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Autore: MaryKei_Hishi    03/11/2011    2 recensioni
Lui, era un ragazzo strano, un ragazzo di una grande città, trasferito in una cittadina piccola come quella in cui sono nato per qualche motivo sconosciuto a chiunque. Era arrivato nella nostra scuola a semestre iniziato, non dava confidenza a nessuno ne era propenso ad instaurare rapporti d'amicizia con alcuno. Lui era.. come avvolto da un alone di mistero affascinante e seducente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVIII

 

 

A scuola le lezioni erano tranquille e fortunatamente non mi permettevano di incontrare Vincent, lui aveva dei corsi per recuperare le materie che non aveva seguito per il suo modo di essere che c'era e poi spariva e quello non era un punto a favore dal punto di vista dei nostri docenti.

Per i due giorni seguenti a quella notte a casa di Will stetti decisamente vicino a Susan e lei non pareva esserne infastidita, al contrario, mi chiese di rimetterci insieme e io in quel momento ne avevo bisogno, molto più del pane.

Non solo dovevo dimenticare che mi ero baciato con Vincent, dovevo dimenticare che mi era piaciuto farlo.

 

Mentre ero fermo nel corridoio con gli altri del gruppo lo vidi, fuori in cortile che fumava una sigaretta, si era tinto di nuovo i capelli di nero ma portava un cappellino, lo vidi osservarmi per un attimo e poi dal taschino del suo giacchetto di jeans aveva preso gli occhiali inforcandoli sul naso, ecco, con quel piccolo particolare era irriconoscibile.

 

Seguendolo con lo sguardo lo vidi avvicinarsi al mio armadietto e fermarsi a quello accanto facendo per aprirlo. Non mi guardò più da quel momento e forse voleva parlarmi e io ero perfettamente conscio che qualsivoglia cosa avesse voluto dirmi, nel bene e nel male non era la scuola un luogo adatto, beh, non lo era per me.

-ragazzi, devo prendere un libro, ci vediamo dopo.- dissi ai miei compagni prima di allontanarmi;

aprii l'armadietto e attesi che lui parlasse, ma non sembrava averne la minima voglia, forse voleva solo vedere se l'avessi seguito o meno -volevi parlarmi?- gli chiesi a quel punto senza guardarlo, cercando un qualsiasi libro nell'armadietto -forse, tu volevi?- mi rigirò la domanda cercando una combinazione fattibile sul lucchetto dell'armadietto -non qui, non di quello, sono fidanzato con Susy, di nuovo.- ammisi e lo vidi annuire, sinceramente pensavo avesse dimostrato una qualsiasi reazione al fatto che sì, di nuovo mi ero messo con lei. -volevo chiederti se vuoi ancora quelle ripetizioni che mi avevi chiesto.- mormorò cercandomi con lo sguardo e io non fui certo che con il termine ripetizioni intendesse esattamente le ripetizioni.

Tentennai nel rispondere e lui si appoggiò con la schiena all'armadietto, -sai non mi è mai dispiaciuto fare l'amante.- ammise e compresi che avevo ben capito.

Quelle parole non dette, il parlarsi in una sorta di codice con termini fraintendibili, sembravamo uno spacciatore e un cliente, almeno nella mia testa, sembrava quasi che nell'ombra stessimo macchinando qualcosa di poco ortodosso.

-non deve saperlo nessuno- ammisi io e lui annuì guardandosi poi intorno -stesso posto, ti aspetto lì- decretò ma il suo tono non era affatto categorico o imperativo, aveva sorriso dicendomelo, molto semplicemente.

Senza dirmi altro si allontanò dall'armadietto uscendo di nuovo in cortile e io mi guardai intorno per vedere se qualcuno ci avesse visti complottare a quel modo e non notai nessuno che in particolare stava guardando me o lui, semplicemente tutti avevano continuato a fare quello che stavano facendo e io mi resi conto che le paranoie sono decisamente una brutta bestia e che, oltretutto il mondo non gira attorno ad una creaturina di nome Nelson.

