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Autore: vannagio    06/11/2011    6 recensioni
Il gorgoglio dell'acqua che scorreva e riempiva la vasca da bagno era l'unico suono nella stanza. Santiago cominciò a sbottonarsi la camicia, felice di potersi liberare degli indumenti bagnati, ma un leggero fruscio e il tremolare delle ombre intorno a lui lo misero in allerta.
«Non ti ricorda qualcosa questa scena,
querida? È quasi come vivere un dèjà-vu».
[Dedicata a OttoNoveTre, perché mi ha trasformata in una fanghèl isterica e perché questo è un giorno da segnare sul calendario con un bel cerchietto rosso]
[Terza classificata al contest "Ricordi - only Quileute and Volturi", indetto da Palm]
[Il terzo capitolo partecipa all'iniziativa "Latin Lover" indetta dal Collection of Starlight]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec, Corin, Felix, Nuovo personaggio, Santiago
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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Note dell’autore - parte prima:
La Corin e il Santiago di questa fanfiction appartengono a OttoNoveTre, un'autrice del fandom di Twilight, che mi ha dato il permesso di utilizzarli.
Secondo OttoNoveTre (dimenticate le informazioni della guida, se l'avete letta), Corin è una vampira con il potere di controllare le ombre. A causa di questo potere, la pelle di Corin non brilla alla luce del sole come quella degli altri vampiri e i suoi occhi non diventano mai del tutto rossi ma rimangono scuri. Inoltre, sempre per via di questo suo potere, Corin passa inosservata: la gente stenta ad accorgersi di lei.
Il primo incontro tra Santiago e Corin vampira, sempre secondo le storie di OttoNoveTre, avviene nella stanza di Santiago. Verso la fine della mia shot viene fatto un piccolo accenno a questo episodio (quando si parla di dèjà-vu).






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Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”






Dedicata a OttoNoveTre.
Perché mi ha trasformata in una fanghèrl isterica e perché questo è un giorno da segnare sul calendario con un bel cerchietto rosso.








X-Men




Bimba, prima o poi mi spiegherai in che modo renderti uguale a tutti ti servirà per essere notata.
(Santiago, Acquisti di Natale, capitolo sette “Natale”, di OttoNoveTre)




Ottobre, 2011


Santiago era diretto in palestra quando, giunto davanti all’entrata della Sala Proiezione, sentì le risate e i chiacchiericci di tre vampiri. In sottofondo la tipica colonna sonora di un film d’azione.
«Certo che Magneto da giovane è decisamente sexy».
«Invece Xavier sembra proprio il classico tontolone segaiolo».
«Senti chi parla, il morto di figa!».
Santiago si ritrovò a spalancare la porta della Sala Proiezione senza neanche rendersene conto. Tre sagome munite di occhialini 3D si voltarono verso di lui nello stesso momento e lo fissarono immobili per un istante.
«Santiago!».
Corin si sfilò gli occhiali e scattò in piedi sulla poltrona della prima fila. Alle sue spalle il fioco bagliore del fermo immagine illuminava il profilo del suo viso.
«Qué pasa?».
«Alec mi ha proposto una maratona dei film sugli X-Men», rispose lei sorridente.
«Ed io mi sono autoinvitato perché c’è quella gnocca di Mystica che se ne va in giro tutta nuda».
Felix ghignava, mentre Corin e Alec annuivano convinti. Rigirandosi la cicca tra le labbra, Santiago li squadrò tutti e tre ad uno ad uno.
«Perché non ne sapevo niente?».
Corin sgranò leggermente gli occhi, presa alla sprovvista. «Mi era parso di capire che non ti piacesse questo genere di nerdate», farfugliò imbarazzata. «Sei sempre in tempo a rimanere comunque, abbiamo appena cominciato».
In effetti la bimba aveva ragione: non era il tipo da maratona cinematografica, lui.
«Naah. Preferisco andare ad allenarmi».
Santiago intravide qualcosa negli occhi scuri di Corin, come una luce che si spegneva.
«Tranquillo, Tiago. Ci pensiamo Alec ed io a tenere compagnia al Fantasmino».
«Ehi!», si lamentò la diretta interessata.
Santiago si chiuse la porta alle spalle con un cabròn appena sussurrato. All’interno della sala, Felix stava ancora sghignazzando.
«Volete stare zitti, voi due? Non sento un accidente». Le proteste di Alec si sovrapponevano alle battute del film.
«Sei un vampiro, cazzo. Usa il super udito e non rompere i coglioni».
«Secondo voi in Conflitto Finale si sono ispirati a Leech per il personaggio di Jimmy/La Cura?».
Santiago si paralizzò sul posto, la mano ancora sul maniglione antipanico. Non sentiva il nome di quel hijo de puta da diversi anni ormai.




