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Autore: Morgan Snape    03/11/2011    12 recensioni
-Severus…ma…che ti è successo?!- Esclamò Lupin allarmato e con voce più acuta del normale.
-Non preoccuparti per me, Lupin! Io sto bene, piuttosto prenditi cura di questo sconsiderato! E’ sopravvissuto a Voldemort per mettersi in pericolo costante per il resto dei suoi…ma che avete da guardare tutti quanti?-
...se volete sapere cosa è successo a Piton dovrete cliccare sul titolo! :P
Questa storia non segue gli eventi successivi al sesto libro, ma è una versione alternativa a cui avevo pensato prima che uscissero gli ultimi due libri. Buona Lettura!
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia, Weasley, Harry, Potter, Mangiamorte, Severus, Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Da V libro alternativo
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Quando Severus riprese coscienza, si rese subito conto che non si trovava più accasciato scompostamente, ma era disteso su di

CAPITOLO VIII

 

 

 

 

Quando Severus riprese conoscenza, si rese subito conto che non si trovava più accasciato scompostamente a terra, ma era disteso su di un letto dal materasso quasi piatto, poi i suoi occhi gli diedero conferma di dove pensava di trovarsi, poiché riconobbero il soffitto dell’infermeria di Hogwarts.

 

-Poppy…- mugugnò sottovoce.

 

Una mano tesa con un bicchiere d’acqua entrò nel suo campo visivo, così lo afferrò e bevve una lunga sorsata. Solo quando si sporse per riconsegnare il bicchiere si rese conto di due cose: la persona al suo fianco non era la medimaga, ma Harry Potter e la sua mano con cui aveva bevuto e che ora aveva passato il bicchiere al ragazzo…era diversa.

La pelle non era più quella…morbida ed elastica di un ragazzo, ma mostrava i segni del tempo e le piccole cicatrici lucide e rossastre dovute alle scottature di chi passa molto tempo vicino ai calderoni.

In un lampo Severus realizzò quello che doveva essere successo, ma invece di reagire con stupore alzò le sue mani davanti ai suoi occhi, le studiò per un attimo girandole, poi stringendo i pugni e infine tendendo al massimo le dita, infine annuì calmo, abbassò le mani e fissò lo sguardo sul giovane, osservandolo attentamente.

Solo allora Severus si stupì perché il giovane a sua volta lo stava guardando così: nessun segno di sorpresa, rancore o rimpianto per il vecchio, giovane Piton. Uno sguardo aperto e –Severus non osava nemmeno pensarlo- di fiducia.

 

Piton sbatté rapidamente le palpebre, come a volersi risvegliare da un sogno ad occhi aperti, prese un respiro e bisognoso di conferme disse:

 

-Sono tornato…-

 

-Vecchio, sì – disse Harry abbassando lo sguardo e a Severus parve di sentire una nota di tristezza nella voce del giovane.

 

-Sembri deluso…vecchio a chi?!- disse lui.

 

Harry ignorò il rimprovero per aver usato quel termine e continuò:

 

-No, deluso no, piuttosto…preoccupato-

 

-Preoccupato per cosa?-

 

Improvvisamente Harry alzò lo sguardo dalle sue ginocchia e incontrò gli occhi del professore con un’espressione di sfida mista a rabbia e testardaggine.

 

-Ascoltami bene Severus, sì! Severus e sì, ti sto dando del tu! Se pensi che possa dimenticare quello che è successo in questi ultimi tempi ti sbagli di grosso e non farò finta che nulla di ciò che abbiamo vissuto sia stata solo finzione…-

 

-Harry…- Severus cercò di interromperlo.

 

-No! non usare quel tono da… professore con me! Non ora, sto cercando di dire una cosa importante e se mi tratti da ragazzino potrei perdere il filo del discorso! So che probabilmente preferirai…-

 

-Harry!!-

 

Il ragazzo riconobbe il tono imperioso dell’uomo e chiuse con uno scatto la bocca mentre il suo viso diventava rosso di imbarazzo.

Calò il silenzio per alcuni secondi, poi il professore parlò:

 

-Nemmeno io ho intenzione di dimenticare, ma è inevitabile che ci siano alcuni…cambiamenti-

 

-Avevi detto che te ne saresti andato…hai intenzione di farlo?-

 

Severus osservò lo sguardo pieno di apprensione del giovane e scosse la testa.

 

-No, io credo che…resterò qui…Hogwarts è la mia casa, dopotutto-

 

Harry, che fino a quel momento era rimasto seduto in tensione lasciò ricadere le spalle e si accasciò sulla sedia con un sorriso disteso.

 

-La nostra casa, Severus, la nostra!- disse felice.