 

*

 

Il fatto che ero decisamente agitato non aiutava. Ero arrivato nel giardino sul retro di casa di William

avevo cercato la chiave sotto la rana ma non c'era quindi lui era già dentro ed effettivamente aveva detto che mi avrebbe aspettato, chissà da quanto, mi domandai e spinsi la porta che si aprì.

Entrai nella cucina e non lo vidi e provai a chiamarlo e arrivato sulla soglia lo vidi che era nel salone intento a guardarsi intorno come se non avesse mai avuto modo di osservare realmente la casa di William.

Quando mi vide ci fu un silenzio imbarazzante, non che prima la casa fosse inondata di suoni e parole ma da quando i nostri sguardi si erano incrociati eravamo consapevoli di esserci, entrambi.

Mi avvicinai e lasciai il mio zainetto a terra, vicino ad una sedia; ero agitato, sapevo che sarebbe successo ancora.

 

Il secondo bacio è consapevole e lo attendi con il cuore in gola

 

l'avevo sentito in quei stessi giorni in un telefilm che seguiva Susan e probabilmente la mia agitazione era montata tanto anche perché ero influenzato da quelle vicende che avevo seguito con lei.

 

-non speravo ne che saresti venuto né che avremmo parlato oggi- mi disse e ci avvicinammo reciprocamente -che significa tutto questo?- gli chiesi io ma non mi rispose verbalmente, mi baciò prendendomi il viso tra le mani, lo scansai da me, a costo di rovinare il momento dovevo dirgli assolutamente una cosa -quello che succede qui dentro rimane qui dentro.- ammisi e lo vidi annuire e a quel punto fui io a baciarlo, confuso e con la testa che mi girava.

Ero confuso, quando avevo baciato Will non avevo provato niente, assolutamente niente, era stato più un senso di viscido che avrei evitato volentieri.

Sospirai sulle sue labbra e lo vidi sorridermi e non riuscii a non sentirmi imbarazzato; era nuovo e diverso da tutto il resto, quella in cui mi stavo imbarcando sembrava una nuova realtà che mi confondeva da quella che era al di fuori di quella casa.

 

Ridacchiò ad un certo punto e sentii le guance andare a fuoco, stava ridendo di me? -sei troppo buffo- mormorò coprendosi la bocca con la mano e io ci misi un secondo e mezzo a tornare dalla mia borsa e raccoglierla -no!- mi sentii dire alle spalle e quando mi prese il braccio con le sue mani mi voltai a guardarlo, -non lo faccio più- ammise guardandomi speranzoso che rimanessi e si tranquillizzò quando rilasciai cadere a terra il mio zainetto.

-mi dispiace, non lo faccio più- mormorò e in quel momento mi sembrò solo, tremendamente solo -andiamo su, dai- gli dissi io prendendogli le mani -credo che fare quatto chiacchiere ci farà bene.- io non avevo capito assolutamente niente di lui.

 

Si stese sul letto e mi sembrò un bambino quando si divertì a rimbalzarci sopra e io lo raggiunsi sedendomi vicino a lui -dimmi la verità, io non sono niente vero? Sono uno dei tanti, no? Come quei due nel pub- gli chiesi e lui si fermò guardandomi -anche di loro ti saresti innamorato subito?- si mise seduto tra le coperte anche lui e negò -certo che no- ammise e sinceramente avrei voluto che continuasse a parlare invece che bloccarsi guardando le lenzuola -vin?- lo richiamai cercandolo con lo sguardo -mi dispiace che lo pensi.- mormorò.

Lo vidi toccarsi lo stomaco e ebbi il timore che di lì a poco si ritirasse in bagno per fare quelle cose che non trovava così brutte e allora d'istinto gli presi le mani -dimmi che non ho motivo di pensarlo e non lo penserò- gli dissi -e sopratutto guardami mentre lo fai.- gli dissi accarezzandogli le nocche con i pollici -non devi pensarlo, non devi.- mi disse e io mi resi conto che i suoi occhi erano lucidi -lo so che la gente pensa che io sia una puttana e sono io stesso a dargli modo di fare questi pensieri però odio le bugie, le detesto- mi avvicinai a lui abbracciandolo -non lo penso- gli dissi semplicemente accanto all'orecchio -almeno sei consapevole che sei tu stesso a dar modo alla gente di pensarti come ad un puttana- scherzai e lo sentii ridacchiare mentre tirava su con il naso -non sono così ipocrita sai?- mi disse e annuii -lo so ed è una bella cosa.- stesi rimase tra le mie braccia.

