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Autore: Floramoss    04/11/2011    8 recensioni
E se al ballo del Ceppo fosse andata diversamente? Per chi ama danzare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il Ballo del Ceppo

Il Ballo del Ceppo. Non le era importato nulla del Ballo del Ceppo fino a qualche settimana prima. I balli non erano fatti per lei. Lei era fatta per lo studio. Sì, era così. Quindi al ballo non ci sarebbe andata. Non era mica obbligatorio no? Invece era davanti allo specchio, e nervosa si aggiustava i capelli e cercava di convincersi che il trucco era perfetto. Era rimasta solo lei in camera, le compagne erano già tutte scese. Si guardò ancora e venne tentata di levarsi il rossetto. Troppo scuro. Non voleva sembrare diversa, voleva essere sé stessa, Harmione Granger, figlia di genitori babbani, studente eccellente al quarto anno della scuola di stregoneria di Hogwarts. Aveva mandato un gufo a casa chiedendo aiuto a sua mamma: non era mai stato ad un vero ballo, con tanto di orchestra e abiti eleganti. Il suo ultimo festino di capodanno l’aveva trascorso seduta su di un pouf a bere succo di pera e ad ascoltare musica che nemmeno le piaceva. Non era fatta per le feste, tutto qua. La tentazione, poco prima un sussurro, adesso si era ingigantita e le voleva far levare addirittura il vestito che sua madre le aveva fatto avere. Era delizioso e le stava d’incanto. Nella busta all’interno della scatola un biglietto diceva “Sarai la più bella e il tuo principe non potrà non chiederti il primo ballo. Mamma e papà.” Se non si fosse data una mossa rischiava di perderlo il primo ballo.  E per quanto riguardava il principe beh, non era sicura che lo avrebbe trovato. Non c’era nessuno nella scuola in grado di farle battere il cuore. O forse uno c’era, ma era la prima a non volerlo ammettere. Eppure sapeva, lo sapeva benissimo, che se era lì, davanti allo specchio, in preda a mille dubbi era solo a causa sua. A causa di Ronald Weasley. Perché improvvisamente il desiderio di piacere a Ron si era fatto tanto impellente? Ron non brillava in acume, non si poteva nemmeno dire che fosse un adone, a volte si comportava come uno scimmione. Avrebbe desiderato che i sentimenti che provava per lui fossero gli stessi che provava per Harry. Invece per Ron sentiva qualcosa di speciale, e adesso desiderava più di ogni altra cosa ballare con lui… cacciò quel pensiero come fosse una mosca fastidiosa e tornò  a guardarsi. Tolse il rossetto con un colpo di magia e ne mise uno di tinta più chiara. Poi si decise a scendere. Poco prima di raggiungere la Sala Grande, trasformata nel salone da ballo, provò l’ennesima tentazione, ora un ruggito, di battere in ritirata finché era tempo, ma ormai era troppo tardi: l’avevano vista. Ron ed Harry erano ai piedi della scalinata con un calice in mano. Harry era elegante, ma Ron aveva addosso un abito un po’ ridicolo e non sembrava affatto a suo agio. Si accorse che non le importava. Era Ron. Sorrise un po’ impacciata e andò incontro agli amici. I ragazzi da parte loro erano senza parole: non l’avevano mai vista in quella particolare luce, e da come molti altri occhi lì attorno fissavano la compagna scendere con eleganza gli ultimi gradini si resero conto di non essere i soli a pensarlo.

– Ma è sempre stata così… così…- Ron sussurrava ad Harry senza togliere gli occhi di dosso all’amica.

– Così bella vuoi dire Ron? - Ron arrossendo vistosamente rispose:

