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Autore: eltanin12    04/11/2011    4 recensioni
La notte del 31 ottobre in cui Lily e James Potter vennero uccisi, Harry non fu l'unico sopravvissuto. Nella culla, con lui c'era una bambina.
La sua gemella Jamie Lilian Potter.
Unitevi a loro, al camaleonte Moccì, a un loro nuovo amico, e agli amici che già conoscete, per rivivere l'avventura del loro terzo anno a Hogwarts.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Ciao a chi si è avventurato qui dentro. Il disegno qui sopra ritrae i due protagonisti : Harry e Jamie.
Questa è la mia prima fan fiction, non avevo intenzione di scriverne una, ma poi l'ispirazione è venuta da sola, grazie al mio inconscio, e non ho potuto farci nulla. 
Ho cercato di rimanere fedele all'universo della Rowling, per questo non ho effettuato tagli nel testo, anche laddove non cambia, e di rendere i personaggi così come lei li ha creati.
Spero di esserci riuscita. Scusate per la presentazione striminzita, ma mi sento un po' in imbarazzo in questa occasione. Spero che lascerete dei commenti, sia positivi che negativi, saranno ben accetti.
Ok, faccio scattare il camomilla time, e la smetto di scrivere. Gli aggiornamenti arriveranno una volta a settimana
Buona lettura.







