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Autore: Elos    03/11/2011    6 recensioni
Settimo anno, 1977.
Aveva avuto due anni, pensò, per non sentirsi minacciato. Due anni per trasformare anche le notti della luna piena in un sogno: avevano corso in quattro sui prati di Hogwarts, verso le montagne, fin quasi ad Hogsmeade. Avevano potuto attraversare la Foresta Proibita, indisturbati, camminare in mezzo agli unicorni e combattere con le Acromantule. Visitare il fondo del bosco, dove gli Augurey facevano il nido in una zona umida e ombrosa, e scoprire che la Foresta Proibita forse aveva veramente ospitato un drago, una volta, perché avevano trovato immense ossa spolpate deposte a formare una figura riversa lunga oltre nove metri. Neanche i Centauri li avevano scacciati: avevano avuto timore di Remus, ma non l'avevano respinto.
[...]
Sette anni di vita, cinque secondi tra qui e il Velo. Da Hogwarts, storie dei Malandrini.
Prima classificata al concorso CAVE CANEM: A Remus/Sirius Tribute indetto da crystalemi.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts, vent'anni prima.'
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Settimo anno, 1977
Aspettando l'alba



Sporgendosi dalla torre d'Astronomia si aveva un po' l'impressione di poter toccare le stelle: sembravano vicine, più vicine che mai, e incredibilmente grandi e brillanti. La Foresta Proibita era un mare nero di foglie mosse, ogni folata di vento un'ondata più scura del cielo; c'era la luna, ma era una falce pallida e sottile, niente a che vedere con l'occhio terribile che sembrava inseguire Remus, minacciarlo, una volta al mese.
Aveva avuto due anni, pensò, per non sentirsi minacciato. Due anni per trasformare anche le notti della luna piena in un sogno: avevano corso in quattro sui prati di Hogwarts, verso le montagne, fin quasi ad Hogsmeade. Avevano potuto attraversare la Foresta Proibita, indisturbati, camminare in mezzo agli unicorni e combattere con le Acromantule. Visitare il fondo del bosco, dove gli Augurey facevano il nido in una zona umida e ombrosa, e scoprire che la Foresta Proibita forse aveva veramente ospitato un drago, una volta, perché avevano trovato immense ossa spolpate deposte a formare una figura riversa lunga oltre nove metri. Neanche i Centauri li avevano scacciati: avevano avuto timore di Remus, ma non l'avevano respinto.
Sirius e Remus erano scesi nelle cucine per sottrarre qualcosa da mangiare. Non aveva importanza che il banchetto li avesse lasciati ripieni e satolli, perché quella era l'ultima notte, l'ultima volta. Valeva la pena di farlo anche solo per ricordarsene, poi. Avevano Evocato le coperte dalla torre di Grifondoro e usato un Incantesimo di Appello per far volare i cuscini fuori dalle finestre. Remus aveva avuto l'impressione che dalla vetrata dell'ufficio del Preside qualcuno si fosse affacciato a guardarli, per un attimo – il riflesso gemello delle stelle su due lenti a forma di mezzaluna – ma forse era stata solo un'impressione: perché nessuno era venuto a dir loro di tornarsene a letto.
Di solito era James ad accompagnare Sirius nella raccolta di cibarie: ma, stavolta, James era scomparso da qualche parte - lui e il suo Mantello dell'Invisibilità, ipotizzava Remus, e una certa Lily Evans. Era arrivato alla torre d'Astronomia in ritardo, con il viso arrossato, i capelli arruffati e un'espressione che Sirius non s'era fatto problemi nel definire beota. Era un tipo di beotaggine simpatico, pensò Remus, quel tipo di beotaggine che lascia con il cuor contento.
Sdraiati sulle coperte l'uno accanto all'altro avevano guardato scorrere via la loro ultima notte ad Hogwarts.
James pensava al futuro, ad alta voce, e ogni sua frase cominciava con Lily. Io e Lily, io e Lily potremmo, magari io e Lily faremo, a me e Lily piacerebbe che. Era giovane e innamorato e felice, si disse Remus, e non avrebbe avuto problemi. Lui e Lily sembravano andare d'accordo, e forse, forse, tra un anno o due Remus avrebbe avuto un nipotino. Una specie, insomma. Non un nipotino da un fratello vero, ma James lo era stato, in un certo senso. Più che un fratello, Ramoso, avevano corso attraverso la Foresta insieme.
Peter aveva paura di poter fallire. Guardava in avanti e aveva timore, e Remus lo capiva: le mura di Hogwarts erano sembrate opprimenti, certe volte, ma erano sempre state un riparo attorno a tutti loro. Avevano tenuto il mondo lontano, con le sue brutture, i suoi pregiudizi e sospetti o ostilità, e domattina le avrebbero viste allontanarsi dai finestrini dell'Espresso. Avrebbe dovuto stare vicino a Peter d'ora in avanti, si disse, Peter che era il più debole di loro, che era loro amico. Peter che aveva zampettato fiduciosamente in forma di topo accanto a un Lupo Mannaro. Era stata la prima persona che aveva conosciuto, arrivando ad Hogwarts: questo doveva pur voler dire qualcosa.
Sua madre gli aveva proposto di partecipare ad un concorso per entrare al Ministero come tecnico della Manutenzione Magica. Non era un cattivo lavoro, gli disse James. Sarebbe stato divertente. Ogni volta che avesse voluto un aumento, aggiunse Sirius, gli sarebbe bastato assicurare uragani e alluvioni a tutti gli uffici.
Sirius era raggiante. Walburga e le sue crudeltà sembravano lontani mille milioni di miglia, e così quella casa orribile in cui era cresciuto, quel posto schifoso che aveva spalancato in lui una voragine di buio e di sporco: ma avevano anni, pensò Remus, per richiuderla e sanarla. Erano stati sette anni bellissimi, quelli di Hogwarts, i più belli in assoluto: nulla avrebbe impedito loro, però, di fare in modo che quelli che sarebbero seguiti fossero più belli ancora, stupendi. Trasformare ogni giorno in un'avventura. Rendere la vita meritevole d'essere vissuta.

