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Autore: suinogiallo    05/07/2006    0 recensioni
Il gruppo si arrestò di fronte all’enorme statua di pietra che raffigurava Azmiotecul, uno dei Grandi Antichi che i popoli primigeni di quelle lande adoravano. Ai piedi della statua un altare in marmo bianco raffigurava una giovane donna nuda distesa di schiena su di un ceppo con le mani e le caviglie legate a dei paletti infissi nel terreno.
In quella posizione, alquanto scomoda, il torace e l’addome della ragazza formavano un piano quasi perfetto sul quale gli officianti del culto potevano celebrare i loro riti ed i sacrifici al dio. Sacrifici che, a dar retta agli antichi scritti erano invariabilmente umani.
(versione riveduta)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo II
Obert entra nella Gilda dei Guerrieri

La cittadina di Flatline era situata a ridosso delle sponde del Lago di Negro e da li partivano le imbarcazioni dirette alle isole Negre, un gruppetto di isole con una città, Saspit, in cui era fiorente la magia ed il commercio di pozioni ed artefatti magici, ed ovviamente essendo Flatline collegata commercialmente a Saspit, anche in questa cittadina non erano pochi i mercanti che esponevano nei loro negozi e sulle loro bancarelle tali articoli.
La magia a Hyarbor era sotto il diretto controllo dei tre Maghi Supremi che vivevano nelle tre grandi città della regione, Necodupolos, Thanatos e Silfid, gestendo il loro controllo sui maghi e sui prodotti magici attraverso la Gilda dei Maghi che aveva proprie sedi un po’ in ogni cittadina della regione.
Se si era un mago e si voleva lavorare usando il proprio potere non si poteva fare a meno di far parte della Gilda.
Nessun mago che non fosse iscritto alla Gilda poteva vendere pozioni o artefatti magici, non poteva insegnare la magia a nessuno, e tanto meno poteva usare la magia a pagamento o assumere lavori da maghi.
Lo statuto della Gilda era chiaro a tal proposito e chiunque fosse venuto a conoscenza di un mago non iscritto alla Gilda che vendeva pozioni, artefatti o che metteva la propria magia al soldo di qualcuno aveva l’obbligo di denunciarlo alla più vicina sede della Gilda che avrebbe provveduto verso il colpevole o inviando qualcuno o chiedendo alla Gilda dei guerrieri di intervenire in sua vece.
- Non vedo l’ora di cambiare il mio oro - disse Soda vedendo le insegne di Flatline sventolare sopra le due torri di guardia che proteggevano l’accesso della città - so che qui si possono trovare dei trattati di magia molto rari ed interessanti - poi voltandosi verso Deadlight - e poi voglio passare alla sede locale della Gilda dei maghi per farmi addestrare nell’alchimia, so qualcosa ma per fare buone pozioni occorre molto addestramento, dovresti pensarci anche tu, sai un po’ di addestramento nelle arti magiche ti sarebbe molto utile -
- Io non faccio parte di nessuna Gilda - gli rivelò - e non mi interessa, la mia magia viene da Lithis, dea della natura, e non credo che ci sia nessuna Gilda che possa insegnarmi qualcosa -
- La Gilda dei Guerrieri dovrebbe avere una sede qui - mormorò Olsen rivolgendosi ad Obert - dovresti farne parte, se vuoi diventare un guerriero forte e valoroso intendo -
- E perché? - intervenne improvvisamente Deadlight mettendosi tra Obert ed il gigantesco barbaro che rimase per qualche secondo interdetto dalla reazione della giovane mezzelfa - Per ricevere qualche incarico del tipo, vai ammazza quel tipo perché è antipatico a quell’altro tipo? - durante il viaggio aveva sentito varie volte Olsen raccontare al giovane guerriero delle sue missioni compiute per conto della Gilda dei Guerrieri e non sempre era stata d’accordo su quanto diceva.
Un conto era uccidere qualcuno per difendersi o per difendere la vita di qualcun altro un conto era uccidere perché ti veniva ordinato.
- Deadlight - la guardò sorpreso Obert - Olsen ha ragione, posso trovare dei bravi maestri nella Gilda e migliorare le mie tecniche di combattimento -
- Forse non ci hai fatto caso - intervenne Butch rivolgendosi alla mezzelfa - ma il nostro giovane eroe non è proprio un combattente nato, mulina quella spada come le pale di un mulino e, se colpisce il bersaglio una volta su dieci il più delle volte è solo per pura fortuna -
- Già - si intromise nel discorso anche Gobert - Soda lo ha dovuto rappezzare tante di quelle volte che ormai non si contano più, e un po’ di addestramento non gli farebbe male se vuole continuare ad essere un guerriero -
- Secondo me non ne ha la stoffa - mormorò poi la mezzelfa guardando con la coda dell’occhio Obert. Non credeva completamente in quello che stava dicendo, ma non voleva vederlo diventare un assassino a sangue freddo.
Su quello era invece sicura, non ne aveva proprio la stoffa. Se avesse provato ad ammazzare qualcuno solo perché gli veniva ordinato probabilmente sarebbe finito ammazzato lui.
- Deadlight - sussurrò Obert offeso, poi distolse lo sguardo dalla ragazza ed accelerò il passo allontanandosi dal gruppo.
- Mi dispiace - sussurrò la giovane mezzelfa ad Olsen sentendosi qualcosa che gli si stringeva nel petto - è troppo leale ed onesto, non riuscirebbe mai ad uccidere qualcuno solo perché gli viene ordinato -