 I lampioni di un grazioso  quartiere residenziale, erano tutti spenti. A illuminare le ville a schiera c’era solo la tenue luce della luna. Bambini e adulti erano nelle braccia di Morfeo ormai da ore.
Soltanto una luce fioca si poteva intravedere a una finestra, più precisamente, per i curiosi, al numero 4.
Il numero 4 di Privet Drive.
In quella casa non tutti dormivano. In una piccola stanza al secondo piano, un ragazzo, dai capelli corvini e spettinati, stava scrivendo, sdraiato sul letto a pancia in giù, con la sola luce di una torcia.
Aveva la fronte aggrottata, distorcendo la cicatrice a forma di saetta, che da sempre, aveva sulla fronte.
Faceva scivolare piano la penna su un foglio di pergamena, intingendola con cautela nell’inchiostro davanti a lui, se i suoi zii si fossero svegliati sarebbe stata la fine.
«No, se non faccio il tema di Piton, per me è la fine» sussurrò leggendo una pagina del suo libro di pozioni.
A un tratto qualcosa nella camera si mosse, puntò piano la torcia verso l’origine del rumore.
Una ragazza nel letto accanto si rigirava inquieta tra le lenzuola, il ragazzo si sistemò meglio gli occhiali, e si alzò piano per non rovesciare l’inchiostro, dirigendosi con una certa preoccupazione verso di lei.
Si sedette piano al bordo del letto e iniziò a chiamarla, scuotendola perché si svegliasse.
«Jamie» pronunciò il suo nome più volte, finché quella non aprì gli occhi.
«H-Harry» disse lei tremando.
«Hai avuto un incubo. Stai bene ?» le chiese preoccupato
«Sì, è tutto ok....» lo rassicurò, asciugandosi la fronte con la mano «Era...sembrava così reale», premette il viso contro il cuscino, crecando di reprimere il senso di nausea. « Il basilisco che ti uccide» «Non mi ha ucciso» rispose calmo massaggiandole la schiena.
«Ma poteva, ed io non c’ero. Ero bloccata dalle rocce, perché tu hai voluto portare con noi Allock» ribatté lei debolmente con tono di leggero rimprovero.
Harry rimase qualche secondo in silenzio, osservando la massa nera e selvaggia che nascondeva totalmente il viso della ragazza.
«Jamie, non fare così. Non è colpa tua, è finito tutto bene, non ero solo, c’era Fanny con me» disse di nuovo, sorridendo.
«Certo, lo so. Me lo hai già raccontato un sacco di volte».
«E allora?» incitandola a continuare un pensiero lasciato a metà.
«Allora ho solo te Harry e non voglio perderti. Sei l’unica famiglia che ho», disse alzandosi e puntando gli occhi nocciola in quelli verdi del ragazzo.
«Anche tu sei la mia famiglia, sorellina».
Per risposta gli arrivò un pugno sul braccio «Ahia» protestò lui.
«Non usare un tono accondiscendente con me » poi appoggiò la testa sulla sua spalla con un sospiro.
«Oh, un pugno. Ora manca solo una frecciatina e poi saprò che sei tornata normale» pronunciò arruffandole i capelli neri come la pece.
«Troll» sussurrò lei riappoggiandosi sulla sua spalla.
«Grazie»
«No, Troll è il voto che prenderai da Piton, se non finisci quel tema sulle pozioni restringenti».
«Come sai che-»
«E’ da due giorni che ci lavori, se mi avessi dato ascolto lo avresti già finito, invece-».
«Sono affetto da lazzaronaggine acuta» concluse per lei, provocandole una risata sommessa.
Jamie si sdraiò, ora più calma. Harry le diede un buffetto sulla guancia, poi cercando di non fare scricchiolare il parquet, si diresse di nuovo verso il suo letto, e il tema di pozioni ancora incompiuto.
«Jamie, promettimi che smetterai di fare questi brutti sogni» disse sdraiandosi a pancia in giù.
«Andrà meglio quando torneremo a Hogwarts, Harry» lo rassicurò lei.
«Jamie» la ammonì lui.
«Bene, non farò incubi» biascicò lei in uno sbadiglio.
«Hai sonno, cerca di dormire ora» le consigliò lui distratto mentre intingeva la penna nell’inchiostro.
«Non so, non ho granché voglia di dormire ora» dicendolo si voltò verso il fratello.
«Allora conta le pecore» propose senza alzare gli occhi dal libro.
«No, preferisco dei piccoli Dudley grassocci con la coda da maialino» rispose seria.
Harry sollevò lo sguardo dalla pergamena, fissandola per un attimo, poi emise uno sbuffo tentando di reprimere le risa, sua sorella ebbe la medesima reazione, ma molto più rumorosa della sua.
Rise di gusto, non preoccupandosi degli zii, nella stanza alla fine del corridoio.
«Shhh,  Jamie, non dobbiamo svegliarli»
«Ma certo Mr Prefetto» lo stuzzicò lei
«Non sono un Prefetto» ribatté indignato
«Quando fai così sembra proprio di sì»
Per risposta le arrivò un cuscino in piena faccia.
«Non mi sfidare fratellino» minacciò lei, sedendosi dritta con le gambe giù dal letto, rilanciando il cuscino, per poi, senza alcun avviso correre e saltare addosso a Harry rovesciando tutto l’inchiostro.
«Oh Jamie. Zia petunia mi ucciderà»
«Ci ucciderà fratellino» precisò lei«Ma ormai manca poco e ce ne andremo» rispose lei, arrestandosi mentre dei passi veloci e pesanti si dirigevano verso la loro porta.
I due fratelli sobbalzarono, e Jamie guardò Harry con fare colpevole mordendosi il labbro. Questo è peggio del basilisco si disse. Già, le sue zanne, oh no, non di nuovo.
 All’improvviso un’idea, si alzò veloce e corse alla porta aprendola e dopo poco si trovò di fronte zio Vernon furibondo «Potter che diamine fate a quest’ora di notte?!» esclamò paonazzo con la  vena sulla fronte che s’ingrossava.
Jamie, per tutta risposta, assunse l’aria più malconcia che potesse avere e senza troppe cerimonie vomitò sulle pantofole dell’uomo tarchiato davanti a lei.
«Scusa zio, non stavo bene. Ora però va meglio» disse placidamente.
Un urlo di rabbia spropositato per l’una di notte e per quel quartiere, inondò la casa.
Zia Petunia spaventata accorse dal marito, in una buffa camicia da notte a motivi floreali e babbucce rosa.
«Vernon caro, che è successo?» chiese spaventata , tastandosi i bigodini enormi coordinati con le ciabatte.
Dal canto suo Vernon Dursley stava, con furia, tentando di far sgusciare via i suoi piedi grassocci dalle pantofole inondate dal vomito, con evidente divertimento di Jamie e di Harry, che l’aveva raggiunta.
