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Autore: HIUGA89    06/11/2011    3 recensioni
Quando l'oscurità pervaderà un'anima pura,
sangue colerà dai suoi occhi e malvagità colorerà le sue labbra.
Questo è ciò che accadrà a chi rinuncerà al candore della propria pelle,
alla luce dei propri capelli,
all'eternità del proprio essere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Haldir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Il convoglio era ormai giunto a destinazione.
I fitti boschi di Acquaneve avvolgevano l’accampamento, nascondendolo, forse, ad un nuovo attacco.
Aragorn si avvicinò a Gandalf, intento ad accudire il signore dei cavalli. Non fece in tempo a parlare, che lo stregone gli sorrise continuando ad accarezzare Ombromanto.
“Non è bellissimo il chiarore del suo manto? Credo che spesso il bianco e la purezza nascondano molte più guerre, battaglie e dolore di quanto non sembri”
Il ramingo non colse l’intrinseco significato di quelle parole, e le ignorò.
“Cosa dobbiamo fare adesso?”
“Aspettiamo”
L’uomo lo guardò perplesso.
“Aspettiamo?”
“Si, non c’è altro da fare… Io mi isolerò in meditazione e voi… state attenti a ciò che avviene o avverrà intorno a noi”
“Credi che siamo ancora sotto assedio?”
“Mio caro Aragorn… se lo sapessi, non avrei bisogno di pensarci”
Aragorn si inchinò lievemente e si congedò, rispettando la volontà del bianco.
 
Poco lontano da lui, notò Legolas intento ad aiutare il capitano dei Galdhrim.
Sorrise sarcastico.
Credete davvero che nessuno stia vedendo ciò che fate?
E ancora una volta, l’invidia e la gelosia presero possesso di lui.
 
“Credi davvero che mi serva tutto questo aiuto? Smettila! Mi sento un ragazzino!”
Haldir sorrise a Legolas ed entrò nella tenda, rifiutando con un sorrisino divertito la sua mano desiderosa di aiutarlo.
Si sedette sul basso lento al centro, tirando un lungo sospiro affaticato.
L’elfo lo guardò con un misto di apprensione e gioia.
“Il viaggio è stato breve e faticoso, e tu non hai ancora recuperato interamente le forze”
L’amico sbuffò spazientito.
“Bene, scommetto che anche tu sarai stanco, siediti”
Legolas arrossì violentemente, volgendo il capo a destra ed evitando il suo fin troppo sicuro sguardo.
Durante tutto il viaggio, Haldir si era reso conto di quanto in realtà quei sentimenti contrastanti si stessero delineando più chiaramente dentro di lui.
Sentiva qualcosa per il giovane principe, qualcosa che non riusciva a definire con certezza, ma che si era fermamente deciso a non rifiutare. D’altra parte, il loro avvicinamento dopo la battaglia del fosso d Helm aveva parlato molto più dei suoi pensieri.
“Ti devo pregare?”
Legolas scosse la testa e si decise a sedersi accanto a lui.
Al contrario del guardiano, non aveva alcuna intenzione di fare chiarezza, preferiva nascondersi dietro spiegazioni a cui non credeva neppure lui.
Non ci sta accadendo nulla, siamo amici, compagni, e spesso la guerra unisce più di quanto non lo si voglia… Io sono un elfo, adulto, maschio, forte, come te Haldir!
Haldir notò la sua espressione contrariata e il suo chiaro tentativo di forzarsi per non affrontare il problema.
Gli poggiò con sicurezza una mano sulla spalla, facendolo sussultare.
“Di cosa hai paura?”
“Io? Paura? Starai scherzando!”
Le sue parole risultarono, alle sue orecchie, piuttosto confuse e impacciate e suscitarono una risata divertita all’altro elfo accanto a lui.
“Cosa c’è da ridere?”
Haldir si avvicinò ancora, portandosi molto vicino alle labbra del compagno.
“Sei bellissimo quando arrossisci”
Legolas non si mosse. Il guardiano chiuse gli occhi e lo baciò. Il principe dapprima cercò di resistere ripetendosi le stesse parole.
Siamo solo amici, siamo solo amici, siamo solo amici…
Ma quelle labbra cancellarono presto la sua inquietudine, facendolo cadere lascivo a quel tocco così dolce.
Haldir gli prese la testa tra le mani staccandosi da lui.
“Di che cosa hai paura?”
Non aspettò la sua risposta, spostandosi a leccare quel collo così morbido e terribilmente invitante.
“Io… ho paura di te”
Il guardiano ebbe un fremito e smise di dare attenzioni alla sua pelle. Si allontanò piano da lui evitando il suo sguardo. Il suo viso si fece scuro e velato di un’amara tristezza.
Lentamente i suoi ricordi presero il sopravvento, donandogli una breve e chiara visione di un evento che credeva dimenticato.
 
