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Autore: eltanin12    04/11/2011    2 recensioni
La notte del 31 ottobre in cui Lily e James Potter vennero uccisi, Harry non fu l'unico sopravvissuto. Nella culla, con lui c'era una bambina.
La sua gemella Jamie Lilian Potter.
Unitevi a loro, al camaleonte Moccì, a un loro nuovo amico, e agli amici che già conoscete, per rivivere l'avventura del loro terzo anno a Hogwarts.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Eccomi qui, dopo nemmeno un'ora.
Essendo l'inizio ho deciso di pubblicare subito due capitoli.

Buona Lettura






La mattina dopo Harry e Jamie scesero a fare colazione, quest’ultima giocherellava con qualcosa nella tasca sinistra dei suoi jeans.
Arrivati in cucina, trovarono i tre Dursley già seduti al tavolo della cucina a guardare la televisione.
L’apparecchio era stato regalato a Dudley per la fine della scuola, che si era sempre lamentato del lungo tragitto tra la cucina e il salotto.
Così fu che, per la gioia dei fratelli, passò l’intera estate sempre in cucina, con gli occhi fissi sullo schermo.
Si sedettero accanto a zio Vernon, nessuno li salutò, né tantomeno parlò con loro. C’erano abituati e si servirono delle fette di pane tostato e marmellata, e guardarono il mezzo busto nello schermo, parlava di un detenuto evaso:
«Black è armato ed estremamente pericoloso. E’ stata attivata una linea telefonica speciale e chiunque lo avvisti è pregato di avvisare la polizia».
«E’ chiaro che è un delinquente» bofonchiò zio Vernon tra i baffi inzaccherati di caffè «Guardate com’è sporco. E i suoi capelli poi!»
Lanciò uno sguardo malevolo verso i Potter, le chiome ribelli dei due ragazzi, lo avevano sempre irritato.
Al signor Dursley, sembrava che non sfiorasse loro nemmeno il pensiero di tenerli in ordine. Soprattutto Jamie, come se godesse nell’infastidirlo, probabilmente era così: coi suoi vestiti trasandati e con quella massa di capelli lunghi, sempre sciolti e disordinati.
Ricomparve il mezzo busto.
«Il Ministero dell’Agricoltura annuncerà oggi che... ».
«Ehi, che razza di modo è questo. Non hanno nemmeno detto da dove è scappato quel maniaco. Potrebbe spuntare fuori da un momento all’altro.» brontolò zio Vernon contro il mezzo busto.
Zia Petunia scattò in piedi e si diresse alla finestra, Jamie si trattenne dal ridere grazie a una gomitata di Harry.
Sapevano bene che la zia sarebbe stata felicissima di chiamare il numero speciale. Era la donna più ficcanaso del vicinato. Quando il consiglio del quartiere decise di non accendere più i lampioni la sera, fu un duro colpo per lei, accettare di non poter sbirciare fuori prima di coricarsi.
«Quando impareranno che l’unico modo di trattare quelli è la pena di morte» sbraitò zio Vernon battendo un pugno sul tavolo.
«Verissimo» concordò la moglie ancora intenta a spiare i rampicanti del vicino.
Jamie si alzò da tavola e raggiunse il frigo «Qualcuno vuole un succo?» chiese con non chalance.
Harry la guardò di sottecchi.
«Preparamene uno, ragazza» ordinò Vernon Dursley.
«Bene» rispose con un apparente tono gelido.
Estrasse senza farsi vedere la boccetta dai jeans e ne versò il contenuto in un bicchiere. Senza dire nulla lo mise sul tavolo davanti a zio Vernon.
«Tu, già che sei in piedi prendine uno anche a me» le disse zia Petunia ritornando a tavola.
Jamie sbuffò e andò nuovamente al frigo, stavolta estrasse davvero il cartone del succo, che però risultò stranamente leggero.
Oh oh...
Prese speranzosa un bicchiere e inclinò il cartone, ciò che ne uscì non ne riempì nemmeno metà.
«Zia mi spiace è finito» disse.
Zio Vernon che al momento aveva appena finito il suo caffè, porse gentilmente alla moglie il suo succo « Tieni Petunia, si è fatto tardi ed io devo andare al lavoro».