«Petunia, questo dannatissimo mostro mi ha vomitato addosso, di nuovo» biascicò lui, ormai la vena aveva dimensioni inumane.
Sì, perché non era una cosa insolita per quel diavoletto, successe la prima volta a 3 anni e quella pappa aveva un sapore orrendo, ma di certo non si sarebbe mai scordata la reazione buffa (così l’aveva trovata al momento) dello zio che imprecava.
A mali estremi, estremi rimedi si diceva, e lei quel detto lo prendeva spesso in parola.
Non era piacevole, ma ricordandosi il sogno, il senso di nausea era tornato, volendoli poi distrarre da una macchia d’inchiostro, e dai compiti di scuola, era necessario sporcare qualcos’altro.
Le pantofole dello zio furono provvidenziali in quel momento.
«Vernon non agitarti mi sporchi il parquet nuovo» mugolò zia Petunia «Ora prendo un sacchetto in cui metterle e poi le infilo subito in lavatrice» disse lei osservando con evidente repulsione le pantofole.
Così dicendo sparì giù per le scale.
«Allora, adesso pulisci questo pasticcio, Potter» minacciò lui additando Jamie.
«Non è colpa mia, non stavo bene davvero» si giustificò lei, «Scusa zio» aggiunse, anche se il sorrisetto sulle labbra lasciava trapelare tutt’altro.
«Ah sì, e se v’impedissi di tornare in quella maledettissima scuola?» continuò lui tentando di intimorirli.
«Bene, così ci avrai tra i piedi tutto l’anno, anche a Natale» disse Harry gelido.
 «D’altra parte, se a settembre non ci vedranno arrivare, potrebbero anche venire qui a controllare. E’probabile che arrivi il preside in persona, o magari Hagrid.» aggiunse Jamie con un ghigno.
A quel nome zio Vernon si zittì contorcendo la bocca, come se si stesse trattenendo dallo sputare una massa di parole tutte insieme.
Sapevano bene che Hagrid non aveva fatto una buona impressione agli zii. Il mezzo gigante li aveva terrorizzati parecchio, per non dire che era stata lui la causa della coda a maialino di Dudley.
«Immagina, un gruppo di persone come noi» riprese Harry indicando se stesso e la sorella «Che invadono il giardino e bussano alla porta. Cosa penseranno i vicini?»
In quel momento zia Petunia ricomparve dalle scale come un sacchetto di plastica in mano.
«Ecco. Vernon infilale qua dentro» disse aprendo il sacchetto.
«Ma sei matta, io le mani su quelle robe non ce le metto» esclamò guardando in tralice prima la moglie poi le pantofole davanti a lui  «Prendile Potter. Combina qualcosa al contrario dei vostri genitori falliti» le ordinò perfido.
Jamie con noncuranza prese le pantofole e le infilò nel sacchetto tenuto ancora aperto da sua zia, poi d’improvviso inciampò in non si sa cosa e con le mani sporche finì addosso a zio Vernon.
Ovviamente fu un incidente, secondo lei. Vernon Dursley, però, non la prese bene.
Urlò per una buona mezz’ora, con la moglie che lo scortava in bagno.
«Vernon, la pressione alta» ricordò al marito preoccupata.
«COSA VUOI CHE ME NE IMPORTI» lo sentirono urlare dal bagno di rimando, prima di tornare in camera e spostare i loro due bauli vuoti davanti alla porta, nel caso lo zio avesse fatto irruzione.
«Harry guarda alla finestra» indicò col dito tre piccole figure appollaiate sul davanzale.
«Sono dei gufi» disse lui sorpreso.
«Harry» chiamò lei fissando la sveglia sul comodino «Sono le due, è il 31 luglio. Buon compleanno fratellino» disse sorridendo.
Anche lui le sorrise «Buon compleanno sorellina» rispose, poi si diresse ad aprire la finestra per fare entrare quelle povere bestiole che picchiettavano sul vetro, impazienti.
I due gufi più grossi sorreggevano il terzo che sembrava privo di sensi.
Atterrarono poi con un morbido flump sul letto di Harry, e il gufo in mezzo, si rovesciò su un fianco e giacque immobile.
Aveva un voluminoso pacco legato alle zampe.
I fratelli riconobbero subito il gufo: si chiamava Errol, e apparteneva alla famiglia Weasley. Harry balzò subito sul letto, slegò le corde attorno alle zampe di Errol e prese il pacco, mentre Jamie sollevò il gufo tra le braccia e lo portò nella gabbia di Edvige. Il gufo aprì un occhio appannato, fece un debole verso di ringraziamento e tuffò il becco nella vaschetta dell’acqua.
Jamie tornò vicino ad Harry e volsero la loro attenzione verso gli altri due uccelli.
Uno dei due, una civetta candida, era la loro Edvige. Anche lei portava un grosso pacco, e sembrava estremamente soddisfatta di sé. Diede a Jamie un colpetto affettuoso col becco mentre la liberava dal fardello, poi volò attraverso la stanza per raggiungere Errol.
Harry intanto si avvicinò al terzo gufo che non riconobbe, era un bell’animale fulvo, ma capì all’istante da dove veniva perché, oltre a un terzo grosso pacco, portava due lettere col sigillo di Hogwarts.
Quando Harry gli prese il pacco, il gufo arruffò le piume con aria d’importanza, spalancò le ali e spiccò il volo nella notte attraverso la finestra.
Harry e Jamie radunati i pacchi si sedettero sul letto di lui, e per primo decisero di iniziare da quello di Errol.
Jamie strappò l’involucro e scoprì due regali avvolti in carta dorata, insieme al primo biglietto d’auguri della loro vita.
Jamie guardò con complicità il fratello per poi aprire, emozionata, la busta. Ne scivolarono fuori due fogli di carta: una lettera e un ritaglio di giornale.
Il ritaglio  proveniva chiaramente dal quotidiano dei maghi, La Gazzetta del Profeta, perché le foto in bianco e in nero erano animate. Harry lo prese dalle mani della sorella, lo dispiegò e lesse ad alta voce:
DIPENDENTE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
VINCE GROSSO PREMIO
Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ha vinto il primo premio della lotteria annuale Super Galeone d’Oro della Gazzetta del Profeta.
Il signor Weasley soddisfattissimo, ha dichiarato alla Gazzetta del Profeta: « Useremo il premio per una vacanza in Egitto, dove mio figlio maggiore, Bill lavora come Spezzaincantesimi per la Banca dei Maghi Gringott».
La famiglia Weasley trascorrerà un mese in Egitto, ma tornerà in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico a Hogwarts, dove attualmente sono iscritti cinque dei sette ragazzi Weasley.
 