La piazza principale di Flatline era gremita di ogni genere di essere.
Umani, nani, mezz’orchi, halfling che si muovevano da un posto all’altro, che vendevano o che compravano trattando rumorosamente sul prezzo o sulla qualità degli articoli mentre alcune guardie della città sorvegliavano muovendosi tra la folla ben riconoscibili nelle loro armature lucide e splendenti. Come certi animali, mostravano apertamente la loro forza e la loro pericolosità in modo da dissuadere chiunque a commettere crimini in loro presenza.
La forza e la ferocia delle guardie di Flatline era ben conosciuta in tutta la regione e solo un pazzo si sarebbe messo contro uno di loro.
Il gruppo, appena messo piede in città si era recato nell’unico negozio di cambiavalute e, dopo aver contrattato sul valore dell’oro lo aveva cambiato in monete prendendone subito una borsa a testa e ricevendo una lettera di credito per la somma restante, poi si erano divisi dandosi appuntamento per la sera alla locanda della Spada della Vittoria, e mentre solo Olsen ed Obert erano rimasti insieme, gli altri presero strade diverse.
- Sei sicuro di voler far parte della Gilda? - domandò improvvisamente il barbaro al giovane guerriero che, ancora offeso, stava guardando uno spadone esposto fuori dal negozio di un armaiolo.
- Anche tu la pensi come lei? - gli rispose senza distogliere lo sguardo dall’arma.
- No - cercò di prenderlo in maniera più diplomatica - però, io non ti ci vedo a commettere un omicidio solo perché ti viene ordinato -
- Non mi conosci - si voltò di scatto guardandolo in cagnesco - mi hai incontrato sotto una tettoia, non sai nulla di me, del mio passato come fai ad essere cosi sicuro di cosa potrei fare o di cosa non potrei? -
- Perché penso di essere un buon giudice di uomini - mormorò sostenendo lo sguardo carico di odio del ragazzo.
Non gli aveva mai visto quello sguardo. Ci vide dentro odio, ma anche tristezza, rabbia .
Sostenne quello sguardo ma si sentì qualcosa scorrergli lungo la schiena, come quando guardava lo sguardo di un nemico di cui temeva la forza. Per un attimo ebbe paura che Obert mettesse mano alla sua spada. Quasi pregò che non lo facesse.
Se lo avesse fatto avrebbe dovuto sfoderarla anche lui. E se si sfoderavano le spade si potevano solo usarle. Si sarebbero dovuti battere. E alla fine uno di loro sarebbe rimasto sull’acciottolato di quella strada.
Rimasero cosi, fermi a fissarsi per un paio di minuti, poi Obert abbassò lo sguardo e a bassa voce disse al barbaro che voleva entrare nella Gilda aggiungendo che, però non avrebbe mai ucciso nessuno senza alcun motivo e che voleva solo migliorare la sua tecnica per potersi difendere e difendere le persone alle quali voleva bene.
Olsen sorrise. Deadlight aveva ragione. Non era un assassino a sangue freddo ma un guerriero. E se si fosse ben addestrato sarebbe diventato un gran guerriero, uno di quelli di cui i bardi cantano le gesta per decenni e decenni.

Mentre Olsen ed Obert si fronteggiavano Soda stava spendendo le sue monete per un bastone magico dotato di un incantesimo di fuoco.
Era passato per prima cosa alla Gilda dei Maghi dove aveva incontrato un suo vecchio compagno di studi alla Torre dei Maghi di Thanatos che gli aveva raccontato tra le varie cose anche d aver sentito i mercanti di Flatline lamentarsi dell’aumento dei prezzi degli artefatti magici e delle pozioni da parte dei maghi di Saspit.
Non era nuova quella storia. Già in passato avevano aumentato i prezzi ed il consiglio della Gilda era dovuto intervenire intimandogli di ridurre l’aumento dei prezzi.
Ma, come il suo amico gli raccontò, la Gilda era già intervenuta inviando un suo rappresentante per chiedere la riduzione dell’aumento, non riuscendo però ad ottenere altro che un secco rifiuto.
Se avessero ignorato anche il secondo avviso che, a detta di tutti i maghi doveva essere prossimo, la Gilda sarebbe stata costretta ad intervenire con sistemi molto più drastici. E ciò poteva voler dire solo una cosa. Una guerra tra i maghi di Saspit e la Gilda dei maghi. Ed i tre Maghi Supremi non sarebbero di certo stati a guardare.
Era risaputo che tra loro tre non ci fosse armonia e che se riuscivano ad andare d’accordo era solo perché c’era molta più convenienza nello stare insieme che nel separarsi. Ma in caso di una guerra tra la Gilda ed i potenti maghi di Saspit sostenuti dal mago supremo di Thanatos, quest’ultimo probabilmente si sarebbe schierato con i maghi isolani causando cosi una spaccatura all’interno del potere e dando vita ad una probabile guerra di magia su scala molto più ampia.
Personalmente Soda non seguiva nessuna delle tre correnti magiche principali, Thanatos, dove aveva studiato, che si concentrava maggiormente sulle arti oscure, la necromanzia, Silfid, rivolta alla magia illuminata, e Necodupolos, i cui maghi erano considerati veri maestri nell’arte dell’evocazione e dell’alchimia. Dopo aver iniziato gli studi alla Torre dei Maghi di Thanatos, si era spostato a Silfid e li aveva appreso la magia guaritrice.
Vagando di città in città, aveva infine appreso varie altre arti magiche, cercando però di rimanere sempre fedele a ciò che voleva essere, un guaritore ed uno studioso.
Però, se ci fosse stata una guerra avrebbe dovuto schierarsi da una parte o dall’altra, e la cosa non lo attraeva per niente.