 

Harry si era rilassato, mentre Piton si mosse fino a mettersi più dritto con la schiena sfruttando i cuscini dietro di lui e si fece più serio.

 

-C’è una cosa però che non posso ignorare-

 

Harry lo guardò incuriosito e di nuovo preoccupato.

 

-Se rimango, significa che non darò le dimissioni dal mio ruolo di insegnante, perciò questa sorta di…confidenza nata in questo recente passato deve rimanere tra noi, in privato. Al di fuori del mio ufficio…io sono un tuo professore, non un amico e men che meno un confidente o un tuo alleato per le tue scappatelle post coprifuoco, è chiaro?-

 

Harry annuì e finalmente arrivò Madama Chips a spiegargli quello che era successo: non era ancora chiaro come il professore fosse tornato giovane, perché non c’era stato nessun precedente del genere, perciò era probabile che non avrebbero mai scoperto la verità, tuttavia la febbre che aveva colpito il mago nelle ore precedenti poteva essere una reazione dovuta al suo corpo che aveva deciso di “lottare” contro l’incantesimo, esattamente come avviene quando si ha una comune infezione e giunge la febbre per eliminarla. Insomma, come una comune influenza e così era tornato adulto e a parte la debolezza il mago non presentava altri sintomi.

 

-Ma perché il mio corpo ha reagito così solo ora? Perché non da subito?-

 

-Forse perché non eri pronto…- intervenne Luna, che nel frattempo era sgusciata in infermeria per vedere come stava Severus.

 

Poco dopo Madama Chips dichiarò che l’orario delle visite era finito e mandò via i ragazzi. Harry prima di uscire disse:

 

-Quindi…se mi incontrasse nei corridoi di notte, oppure usassi il bagno dei prefetti…- disse Harry con tono scherzoso.

 

-Ti farei pulire i calderoni della classe del primo anno, i più disastrati e ti manderei a pulire i bagni sotto la supervisione di Gazza, nonché toglierei qualche centinaio di punti a Grifondoro…già proprio così!- rispose Severus con espressione serissima, ma con gli occhi che brillavano.

 

-Va bene professore, obbedirò-

 

-Non ti crede nessuno, Potter!- disse l’uomo con tono fintamente acido mentre il ragazzo rideva felice.

 

 

***

 

I ragazzi del nuovo ottavo anno sperimentale furono convocati ad Hogwarts una settimana prima dell’inizio delle lezioni per stabilire il loro apposito piano di studi, così Harry si ritrovò con i suoi amici e altri ex compagni di classe ad aspettare nella Sala Grande.

 

Erano passate tre settimane dall’ultima volta che Harry aveva visto Piton e aveva parlato con lui, così Harry, invece di entrare subito nella Sala insieme ai suoi amici, rimase in fondo alla fila e si guardò intorno, sperando di vedere il professore comparire dalla rampa di scale che portava ai sotterranei, invece ciò che vide gli gelò il sangue nelle vene: due valige e una grande borsa in pelle nera erano appoggiate al pavimento, proprio ai piedi della scala.

 

Harry giunse immediatamente alla conclusione che più temeva e il sapore amaro del tradimento gli salì alla gola, così non perse tempo e scese nei sotterranei, diretto agli alloggi del professor Piton.

 

La corsa per le scale e per il lungo corridoio che portava all’ufficio lo lasciò senza fiato e senza pensarci due volte spalancò la porta senza bussare.

All’interno della stanza c’erano Piton e il professor Lumacorno che mostrava all’insegnante più giovane un articolo di una rivista di pozioni. Gli sguardi dei due adulti si spostarono immediatamente sul ragazzo ansimante e dall’aria sconvolta.

 

-Harry, ragazzo mio, è successo qualcosa?- disse Lumacorno.

 

Tuttavia Harry non incrociò nemmeno lo sguardo del professore e continuò a fissare Piton con un’espressione di accusa.

 

-Avevi promesso!-

 

-Potter…-  Piton iniziò a parlare, ma fu interrotto bruscamente dal giovane.

 

-Per te non conto nulla, vero? Adesso sono tornato ad essere solo un ragazzino per te, uno studente come un altro e non solo non hai mantenuto la parola data, ma non ti sei neppure degnato di avvisare!-

 

-POTTER! Chiudi il becco questo istante o sarà peggio per te!-

 

Harry si girò, pronto ad andarsene, ma il professore con un breve movimento della mano fece chiudere la porta in faccia al giovane.

 

-Non ti ho dato il permesso di andartene- disse con tono gelido.

 

-Ehm…Severus allora…ne riparliamo, va bene? Ti lascio…discutere con il giovane Potter, porterò io i tuoi saluti a Madama Chips se non arrivi in tempo per la sua partenza, va bene?-

 

-Sì, grazie Horace-

 

Harry spalancò gli occhi ed impallidì rendendosi conto del suo errore.