Harry e Jamie guardarono la foto animata, e un grande sorriso si allargò sul volto di entrambi quando videro tutti e nove i Weasley che li salutavano agitando freneticamente un braccio, in piedi davanti a un’alta piramide. La piccola e rotondetta signora Weasley, l’alto signor Weasley, sempre più stempiato, sei figli e una figlia, tutti quanti( anche se dall’immagine non si poteva vedere) forniti  di capelli rosso fiamma. Proprio al centro della foto c’era Ron, altro e dinoccolato con il topo Crosta sulla spalla e il braccio attorno alle spalle della sorellina Ginny.
Per loro nessuno meritava di vincere quel premio più dei Weasley, che erano estremamente simpatici e molto poveri.
Harry prese la lettera di Ron , il loro migliore amico, e l’aprì.
 
Cari Harry e Jamie,
Buon Compleanno!
E’ bellissimo qui in Egitto. Bill ci ha portati a vedere le tombe e non vi immaginate nemmeno tutte le maledizioni che quegli antichi maghi egizi ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell’ultima.
Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusciti a entrare e gli erano cresciute delle teste in più e roba del genere.
Non riesco a credere che papà abbia vinto quel premio, i soldi li abbiamo spesi quasi tutti per questa vacanza, ma mi compreranno una bacchetta nuova per il nuovo anno scolastico.
 