Harry quasi si strozzò col pane tostato.
«No, ma come fai senza il tuo succo zio?» chiese Jamie in preda all’ansia.
«Non sono affari tuoi» rispose sgarbato, salutando Dudley con una pacca sulla spalla « A dopo figliolo» poi guardò la moglie «Ci vediamo stasera cara».
«Buona giornata» gli augurò lei, come ogni mattina, poi rivolta a Jamie: «Sparecchia e pulisci».
Lei non si diede nemmeno la pena di ribattere, il suo piano era fallito.
Zia Petunia iniziò a sorseggiare quello che riteneva essere normale succo d’ananas.
«Mamma ne ho voglia anch’io» lagnò Dudley, distraendosi per miracolo dalla tv.
«Ma certo Diddino, bevilo pure tutto»
«No!» urlarono insieme i fratelli.
Mamma e figlio rimasero spiazzati per un attimo. «Sappiate che non lo lascerò certo a uno di voi» si riscosse zia Petunia, squadrandoli torva «Ecco, bevi Diddino caro» porgendo così il bicchiere a Dudley che bevve ingordo.
Jamie era sbigottita.
Harry sconsolato, sperava solo che non ci fossero effetti collaterali.
L’effetto dell’elisir, non tardò ad arrivare.
«Santo cielo, mi sento improvvisamente strana, più leggera» disse zia petunia confusa.
Dudley dal canto suo cominciò a canticchiare, cosa che mai s’era sentita, ed era meglio così visto che un corvo sarebbe stato più intonato. Le sue azioni però non mutarono di molto, ritornò fisso a guardare il televisore, cantando sempre più forte.
Zia Petunia invece si diresse decisa a prendere uno straccio «Oggi è una splendida giornata» osservò allegra come non mai, scostò Jamie e le disse «Perché non uscite, eh? Ci penso io a pulire, in effetti ho proprio voglia di pulire tutta la casa». La ragazza la guardò interdetta, ma Harry la prese veloce per un braccio «Grazie zia. Ehm... torniamo prima di cena».
«Certo, certo» disse distratta iniziando anch’essa a canticchiare.
Harry si fiondò fuori sul retro, trascinando la sorella.
«Non ci posso credere. Diamine, quel succo lo beve tutte le mattine» si lamentò Jamie una volta in strada.
«Già, ma adesso speriamo che passi prima del ritorno dello zio. Quanto dura l’effetto?» le domandò.
«Non lo so. L’intenzione era fargli mantenere il buon umore per tutto il giorno, di modo che avessimo tutto il tempo per convincerlo». Rispose, camminando in equilibrio sul bordo del marciapiede.
«Quindi, se se lo sono divisi, Dudley e zia Petunia resteranno così fino a stasera?».
«Più o meno, l’effetto cesserà nel tardo pomeriggio» precisò, perdendo per un attimo l’equilibrio «Harry, cosa facciamo nel frattempo?».
«Parco?» propose con un alzata di spalle.
«Va bene, ho voglia di un giro sull’altalena» disse entusiasta continuando il gioco d’equilibrismo.
Harry sorrise, a Jamie erano sempre piaciute le altalene da piccola, diceva che sembrava di volare e adorava quel tuffo allo stomaco provocato dal brusco movimento di salita e discesa.
Arrivarono al parco tranquilli, e come ogni volta Jamie corse all’altalena. Harry invece si sdraiò su una panchina al sole estraendo, di nascosto dalla felpa, il tema di pozioni della sorella.
Dopo qualche minuto l’altalena aveva un buon ritmo e lei rideva come una pazza. Quando iniziò a intravedere di sfuggita una macchia nera e confusa avvicinarsi, rallentò puntando i piedi per terra, finché non vide chiaramente un grosso cane nero che trotterellava nella sua direzione. Jamie adorava gli animali, così fermò del tutto l’altalena per non allontanare il cane, questo non sembrava avere cattive intenzioni ma si arrestò guardingo a pochi metri da lei.
La ragazza allora si alzò e si mosse piano verso l’animale «Ehi bello, come stai?»