- Con mio grande cordoglio... - esclamò dopo un po' James, con un profondo, teatrale sospiro. - … ho nascosto la Mappa del Malandrino nell'ufficio di Argus Gazza. Con un po' di fortuna il vecchiaccio non si accorgerà di niente e la lascerà lì dov'è, precisamente lì dov'è, in modo che qualche meritevole possa trovarla. -
- Nell'ufficio di Argus Gazza? - obiettò Remus, perplesso.
Sirius ghignò:
- E' il posto migliore. Pensaci, Rem: quale categoria di studenti finisce nell'ufficio di Gazza? -
Il sorriso di Remus affiorò ironico:
- Oh, tu e James siete due esperti in proposito. Potreste essere assunti come guide del luogo. -
- Fai meno il sarcastico, Lunastorta, o ti butto dalla torre. James, che fine ha fatto il mio specchio? Non lo trovo più! -
- L'avrai ficcato nel fondo del baule, Felpato, sotto alle decine di lettere di ammiratrici adoranti e disperate per la tua partenza. -
Sirius girò la testa per rivolgere un sogghigno abbagliante all'indirizzo di Remus, e Remus rispose con un nuovo sorriso, scuotendo lentamente il capo:
- Povere ragazze. -
Sirius scrollò le spalle:
- Se ne faranno una ragione. Codaliscia, ti stai addormentando? -
Peter mugugnò qualcosa che suonava tanto come un sì, e Sirius si sporse per afferrargli le spalle e assestargli uno scossone.
- Oh, no, no! Non puoi già addormentarti, è ancora presto! Stappiamo una Burrobirra... brindiamo! C'è del formaggio, vuoi il formaggio? -
- Odio il formaggio. -
- Che razza di topo odia il formaggio? -
- Che razza di cane va dietro ai gatti? -
- Era una gatta. - specificò Sirius con assoluta serietà. - Femmina. Molto affascinante. E comunque è successo solo una volta, e non è stata una cosa seria. Ci siamo lasciati da amici. -
Risero tutti, tanto forte che Remus dovette pregarli di far piano, o li avrebbero scoperti. James sgranò gli occhi:
- E se ci scoprono che ci fanno? Ci buttano fuori, Remus? Ci tolgono punti? - e poi, con un gran sorriso: - Abbiamo vinto la coppa. -
- Un'altra volta. - soggiunse Peter.
James buttò fuori il petto, alzando il mento:
- E quella di Quidditch... anche quella un'altra volta. Ovviamente. -
Sirius gli assestò una breve spallata, rotolando per cercare d'occupare più spazio sulla coperta:
- Sgonfiati, James, e fatti più in là. -
- Ehi, questa sarebbe la mia zona, Felpato! -
- Cos'è, hai segnato il territorio? -
- Esattamente, e tu non vuoi sapere come. -
- … ugh. Chiaro, afferrato. Lunastorta, offrimi ospitalità! O anche tu marchi il territorio? -
Remus sorrise, spostandosi per far spazio a Sirius, e scosse la testa:
- No. Io sono un tipo socievole. -