I fratelli ricordavano piuttosto bene la circostanza in cui la vecchia bacchetta di Ron si era spezzata.
Era successo quando l’auto volante con cui stavano andando a Hogwarts si era schiantata contro un albero nel cortile della scuola.
 
Torneremo una settimana prima dell’inizio della scuola e andremo a Londra a  comprare la bacchetta e i libri nuovi.
Ci vediamo là?
A proposito Fred e George dicono che hanno qualcosa da mostrarti Jamie, quando ci vedremo, volevano spedirtelo ma non ha superato i controlli.
Non sono riuscito a scoprire cosa sia, ma aspettati di tutto.
Non fatevi mettere sotto dai Babbani
Cercate di venire a Londra.
PS: Percy è diventato Caposcuola. Ha ricevuto la lettera la settimana scorsa.
 
«Sono curiosa di sapere cosa devono mostrarmi i gemelli» disse Jamie con entusiasmo.
«Conoscendoli sarà qualcosa di pericoloso» rispose l’altro con un ghigno
«Ma estremamente divertente» sorrise lei di rimando «Percy Caposcuola, non avevo dubbi» disse con la foto in mano e fissando il fratello Weasley dai capelli ricci, notando solo ora un distintivo appuntato sulla giacca.
Poi rivolsero l’attenzione ai regali.
Harry scartò il primo. Dentro c’erano quelli che sembravano due trottole di vetro in miniatura.
Sotto c’era una scritta che Harry lesse di nuovo ad alta voce:
 
Ragazzi, questi sono Spioscopi Tascabili. Se nei dintorni c’è qualcuno di cui non fidarsi, dovrebbe accendersi e cominciare a girare. Bill dice che è robaccia per maghi in vacanza e che non ci si può fidare, perché ieri sera uno di questi ha continuato a girare per tutta la cena. Ma non si era accorto che Fred e George gli avevano messo degli scarafaggi nella minestra.
Ciao da Ron
 
 
Jamie prese gli Spioscopi e li mise sul comodino, dove rimasero fermi, in equilibrio sulla punta.
«Questi potrebbe farci davvero comodo» osservò lei fissandoli
«Certo, nel caso che un nuovo serpentone attenti di nuovo alle nostre vite» ironizzò lui« Jamie cerchiamo di avere un anno normale»
«Noi, un anno normale? Sogni troppo Harry» disse scuotendo la testa.
«Pessimista»
«No, realista. Apriamo l’altro? Spero ci sia da mangiare»
«Certo, dopo che uno vomita la scarsa cena. Ovvio che ha fame» la rimproverò lui
«Dai non hanno notato l’inchiostro no? Peccato che lo zio non sia scivolato per terra»
«A sporcarlo» disse Harry scartando il secondo pacco «Ci hai già pensato tu».
Lei rise «Ero inciampata».
Lui lasciò cadere la questione, in fondo non era stato male. No, era stato spassoso.
Finalmente liberò il pacco dalla carta e Jamie prese veloce la lettera, stavolta da parte di Hermione.
«Ehi perché devi leggerla tu» protestò lui
«Tu hai scartato, e poi hai letto tu prima» disse aprendo la busta e facendogli una linguaccia.
Harry sbuffò ma aspettò che cominciasse a leggere.
 
Ciao Jamie,
Ciao Harry,
Sono in vacanza in Francia al momento e non sapevo come fare a spedirvi questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che voi riceveste qualcosa per il  compleanno, tanto per cambiare. Vi ho comprato questi regali via gufo, c'era la pubblicità sulla Gazzetta del Profeta (me la faccio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Avete visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affascinanti. 
Anche qui ci sono tracce di un passato di stregoneria, comunque. Ho ri-scritto tutto il tema di Storia della Magia per inserire alcune delle cose che ho scoperto. Spero che non sia troppo lungo, sono due rotoli di pergamena in più di quello che ha chiesto il professor Rüf. 
Ron dice che sarà a Londra l'ultima settimana di vacanze. Voi ce la farete? Vostra zia vostro zio vi lasceranno venire? Spero proprio di sì. Altrimenti ci vediamo sull'Espresso di Hogwarts il primo settembre! 
Vostra
Hermione 
 
P.S. Ron dice che Percy è diventato Caposcuola. Ci scommetto che ne è felice. Ron invece non sembra troppo contento. 
 
