi di nero…Aveva la strana capacità di attrarmi e incuriosirmi (cosa difficile) soprattutto quando scriveva su quel suo quadernino nero, avrei tanto voluto sapere che cosa ci scrivesse sopra, ma non mi era permesso avvicinarmi al loro mondo. Comunque, aguzzando meglio la vista, ero riuscito a scorgere un titolo, un anno prima, poco tempo dopo la morte del padre, il testo si chiamava "L'angelo della Morte" bastava quello per farmi capire un po' di che cosa parlasse quella poesia.
Inoltre ero stato io stesso quell' "Angelo della Morte" perché proprio io avevo avuto l'incarico di portare via suo padre dal mondo dei vivi.
Quando una persona moriva, alcuni angeli dovevano andare a prendere la sua anima e condurlo in paradiso, i demoni invece li trascinavano all'inferno, ma il risultato finale era sempre lo stesso, l'anima, dopo un giro di purificazione (o di punizione a seconda dei casi) veniva rispedita sulla terra pronta a cominciare un'altra vita. Dato che nessun angelo voleva prendersi l'ingrato compito, si estraeva a sorte a chi toccasse, e dato che la gente che moriva sulla terra era parecchia ogni giorno, questa mansione mi era già capitata parecchie volte.
Mi era davvero dispiaciuto dover portar via l'anima di quell'uomo, era davvero una brava persona, un lavoratore onesto che amava molto la sua famiglia. Quando era qua su mi aveva chiesto più volte di poter vedere come stavano sua moglie e sua figlia, io avevo sempre acconsentito fu così che vidi per la prima volta Lara.
Anche adesso che la sua anima era tornata di nuovo sulla terra per un nuovo ciclo di vita, io continuavo ugualmente a venire qui ad ammirarla da lontano.
In qualche modo mi sentivo indissolubilmente legato a lei e quest'idea mi faceva sorridere, l'idea di poter davvero essere qualcosa di diverso.
Era soltanto una magra ed illusoria speranza, ma era la mia ultima possibilità di appiglio.
 
  
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