 

-Professore io…-

 

-Siediti-

 

-Professore…Severus io non…-

 

-Se c’è una cosa che non hai mai imparato, Potter, è la capacità di usare la ragione nei momenti di tensione…Hai tratto conclusioni errate e vorrei sottolineare che non saresti giunto ad esse se ti fossi veramente fidato di me-

 

Le parole del professore aggiunsero il senso di colpa all’ondata di vergogna che Harry stava già provando.

 

Il ragazzo scosse la testa.

 

-Mi dispiace…temevo che…- Harry si bloccò e divenne tutto rosso.

 

-Temevi che cosa? Madama Chips si sta solo prendendo una settimana di vacanza prima di essere di nuovo costretta a sopportare i malanni di voi ragazzi- disse Piton, ma Harry non incrociò lo sguardo e l’uomo notò allarmato che gli occhi del giovane erano diventati lucidi.

 

-Harry…- sussurrò con tono conciliante.

 

Il ragazzo strizzo le palpebre e improvvisamente sbottò:

 

-E’ solo che nessuno rimane, mai!-

 

-Che cosa intendi dire?-

 

Harry scosse la testa e il suo sguardo si fissò testardamente su un punto della parete dietro il professore.

 

-Mia zia non è mai stata…e poi finalmente c’era Sirius, ma poi…- La voce del ragazzo si spense sempre più fino a zittirsi nuovamente.

 

Severus comprese cosa stava cercando di dire il ragazzo. Prese un respiro profondo e disse:

 

-Harry…guardami…ho detto guardami!-

 

Harry lo guardò, ancora arrabbiato e dispiaciuto.

 

-Ho capito. Ho capito che…non è sfiducia nei miei confronti, ma negli adulti in generale. Proprio per questo ora ti devo dire una cosa: non ti prometto che ci sarò sempre, perché la vita non è semplice e non è giusta…non ti prometto che sarò sempre comprensivo o schierato dalla tua parte, né ti prometto che sarò sempre in grado di fare la cosa giusta per te…-

 

Harry a sentire quelle parole si sentì sempre più sprofondare nella tristezza.

 

-…Ma ti prometto- Harry alzò lo sguardo sorpreso.

 

-…Ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per essere la persona di cui hai bisogno, anche se il più delle volte ci sarà questa…cattedra a porre dei confini…necessari se voglio finalmente fare l’insegnante in modo corretto, come non ho mai potuto fare per recitare la parte che Silente mi aveva affidato. Ora che tu non sei più il Prescelto e io la spia, voglio che tutto sia chiaro tra noi due e spero di essermi spiegato-

 

Harry aveva capito bene il discorso del professore ed era rimasto molto toccato nel riconoscere, tra le giuste parole del professore, l’affetto che l’uomo provava per lui, celato dietro un carattere introverso, ma avvolgente come un caldo piumino e che non avrebbe mai più messo in discussione.

 

Il ragazzo non riusciva a trovare le parole, così si limitò a sussurrare:

 

 -Ok…-

 

Severus annuì e si alzò in piedi.

 

-E’ il momento che tu vada in Sala Grande, sei già in ritardo-

 

Il ragazzo si alzò e si avviò nella direzione della porta.

 

-Ah! Potter!-

 

Harry si girò.

 

-Il tuo primo week end ad Hogwarts lo passerai con la piacevole compagnia dei calderoni sporchi e con una pergamena su cui scrivere “Devo pensare prima di agire”…siamo intesi?-

 

-Sì, signore- rispose Harry esasperato.

 

Piton ghignò e aggiunse.

 

-Bentornato Harry…-

 

-Bentornato professore!- rispose a tono il ragazzo e si separarono con un sorriso.

 

 

***

 

-Guarda che quel calderone è ancora sporco là in fondo…-

 

-A me non sembra…-

 

-A me sì!-

 

-Umpf…-

 

Harry si abbassò di nuovo a terra e con uno strofinaccio raggiunse la macchia incriminata.

Dopo qualche minuto di silenzio interrotto solo dallo strofinio, la testa del ragazzo riemerse dal bordo del calderone.

 

-Fatto!- disse saccentemente.

 

-Mmm…sì, accettabile, ora vieni a sederti davanti a me-

 

-Ancora linee? Ne ho fatte ottanta!-

 

-e se non ne vuoi altre venti ti consiglio di stare zitto e fare come ti dico-

 

Harry si morse il labbro per non sbuffare perché sapeva che il professore non lo sopportava, così si sedette e osservò il professore muoversi per la stanza e dirigersi verso il piccolo calderone su cui stava lavorando da circa mezzora.