Risero di nuovo e si concentrarono sul pacco, era molto pesante, e conoscendo Hermione potevano essere due tomi giganteschi pieni di incantesimi difficili.
I loro cuori fecero un balzo quando Harry estrasse una custodia in pelle con scritto Kit di manutenzione per manici di scopa.
«Wow...» commentò Harry senza parole.
«Grazie mille, Hermione» sorrise Jamie prima di frugare nella scatola ed estrarne un libro intitolato.
I giocatori di Quidditch dall’undicesimo secolo ad oggi. 
«Uh bene, questo potrebbe darci idee su nuove mosse per quest’anno» disse sfogliandolo con interesse, mentre Harry osservava minuziosamente tutti gli oggetti che il kit conteneva.
I Potter erano appassionati di Quidditch, Harry era entrato a far parte della squadra sin dal primo anno come Cercatore, mentre Jamie soltanto nel secondo anno, dopo che ci fu un posto libero come Cacciatrice in squadra.
Le piaceva cacciare, inoltre in squadra c’erano anche Fred e George, l’avevano presa subito sotto la loro ala.
Jamie prese poi l’ultimo pacco,era di Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts.
Iniziò a togliere i primi strati di carta quando il pacco, o meglio, il contenuto all’interno, ebbe un fremito.
Si ritrassero entrambi istintivamente e si guardarono nervosi.
Hagrid non avrebbe mai mandato loro qualcosa di pericoloso intenzionalmente, ma d’altra parte il mezzo gigante aveva una concezione del pericolo ben diversa dalla media.
Era famoso per aver addomesticato Ragni Giganti, cani famelici a tre teste e aver fatto entrare illegalmente a scuola uova di drago.
Harry tastò piano il pacco, questo si mosse di nuovo.
«Dunque, tu tienilo fermo, io libero qualunque cosa ci sia lì dentro, ok?» propose Jamie fissando incerta la scatola.
«D’accordo» approvò il fratello prendendo saldamente il pacco con due mani.
La ragazza mise dietro le orecchie delle ciocche ribelli, afferrò gli ultimi strati di carta e tirò.
Ne uscì un libro. Ebbero appena il tempo di notare la bella copertina verde con scritto Il libro mostro dei mostri, prima che il volume scattasse in equilibrio sul bordo dandosi alla fuga di traverso sul letto come un granchio imbizzarrito.
«Oh oh» borbottarono all’unisono.
Il libro cadde dal letto con un tonfo sordo e attraversò rapido la stanza. Harry lo seguì guardingo. Il libro si era nascosto nello spazio buio sotto la scrivania.
Pregando che i Dursley fossero di nuovo profondamente addormentati, Harry, seguito a ruota dalla sorella, si mise a quattro zampe e si tese verso il dono.
«Ahia!»
Il libro si chiuse di colpo sulla sua mano e poi corse via sbatacchiando.
Harry avanzò carponi, si slanciò in avanti e cercò di appiattirlo, Edvige e Errol lo osservarono con interesse, mentre lui, stringeva saldamente il libro tra le braccia.
Jamie andò verso un cassettone e ne estrasse una cintura «Harry, leghiamolo con una di queste» disse avvicinandosi al libro e circondandolo con la cinghia, per poi stringerla e fissarla in uno degli ultimi buchi.
«Spero non gli faccia male» osservò con sguardo critico il libro, che continuava a dimenarsi cercando di riaprirsi, ma senza successo.
«Meglio lui che noi» commentò Harry allentando piano la presa, per assicurarsi che la cintura reggesse, poi lo gettò sul letto e prese il biglietto di Hagrid.
 