 

-sai, io non ho ancora capito perché sei venuto a vivere qui- gli dissi dopo un momento di silenzio -ero ingestibile e i miei genitori mi hanno scaricato qui.- mi disse semplicemente -e non chiedermi perché ero diventato ingestibile perché dovrei mentirti perché anche se odio le bugie alcune le devo dire per forza.- ammise -ok, stai tranquillo- gli accarezzai i capelli -è questo il tuo colore naturale? Perché sinceramente, lo cambi così radicalmente che stento a capire quale sia.- si toccò una ciocca guardandola -ho i capelli chiari ma non sono biondissimi come quando li decoloro- ammise -non li ho ripresi da nessuno in famiglia.- mi raccontò giocando con quella ciocca -magari da qualche nonno, ho letto che alcuni caratteri escono fuori dopo due generazioni- e lo vidi annuire -non mi ricordo dei miei nonni, probabilmente sarà così- si voltò verso di me e mi accarezzò uno zigomo e poi ci avvicinammo l'un l'altro come se fossimo stati consapevoli che quello era il finale a quella scena, il finale giusto per quella scena.

 

*

 

ogni pomeriggio ci vedevamo a casa di William e passavamo ore nel dolce far nulla, chiusi in una casa buia a trastullarci a vicenda, mi piaceva stare lì e mi rilassava la sua presenza lì dentro. Era come una nostra realtà privata, un mondo parallelo nel quale solo io e lui potevamo entrare.

Il mondo fuori da quella casa era meno sicuro dal mondo dentro quella casa.

 

-Nelson- mi richiamò mentre mi saliva sopra e io gli accarezzai le spalle, ricordava la prima notte; risalii a toccargli il collo e lui mi prese una mano strofinandoci poi la guancia sopra. Non avevo occhi che per le sue labbra.

Sembrò comprenderlo quando baciò le mie dita e le prese in bocca succhiandole appena e quel piccolo particolare mi fece uscire fuori di testa. Era eccitante solo a guardarlo.

Quel tipo di pensieri mi venivano quando eravamo soli, dentro la camera di Will, fuori mi impedivo categoricamente di provarne;

si mosse appena sul mio bacino e scese a baciarmi il collo, sapevo di essere totalmente impacciato quanto sapevo che lui aveva alle spalle anni di pratica, in quel senso.

-ehi, vin...- mormorai prima di mordermi le labbra, lui mi zittì con un dito -faccio solo lo stesso percorso della dolce Susy- ammise e compresi immediatamente quando cominciò a scendere fino ad arrivare ai miei pantaloni che sbottonò.

 

Dovetti tapparmi la bocca con le mani per non essere troppo rumoroso e chiudere gli occhi per impedirmi di guardarlo mente mi baciava . Avevo incrociato il suo sguardo per un secondo mentre... e avevo visto i suoi occhi neri d'eccitazione.

Mi ero gettato con la testa sul cuscino a quel punto per non impazzire del tutto, anche se a conti fatti la mia sanità mentale me l'ero già lasciata alle spalle, come Vincent aveva abbandonato la sua reputazione a undici anni.

 

Si buttò sul materasso affannato toccandosi le labbra con due dita prima di leccarle e mi guardò -sei buono sai?- mi disse e io arrossii istintivamente -che sapore ha?- gli chiesi ingenuamente e lui inarcò un sopracciglio -non ti sei mai assaggiato?- no, per l'amore del cielo, no.

-oh, beh rimediamo.- mi sorrise venendomi a baciare -qui c'è il tuo sapore.- mi disse e io non riuscii a dischiudere le labbra.