Emanava un odore famigliare, ma era mescolato nell’aria con quello dei prodotti per pulire i calderoni, perciò Harry non era stato in grado di riconoscere l’intruglio.

Si rese conto di cosa si trattava solo quando il professore si sedette al suo posto e spinse una tazza verso il giovane.

 

-Cioccolata!?-

 

-Sì, la migliore, oserei dire-

 

-Ma…- disse il ragazzo sorpreso.

 

-Non la vuoi?- Piton allungò il braccio per riprendersela.

 

-No no! Certo che la voglio!- Harry strinse la tazza calda al petto.

 

Piton si limitò a sfoggiare il suo mezzo sorriso.

 

Dopo alcuni sorsi di cioccolata in un silenzio confortevole, Harry appoggiò la tazza e disse:

 

-E così…la prima settimana è andata-

 

-Già…e pure la tua prima punizione-

 

-Quindi…direi che tutto è nella norma- rispose scherzosamente il ragazzo.

 

-Già, ordinaria amministrazione-

 

-E il suo mantello ha ripreso a funzionare-

 

-Il mio mantello?- domando confuso il professore.

 

.Sì, il suo mantello…adesso che ha ripreso le sue spalle robuste può farlo ondeggiare sinistramente di nuovo e spaventare i bambini del primo anno!-

 

-Non è vero!-

 

-Ah ah, non le credo neanche se mi paga…-

 

- No, non hai capito… Sono tutte sciocchezze quelle che dici, io non spavento i marmocchi del primo anno…soltanto!-

 

Harry inarcò un sopraciglio e lo guardò confuso, poi comprese cosa intendeva dire il professore e scoppiò a ridere.

 

-Hai finito di bere la cioccolata che non ti ho mai dato?- disse Piton guardando il ragazzo attentamente.

 

-Sì… ho finito la cioccolata che non ho mai bevuto perché il malvagio professor Piton non fa queste cose…- disse Harry con tono piatto per sottolineare il fatto che aveva imparato a memoria il suo copione.

 

-Molto bene. È ora che torni nel tuo dormitorio, a me spettano i controlli nei corridoi questa notte, perciò vedi di startene in camera tua-

 

Detto questo Harry si incamminò verso i piani alti del castello, ma prima di girare l’angolo si nascose dietro una colonna, lontano dalle torce e vide il professore incamminarsi verso i corridoi limitrofi per cominciare il suo giro di osservazione.

 

Harry non poté fare a meno di sorridere divertito vedendo il professore camminare in direzione opposta alla sua, mentre ad ogni passo il lungo mantello nero ondeggiava come solo il professor Piton riusciva a farlo.

 

Senza nemmeno voltarsi, il professore interruppe i pensieri del giovane che si divertiva a sue spese:

 

-Sei ancora lì?-

 

“Ma! Non può avermi visto! Come ci riesce?” pensò il ragazzo sorpreso.

 

Harry rispose solo con una risata malamente soffocata dalle mani premute sulla bocca e voltatosi di scatto salì di corsa le rampe di scale che lo separavano dal suo dormitorio.

Mentre, disteso nel suo letto, aspettava che il sonno lo conquistasse, Harry ripensò a tutto quello che era successo e rifletté su ciò che lo aspettava nel futuro.

 

Giunse ad una conclusione, la stessa a cui era arrivato il professore: c’erano stati grandi, grandissimi cambiamenti in pochissimo tempo. Il passato non si poteva cancellare, ma esso non doveva sbarrare il passo ad una nuova partenza, migliore perché nata dalle esperienze precedenti, sia da quelle buone che da quelle brutte.

 

Non c’era bisogno di cancellare nulla, ma solo ripartire da dove si era rimasti e…

 

 

-scrivere una nuova pagina…- sussurrò Harry, interrotto da uno sbadiglio, però, come per magia o forse era solo la sua immaginazione, gli sembrò di sentire nella sua mente la voce di Severus concludere:

 

 “della nostra vita.”

 

 

 

 

 

The End!

 

Scusate l’attesa ma si avvicinano le feste e per me anche gli impegni musicali, perciò ho dovuto dedicare la maggior parte del mio tempo nel rimettermi in carreggiata con il repertorio orchestrale visto che dopo l’operazione ho dovuto lasciare per un po’ l’oboe nella custodia. Per non parlare dello studio per l’università e per il conservatorio!

Comunque, ecco qua la fine di Blank page, non mi resta che salutarvi nella speranza di rivedervi per il prossimo capitolo di Arma a doppio taglio e per la pubblicazione di Blank Page: love story.

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite, seguite, da ricordare e soprattutto chi ha recensito i capitoli spronandomi a fare sempre del mio meglio.

 

Un abbraccio!

 

Morgan

   
 
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