Dicembre, 2006


Corin si guardava intorno incuriosita. «Aro ha convocato tantissima gente».
La Sala dei Banchetti era gremita di vampiri che avrebbero partecipato come testimoni alla missione punitiva contro il Clan di Olympia.
«Hai visto qualcuno di interessante, querida?». Santiago sorrise, sicuro del fatto suo.
Corin scosse la testa. «Passerò inosservata come al solito».
Avrebbe voluto dirle che si stava sbagliando, che lei non passava mai inosservata ai suoi occhi. Chissà perché le parole gli rimasero in gola.
Huevonazo!
«Togliamoci da qui, Santiago. Stare accanto alla vetrata è una pessima idea: si potrebbero accorgere che la mia pelle non brilla», borbottò lei.
Stava per farle notare la contraddizione di fondo tra quell’ultima affermazione e ciò che aveva detto poco prima, quando venne abbagliato da un luccichio improvviso.
«Cazzo!». Sgranò gli occhi. «Tu brilli eccome, bimba».
Corin lo fulminò con un’occhiataccia. «Non prendermi in giro, Santiago. Sono stufa delle tue battutacce!».
Le afferrò il polso. «Guarda, donna di poca fede». E le mise la mano davanti al naso.
«Oh, cielo!». Questa volta fu lei a sbarrare gli occhi e spalancare la bocca, mentre si fissava inebetita i palmi luccicanti. «Come è possibile?».
«Temo sia colpa mia».
Corin e Santiago sollevarono lo sguardo contemporaneamente: un vampiro alto e allampanato, dal fisico longilineo, sorrideva al loro indirizzo.
«Hai il potere di far luccicare le persone, seňor?». Santiago scoppiò a ridere.
Corin lo guardò malissimo. Il vampiro, invece, si limitò ad aggrottare la fronte.
«In realtà riesco ad annullare le altrui capacità. Suppongo che il tuo potere…». Si rivolse a Corin con un sorriso. «…impedisca alla tua pelle di brillare».
Corin annuì, timida. Santiago smise di ridere immediatamente: c’era qualcosa nel modo in cui Corin si torturava le mani che non gli piaceva affatto. Le si avvicinò di un passo.
«Purtroppo non posso controllarlo, sono spiacente», continuò il vampiro. «È una sorta di campo di forza che si propaga dal mio corpo per un raggio di pochi metri e che agisce su qualsiasi individuo senza distinzione di sorta».
«Be’, potresti sempre andartene», intervenne Santiago.
«A me non da fastidio», si intromise Corin, dopo aver scoccato un’occhiata di sprezzante disapprovazione a Santiago. «Per un po’ brillerò anch’io, sai che dramma!». L’espressione entusiasta di Corin gli fece venire voglia di fare a pezzi qualcosa. Magari proprio quello stronzo di spilungone che adesso le stava facendo il baciamano.
«Lieto di esserti utile…».
«Corin».
Il luccichio sulle sue guance aumentò di intensità, come se stesse arrossendo.
«Ti si addice». Il vampiro sfoderò un altro dei suoi sorrisi stucchevoli del cazzo. «Non ho memoria del mio nome ma, da un po’ di tempo a questa parte, tutti mi chiamano Leech».
«Oh, proprio come quel personaggio degli X-Men, vero?».