Mi prese una mano mentre mi leccava le labbra e quando sentii dove voleva portarla cercai di retrarla.

-aspetta- temporeggiai -stai tranquillo, non è molto diverso da quel che fai da solo.- cercò di rasserenarmi – sentilo, è per merito tuo.- mi confidò parlandomi all'orecchio come se certe cose non andassero dette ad alta voce e mi fece rabbrividire con quella sua voce bassa e calda.

 

Mi morsi le labbra e mi lasciai guidare da lui teso come una corda di violino.

Ansimò sul mio orecchio e mi baciò sul collo mentre continuavamo entrambi a muovere la mia mano sul suo sesso, ebbi voglia di dirgli di aspettare ma non mi pareva il momento per dei ripensamenti sopratutto con una pessima tempistica.

 

Mi strinsi a lui quando gemette più forte e sentii che si tendeva tutto e chiusi gli occhi: non volevo vedere.

 

Nonostante tutte le mie convinzioni lì dentro riuscivo a fare cose che al di fuori non provavo nemmeno a pensare come fattibili.

 

 

*

 

con il passare dei giorni in quella casa il mio approccio con Vincent era cambiato, era stato lui stesso a dirmelo, aveva notato che prendo anche io l'iniziativa di tanto in tanto e mi aveva confidato che non sembrava più che stessi facendo quel che facevamo per una mia pura imposizione ma che iniziassi a provare reale piacere nel farla.

In effetti fin quando eravamo lì i suoi baci e le sue carezze non mi dispiacevano affatto, era il fuori che mi spaventava.

Ed era passata una settimana e avevamo un'altra intera settimana solo per noi davanti.

 

 

Mentre Vincent sonnecchiava vicino a me non riuscii a non pormi un interrogativo. E se William non fosse mai tornato?

 

Mi morsi le labbra guardando Vincent e la confusione che avevo in testa per un solo singolo attimo sparì completamente: volevo fare l'amore con lui.

 

Un pomeriggio mentre stavamo parlando dell'ultimo gioco per la play che era uscito sentii il suo stomaco brontolare -oh da cenni di vita- scherzai e gli baciai la pancia -andiamo a vedere se c'è qualche merendina poi però domani le ricompriamo uguali ok?- e lo vidi annuire -ho fame.- mi confidò e non compresi perché ma mi rese felice saperlo.

Mentre mangiava la sua merendina pensai a quanto fosse magro; anche io lo ero ma in un certo senso era diverso specialmente se paragonavo i nostri due corpi.

Senza rendermene conto mi ero avvicinato e gli avevo toccato una clavicola che sporgeva e l'avevo baciata riuscendo per la prima volta a metterlo in imbarazzo.

Lo vidi arrossire come un bambino e ridacchiai comprendendo il perché dei suoi risolini il primo giorno della nostra storia segreta dentro al nostro mondo parallelo.

 

-non fermarti- gli dissi spingendo la sua mano che ancora teneva la merendina, alla bocca -mi piace vederti mangiare.- ammisi sorridendogli.

Sarebbe stata una bella scena se si fosse seduto sul ripiano ma la mia statura non m'avrebbe permesso di poterlo baciare.

Alla fine gli cedetti anche la mia merendina, di certo ne aveva più bisogno lui di me.

-sai, mi ricordo che una volta sono entrato in un supermercato, avevo discusso con mio padre per colpa di mio fratello.- mi confidò e lo guardai interrogativo -c'erano delle merendine tipo queste, di un altra marca e presi in mano la scatola con la voglia di divorarle, le ho guardate per una decina di minuti tipo e poi me ne sono andato.- mi disse -volevo farmi male- ammise in ultimo osservando le mie reazioni -lui mi ha fatto tanto male.- gli accarezzai i capelli -chi?- mi baciò una guancia prima di abbracciarmi -papà-

gli passai le mani sulle spalle e poi scesi sulla schiena, mi ricordai che l'unica volta che l'avevo visto piangere era stata per colpa di quell'uomo -dimenticati che esiste qua dentro.- gli dissi e mi venne spontaneo farlo.