– Cre credo di sì - lasciando che ad Harry scappasse un sorriso. Ron era evidentemente in imbarazzo. Poi Harry vide Cho che lo chiamava con un cenno della mano. Fece due passi verso Hermione e le disse semplicemente “Sei bellissima” le strizzò l’occhio e con il cuore che batteva come il martelletto di una vecchia sveglia a lancette raggiunse la ragazza dei Corvonero. A Ron invece il muscolo cardiaco sembrava essersi preso una vacanza: il battito era talmente rallentato che non riusciva nemmeno a sbattere le ciglia. E gli si era anche impastata la bocca. In stato pressoché catatonico, la lingua non voleva saperne di muoversi e lui rimaneva ebete di fronte ad Hermione. Avrebbe voluto invitarla ma non si sentì all’altezza. Quel ridicolo vestito che gli aveva procurato Molly, e i capelli arruffati che non stavano in ordine… era più goffo del solito se lo sentiva: Hermione con lui avrebbe fatto una pessima figura. E così, mentre lei attendeva l’invito, Ron cercò il modo di uscire da quella situazione scomoda che lo avrebbe fatto stramazzare presto al suolo.  Fermò Padma Patil che passava di lì e porse a lei il braccio: -Ba balli con me?- Lei accettò immediatamente e i due sparirono in mezzo alle coppie già al centro della sala. La testa di Ron era in confusione, la ragazza che aveva scelto non gli piaceva per niente e quando si voltò per guardare ancora una volta Hermione così “dannatamente” bella si accorse che lei non era più lì. “Stupido, l’avrà già invitata qualcun altro. Cosa credevi… a proposito, non vedo Krum…” e mentre si faceva venire il torcicollo per verificare che il suo presupposto rivale non stesse a sua volta volteggiando o, peggio ancora, flirtando spudoratamente con Hermione, si lanciava infelicemente in un valzer di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Hermione aveva lasciato la sala. Si era diretta prima a passo veloce poi correndo nel primo corridoio che le si aprì davanti. Ora la musica giungeva come un eco lontana. E lontana voleva andarsene, per sfogare in solitudine tutta la sua frustrazione e amarezza. Con grande sforzo si morse le labbra per non piangere ma fu inutile: sentì bruciare gli occhi, segno che il rimmel stava colando, così aumentò la velocità perché aveva bisogno d’aria. Girò, singhiozzando, l’angolo e andò a sbattere violentemente contro una persona: non cadde a terra solo perché venne sorretta da due braccia robuste che ripristinarono in un attimo il suo equilibrio.

 

Il Ballo del Ceppo. Non aveva mosso ciglio quando aveva saputo che sarebbe stato celebrato nuovamente dopo anni di “confino”.  Lui non vi avrebbe partecipato. Punto. Non gli interessava prendervi parte. Non gli interessava ballare. Aveva amato ballare una sola volta nella sua vita, durante la sua primavera, insieme al suo fiore preferito. Con Lily avevano ballato a tutte le feste danzanti della scuola fino al quinto anno. Poi avevano litigato. Ed era arrivato James. E non avevano più ballato assieme. Anzi, lui non aveva più ballato del tutto. Così in occasione del ballo del Ceppo Severus Piton aveva dato a Silente la propria disponibilità a pattugliare la scuola durante la festa: ormai era pratico. Coppiette furtive ne approfittavano per lasciare il luogo delle danze e andare a cercare riparo in qualche anfratto del grande edificio. Lui era lì per impedirlo, e per togliere con soddisfazione qualche punto a qualche Casa, sebbene non si augurasse anche alla sua. Ora che si stava avvicinando alla Sala Grande poteva sentire la musica. Era un valzer. Il ballo preferito di lui e Lily quando ancora credeva che il mondo potesse essere bello. Nell’osservare le studentesse abbigliate come principesse non poteva non pensare a lei, alla sua piccola Principessa, perduta per mano di un mago malvagio, proprio come nelle favole babbane. Ma non c’erano stati baci di risveglio per Lily. Il solo incantesimo che lui avrebbe potuto offrirle era la magia dell’amore, ma aveva perso quell’unica occasione, perdendo per sempre anche lei. Nessuno alla fine era vissuto felice e contento. Ricordava, con una nostalgia dolorosa, come per i primi cinque anni avessero fatto coppia fissa: e amavano talmente tanto ballare che ballavano ovunque, anche nel parco, anche nei corridoi, ogniqualvolta ne sentivano il richiamo. Per loro era quasi naturale. Anche per lui, per l’introverso Severus. E Lily era bellissima. In quei momenti si guardavano intensamente negli occhi: lui li ricordava, li ricordava benissimo, e gli faceva male il cuore. Si indurì, strinse i pugni, inasprì il viso e a passo lento riprese a percorrere inesorabile i lunghi corridoi che un tempo ormai finito li avevano visti amici. Chissà se Harry Potter stava ballando. Suo padre era una frana, Lily non aveva trovato miglior cavaliere, almeno questo pensiero un po’ lo rincuorò. Effimero sollievo che cadde come un albero sotto la scure quando ammise a sé stesso che la scarsa grazia di James Potter come ballerino era niente in confronto ai crimini di cui si era invece macchiato lui. Il flusso di pensieri fu interrotto all’improvviso. Venne investito da qualcuno, poco prima di girare l’angolo di un nuovo corridoio. L’impatto fu violento, rimase in piedi a fatica, solo grazie alla sua prestanza fisica e al suo baricentro perfetto. Con le braccia sorresse la persona che adesso era a pochi centimetri da lui.