- Non credo che quei guanti siano adatti a te - le disse Gobert comparendo accanto alla giovane mezzelfa ferma di fronte al banchetto di un mercante con lo sguardo fisso su di un paio di guanti - io sceglierei più un ciondolo o un anello, o anche una cavigliera - poi gli tolse di mano il paio di guanti in pelle - se stessi scegliendo qualcosa per te, ovviamente, però se questi guanti fossero per un certo guerriero molto giovane, penso che la scelta non potrebbe essere migliore -
- Lo puoi dire forte nano - gracchiò il mercante - la miglior pelle di Squidrok, conciata a regola d’arte e con un incantesimo di presa salda, al prezzo a cui li vendo sono quasi regalati -
- Pensi che potrebbero essergli utili - gli domandò la mezzelfa.
-I guanti che ha adesso sono ridotti male ed in più, un piccolo aiuto magico potrebbe essergli davvero utile - rispose ridandogli i guanti.
- Credi che entrare nella Gilda dei Guerrieri sia una scelta saggia? - cambiò discorso mentre pagava i guanti.
- Hyarbor non è una regione pacifica e fuori dalle città ci sono decine di briganti pronti ad ammazzarti per gli stracci che indossi, ed anche gli animali non sono sempre amichevoli - mormorò - hai visto come combatte, si muove come un damerino cresciuto nella bambagia, sa parare, e sa muoversi bene quando è in difesa, ma in quanto all’attacco, per Crowl, non sa proprio cosa sia, senza contare che non si preoccupa minimamente di quello che gli accade intorno, per lui l’unico suo avversario è quello che ha di fronte, come se tutti gli altri se ne stessero fermi a guardarlo combattere, se al passo di Hyargard non ci fosse stata una certa mezzelfa a proteggergli le spalle, adesso avrebbe una bella ascia che gli spunta dalla schiena - aveva ragione, si ricordò Deadlight, in quell’occasione lo aveva protetto da alcuni attacchi alle spalle di cui lui non si era minimamente reso conto - la Gilda farà di lui un buon guerriero se non finirà ammazzato prima, ovviamente -

Butch, non appena separatosi dal gruppo andò subito alla ricerca di una taverna nella zona del porto, poi ordinò da bere e, tirati fuori i suoi dadi iniziò a fare qualche tiro cosi, tanto per scaldarsi ed attirare l’attenzione di qualche pollo da spennare.
Era più forte di lui. Aveva una borsa letteralmente stracolma di monete d’oro, ed una lettera di credito per decine di altre borse simili, ma non appena metteva piede in una città il suo istinto lo conduceva invariabilmente in qualche bettola malfamata a cercare qualche sprovveduto da spennare.
Flatline era una città ricca, piena di mercanti e di gente con borse piene d’oro, ed anche in quella bettola malfamata, non poté non notare il flusso d’oro continuo che cambiava di tasca in tasca con la facilità con cui lui stava lanciando i suoi dadi muovendoli nella tazza per far uscire i numeri che voleva lui.
E soprattutto notò una fila di persone di fronte ad un tavolo d’angolo dove se ne stava seduto un uomo vestito con una lunga tunica di velluto verde con i bordi d’oro e lo stemma di Saspit.
Sul tavolo c’era un’esposizione di ampolline e di piccoli oggetti che andava sempre più assottigliandosi mentre la borsa dell’uomo si gonfiava sempre più di monete d’oro.
Lo osservò per quasi un’ora, poi passò i suoi dadi ad una delle persone che stava giocando con lui e, andò a sedersi di fronte al mago.
- Spiacente amico, ho finito tutto - lo apostrofò vedendolo sedersi - torna domani e se vuoi qualcosa di particolare, dimmelo adesso -
- Non compro - gli lanciò un sorriso viscido ed untuoso - ho visto che hai guadagnato molto, non vuoi una scorta per tornartene a casa? Solo cento monete ed i miei coltelli sono al tuo servizio -
- Per farmi derubare da te non appena fuori da qui? - gli ricambiò il sorriso viscido - so difendermi - e alzatosi, gli mise una mano sulla spalla destra. Un bruciore urente gli scese dalla spalla fino a tutto il braccio facendolo quasi lacrimare.
- Riprenderai l’uso del braccio tra un paio d’ore - continuò a sorridergli mentre Butch si teneva il braccio diventato del tutto insensibile e privo di forza, poi si allontanò dal tavolo fermandosi accanto al gruppetto che poco prima il ladro aveva ripulito ai dadi - vi serva da lezione, mai giocare con un baro -
-Oh merda - latrò vedendo il gruppetto alzarsi ed iniziare ad avvicinarsi a lui con fare minaccioso.
Con un gesto rapido del braccio sinistro afferrò qualche moneta d’oro dalla borsa e le scagliò contro il gruppetto di truffati, poi approfittando dell’attimo di distrazione si gettò attraverso una finestra ed iniziò a correre.