Mi tremò tra le braccia e in quel momento mi sembrò un esserino microscopico -voglio fare l'amore con te.- ammisi e mi guardò sorpreso, gli sorrisi tirandogli indietro i capelli e mi sporsi a baciargli la fronte -tu fai tanto il grande ma in realtà sei piccolo proprio come me- gli dissi sorridendogli e lo vidi arrossire -ed è più bello così- mormorai e mi prese per mano e risalimmo in camera.

 

I vestiti li perdemmo appena entrati in camera, caduti lentamente dalle sue mani, spogliò entrambi mentre io mi lasciavo guidare dalle sue labbra.

Lo seguii fin sul materasso e mi piacque particolarmente assaporare la sua pelle.

Era buono.

Lo vidi che mi sorrideva -lo sai che ti piace stare sotto?- mi chiese e io arrossii anche senza motivo ed in effetti mi piaceva vederlo seduto sopra di me.

E fu così, che senza chiedermelo mi salì sopra sedendosi sul mio inguine e con la sua disinvoltura cominciò a muoversi su di me con una maestria tale da fare invidia ad una signorina di mestiere.

Fu in grado di farmi vedere le stelle con il suo corpo che ondeggiava sul mio e io mi sentii uno stupido la sotto, un buono a nulla.

Scese a baciarmi e i suoi capelli mi solleticarono il viso, e fu nello stesso momento che pensammo di scansarli e di porli dietro il suo orecchio così le nostre dita si sfiorarono e lui mi guardò negli occhi arrossendo appena mentre mi sorrideva.

Lo baciai mentre era ancora curvo su di me e gli passai una mano sulla nuca accarezzandogli i capelli, probabilmente avevano nuovamente cambiato colore, passava dal nero al biondo come se nulla fosse e gli stavano bene entrambi, come colori.

Massaggiò il mio corpo prima di puntarlo contro il proprio e vi si premette sopra mordendosi appena le labbra;

era così stretto.

Mi morsi le labbra anch'io per poi tapparmi la bocca con le mani e buttai la testa indietro sul cuscino, era troppo, era decisamente troppo.

 

-Nel...- mi richiamò e lo guardai, era rosso in viso e i suoi occhi erano lucidi d'eccitazione e lo vidi mordersi le labbra mentre mi permetteva di entrare completamente in lui chiuse gli occhi raggiungendo le mie anche con il suo corpo e sospirò sembrando quasi di provar dolore.

Gli accarezzai una guancia e con il pollice gli impedii di mordersi ancora le labbra massaggiandole con il polpastrello -fermo o ti esce il sangue- riuscii a dirgli con un tono quasi normale, mi aveva fottuto il cervello e non sapevo più quello che facevo.

 

Cominciò a muoversi su di me e lì persi totalmente ogni sprazzo di razionalità che ancora mi rimaneva in corpo. Lo presi per i fianchi mosso da un Nelson che non era me e lo aiutai nei suoi movimenti -ti...piace?- mi chiese -dimmi che ti piace- aggiunse subito dopo senza guardarmi -mi piace- gli dissi io e mosso da una forza che non sapevo nemmeno di avere me lo misi sotto coprendolo con il mio stesso corpo, raggiunsi il suo orecchio -mi piace- gemetti lì e lo sentii stringermi le spalle con le braccia prima di mordermi così da nascondere un gemito.

 

Quel gesto mi fece schizzare il sangue al cervello e me lo fece ribollire dentro, sentii caldo all'improvviso e mi mossi più velocemente in lui.

-cazzo- imprecò stringendomi i fianchi con le sue cosce; sentii che una delle sue mani abbandonava il mio corpo e lo sentii iniziare a donarsi piacere da solo, lo bloccai prendendo il suo posto e lui boccheggiò nascondendo il viso sul mio collo -forte- mormorò e io lo accontentai, in ogni modo nel quale potevo.

 

*

 

 

Era su di me che mi baciava e mi aveva appena sorriso quando la porta cigolò e mi girai a guardarla, impallidii scorgendo la figura di Will con il borsone ancora in spalla -che cazzo?- domandò senza in realtà chiedere niente e lasciò cadere la borsa a terra.