– Signorina Granger la festa è da quella parte. – Stava per aggiungere qualche cattiveria, del resto la sorte gli era stata propizia facendolo scontrare subito con un Grifondoro che era dove non avrebbe dovuto essere, ma le parole gli morirono in gola. La Granger stava piangendo, aveva due segni neri che le solcavano le guance, uno le finiva nell’angolo della bocca e l’altro le macchiava l’abito. Un bell’abito notò il professore. Se non avesse avuto il viso impiastricciato a quel modo avrebbe detto che la signorina Granger era bella quella sera, decisamente una bella sorpresa per chi era abituato a vederla in divisa o con jeans e maglioncino. Hermione si scusò frettolosamente e cercò di superarlo per proseguire la sua corsa senza mèta. Ma Piton glielo impedì.

 – Ho detto che la festa non è in questa direzione. –

- Io non sto andando alla festa, per favore mi lasci passare. –

-E’ da quattro anni che la conosco e che lei sia una cocciuta ragazzina un po’ petulante lo avevo capito. Ma lei è anche intelligente per sapere che un ordine non eseguito significano punti persi. –

- I punti in questo momento sono la mia ultima preoccupazione – e tentò di superarlo.

Severus l’afferrò per un braccio e fu in quel momento che capì la sua sofferenza, guardandola negli occhi. Occhi, occhi, era ossessionato dagli occhi e dagli sguardi. Si era perdutamente innamorato di due occhi e di uno sguardo secoli prima. Hermione in quel momento gli ricordò il volto sofferente di Lily. Cambiò tono.

– Cosa le succede signorina Granger? Lei è sconvolta. – Hermione era talmente fragile in quel momento che un solo accenno di comprensione o compassione poteva avere l’effetto di rompere il piccolo argine che con fatica tratteneva la sua amarezza. Ricominciò a piangere ma stavolta senza riuscire a controllarsi. Con il dorso della mano tentava di levare le lacrime che scendevano senza interruzione. Severus si sentì stranamente a disagio. Non sapeva cosa dire né cosa fare. Iniziò dalla cosa più semplice. Materializzò un fazzoletto e lo porse alla studentessa.

- Grazie. – mormorò appena la ragazza senza smettere di piangere. Quante volte aveva consolato Lily? Lo percorse un brivido e si ritrovò a parlare.

- Chi è la causa di queste lacrime signorina Granger? - Doveva per forza essere un ragazzo il colpevole. Anche se gli era difficile pensare ad una Granger in pena per questi motivi. Hermione rispose subito, senza esitare. Nemmeno lei sapeva perché si stesse confidando proprio col professor Piton, il più antipatico e asociale che lei ricordasse da quando aveva messo i piedi sotto un banco di scuola.

- Desideravo un ballo, solo un ballo… ma ha scelto un’altra. Cos’ho che non va?- Piton sollevò un sopracciglio come era solito fare: - Che Potter fosse stupido non avevo dubbi, ma che fosse anche cieco… forse dovremo fargli cambiare gli occhiali.- Ma Piton ce l’aveva sempre con Harry? Hermione adesso era divisa tra la voglia di continuare a piangere, e ne aveva, e quella di sorridere di fronte all’ottusità “simpatica” del suo insegnante di Pozioni.

- Non mi riferivo a Harry – rispose alla fine tirando su col naso.

Piton si sentì un po’ idiota idiota ma fu una sensazione fugacissima appena realizzò l’altra possibile verità. – Non starà parlando di Weasley! – Il tono era talmente allibito che stavolta Hermione non potè trattenere un sorriso. Piton se ne accorse.

– Lo vede? Lei stessa se ne sta rendendo conto. –

- Lei è ingiusto professore. Ron è molto di più di quello che sembra. -

- Sento odore di giustificazione non giustificante… signorina Granger. –

- Cosa vuol dire. –

- Lei lo sa benissimo cosa voglio dire. In realtà lei adesso lo vorrebbe vedere strangolato da un troll. Tutto qui. – Hermione sorrise di nuovo: era anche divertente quando voleva il loro nerissimo pipistrello. Si ritrovò a guardarlo profondamente in volto per la prima volta. E non le parve più tanto terribile. Tornò in difesa di Ron.