I dolci capelli profumati e neri, i suoi occhi rossi e maledetti, le sue labbra nere curvate in un sorriso malvagio.
Era lì, di fronte a lui, con il suo splendido corpo semiscoperto, che aveva mantenuto la purezza e il bianco candore di quando i Valar erano ancora i suoi signori.
La leggera tunica nera era aperta davanti e la spada intrisa di sangue accompagnava il suo fianco sinistro.
Si avvicinò ad Haldir con passo sicuro.
Perché mi attrae così tanto? Perché sento il bisogno di abbandonarmi ai tuoi lussuriosi baci?
Gli prese la vita con forza, sbattendolo contro un albero. I suoi occhi rossi avevano del tutto perso il grigiore di una volta e i suoi capelli neri come la pece sembravano ancora più belli di quando invece erano candidi e lucenti.
Prese a leccargli il collo, gemendo senza alcun ritegno.
“Oh si Haldir, dimmi che non mi vuoi, che sono orrendo, che odi i miei baci”
Il guardiano si costrinse a non cedere, ma quella lingua sulla sua pelle lo stava letteralmente facendo impazzire. Si aggrappò alle sue spalle cedendo definitivamente.
“No! Io ti voglio”
“Cos’è che vuoi?”
Cominciò a spagliarlo con foga leccando ogni singolo lembo di pelle scoperta.
Si fermò ai capezzoli leccandoli e succhiandoli con avidità. Alzò brevemente la testa, sorridendogli malizioso. Portò le sue forti mani sul suo petto e lo graffiò urlando.
Haldir gridò per il dolore.
“Cos’è che vuoi?”
Gli strappò un bacio passionale prima di puntargli gli occhi color del sangue dritti nei suoi color del mare.
“Dimmelo”
“Voglio le tue labbra su di me”
L’elfo si abbassò piegando la bocca in un mezzo sorriso.
Iniziò a leccargli le superficiali ferite, assaporando i dolci rivoli di sangue che cadevano leggeri dal suo petto.
Haldir dimenticò tutto, la sua purezza, il suo mondo, la sua eternità.
Spinse la testa nera dell’altro contro di se, invitandolo a succhiare ancora più avidamente.
Alzò gli occhi al cielo gridando di piacere.
L’altro si alzò e lo baciò, sporcandolo del suo stesso sangue.
Portò una mano sul suo ventre, scendendo sempre più giù, per sentire la sua voglia di lui farsi sempre più evidente.
Strinse la sua virilità tra le mani, donandogli uno strano ed oscuro piacere, totalmente diverso da ciò che aveva provato con degli insulsi amanti trovati a Lòrien.
“Di cosa hai paura amore mio?”
Haldir fissò i suoi occhi rossi, sprofondando nel baratro di malvagità e morte in cui erano immersi.
“Io… ho paura di te”
L’altro sorrise, riprendendolo a baciare soddisfatto.
 