- E cosi vorresti entrare nella Gilda dei guerrieri - lo squadrò con una aria di sufficienza Arethis, il capo della Gilda di Flatline, una donna guerriero dall’aria imponente e dalla bellezza fredda di una spada - morirai ancor prima di aver compiuto la tua prima impresa per la Gilda - poi si voltò verso Olsen - ti conosco, sei il barbaro che ha sconfitto Garwash, cosa ti spinge ad accompagnarti a questo moccioso? -
- Stiamo parlando della mia richiesta di entrare nella Gilda - la interruppe Obert meritandosi un occhiataccia da parte di Olsen - poi, potrà intavolare tutte le discussioni che vuole con Olsen -
- Bene! - gli puntò addosso uno sguardo decisamente poco amichevole.
Aveva mancato di rispetto ad un capo Gilda interrompendolo mentre stava parlando. Non l’avrebbe passata liscia.
- Vuoi entrare nella Gilda dei guerrieri bene - continuò - dovrai dimostrarmi di esserne degno -
- Come e dove? - gli domandò con un tono di sfida.
Di bene in meglio, gemete Olsen tra se.
Se prima Arethis si sarebbe forse limitata a dargli una lezione, adesso lo avrebbe probabilmente ucciso.
- Seguimi - gli ordinò seccamente conducendoli poi attraverso una serie di corridoi e di scale in una grossa stanza circolare sotto il piano della strada.
Appese alle pareti c’erano armi di ogni tipo foggia e dimensioni e, a coppie o da soli alcuni guerrieri si stavano addestrando al loro uso prendendone o riponendone altre.
- Fermi tutti - urlò entrano nello stanzone. Al suono della sua voce tutti i guerrieri si bloccarono di colpo abbassando le armi e voltandosi verso di lei - abbiamo un moccioso che vuole entrare nella Gilda e che deve esser valutato -
Un suono gutturale emerse dalle gole dei guerrieri che salutarono il loro capo Gilda alzando le armi e facendole tintinnare.
- Linna è compito tuo! - disse infine Arethis raggiungendo il centro della stanza.
- Come vuoi - si fece avanti improvvisamente una ragazza armata con una lancia e vestita con una corta tunica color avorio che faceva risaltare la sua pelle leggermente abbronzata e metteva in mostra un tatuaggio rosso e nero sulla coscia sinistra. Dalle lunghe orecchie aguzze Obert capì che si trattava di una mezzelfa proprio come Deadlight, forse di qualche anno più grande di lei, ma dotata della stessa bellezza che aveva notato in Deadlight la prima volta che l’aveva vista. Sopra la tunica indossava soltanto uno spallaccio sulla spalla di destra ed un bracciale sullo stesso braccio.
Guardando di nuovo il tatuaggio Obert si ricordò di averlo già visto.
Deadlight ne aveva uno identico, però sulla coscia di destra.
- Cos’è questa? - mormorò guardando la ragazza che raggiungeva il centro della stanza - Una presa in giro? Dovrei dimostrare di essere degno di entrare nella Gilda battendomi contro… - le parole gli vennero troncate in gola da un urlo della ragazza che scagliò la lancia contro un fantoccio protetto da un armatura e da uno scudo. La vista della lancia che dopo aver perforato sia lo scudo che l’armatura ed il fantoccio continuò la sua corsa andando infine a piantarsi contro il muro gli gelò il sangue nelle vene.
Anche se era una ragazza, non era assolutamente da sottovalutare.
D’accordo, quella era la prima lezione, adesso doveva preoccuparsi di rimanere vivo per le successive.