 
Ciao Harry e Jamie,
Buon compleanno!
Credo che troverete questa cosa interessante per il prossimo anno. Purtroppo ho potuto inviarvene solo uno. Non vi dico altro adesso. Vi dico quando vi vedo.
Spero che i Babbani vi trattano bene.
Statemi bene,
Hagrid
 
A Harry parve alquanto allarmante che Hagrid trovasse utile un libro mordace, ma Jamie ridacchiò prima di dire: «Possiamo sempre fargli rincorrere Dudley no?» e con rinnovato interesse prese a fissare il libro.
Anche Harry rise immaginandosi la scena, poi rivolsero la loro attenzione alle lettere di Hogwarts, erano più voluminose del solito, così aprirono le rispettive buste e ne estrassero un primo foglio, il contenuto era identico:
 
Caro/a Signor/ina  Potter,
Ci preghiamo di informarla che il nuovo anno scolastico comincerà il primo settembre. L’espresso per Hogwarts partirà dalla stazione di King’s Cross, binario nove e tre quarti, alle undici in punto.
Gli studenti del terzo anno hanno il permesso di visitare il villaggio di Hogsmeade in alcuni finesettimana stabiliti.
La preghiamo di restituirci l’autorizzazione allegata, firmata da un genitore o da un tutore.
Allego la lista dei libri di testi per il prossimo anno.
Cordialmente,
Professoressa M. McGranitt
Vicepreside
PS: Il Professor Silente si unisce a me nell’augurarvi un felice compleanno.
 