“Cosa succede?”
Chiese apprensivo Legolas.
Non capiva la reazione del compagno.
Si, aveva paura, paura di lui e di ciò che gli avrebbe potuto far provare, perché sarebbe stato tremendamente difficile per lui lasciarsi andare.
Capì in un istante ciò a cui, probabilmente, si stava riferendo il guardiano e si alzò cingendogli la vita in un abbraccio.
Si appoggiò alla sua schiena, cercando di scusarsi.
“Ehi, perdonami Haldir, io non mi riferivo a quanto successo questa mattina nella tenda, io non mi riferivo a ciò che vidi durante i tuoi baci, davvero credimi”
Il guardiano si voltò verso di lui e lo abbracciò forte, sorprendendo il principe, timoroso di non averlo convinto.
“Grazie, non sai quanto mi confortano le tue parole”
Haldir cercò di riacquistare compostezza, ma gli era impossibile, tra quelle braccia così tenere e piene di amore, non riusciva a trattenersi. Pianse in silenzio, nascondendo i propri ricordi.
Legolas se ne accorse e lo strinse ancora di più senza fare domande.
“Grazie davvero…”
Le sue parole erano interrotte da leggeri singhiozzi, che fecero intenerire ancora di più il cuore del principe.
“Non temere Haldir, io sono qui con te”
Di fronte a chiunque, ad un amico, ad uno dei suoi fratelli, a sua madre, si sarebbe vergognato di se stesso e della propria debolezza, ma abbracciato a Legolas, sentiva che di quel pianto non c’era nulla per cui sentirsi in imbarazzo.
Si allontanò da lui e sorrise felice.
Legolas gli pulì le guance con una carezza.
“Io non so cosa ti turba così tanto, non capisco cosa si sta prendendo la tua anima, se brutti ricordi o qualcos’altro, ma io ti proteggerò”
Dimenticò totalmente la sua apprensione precedente. Si sentiva combattuto e contrariato nel compiere quei gesti, ma queste considerazioni lo assalivano solo nei momenti di lucidità, perché quando il guardiano si lasciava andare a lui, l’unica cosa che il suo cuore ascoltava, era il desiderio di proteggerlo e aiutarlo.
Lo baciò con quanta più dolcezza avesse e Haldir lo abbracciò ancora di più, sentendo un calore sconfinato avvolgergli le membra.
Il guardiano cominciò lentamente a privarlo delle vesti.
Osservò il suo perfetto corpo, accarezzandolo e baciandolo dolcemente.
Anche Legolas lo spogliò, notando la ferita al fianco ancora arrossata.
Gli prese il volto tra le mani e lo baciò ancora, questa volta con più passione, eccitato alla vista di quei muscoli e di quelle spalle tanto forti e belle.
Le lingue si incontrarono bagnandosi l’una del piacere dell’altra. Haldir accompagnò Legolas sul letto, facendolo distendere, con una mano a cingergli la morbida vita.
Gli leccò il collo facendolo gemere debolmente.
Si poggiò su di lui soffocando un sospiro di dolore.
“Non devi sforzare i muscoli”
Haldir lo baciò, ringraziando le sue premure.
“Non preoccuparti, il mio corpo non cadrà al dolore se sotto di lui ci sei tu a sorreggerlo”
Entrambi sorrisero felici, e accettarono di seguire i propri istinti, invece di rinchiudersi nell’orgoglio e nell’insicurezza che li aveva spesso accomunati.
Il guardiano percorse il bianco petto del compagno scendendo fino alla vita.
Gli prese la virilità cominciando a donargli piacere.
Legolas tremò iniziando a sospirare. Haldir ne leccò la punta e il principe non trattenne un grido.
“Piano, o ci sentiranno”
“Come posso trattenermi? Dopo quanto… ah… mi stai facendo?”
Haldir sorrise divertito, mettendosi tra le sue ginocchia.
Legolas intuì le sue intenzioni e lo guardò timoroso.
Tremò, visibilmente, come una foglia che sta per abbandonare l’albero che gli ha donato la vita. Tremò come chi ha ceca paura di un avvenimento infausto pronto a verificarsi.
“Qualcosa non va?”
“No… è che…”
Le guance gli si tinsero di rosso.
Il guardiano si tolse da sopra, mettendosi di fianco.
“Non ti è mai successo con, insomma, un elfo maschio?”
Legolas arrossì ancora di più, voltandosi verso di lui furente.
“Non sono affari tuoi!! E poi nessuno ti ha detto che non voglio, stai facendo tutto da solo”
Haldir sorrise e gli baciò le labbra.
Si distese abbracciandolo e tirando la leggera coperta sopra di loro.
“Non preoccuparti”
Il principe si abbandonò a quell’abbraccio godendo del suo calore.
Haldir lo baciò ancora.
“Io non ho bisogno di questo, solo di te…”
“Io ci sarò, lo sai bene”
Annuì felice, carezzandogli la fronte.
 
Nel frattempo Aragorn era stato raggiunto in fretta da Eòmer, con un’espressione visibilmente preoccupata in viso.
“Orchi! Sire Aragorn gli orchi! Sono accampati a Nord, sanno che siamo qui, ci tenderanno una trappola!”
Il ramingo spalancò gli occhi incredulo e preoccupato.
“No se prima li sorprendiamo noi, chiama Gandalf e dì agli elfi di Lòrien di avvertire il loro capitano!”
 
Un giovane elfo di Lòrien, avvertito dal maresciallo del riddermark, corse verso la tenda del capitano, pronto ad avvertirlo.
“Capitano dobbiamo partire subito!”
L’elfo era intento nel sistemarsi l’armatura, aiutato dall’altro elfo di Bosco Atro.
“Si, ho sentito movimenti nell’accampamento, muoviamoci”
“Ma capitano, non vi siete del tutto ripreso, un’altra battaglia potrebbe ferirvi ulteriormente”
Haldir alzò la testa fiero.
“Nessuno ti ha ordinato di commiserarmi o di preoccuparti per te”
“Ma capitano…”
“Hai sentito quel che ho detto? Muoviamoci!”
Il giovane uscì dalla tenda, obbedendo agli ordini ricevuti.
Haldir guardò Legolas.
“Khila amin (Seguimi)”
Il principe gli sorrise, stringendogli la mano.
“Amin khiluva lle a’ gurtha ar’ thar (Ti seguirò fino alla morte e oltre)”

  
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