Tutti gli altri guerrieri si erano spostati per far posto a loro due mentre Arethis, rimanendo al centro iniziò a spiegargli le regole dello scontro.
- Sarete liberi di usare qualsiasi arma sulla quale riuscirete a mettere mano - iniziò - e qualunque tecnica di combattimento corpo a corpo, ma niente magia, siamo la Gilda dei guerrieri in fondo – poi si voltò verso Obert scagliandogli uno sguardo chiaro e preciso - l’avversario potrà essere ferito ma non ucciso, tuttavia qui non valgono le regole del primo sangue in uso tra gli smidollati delle accademie delle regioni del sud – non ne sarebbe uscito illeso - il combattimento avrà termine per la resa e per l’inabilità alla lotta di uno dei due - poi, alzò le braccia verso l’alto, guardò prima Linna con un sorriso, poi Obert con un ghigno, ed infine calò ambedue le braccia dando il via al combattimento.
La ragazza mezzelfo scattò subito come un gatto affondando la lancia verso l’addome di Obert che scansò il colpo solo per pura fortuna sentendo però l’acciaio della punta della lancia graffiargli il corpetto di cuoio. Un secondo dopo venne colpito da una botta di taglio alle gambe e, prima ancora che potesse rendersi conto di quanto stava accadendo, la lancia lo colpì ancora di taglio all’ascella destra.
Il silenzio che aveva segnato l’inizio del combattimento era stato subito sostituito dalle grida dei guerrieri che incitavano la loro compagna e deridevano il giovane guerriero. Tutti loro avevano perso almeno una volta contro quella ragazza mezzelfo, ma nessuno si era dimostrato cosi inetto come quel ragazzo.
Olsen se ne stava invece in silenzio. Quella lezione sarebbe servita a Obert. Se ne fosse uscito vivo ovviamente. Anche se le regole non prevedevano la morte di uno dei due non era raro che ferite anche apparentemente leggere portavano alla morte il guerriero per delle infezioni.
Con una serie incredibilmente veloce di affondi e di colpi di taglio Linna era riuscita a disarmare Obert che, dolorante stava cercando di schivare i colpi. Aveva varie ferite su tutto il corpo. Niente più che graffi, ma tutti sanguinavano e, a guardarlo sembrava incredibile come potesse ancora reggersi in piedi. In più, uno degli ultimi colpi di taglio lo aveva colpito alla testa aprendogli una ferita che gli aveva ricoperto di sangue tutto il volto rendendolo una maschera sanguinolenta.
L’esito dello contro sembrava ormai deciso quando accadde l’imprevedibile.
Linna, tentando di mettere fine al combattimento colpì di taglio alle gambe Obert mandandolo a terra e poi, affondò la lancia mirando alla coscia di destra. Cosi impalato, pensò, si sarebbe dovuto arrendere.
Ma quando ormai la punta della lancia era a pochi millimetri dal bersaglio con una torsione del busto Obert si portò fuori tiro e la lancia si piantò a terra. Un secondo dopo, il ragazzo, con una seconda torsione colpì sia la ragazza che la lancia e, mentre quest’ultima si spezzava in due parti, Linna, in parte già sbilanciata dal colpo che aveva sferrato, finì a terra. Quando tentò di rialzarsi si sentì pungere la gola da qualcosa di acuminato.
Obert aveva afferrato la punta della lancia e usandola come un coltello glielo aveva puntato alla gola.
- Dichiara la tua resa! - gli urlò tenendola ferma a terra con il peso del suo corpo.
- No! - gridò guardando gli occhi del ragazzo e vedendoci la sua morte. La punta della lancia gli morse il collo facendone stillare alcune gocce di sangue.
- Dichiara la tua resa - gli urlò di nuovo Obert.
- Lo scontro è finito - decretò improvvisamente Arethis - Obert è il vincitore - i guerrieri avevano smesso di gridare e adesso guardavano tutti impressionati quel moccioso che aveva sconfitto il campione della loro Gilda.
- Uff - sospirò gettando via la punta della lancia e spostandosi da sopra il corpo della ragazza. Solo allora si rese conto di averla leggermente ferita al collo - mi dispiace di averti ferito -
- Io ti avrei ucciso! - gli gridò in faccia alzandosi di scatto. Si voltò verso Arethis e si inchinò - Ho perso -
- Hai combattuto con valore e bravura - la consolò con un sorriso - adesso vai a medicarti il collo, poi medicherai il tuo avversario -
- Come vuoi - mormorò abbassando lo sguardo.
- A Soda verrà un colpo - sorrise Olsen raggiungendo Obert che, intanto, esausto stava ancora seduto sul pavimento - sembra che tu sia stato calpestato da una mandria di centozampe cornuti - poi, ridendo gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi.
- E’ mio compito! - gli scansò la mano con un gesto secco Linna - Mi devo occupare di lui adesso - poi si chinò sul ragazzo e lo aiutò a rimettersi in piedi - vieni, ti medicherò nella mia stanza - e voltandosi verso Olsen - Arethis vuole parlarti -

Le acque del lago erano cosi invitanti.
Deadlight era uscita dalla cittadina subito dopo aver comprato i guanti per Obert e si era fermata sulla riva del lago a guardare le imbarcazioni che si allontanavano dal porto per dirigersi verso Saspit o per andare a gettare le reti per la pesca. Il suo sguardo era stato poi attratto dalla gigantesca colonna che si ergeva al centro del lago e saliva verso il cielo fino a scomparire oltre le nuvole. Sulla sua dura pietra erano incisi dei caratteri di una lingua ormai sconosciuta a tutti.
Poi si era guardata intorno e, dopo essersi accertata di essere completamente da sola si era tolta gli stivali ed aveva immerso le gambe nelle acque sentendo subito dei brividi salirgli lungo le gambe. L’acqua era fredda ma non cosi tanto da darle fastidio, anzi, era piacevole.
Stava quasi per decidersi a spogliarsi e a farsi un bagno quando una voce la chiamò facendola voltare.
- Dico non vorrà mica farsi il bagno? - le disse un halfling guardandola divertito da sopra una roccia.
- E’ forse vietato? - gli rispose guardandolo. Era alto una cinquantina di centimetri ed era largo quasi altrettanto. A Deadlight per poco non scappò da ridere. Ne aveva visti di tipi strani ma quell’halfling li batteva tutti. Sembrava quasi una palla tanto era grasso e basso.
- Dico certo che no - sorrise - dico le acque del lago sono di tutti -
- E allora perché non dovrei farmi il bagno se ne avessi voglia? - gli domandò tornando sulla riva e controllando con lo sguardo se gli stivali e, soprattutto, i guanti fossero ancora al loro posto. Gli halfling erano noti per essere dei ladri particolarmente agili e anche se non riusciva proprio a vedere quella palla fare il ladro preferì controllare lo stesso.
- Dico perché a pochi metri da qui c’è una tana di pesci mattatoio - rispose.
Per quanto Deadlight tentò di mantenersi calma non poté non rabbrividire. I pesci mattatoio erano le creature acquatiche forse più pericolose di tutta Ishtar. Lunghi quasi due metri, con una bocca irta di denti piccoli ed aguzzi ed una pelle talmente ruvida da causare gravi ferite anche solo per un contatto accidentale.
Dovevano il loro nome alla ferocia con cui attaccavano le loro prede, sia che fossero da soli sia in branco. Salvarsi da un assalto anche di un solo pesce mattatoio era molto difficile, figuriamoci salvarsi da un assalto di un branco intero.
- Non lo sapevo grazie - ringraziò l’halfling obeso - io mi chiamo Deadlight, ed è la prima volta che vedo il Lago di Negro -
- Dico piacere Deadlight - la salutò - dico il mio nome è Roscoe, e dico cosa ti porta a Flatline? -
- Sono venuta qui insieme ad un gruppo di avventurieri - gli disse rimanendo sul vago. Ancora non aveva capito che tipo era questo Roscoe e anche se gli era grata per averla avvertita della tana dei pesci macellai, non voleva dargli troppi particolari. E soprattutto non voleva fargli sapere che nella sua borsa c’era un piccolo tesoro in monete d’oro.
- Dico un avventuriera, dico io sono un custode - gli disse - dico un avventuriera, che Yondalla ti benedica, dico un avventuriera, proprio ciò che mi serviva - poi, con un agilità che Deadlight non avrebbe mai sospettato in quella palla di lardo saltò giù dalla roccia e gli si fermò di fronte - dico forse ho un compito da affidarti, dico ci sono rischi, ma c’è molto da guadagnare -
- Non so se - iniziò a dire. Erano appena tornati da una avventura e non avevano problemi di denaro, non era certa che il resto del gruppo avrebbe accettato quella missione.
- Dico non devi darmi una risposta subito - le disse Roscoe - dico ascolta prima cosa c’è da fare, poi mi darai la tua risposta - e tirato fuori da una borsa che portava a tracolla un grosso pezzo di carne, lo lanciò nel lago proprio dove la mezzelfa stava per farsi il bagno. Un ribollire di schiuma avvertì della presenza di un grosso pesce mattatoio che si stava servendo della carne lanciatagli dall’halfling - dico sono sempre affamati -
- Già - gorgogliò Deadlight guardando la schiuma. Se non fosse stato per lui adesso, al posto di quel pezzo di carne ci poteva stare lei. Rabbrividì per un attimo spostando lo sguardo da un’altra parte.