«Jamie attenta, potrebbe mordere» la mise in guardia il fratello che aveva seguito la scena.
«Harry tranquillo, non è cattivo» disse sicura raggiungendo il cane. S’inginocchio e prese a carezzargli piano la testa, questo non diede alcun segno di fastidio, anzi, si accoccolò meglio contro le sue gambe. Dopo qualche altra coccola, il cane senza alcun avviso si diresse da Harry, poggiando il grosso testone sulla panchina.
Jamie lo seguì ridendo «Pare che gli piaccia anche tu, fratellino» disse spingendo le gambe del fratello, per farsi un po’ di posto.
«E’ vero» assentì lui, mettendosi seduto. Grattò sul lato il grosso cane, che si alzò su due zampe poggiandone una sulla spalla di Harry, che guardò sorpreso l’animale. Il cane si limitò a inclinare leggermente la testa di lato, per poi correre via.
«Che strano cane» commentò Jamie «Ehi cos’è quello?», indicò la pergamena che Harry, all’arrivo del randagio, aveva appoggiato accanto a lui sulla panchina.
«Oh nulla, stavo solo rileggendo...»
«Quella è la mia scrittura» disse afferrando lesta il foglio « È il mio tema di pozioni. Razza di sfaticato che non sei altro» s’indignò, agitando la pergamena davanti al naso di Harry .
«Ehi, buona. Non lo volevo rubare, stavo dando solo un’ occhiata» disse alzando le mani in segno di pace.
«Potevi chiedermelo» continuò lei.
«Non me lo avresti dato, è così ogni volta con pozioni»
«Certo, perché non ascolti. Se seguissi le lezioni-»
«Va bene, hai ragione. Tregua.»la interruppe « Prometto, che da quest’anno cercherò di dare ascolto a quello che spiega Piton»
«Lo dici ogni anno» gli fece notare la sorella.
Lui sbuffò « Io ci provo davvero all’inizio, ma Piton è insopportabile. Lo sai»
«Sì, ma è un bravo pozionista.  Pessima persona, ma ottimo pozionista.» precisò lei alla fine, notando l’espressione incredula dell’altro.
«Va bene, sarà l’ultima volta,vedrò di stare più attento. Non mi costringerai a seguire anche le lezioni di Storia della magia vero?» chiese spaventato.
Jamie scoppiò a ridere «No, storia della magia no. Non riesco nemmeno io ad ascoltare Rüf, per quello ci sono gli appunti di Hermione o i libri»
«Ah, quindi tu da Hermione puoi copia-»
«Una sola materia Harry, non la maggior parte come fate tu e Ron. Cerco sempre di convincerla a non seguire ma sai bene che è irremovibile.»
«Tentavi vani Jamie, Hermione ascolterebbe con attenzione anche la lezione più inutile del mondo»
«Sì, è vero. Harry stavo pensando, perché non lo facciamo firmare prima a zia Petunia il permesso per Hogsmeade?»
«Alla zia?» domandò lui pensieroso.
«Sì, magari se firma lei poi lo zio si convince più facilmente»
«Stiamo parlando di zio Vernon, Jamie. Lui non si lascia mai convincere se si tratta di noi. E poi quando chiederà spiegazioni alla zia, e passato l’effetto dell’elisir cosa gli risponderà lei?» disse Harry alzandosi dalla panchina « Vieni andiamo a fare due passi»
La sorella lo seguì di malavoglia « Non abbiamo alternative fratellino» rispose, dopo un attimo pensandoci su aggiunse « Non abbiamo alternative nei limiti della legalità».
Harry alzò gli occhi al cielo «Va bene, non voglio sapere quali sono le opzioni illegali».
«Quindi proviamo con la zia?»
«Sì, tanto al massimo a scuola possiamo inventarci una scusa, per cui lo zio non abbia potuto firmare in tempo»
Jamie gli mise un braccio intorno alle spalle «Bravo fratellino. Adesso che abbiamo una soluzione mi sento più leggera» disse tirando un sospiro di sollievo.
«Non sarà che hai ancora i problemi allo stomaco di ieri sera?» scherzò allontanandosi leggermente.