Mi misi seduto e Vincent scese dal mio corpo -tu cosa ci fai qui?- gli chiesi io -io? È casa mia!! voi che diamine stavate...? stavate scopando nel mio letto- ci disse sprezzante lo si vedeva ad occhio nudo che era furibondo.

-non stavamo scopando.- puntualizzai e ero totalmente conscio che era del tutto fuori luogo il concentrarmi su quello ma effettivamente non aveva tutti i torti, eravamo entrati in una proprietà privata senza alcun permesso, potevamo passare dei guai e decisamente seri, però sapevo che a Will non importava niente del fatto che avevamo commesso quel crimine, era di un altro crimine che si preoccupava, del fatto che teoricamente io e Vincent l'avevamo tradito avvicinandoci.

Quelle parole sprezzanti erano per quello non per la violazione civica.

 

Mi alzai dal letto -hai qualcosa da ridire per caso?- gli chiesi fin troppo spavaldo incrociando le braccia al petto e lui mi guardò inarcando un sopracciglio -si che ce l'ho.- e io non avevo calcolato che m'avrebbe risposto a quella maniera e mi maledii di aver preso la parola.

-ma come ti sei permesso? Entri in casa mia e vieni a scopare nel mio letto?!- mi chiese offeso -l'ultima volta che ti ho visto non facevi che straparlare sul fatto che la sua orrenda persona avesse fatto diventare me un altrettanto orrenda persona!- mi accusò avanzando; guardai indietro osservando Vincent che era ancora sul letto bianco in faccia che respirava a fondo, sembrava in procinto di un attacco di panico.

-aspetta un attimo- dissi a Will ma lui non parve accorgersi di niente, troppo furibondo dal nostro tradimento -aspettare? Che cazzo dovrei aspettare?- mi prese per una spalla imponendomi di guardarlo ancora -da te proprio non me l'aspettavo.- mi disse e Vincent si alzò andando ai suoi jeans e prese il suo cellulare uscendo dalla camera, lo seguii con lo sguardo e varcai la soglia per vedere dove stesse andando, quando si chiuse in bagno mi voltai verso William -guarda cosa hai fatto! Prima aveva mangiato, capisci?- lo spintonai -aveva mangiato, aveva avuto fame!- lo lasciai lì raggiungendo il bagno ma ovviamente si era chiuso dentro.

William arrivò provando a bussare -e tu pensi che basta che gli dici che ti serve il bagno per farlo uscire?- gli domandai io -sta zitto- mi disse -sta zitto anche tu, è colpa tua.- l'accusai -colpa mia per essere tornato a casa mia?- mi domandò prima che potessi rispondergli sentimmo la voce di Vincent da dietro la porta che nominava Victor, probabilmente l'aveva chiamato al telefono -stanno litigando- sentimmo stando in silenzio e ben vicini alla porta -papà e Horge, è successo un casino- ammise e guardai William -chi?- vidi Will sospirare -Horge è il fratello, quello che è morto.- mi spiegò io non avevo molto ben chiara la situazione. -ti prego vieni qui e portami via.- lo sentimmo dire e vidi William che si metteva seduto vicino alla porta lo imitai subito dopo.

-abbiamo fatto un casino- mi disse e anche io ne ero totalmente convinto.

Lo vidi prendere il cellulare -ora mi chiamerà Victor- si grattò la tempia, -sentirai come urla per telefono.-

passarono alcuni minuti ed effettivamente Victor lo chiamò e lui rispose riluttante -sì...- mormorò conscio di essere parzialmente nel torto -si lo so, ma- evidentemente dall'altra parte non gli permetteva di parlare -ehi ma che vuoi da me? Che dovevo fare??- chiese alterandosi appena -si scusa, non c'entri niente. Va bene, ci sentiamo dopo.- attaccò -complimenti siamo appena entrati in uno dei bassi di Vincent.- mormorò e poggiai la testa alla porta -ehi, vin, non stiamo più litigando, ti va di uscire?- chiesi -ti vogliamo bene tutti e due e William era geloso perché non poteva averti solo per se- gli dissi guardando il mio “amico” -davvero?- sentimmo chiedere e ci rizzammo immediatamente -certo.- disse lui complice in quella bugia che poi tanto bugia non sembrava.