- Vuoi qualcosa da bere? - gli offrì Arethis non appena furono nella stanza del capo della Gilda
- Si - mormorò Olsen guardandosi intorno. Non che si fosse aspettato una stanza arredata con gusto femminile, in fondo Arethis era una guerriera, ma quello che vide lo sorprese non poco. Tranne un letto, un cassettone per i vestiti e qualche scaffale dove erano impilati dei libri non c’era altro. Tutto il resto dello spazio era ingombro di armi dalla foggia più strana. C’erano spadoni del sud, con le else istoriate e le lame con sopra incise delle rune, delle asce da guerra con i manici lavorati, alcune lance poggiate alle pareti. Alcune armature complete erano state sistemate addosso a dei fantocci mentre qua e la c’erano degli schinieri, alcuni copri spalla ed altri pezzi di armatura spaiati e ammaccati. Il magazzino di un armaiolo sarebbe stato molto più ordinato.
- Sono le armi che ho preso ai miei avversari più valorosi - gli rivelò passandogli un bicchiere di ferro con dentro un liquido denso ed ambrato e dall’odore altamente alcolico. Olsen non si fece pregare e lo bevve tutto di un fiato cacciando poi un sonoro rutto - quel moccioso, ha avuto una fortuna sfacciata oggi, Linna è uno dei miei migliori guerrieri e non si è risparmiata, non lo avrebbe ucciso, avrebbe rispettato la regola, ma gli avrebbe fatto molto male -
- Lo immagino - mormorò ripensando al colpo che gli aveva sferrato verso la gamba. Se Obert non si fosse spostato lo avrebbe infilzato sul pavimento spezzandogli probabilmente l’osso della gamba e facendone uno storpio.
- Però ha superato la prova - continuò - e quindi entrerà nella Gilda e sarà addestrato per portare a termine le missioni che vorrà affrontare -
- Lo addestrerai tu? - gli domandò Olsen sentendo l’alcol contenuto nel liquore che aveva bevuto iniziare a spanderglisi nel cervello.
- Certo che no - rise portando indietro la testa e mostrando cosi il collo al barbaro che ebbe quasi l’impulso di affondargli il volto nell’incavo tra il mento e il petto e baciare quella pelle - lo addestrerà Linna -
- Questo potrebbe essere un problema - sibilò tra se il barbaro sentendo venir meno i suoi freni inibitori e desiderando sempre più ardentemente la bocca della guerriera - Deadlight non approverà -
- Lasciati andare barbaro - sussurrò Arethis slacciandosi il corpetto di pelle - lasciati andare -