- Lei ha ragione, ma a Ron ci tengo davvero. Anche se non se lo merita. –

- Continuo a non capire cosa ci possa trovare in lui una come lei, ma ho anche una certa dose di esperienza per capire che certe volte non c’è una risposta logica a quesiti come questi. – e tornò per un attimo alla sua esperienza personale. Si incupì. Ed Hermione si accorse dell’ombra che gli annerì gli occhi, se potevano essere ancora più neri di quello che erano. Nel momento in cui lei formulò il pensiero Piton reagì in maniera che mai si sarebbe attesa. La invitò a ballare.

- Ballare con me? – Hermione aveva due occhi tondi come due padelle.

- Vede qualcun altro qui signorina Granger? –

- No ma… -

- Vuole ballare o no? – Hermione pensò in un nanosecondo che anche loro evidentemente erano colpevoli di pregiudizi verso il professore, esattamente come lui lo era nei loro confronti. Quindi perché non superare questa logica dell’ “a priori” e applicare invece quella della “possibilità”? Rispose sì. E mai un sì le si rivelò portatore di grande sorpresa. Il professore, con l’eleganza che gli era solita, ma senza la rigidità e l’alterigia che sembravano conrtraddistinguerlo solitamente, le cinse la vita con un braccio e con l’altro le prese la mano.

Severus sentì la mano della giovane tremare leggermente. Il contatto gli procurò di nuovo una serie di ricordi. E si ricordò improvvisamente quanto era stato bello ballare. I piedi iniziarono a muoversi da soli, la musica giungeva lieve. D’un tratto la distanza temporale da quei lontani anni svanì. Hermione era aggraziata e leggera, come Lily. Il tremore dalla mano sparì, anche per lei il movimento era diventato fluido e si sentiva perfetta in quelle braccia.

– Dove ha imparato a ballare così bene signorina Granger? -

- Mi ha insegnato mio padre… e lei professore? -

- Me lo ha insegnato un’amica. –

Non si dissero altro: Hermione aveva intuito che era meglio non chiedere di più. La musica volava e loro volavano con la musica. Si sentiva davvero una dama d’altri tempi, proprio come le principesse della favole. Non aveva idea di aver evocato una principessa scomparsa 15 anni prima. Lei osservava il suo cavaliere e gli scorgeva nello sguardo emozioni a stento trattenute. Quale passato nascondeva Severus Piton? Si dimenticò per un attimo che quello era un professore, anzi quel professore, temuto e odiato da così tanti studenti. Per la prima volta vide un uomo. E assieme all’uomo una vita privata di cui nessuno aveva il minimo sentore. Da quella posizione il professor Piton poteva anche essere affascinante. Perse il conto delle musiche che seguirono in quei minuti. Poi improvvisamente lui si fermò.

- Bene signorina Granger, credo sia ora che lei raggiunga i suoi compagni e trovi un adeguato ballerino… L’orchestra suonerà  fino a tardi. Sarebbe un peccato sprecasse la sua grazia nei corridoi: va mostrata. – A Hermione dispiacque. Lei avrebbe ballato nel corridoio tutta la sera. Con lui. Nessuno in sala le avrebbe offerto la medesima emozione. Nessuno ballava così bene. Ma non ebbe il coraggio di contraddirlo. Lo guardò fisso un’ultima volta, nelle orecchie ancora il tono basso ma gentile della sua voce, sulla mano e sul fianco ancora la delicatezza del suo tocco.

– La ringrazio professore. Lei mi è stato di grande, diciamo, conforto. –

- Signorina Granger, gradirei molto anzi, esigerei, che non lo raccontasse in giro. Soprattutto ai suoi amici. E’ abbastanza intelligente da capirne il motivo. -

- Conti sul mio silenzio professore. – Lo guardò intensamente ancora una volta e si voltò per raggiungere la Sala Grande.

- Signorina Granger! –

- Sì professore? – Per un secondo sperò che avesse cambiato idea.

- Tergeo. –  Lo guardò corrugando un attimo la fronte mentre lui riponeva la bacchetta appena utilizzata.

- Aveva ancora il viso tutto imbrattato. Non vorrà far sapere a tutti che ha pianto vero? – Hermione arrossì un po’ e gli sorrise. Poi si voltò e di corsa scomparve. Piton amò quell’ultimo sorriso: sapeva di gioventù, di sincerità, di freschezza. Tornò sui suoi passi, al suo vigile compito. Non sapeva che da quella sera Hermione lo avrebbe guardato con occhi diversi. Non sapeva nemmeno che, nascosto dietro una tenda, Harry Potter aveva visto e sentito tutto. uel ridicolo abito che gli avevqu

  
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