I Potter estrassero le autorizzazioni  guardandosi senza più l’ombra di un sorriso, sarebbe stato fantastico andare a Hogsmeade con gli altri, era un villaggio abitato solamente da maghi e non vi avevano mai messo piede prima. Ma come avrebbero fatto a convincere gli zii a far loro questo favore e firmare il permesso.
«Ora vorrei non avergli rigurgitato addosso» ammise Jamie sconsolata.
«Già, la prossima volta, per evenienza, non farlo proprio del tutto. Anzi se ti dovesse capitare di pensarci, dimmelo e ti fermo all’istante» disse spingendola scherzosamente «Pazza furiosa».
Lei rise « Sì. La mia sanità mentale non è mai stata molto stabile. Ma non voglio rinunciare a Hogsmeade.»
«Nemmeno io, ma come facciamo?» chiese lui, pensando a quali possibilità avessero di convincere uno zio furioso a renderli felici per la prima volta in tredici anni.
All’improvviso Jamie si alzò e prese la torcia dirigendosi verso la porta, Harry preoccupato la seguì. «Jamie non abbiamo bisogno di altri guai» la rimproverò.
«No, ho trovato la soluzione. Vieni con me, dobbiamo andare a prendere le nostre cartelle», una strana luce balenava nei suoi occhi color nocciola.
«Per fare cosa? I libri che ci servono li abbiamo presi già, no?» disse Harry confuso.
I Dursley non volevano magia in giro per casa, perciò avevano requisito tutte le loro cose mettendole nel ripostiglio. Solo dopo una settimana, però, erano riusciti a sgusciare di sotto e a prendere i libri, inchiostro, penne e pergamene senza farsi scoprire.
«Di fatti non ci servirà un libro, ma una boccetta» enunciò lei enigmatica «Adesso spostiamo i bauli. Aiutami» aggiunse, visto che suo fratello era rimasto immobile a fissarla.
Harry dubbioso prese l’altro lato dell’enorme bagaglio e lo spostarono piano, con estrema delicatezza,posandolo poco più in là.
Successivamente fu il turno del secondo, con la medesima procedura. Liberata la porta, uscirono nel corridoio, controllando più volte che tutti i Dursley fossero profondamente addormentati.
Harry, incerto, camminava dietro di lei a pochi passi di distanza.
Con pesante lentezza scesero le scale, fermandosi ad ogni scricchiolio, e poi più liberamente, una volta al piano di sotto, si diressero al ripostiglio.
Una volta lì, Jamie estrasse una forcina, appuntata all’elastico dei pantaloni della tuta. Dopo pochi minuti la serratura scattò, come un paio di mesi fa, e lei passò la torcia ad Harry «Tienila e puntala in avanti» bisbigliò.
Il fratello eseguì, oramai curioso di sapere cosa avesse in mente.
Jamie frugò, cercando di produrre meno rumore possibile, fino a che non ritornò fuori con un enorme sorriso stampato in faccia.
«Ecco la nostra salvezza» disse mostrando la piccola bottiglietta che teneva in mano.
«Cos’è, veleno?» chiese.
«No, elisir dell’euforia» sussurrò agitandoglielo davanti agli occhi.
«Cioè? »
Le si accigliò «Elisir dell’euforia, Harry» spiegò con impazienza «L’ha nominato Piton durante le ultime lezioni»
«Mi sarà sfuggito, ma come intendi usarlo?» le domandò «E soprattutto come l’hai avuto?»
Lei liquidò la questione con un gesto, richiuse lo sgabuzzino e gli fece cenno di tornare di sopra.
«Una volta in camera ti spiego» disse voltandosi verso di lui sulle scale, poiché la stava fissando con aria corrucciata.
«Nemmeno avessi rubato un micidiale veleno» sibilò a denti stretti la ragazza.
Una volta al sicuro in camera si sedettero sul pavimento e la ragazza iniziò ad illustrargli il suo piano.
«Dunque, mi sono interessata a questa pozione non appena Piton ne ha descritto gli effetti: la persona che la beve entra in uno stato estremo di buonumore; certo ci sono degli effetti collaterali, ma si mitigano con un pizzico di menta piperita» spiegò tenendo la fila tra due dita « Ho pensato potesse servirci con gli zii, perciò ho chiesto a Fred e George se mi aiutavano a sgraffignarne un po’ dalla dispensa nei sotterranei. Naturalmente loro hanno accettato e così me ne sono appropriata»
«Dovrebbe prenderne una dose anche lui allora, così magari diventa meno acido» commentò Harry cominciando a intuire.
«Sì, ad ogni modo, come puoi vedere se la illumini con la torcia, il suo colore è un bel giallo sole. Non avremo difficoltà a spacciarlo per il succo d’ananas che beve sempre zio Vernon la mattina» fissò Harry per capire se gli era tutto chiaro.
«Così si metterà di buon umore e ci firmerà il permesso. Sorellina sei fantastica» disse dandogli un bacio sulla fronte e abbracciandola.
«Ah, allora non combino solo guai» lo punzecchiò.
«Mai detta una cosa simile. Piton non se n’è accorto?»
«No, era uno degli ultimi giorni, inoltre ce n’erano un po’, credo fossero state preparate dagli studenti del sesto anno» poi vide lo sguardo preoccupato di Harry «Ma ho controllato che fosse perfetta, il colore giusto e tutto il resto. E alcune dove eravamo in dubbio le abbiamo provate su dei Serpeverde» si affrettò ad aggiungere.
«Ecco perché Marcus Flitt gridava che gli si stava staccando il naso dal tanto prurito» disse con aria sconcertata.
«Sì, è stato esilarante. Comunque era un-»
«Un incidente» concluse Harry per lei.
Rise imbarazzata «Allora ti piace il piano? Ti assicuro che questa è perfetta».
«Sì, voglio andare a Hogsmeade, e mi fido. Tanto vale tentare»
«Bene, domattina allora la servirò come succo per lo zio. Adesso è tardi, andiamo a dormire ok?» così dicendo si spostò sul suo letto mettendo con cura la boccetta nel cassetto del comodino.
«Jamie, le mie lenzuola» protestò lui ricordandosene solo ora.
«Oh già» esclamò lei tornando in piedi.
Harry tolse le coperte e il lenzuolo, mentre la sorella sollevava un asse di legno nel pavimento, estraendone un fagotto bianco.
Cambiarono le lenzuola in silenzio, e nascosero quelle macchiate nel nascondiglio.
«Finito. ‘Notte Harry» borbottò stanca sdraiandosi a peso morto sul letto.
«’Notte» rispose poggiando gli occhiali dalla montatura tonda sul comodino a fianco. Il tema lo avrebbe finito domani, probabilmente.
  
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