La stanza di Linna non era tanto diversa da quella di Arethis. Un po’ più piccola, meno ingombra di armi, con un letto addossato alla parete ed un armadio, ma essenzialmente anche quella era la stanza di una guerriera. Su di una mensola appesa alla parete c’erano alcune ampolle piene di un liquido dorato mentre su di un mobiletto vicino al letto in un piccolo braciere fumava un pezzetto di radice di Harvish, una pianta aromatica le cui radici bruciavano molto lentamente sviluppando un profumo denso e rilassante. Forse l’unica concessione femminile che Linna si dava.
- Se vuoi, posso farmi curare da un guaritore - provò a dire alla ragazza Obert. Nel tragitto dallo stanzone alla sua stanza al secondo piano dell’edificio che ospitava la Gilda non gli aveva rivolto la parola neanche per un secondo e non si era neanche voltata per vedere se lo seguiva o meno - sono arrivato qui con un guaritore, è molto bravo e quando stasera tornò dal gruppo posso farmi curare da lui o da… - non lo disse, ma sinceramente sperava che a prendersi cura di lui fosse Deadlight. Si erano lasciati in malo modo, lei aveva sbagliato a dirgli che non era tagliato per fare il guerriero ma aveva ragione nel pensare che non era da lui uccidere qualcuno a sangue freddo. E poi aveva voglia di rivederla per darle il piccolo medaglione che aveva comprato poco prima di arrivare alla Gilda dei guerrieri. Aveva notato che non aveva nessun ornamento femminile e aveva voluto prendergliene uno.
- Stasera non potrai uscire da qui - gli rivolse improvvisamente la parola Linna chiudendo la porta - è la regola della Gilda – e voltandosi a guardare le ampolline sulla mensola - dopo che ti avrò medicato andremo nella sala dei novizi dove passeremo la notte -
- Per fare cosa? - gli domandò.
- Io nulla, dovrò solo starti accanto mentre tu dovrai riflettere sulla tua idea di entrare nella Gilda e domani mattina, dopo che avrai riflettuto, giurerai di rispettare sempre le leggi e le regole della Gilda - gli rispose scegliendo una delle ampolle con il liquido dorato - adesso spogliati e distenditi sul letto -

Lo aveva conciato davvero per bene.
Fu la prima cosa che venne in mente alla mezzelfa vedendo Obert che si toglieva la maglia e rimaneva a torso nudo.
Decine di graffi gli solcavano i fianchi, il torace, la schiena. Qualcuno era vecchio ed era stato trattato con la magia ma molti erano nuovi ed ancora sanguinanti. Sotto l’ascella destra poi, si stava già formando un grosso livido che, Linna ne era certa, l’indomani gli avrebbe fatto un male d’inferno.
- Ti ho detto di spogliarti - lo riprese bruscamente - anche i pantaloni - lo vide arrossire e quasi si vergognò del tono che aveva usato. Che impressione gli stava dando?
- Ti devo medicare - aggiunse rapidamente - sei pieno di ferite e se non le disinfetto potrebbero infettarsi –
Lentamente Obert si calò anche i pantaloni rimanendo in perizoma. Quella era la prima volta che si spogliava davanti ad una ragazza.
Cioè no, non era la prima volta, ma tutte le altre volte che ciò era successo faceva parte del suo passato, di un passato che aveva cancellato e si sentiva cosi nudo ed indifeso che si gettò subito sul letto a pancia sotto per cercare di nascondere quanto più possibile il suo corpo.
- Sei davvero malridotto - mormorò Linna versando il contenuto dell’ampolla dentro una scodella ed iniziando a miscelarlo con una polvere fine fin quando non ottenne una pasta quasi filamentosa. Delicatamente poi, si sedette sul letto ed iniziò a spalmare quella specie di pomata sui tagli e sulle abrasioni cercando di essere il più leggera possibile.
Vestito non gli era parso un gran che ma vedendolo nudo si ricredette almeno in parte.
Non aveva una gran muscolatura certo, ma quel poco che ne aveva era ben modellata e tonica e senza tracce di grasso superfluo. La pelle era liscia e anche se segnata da ferite e contusioni sia vecchie che recenti, non sembrava la pelle di uno abituato al lavoro duro. Non era indurita dal sole battente o segnata dalle malattie. Prima di scegliere la strada del guerriero non doveva aver lavorato nei campi.
Rapidamente cosparse tutte le ferite sulla schiena e sui fianchi poi passò a quelle sulle gambe e, quando ebbe finito anche li, gli ordinò di voltarsi, cosa che Obert fece lentamente. E forse per la prima volta in vita sua Linna arrossì notando che il perizoma gli si era slacciato ed era rimasto sul letto.

Deadlight arrivò alla locanda della Spada della Vittoria quando il sole stava già per calare. Roscoe gli aveva raccontato una lunga storia e lei non si era resa conto del tempo che passava.
Entrò trafelata per la corsa che aveva fatto tenendo stretti in mano i guanti per Obert e si diresse subito verso il tavolo dove aveva visto i suoi compagni in attesa della cena. Soda stava raccontando loro degli ultimi avvenimenti che aveva sentito alla Gilda dei maghi e tutti sembravano molto interessati al racconto.
Una guerra poteva significare buoni ingaggi anche per loro. Come scorte per le carovane o anche come mercenari.
- Scusate per il ritardo - trillò raggiungendoli - Obert, ti ho preso un reg… - lo sguardo gli corse rapido tra i volti che la guardavano. Olsen, Soda, Butch, Gobert, c’erano tutti tranne che Obert.
- Obert si è dovuto fermare alla Gilda - gli disse Olsen. Era arrivato pochi minuti prima con il volto di chi aveva passato le ultime ore in paradiso e anche in quel momento aveva un sorriso beota stampato sul volto - deve meditare prima del giuramento, passerà la notte con il guerriero scelto per addestrarlo -
- Beh, vorrà dire che gli darò domani il mio regalo - sorrise stringendo i guanti mentre in mente gli si formava l’immagine di Obert insieme ad un rude guerriero nano, barbuto e decisamente poco profumato che meditava.
Nessuno ebbe il coraggio di dirle che in realtà il barbuto guerriero nanico era in realtà una giovane e bella mezzelfa.
- Ho incontrato un halfling oggi pomeriggio - si rivolse poi ai suoi compagni - e forse ho trovato qualcosa da fare - poi gli raccontò dell’incontro con Roscoe e della strana richiesta che gli aveva fatto, ovvero di accompagnarlo in una caverna poco distante da li per controllare che una stanza che doveva essere chiusa fosse veramente chiusa - ci pagherà cinquecento monete d’oro a testa -
Aveva pensato che essendo avventurieri avrebbero tutti esultato a quella notizia accettando l’incarico di buon grado, mentre, invece, non sentì altro che dei borbottii al riguardo di certi affari urgenti che avevano da sbrigare.
Olsen gli disse che doveva andare a riprendere Obert alla Gilda e non sapeva quando sarebbe tornato, Butch si ricordò che c’era un certo mago al quale l’aveva giurata, mentre Gobert e Soda, dopo averci pensato su un attimo, gli risposero che non gli andava di muoversi.
- D’accordo - mormorò sentendosi in un certo senso tradita - io però non posso tirarmi indietro, mi ha salvato e quindi l’accompagnerò da sola - poi si sedette ed attese in silenzio la cena.