Santiago bussò alla porta della stanza di Corin, che venne spalancata immediatamente, senza neanche dargli il tempo di un secondo colpetto.
«Oh. Sei tu».
Le parole erano le stesse di sempre, ma sembrava quasi che mancasse un punto esclamativo alla fine. Di solito, poi, venivano accompagnate da un sorriso raggiante e subito seguite da un Entra pure. Questa volta, invece, Corin rimase sulla soglia, ferma, in attesa.
«Ti disturbo, querida? Aspettavi qualcuno?».
Il tono di voce risultò più duro e risentito di quanto avrebbe voluto. Dal canto suo, Corin evitò goffamente lo sguardo indagatore di Santiago.
«Ehm… no. Certo che no. Chi vuoi che si ricordi di me con tutta questa gente in giro?». Stiracchiò le labbra in un sorriso impacciato. «Ma… volevi dirmi qualcosa?».
Santiago la fissava serio.
«Demetri ed io stiamo accompagnando un gruppo di ospiti a caccia nei pressi di San Gimignano. Ti unisci a noi?».
«No, grazie. Non ho sete». Di nuovo il sorriso stiracchiato.
Calò un silenzio imbarazzato, durante il quale Corin parve trovare interessante contemplare le venature del pavimento in marmo e Santiago continuò a fissarla imperterrito.
«Allora… fate una buona caccia e divertitevi», biascicò lei. Si torturava le mani come faceva sempre quando si trovava in una situazione imbarazzante.
«Grazie. Anche tu».
Santiago si voltò e, dietro di lui, la porta si chiuse con un tonfo sordo che riecheggiò tra le pareti. Poco dopo, lungo il corridoio, incrociò Leech. Sicuramente, Santiago ci avrebbe scommesso le palle, era diretto alla stanza di Corin.
Hijo de puta!



Il cielo nero di nuvole rispecchiava in tutto e per tutto l’umore di Santiago.
La caccia gli aveva permesso di spegnere il cervello per qualche ora, ma non si era divertito neanche un po’. Adesso se ne stava sdraiato sotto un leccio, nel bel mezzo della campagna toscana, sazio di sangue e in compagnia di Demetri.
Il gruppo di vampiri che avevano accompagnato era ancora in giro a riempirsi lo stomaco. Aro si era raccomandato con Santiago e Demetri affinché gli ospiti non si sentissero tampinati a vista, ma si era anche premurato di ricordare che “Solo perché non ci accorgiamo di qualcosa, non vuol dire che questa cosa non stia accadendo. Dico bene, tesorucci?”.
«Di cosa ti meravigli, Santiago? Hai temporeggiato fin troppo con Corin. Pensavi che nessuno l’avrebbe notata? Mai dare nulla per scontato».
Sfortunatamente, Demetri era così bravo con il suo potere, da tenere sotto controllo i movimenti dei loro ospiti senza che questi se ne rendessero conto e contemporaneamente fare la paternale a Santiago.
«Non rompere, Demetri», ringhiò.
«Che cosa hai intenzione di fare?».
Essere lasciato in pace era chiedere troppo, a quanto pareva.
«Fare il culo allo spilungone al più presto. E prima che tu possa fare qualche obiezione, non sono cazzi tuoi».
«Non credo che sia una buona idea».
Santiago roteò gli occhi, esasperato. «Quale parola della frase “Non sono cazzi tuoi” non ti è chiara?».
Demetri continuò a parlare come se lui non avesse aperto bocca.
«Aro vuole il potere di Leech. Spera che un giorno lui decida di unirsi alla guardia». Traduzione: uccidere quel bastardo equivaleva a diventare un morto vivente molto morto. «Non puoi prendertela con Leech solo perché non ti sei fatto avanti prima».
Demetri poteva cianciare a vanvera quanto voleva, ma Santiago non era tenuto a rispondere o dargli retta. Spense la cicca ormai consumata nel palmo delle mano e se ne riaccese subito un’altra. Mentre la brace rossa della sigaretta brillava ad ogni boccata, Santiago sollevò lo sguardo in direzione delle nuvole gonfie di pioggia. Proprio in quel momento si udì un tuono e cominciò a piovere.
Che giornata de mierda!