Sentimmo la chiave scattare nella serratura e quando uscì lo presi dal polso stringendomelo addosso -non farlo più- gli dissi -non fatelo più- rispose lui con le mie stesse parole rivolte a me e al mio amico.

 

-papà ci ha visti e ha litigato tanto con Horge e se l'è presa tanto con me.- mormorò senza un perché, forse per spiegarci quale parabola della sua intensa vita avevamo riesumato nel cimitero dei suoi ricordi. -vin, torniamo in camera- disse Will prendendolo per mano -sai vin, anche se non siamo perfetti credo che non abbiamo bisogno di sentire bugie a quella domanda.- gli dissi io -cosa è successo?- gli domandai e mi guardò con gli occhi lucidi e poi guardò anche William che annuì -non siamo poi così fragili sai?- gli disse lui sorridendogli -ho paura di dirlo ad alta voce.- ammise mentre entravamo in camera e ci mettevamo seduti sul letto.

 

-Horge aveva una relazione con il suo professore di filosofia e non lo sapeva nessuno, solo io perché una volta li avevo visti ed ero contento- sorrise al ricordo -egoisticamente contento.- specificò -mi prendi la maglietta? Ho freddo- mormorò a William e lui annuì allungandogliela così che potesse rivestirsi -era felice e gli piaceva veramente, penso che fosse l'unica persona che abbia mai veramente amato in vita sua, beh anche perché dopo è morto.- mormorò e lo vidi ridacchiare un poco -quasi inizio a non ricordare più i dettagli- negò con la testa -mi hanno ripetuto troppe volte l'altra storia, dio.- si strofinò gli occhi con la mano -aveva in mente di finire le superiori e poi di andare via con lui, una fuga d'amore a tutti gli effetti e io non vedevo l'ora se ne andasse, volevo andasse via, lontano senza lasciare traccia.- lo disse con cattiveria come ad infierire su se stesso -lo volevo con tutto il cuore.- mormorò -così sarebbe potuto essere felice- gli disse William ma lui negò -non era per quello che lo desideravo.- ammise lui e ci guardò cercando qualcosa nel nostro sguardo -lo volevo perché così non avrei avuto più rivali- ci confidò -che stupido, come se l'assenza di Horge avrebbe cambiato qualcosa- negò con un sorriso triste dipinto sul viso.

-papà lo scoprì- continuò il racconto -e fece radiare l'insegnante dalla scuola, probabilmente non solo dalla nostra scuola, papà è molto geloso delle sue cose, non vuole che nessuno le tocchi.- ci disse -e mi pare ovvio che io non sia una sua cosa, di me non è affatto geloso.- puntualizzò -e Horge ci stette malissimo perché l'unica possibilità che aveva di scappare l'aveva persa, mi confidò di vedersi incatenato a casa, a nostro padre e di sentirsi soffocare e io non feci assolutamente niente.-

-è per questo che si è suicidato?- chiese William e io non avevo il coraggio di dire niente, troppo piccolo per argomenti del genere mi resi conto di aver sempre e solo giocato a fare il grande.

-più o meno.- ci confidò iniziando a torturarsi una manica della maglia -una notte lo trovai nella vasca da bagno, vestito e sotto il getto d'acqua, mi disse di chiamare aiuto.- ci guardò -non era nemmeno capace a farla finita come si deve.- sibilò, come si poteva essere così cattivi da parlar male di un morto? -e in quel momento mi passarono per la testa tanti di quei pensieri che io non seppi riconoscerne nessuno, erano un fiume e per quanti erano io sentivo la testa vuota.- ammise -lo vidi assopirsi un attimo, doveva aver fatto un bel mix con le pasticche che c'erano in casa e probabilmente si era pentito. L' avevo pensato subito e poi mi disse che il suo amore l'aveva chiamato che voleva scappare con lui comunque- ammise -ma in quel momento era più facile mentirgli che salvarlo, papà forse l'avrebbe dimenticato più facilmente da morto che come fuggiasco, perché nel secondo caso avrebbe sempre covato la speranza di ritrovarlo.- ci comunicò e sta volta non ebbe il coraggio di guardarci in faccia. -gli dissi di stare tranquillo che avevo già chiamato il 911 e gli accarezzai i capelli fin quando non respirò più.-