La stanza del novizio era una stanzetta spoglia e priva di qualsiasi arredamento. Linna ci condusse Obert dopo averlo fatto rivestire. L’unguento che gli aveva spalmato sulle ferite bruciava ancora un pochino ma si sentiva già meglio. Purtroppo non aveva potuto lavarsi ma almeno aveva potuto indossare dei vestiti puliti. Nulla di eccezionale, solo una corta tunica color rosso che Linna aveva preso da una cassa sistemata all’ingresso della Gilda. Gli disse che quella era la cassa comune. Poteva prendere li ciò di cui aveva bisogno, abiti, qualche pozione di guarigione, qualche arma.
Poi aveva raccolto gli abiti del giovane guerriero ed un tintinnio aveva attirato la sua attenzione. Dal corpetto di pelle era caduto un piccolo ciondolo composto da una fettuccia di pelle ed una pietra celestina. Obert non se ne era accorto e, Linna rapidamente afferrò il ciondolo e lo rimise nel fagotto degli abiti.
Non gli chiese di chi fosse o per chi fosse. In fondo, cosa interessava a lei saperlo ma la domanda gli iniziò a ronzare in testa e, quando furono nel chiuso della stanza del novizio, alla luce di una candela, il ronzio si fece sempre più insistente finche non decise di placarlo chiedendo al giovane guerriero di chi fosse il ciondolo.
- Da quanto tempo sei qui? - l’anticipò Obert.
- Dodici anni - gli rispose - Arethis mi ha raccolto che avevo da poco superato i dodici anni, era stata nominata capo di questa sede della Gilda e stava viaggiando per raggiungerla –
- Vengo dal Bosco Sacro, sono scappata dal mio popolo perché era stato deciso che diventassi una vergine sacra di Lithis, la dea della natura – continuò a raccontargli - sono scappata e al mio posto è stata nominata mia sorella - gli scappò una piccola risatina - beata innocenza, pensavo che una volta diventata una vergine sacra dovevo rimanere vergine per tutta la vita invece, è solo un modo di dire, vergine nel senso di pura, non nel senso che non avrei mai potuto avere un uomo, ma questo l’ho saputo solo dopo –
- Quando ho incontrato Arethis mi ha preso con lei, mi ha portato qui e mi ha insegnato l’arte del guerreggiare – finì il suo racconto - e dopo dodici anni, eccomi qui, guerriera valorosa, ed ancora vergine e questa è tutta la mia storia -
- Conosco una mezzelfa che viene dal Bosco Sacro - gli disse poi Obert - siamo arrivati insieme qui a Flatline -
- E’ per lei il ciondolo che avevi nel corpetto? - gli domandò - E’ la tua donna? -
- Si, cioè, il ciondolo è per lei - sorrise - e no, non è la mia donna, sai, quasi vi somigliate, lei è poco più giovane di te, ha venti anni, credo - gli occhi gli sorridevano mentre pensava a Deadlight e Linna non poté far altro che notarlo sentendosi un pochino triste.
- D’accordo ma adesso fai silenzio - lo apostrofò duramente - devi meditare, riflettere e basta parlare - e, sistemandosi un po’ più comoda si mise ad osservarlo in silenzio.

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Quattro Chiacchiere Con L'autore

In un fantasy non possono mancare le Gilde ed in questo capitolo Obert entra nella Gilda dei Guerrieri per poter diventare più forte.
Cosa sono le Gilde?
Chi le conosce già può anche saltare a pie' pari questa piccola spiegazione, mentre per chi non le conosce, beh, le Gilde sono un po' come le vecchie corporazioni o i più moderni albi professionali.
Ogni categoria "professionale" ne ha una che cura gli interessi di tutti gli iscritti dando un codice di comportamento, trovando missioni da far compiere, fornendo assistenza se necessaria ed ovviamente anche addestramento.
Nei mondi fantasy le gilde più conosciute sono in genere quella dei guerrieri, quella dei maghi, quella dei ladri e via dicendo.
E anche per questo capitolo è tutto, spero che vi siate divertiti a leggerlo come io mi sono divertito a scriverlo e a rileggerci al prossimo capitolo.
Hasta Luego

   
 
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