Ritornarono a Volterra che era già notte fonda.
Il cielo si era da poco rasserenato e la luna piena rischiarava impietosa l’oscurità. Santiago era bagnato fradicio dalla testa ai piedi. L’unica cosa che desiderava era un bagno caldo e dei vestiti asciutti.
Purtroppo ebbe l’infelice idea di imboccare il corridoio le cui finestre davano su uno dei tanti giardini interni del palazzo. Gettò un’occhiata distratta al di là della vetrata e, quando riconobbe le due sagome nel giardino, non poté fare a meno di ringhiare.
Leech e Corin stavano conversando, seduti sotto il pergolato: un incontro romantico al chiaro di luna, ovviamente.
Lui le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lei abbassò lo sguardo, torturandosi le mani come al solito. La pelle di Corin brillava per effetto della luce lunare e sembrava ricoperta da milioni di piccole lucciole. Non era mai stata così bella.
Accidenti, non era affatto vero!
Corin era sempre stata bella, anche se la sua pelle non luccicava e nessuno la notava mai. Santiago non era molto diverso dagli altri, se per accorgersi veramente di lei era servito l’intervento di quel hijo de puta. Demetri non aveva torto, in fondo: Santiago aveva dato per scontato molte cose e adesso ne pagava le conseguenze.
Cazzone!



Il gorgoglio dell’acqua che scorreva e riempiva la vasca da bagno era l’unico suono nella stanza. Santiago cominciò a sbottonarsi la camicia, felice di potersi liberare degli indumenti bagnati, ma un leggero fruscio e il tremolare delle ombre intorno a lui lo misero in allerta.
«Non ti ricorda qualcosa questa scena, querida? È quasi come vivere un déjà-vu».
Poi si voltò e Corin era lì, sguardo basso e mani che si torturavano.
«Ho appena scoperto che stando vicina a Leech anche i miei occhi subiscono un cambiamento. Diventano rossi come quelli di un vampiro normale».
«Ne sarai felice, immagino».
«Per niente, a dire il vero. I miei occhi mi piacciono così come sono. Solo che…». Prese un respiro profondo. «…almeno per una volta volevo essere uguale a tutti voi. Mi sono resa conto, però, che non è poi così divertente e che non ho bisogno di apparire come gli altri per farmi notare… da te».
Quel da te non era stato altro che un sussurro incespicante. Santiago inarcò un sopracciglio, sconcertato.
Finalmente Corin sollevò lo sguardo: gli occhi d’ebano erano decisi e sicuri adesso.
«Ho commesso un errore. Mi spiace di non essere venuta con te a caccia, oggi. E di essere stata scortese. E di essermi lasciata lusingare come un’ingenua da qualche complimento e un luccichio sulla pelle. E di averti messo da parte come un giocattolo rotto. E…».
«Bimba, se non fossi una vampira a quest’ora saresti soffocata».
Santiago fece di tutto per non ridere, ma ogni tentativo fu vano. Gettò la testa indietro e si lasciò andare a una sonora risata.
«Sei sempre il solito cafone! Io provo a scusarmi e tu che fai? Ti prendi gioco di me?».
Le ombre si mossero minacciose e Santiago provò di nuovo quella bellissima sensazione di déjà-vu.
«Non rido di te, querida. Mi è soltanto tornato il buon umore».
«Mi perdoni, quindi?».
L’espressione speranzosa sul suo viso lo fece sorridere ancora e ancora. Ma gli aveva servito un’occasione d’oro su un vassoio d’argento e non poteva non approfittarne.
Assunse una posa pensosa e si lisciò il pizzetto. «Non saprei…».
«Dimmi cosa posso fare per ottenere il tuo perdono, allora».
Un angolo della bocca di Santiago si arricciò all’insù.
«Be’… potresti spogliarti e farmi compagnia nella vasca. Che ne dici, querida, ti va?».
La sberla che gli slogò la mascella fu sufficientemente eloquente come risposta.
Tutto era tornato alla normalità.