«Idiota»  ribatté offesa tirandogli un pugno in pieno petto.
«Harry, lo zio torna per pranzo?» chiese fermandosi di botto.
«Non lo so, perché...oh, l’effetto della pozione» disse sgranando gli occhi «Corriamo a casa».
L’afferrò per un braccio e insieme percorsero le poche vie che li separavano da casa. Arrivati in giardino sentirono della musica provenire dalla casa. Entrarono e quello che videro fu piuttosto allarmante: zia Petunia era in soggiorno e ballava a ritmo di valzer con la scopa, tenendo questa con una mano e grattandosi il naso con l’altra. La superarono per sbirciare in cucina, Dudley era tutt’ora dove l’avevano lasciato, il corpo grassoccio ondeggiava sulla sedia e cantava. Anche lui si grattava freneticamente il naso.
Jamie come un fulmine  si avviò in camera loro, Harry le andò dietro, non ci pensava nemmeno a stare da solo con quei due.
Jamie una volta in stanza afferrò i due permessi sulla scrivania «Muoviti, Harry. Facciamolo prima che lo zio torni», lo superò dandogli una leggera spallata.
Scesero di nuovo «Zia ehm...» cominciò titubante non sapendo bene come interagire con Petunia, che imperterrita continuava le danze, stavolta con lo spazzolone.
«Potresti firmare questi permessi per noi, sono per...per passare le vacanze di Natale a scuola» disse Harry, prendendo in mano la situazione.
«Sì, quest’anno vogliono la lista in anticipo» aggiunse Jamie con poca convinzione.
La zia li guardò distratta, «Oh» emise soltanto, guardandoli comunque con un certo disprezzo.
Quando si voltò ai fratelli venne un colpo, il suo naso era decisamente troppo rosso.
Harry le porse una penna, lei prese i due fogli dalle mani della ragazza e senza leggere alcunché firmò.
Un sorriso vittorioso comparve sui volti dei due Potter.
La zia mollò la penna sul tavolo e si grattò il naso. Al momento molto somigliante a quello di Rudolph la renna. Tornò a ballare con lo spazzolone.
Harry prese veloce i permessi e li nascose all’interno della felpa, chiudendo la cerniera.
«Precauzioni» specificò alla sorella, che sorrise.
Passarono tutto il giorno in camera. Per fortuna lo zio non aveva pranzato a casa, e dato che zia Petunia era in quello stato li lasciava in pace, così Harry poté lavorare al suo tema e Jamie leggeva con interesse il libro regalatole da Hermione.
Le sei arrivarono fin troppo in fretta e più di una volta i  Potter, a turno, erano scesi per controllare lo stato dei due Dursley. Erano migliorati, dopo un po’ Petunia aveva smesso di ballare e Dudley di cantare, gli effetti piano piano, erano scemati, le uniche conseguenze rimaste erano i due nasi rossi.
Zio Vernon al ritorno non avrebbe gradito, ma Jamie aveva affermato che la colpa si poteva tranquillamente ricondurre alle zanzare, o a qualche insetto.
Si udì il rumre di macchina nel vialetto, lo zio era tornato, ma i due badarono bene di non uscire dalla camera, se avesse avuto da ridire sarebbe salito lui.
«POTTER» l’urlo non tardò ad arrivare.
«Cinque minuti» commentò Jamie guardando la sveglia « Cinque minuti, per accorgersi che il naso di moglie e figlio è peggio di un pomodoro. È sempre stato un tipo reattivo» ghignò.
Harry non poté rispondere perché la porta si spalancò, mostrando uno zio Vernon decisamente arrabbiato «Che diavoleria avete fatto a Petunia e Dudley!»  esclamò trafelato
«Non abbiamo fatto nulla, perché?» domandò Harry con aria del tutto innocente.
«Non mentire ragazzino. I loro nasi!» strepitò sputacchiando .
«Ah, beh zio non agitarti. Sarà stato un insetto, una zanzara» disse Jamie tranquillamente
Lo zio rimase interdetto per un attimo, «Non ho prove, ma sappiate che se scopro che c’entrate  qualcosa, vi farò passare la voglia di fare giochetti. E vi rinchiuderò qui dentro per tutta l’estate» minacciò «E per stasera non vi azzardate a scendere. Niente cena per voi» intimò lui.