vidi Vincent respirare a fondo e vidi Will prendergli una mano accarezzandogliene il dorso – ehi?- lo richiamò ma Vincent negò -mi hanno trovato la mattina dopo seduto vicino alla vasca avevo perso il mio ponte, ho perso il mio ponte.- su quel particolare aggettivo con il quale aveva descritto il fratello non compresi bene il senso ma tralasciai per quel momento, ero totalmente sconvolto. Io credevo che quelle cose succedessero solo nei telefilm scritti da persone con una mente decisamente malata.

-dovevo rimanere solo io, dovevo essere l'unico.- ci disse prima di chiudersi a riccio abbracciandosi le gambe – volevo solo che mi amasse come amava lui.- disse ancora prima di singhiozzare senza farsi vedere e mi venne spontaneo accarezzargli le spalle, in un certo senso quella mostruosità la comprendevo, e non mi sembrava così osceno, mi sembrava solo un bambino in cerca d'affetto lasciato allo sbaraglio nel labirinto della vita. -ma io gliela farò pagare, gliela farò pagare.- ci disse pieno di rancore -me ne andrò a fanculo ad essere felice lontano da lui e gliela farò pagare- ci confidò e vidi William sorrise -è bello sentirtelo dire.- gli confidò.

 

Li guardai in una dimensione che io non riuscivo a comprendere ne ad accettare, mi alzai dal letto cominciando a rivestirmi -mi dispiace.- mormorai e sapevo che era sbagliato, che avrei dovuto stare lì con Vincent e per Vincent ma io non ci riuscivo, era più forte di me, non ci sapevo stare con loro due complici in un qualcosa che non era fatto per me.

Avevo appena detto una di quelle bugie che Vincent odiava tanto, gli avevo detto che ero pronto ad ogni sua verità ma mi resi conto che non era vero, ero solo una persona mediocre e non ne stavo andando orgoglioso.

 

 

Una volta... una volta Vincent aveva descritto la mia vita come perfetta; io ad oggi sono totalmente convinto che non sia mai stata una vita perfetta ma che fosse monotona. Un monotono tranquillo senza morti e psicosi da anni e anni di analisi freudiane.

 

-Nelson?- mi richiamò Will ammiccandomi di non fare quella stupidaggine di andarmene in quel momento ma io proprio in quel momento ero invischiato in un mondo che non mi comprendeva.

Erano loro due, un unità fin troppo pesante da sopportare per me e io. Da solo.

-mi dispiace- negai -scusatemi.- dissi loro sperando che non se la prendessero poi troppo con me.

Vincent mi guardò per un secondo privo d'espressione e mi fece venire i brividi guardarlo e poi mi sorrise appena -bugiardo- mormorò -fa male- aggiunse per poi abbracciare William -tu sei come il mio Vic, lui no.- lo vidi afferrare il cellulare e guardarlo per un attimo -vattene- mormorò subito dopo -vattene!- urlò tirandomi poi dietro il cellulare. Era pazzo, completamente pazzo.

Io semplicemente feci quello che Vincent mi aveva urlato di fare: me ne andai.

 

 

 

Ok, questa volta il capitolo non è arrivato TANTO in ritardo come l'altro!

Mi scuso comunque e cercherò di finire presto il prossimo capitolo!

Sono di ritorno da lucca dove si è appena concluso il lucca comics e sono ancora in estasi per essere stata due giorni bellissimi nel mio altrettanto bellissimo mondo!

Passate sul mio profilo e andate a guardare la foto!

Tutti i cosplayer erano fantastici!!

kiss

marykei

   
 
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