Erano stati uno strano branco, pensò Remus. Avevano vissuto insieme per sette anni, vivendo l'uno nell'ombra dell'altro, traendo l'uno dall'altro la forza per affrontare i lati più bui della loro vita. Qualcuno di questi lati bui era stato leggero e lieve, un'ombra come quelle che hanno le vite delle persone normali, piccole cose: timori e desideri non ricambiati, la noia, la stanchezza, paure di poco conto; altri lati erano stati cupi e profondi, e c'erano stati giorni in cui erano sembrati invincibili. Sirius appena tornato dalle vacanze estive, al secondo anno, pallido e magro e sperso mentre guardava la schiena di un fratello che si allontanava. Peter dopo aver tentato la trasformazione in Animago ed aver fallito, per l'ennesima volta, con le braccia e il viso mostruosamente deformati dal tentativo: avevano avuto paura, per un attimo, che sarebbe morto. James lordo di sangue con Piton in schiena e un viso pieno di panico, in una notte scurissima che avrebbe potuto segnare la fine di tutto, dei Malandrini, delle loro vite così com'erano sempre state, tutto. La luna, la luna sopra ogni altra cosa, pensava Remus, che prima era stata un mostro bianco e inarrestabile alto nel cielo, ma adesso era tollerabile. Era quasi bella.
- Potremmo prendere una casa con un giardino. - bisbigliò Sirius, molto più tardi. Peter e James dormivano, adesso, ed erano rimasti svegli solo loro due: se ne stavano sdraiati sul fianco, i visi rivolti l'uno verso l'altro e le fronti che quasi si toccavano, si sfioravano. - Un grande giardino. Magari alla periferia di Londra, Rem, così una volta al mese... -
Così una volta al mese potremo tornare a correre, pensò Remus. Sorrise.
Non era la fine di niente. Tutti i giorni, tutte le notti della loro vita avrebbero potuto essere così, sempre. Le loro spalle si sarebbero appoggiate le une alle altre, nel buio, le loro schiene vicine. Finché erano insieme, tutto era possibile.
Cercò la mano di Sirius e pensò che il cuore gli sarebbe esploso in petto, sarebbe bruciato come una stella, quando Sirius prese la sua e la strinse.
Queste notti non finiranno mai.





Note del capitolo: Muoio di sonno, ma sono già in ritardo di ventiquattr'ore e dovevo pubblicare entro stasera. Il Lucca Comics & Games mi ha lasciata un po' stordita ed estremamente depressa... quanto ci vuole a far passare un anno?

Per inciso, la notte di Halloween è venuta e passata anche nel mondo reale. Di tutte le storie di Harry Potter quella dei Malandrini è quella che mette più tristezza: è un po' come giocare a Final Fantasy X, collezionando Jecht-sfere e sapendo perfettamente già dal principio che fine ha fatto il meraviglioso trio di Braska e compagni.

Per tutti i ringraziamenti, i saluti e... be', tutto il resto, aspetterò l'ultimo capitolo. Che, in effetti, è il prossimo. Guh.
Ci si ritrova mercoledì 16 novembre!
  
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