«Non avevamo intenzione di scendere» disse Harry gelido, mantenendo lo sguardo sullo zio.
Quest’ultimo lanciò un ultima occhiataccia e uscì sbattendo la porta.
Dopo qualche secondo Jamie si alzò dal letto e si diresse verso la gabbia dove c’erano Edvige e Errol.
«Che dici, chiamiamo i rinforzi?» domandò a Harry con un sorrisetto.
«Sì, scriviamo a Hermione, lei sarà già a casa». Il ragazzo andò alla scrivania e su un foglio bianco scrisse due righe all’amica, per spiegare la situazione, legò la piccola lettera alla zampa di Edvige e la fece volare dalla loro amica. Contemporaneamente liberò Errol, ora riposato, per farlo tornare a casa.
Passarono suppergiù un paio d’ore, e le loro pance  cominciavano a brontolare, finalmente la loro civetta riapparve, atterrando leggiadra sul letto di Jamie, come la notte precedente, portava con sé un grosso pacco. Harry prese il biglietto di risposta di Hermione :
 
Ciao ragazzi,
Sono contenta che i miei regali vi siano piaciuti.
È terribile che i vostri zii vi facciano saltare i pasti, mi chiedo come possano essere così crudeli con voi. Cosa avete combinato per farli arrabbiare tanto? Harry non me lo ha voluto scrivere, ma immagino nulla di buono conoscendo Jamie.
In ogni caso, vi ho mandato un po’ di rifornimento..
Buon Appetito,
Hermione
 
Aprirono il pacco, c’erano una scatola di biscotti, qualcosa avvolto nella stagola, del prosciutto e una torta.
«Hermione le cose o le fa bene, o non le fa» disse Jamie sorridendo.
«Grande, mancava solo ci mandasse una cena completa» affermò il fratello, prendendo l’involucro di stagnola «Patatine fritte» disse entusiasta mentre iniziava a mangiare.
«Non tenerle tutte per te», Jamie infilò in bocca una buona manciata di patatine.
Dalla loro fame si salvarono soltanto la scatola di biscotti e qualche fetta di torta, che nascosero nella cavità sotto la solita asse del pavimento. Jamie si era stesa a letto nuovamente rapita dal libro sul Quiddicth, Harry invece, di buon umore com’era, riuscì a finire il tema di Piton, ora gli mancava solo quello di storia della magia. Chissà, forse sarebbe riuscito a dare una sbirciatina a quello di Jamie, Appena si addormenta... disse tra sé, con un impercettibile ghigno.
 «Sorellina, non hai sonno?» le chiese con fare innocente. La vide alzare appena gli occhi dal libro «No, per ora no. Vediamo se riusciamo a uscire dalla finestra? Questa stanza è opprimente» aggiunse d’un tratto.
Harry si maledisse per non essere stato zitto «Jamie, se ci scoprono lo zio rimetterà le inferiate alle nostre finestre»
«Uffa, mi sto decisamente annoiando» abbandonò la testa sul cuscino «Noi non siamo fatti per stare tra quattro mura, Harry»
«Non ho detto che mi diverto. Resisti, meno di un mese e ce ne andremo» cercò di consolarla.
Per risposta ricevette un rumoroso sbuffo, era chiaro che ora avrebbe tentato di farlo sentire in colpa, pensò chiudendo gli occhi.
Jamie si alzò dal letto e andò alla finestra. I lampioni erano come sempre spenti e in strada non si vedeva nulla, aveva però molte più diotrie del fratello e riuscì a intravedere una figura nera, vicino al maricapiede «Harry vieni qui, c’è qualcosa là fuori» gli fece segno senza staccare lo sguardo dalla Cosa in strada.
Immediatamente l’altro le fu accanto e strizzò gli occhi per scorgere qualcosa «Jamie sei sicura?» chiese non individuando nulla.
«Sì, certo che sì!» esclamò stizzita, fissandolo torva. Harry dal canto suo, leggermente perplesso, continuava a cercare di scorgere qualcosa. Jamie senza tante cerimonie afferrò la bacchetta che portava nei jeans e fece per scavalcare la finestra.
Il fratello la afferrò per un braccio «Jamie, che diavolo fai».
«Vado a vedere cos’è. Vuoi venire o rimani qui?» chiese liberandosi dalla sua presa, senza aspettare risposta cominciò a calarsi dalla grondaia.
Harry sibilò qualcosa di poco carino tra i denti, afferrò la torcia e si affrettò a seguire quella sciagurata di sua sorella.
Lei lo stava già aspettando giù, la bacchetta alzata pronta a difendersi. Non fecero in tempo a muoversi che un cane nero si avvicinò trotterellando.
Harry lo illuminò con la torcia, «È lo stesso cane di oggi» disse sorpreso.
Jamie si era già chinata a fargli le coccole «Sì è decisamente lo stesso» affermò compiaciuta.
«Non ti sembra un minimo sospetto?» cercò di farle notare l’altro, scrutando i dintorni con la torcia.
«Capita che i cani randagi seguano qualcuno che gli dia un po’ di confidenza» disse grattando le orecchie all’animale « Sei sempre il solito melodrammatico» lo rimproverò, sorridendo al cane,
Harry sospirò, sua sorella era davvero testarda. Se prendeva in simpatia qualcuno o qualcosa, era difficile farle cambiare idea.
«Bene, come vuoi. Rimani del tuo parere, ma di questo passo non mancherà molto che farai amicizia con qualche serpe randagia» disse apparentemente serio per vedere la reazione di Jamie.
Il cane ringhiò leggermente, e Jamie ricambiò lo sguardo del gemello, «Smettila di dire idiozie, i Serpeverde sono odiosi. Malfoy in primis» rispose convinta, poi gli fece la linguaccia.
Harry rise « Allora vuoi dare un nome al tuo nuovo amico?».
«È tutto nero» disse continuando ad accarezzarlo « Black forse...» il cane scosse la grossa testa.
«Pare che non gli piaccia» notò Jamie divertita, «Allora Tartufo» propose vedendolo annusare il prato.
«Come vuoi»
«Non te lo stavo chiedendo» percisò lei alzando gli occhi su di lui.
«Lo so» rispose sorridendole «Bene, ora che sappiamo cos’era, dovremmo tornare in camera».
«Forse hai ragione»
«Oh, è incredibile, mi dai ragione» la prese in giro il fratello.
La ragazza fece una smorfia poi si allontanò da Tartufo per risalire in camera.
Con tranquillità si arrampicarono sul grosso pannello di legno per i rampicanti, e tornarono  nella loro stanza. Harry si tolse gli occhiali e si lasciò cadere pesantemente sul letto, Jamie, prima di chiudere la finestra, diede un ultimo sguardo in giardino. Il cane era rimasto lì, immobile, come a voler fare la guardia.
Un sorriso dolce illuminò il volto della ragazza, non le dispiaceva che Tartufo rimanesse davanti casa, in un certo senso la faceva sentire protetta, sicura. Qualcun altro, anche se un cane, si preoccupava per loro.
Chiuse la finestra, e saltellò verso il letto del fratello.
«Ehi, che fai?» si lamentò lui, quando Jamie si infilò sotto le coperte del letto sbagliato.
«Dormo con te stanotte» disse con semplicità, sistemandosi meglio.
«Perché?» Harry era incredulo, e inforcò di nuovo gli occhiali.
«Così ti controllo. Non copierai un altro mio tema» dichiarò spegnendo la luce.
Harry la fissò ancora un po’ sconcertato, poi però la sua espressione si addolcì.
«Hai paura di fare altri incubi?» chiese cauto, all’involucro di coperte di fianco a lui.
« No» mugugnò lei avvolgendosi fino a sparire del tutto.
Harry rise, sua sorella era davvero buffa certe volte. In ogni caso non sarebbe riuscito a farla sloggiare da lì, così si mise il cuore in pace e si sdraiò. Jamie era anche più minuta di lui, ma non si sa come, nel sonno, era in grado di occupare da sola anche un letto a due piazze. Sentendolo stendersi, però, si fece piccola piccola, la testa contro il petto del fratello.
  
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