Ottobre, 2011


Santiago sorrise e si massaggiò la mascella, come se il ricordo dello schiaffo avesse risvegliato il dolore. Fece leva sul maniglione antipanico ed entrò nuovamente nella Sala Proiezione.



Corin sussultò quando una grossa sagoma nera apparve improvvisamente davanti allo schermo.
«Scusami, bimbo. Sei seduto al mio posto».
«Ehi! Ma che…».
Sotto lo sguardo sorpreso di Corin, Alec venne sollevato per il collo della maglia e fatto accomodare con poco riguardo sulla poltrona successiva. Poi la sagoma prese posto accanto a Corin e il sorriso criminale di Santiago comparve nel suo campo visivo.
«Ti sono mancato, querida?».
Corin ricambiò il sorriso e senza troppi complimenti poggiò il capo sulla spalla di Santiago.
Nel frattempo, sullo schermo di fronte a loro, un giovane Magneto e un’ingenua Mystica erano intenti a scambiarsi il primo bacio.







___________







Note dell’autore - parte seconda:
Chi è curioso come una scimmia può andare a leggere qui cosa è successo grazie anche all'intervento di Leech.
Questa fanfiction si è classificata terza al contest “Ricordi - only Quileute and Volturi”, indetto da Palm. Ogni partecipante doveva scrivere una storia che trattasse di un ricordo. I protagonisti potevano essere i Volturi o i Quileute.
Chiara, tutta per te come ti avevo promesso. Per tua fortuna la non-poi-così-velata minaccia inserita in questa storia non è più necessaria ;).
Il film che Corin, Felix e Alec stanno guardando è X-Men – L’inizio.
Il mio Leech si ispira a un personaggio del film X-Men - Conflitto Finale, chiamato Jimmy/La Cura, il cui potere consiste, per l’appunto, nell’annullare il potere degli altri. Nel fumetto inglese il nome di Jimmy/La Cura è Leech. Ho pensato che fosse un nome azzeccato per il mio personaggio.
Ringrazio chiaki89 e Dragana, per aver supervisionato la storia, Palm per aver indetto un contest così grazioso e la lupa Leah di Dragana per la sua battuta sugli X-Men, che mi ha dato l'idea per questa shot.
A presto, vannagio.








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Ecco il giudizio:



Trattazione del tema proposto: 28/15
maremma toscana! Ragazzi, ma ho dei partecipanti uno più bravo/a dell’altro? Siete fantastici! Sono quasi alla fine delle valutazioni e mi sono divertita ed emozionata tantissimo a leggere e valutare! Ok, vannagio, scusami per questo piccolo commentino che non c’entra niente con la tua valutazione, ma quando ho finito di leggere la tua shot... insomma, è fanatasica! E quelle che ho letto prima della tua pure! Tutte meravigliose e allora non ho potuto fare a meno di scriverlo.
Allora, anche tu, complimenti! Il tuo ricordo è F A N T A S T I C O! Un mix perfetto fra dolcezza, romantico e divertente/commedia! E poi è scritto tutto nei minimi dettagli!
Brava, bravissima! Il massimo dei punti anche a te, baby! 5 punti del pacchetto + 8 dei prompt (4*2) + 15 del parametro.
Originalità dello stile e della trama: 15/15
boh, io non so che dire. Ma come fai, e fate pure voi altri, ad essere così dannatamente bravi?
Cioè, ragazza, mi riferisco solo a te ora, vannagio, come hai fatto a farmi emozionare così tanto? Quando l’ho finito di leggere, l’ho riletto un’altra volta, prima che iniziassi a valutarti. Spero ti sia fatta un’idea di quanto mi è piaciuta la tua shot.
Il tuo stile è molto... preciso. Non manca niente, nessun particolare, nessun... non so, non so come spiegarmi. Insomma, sai far parlare i personaggi, sai farli relazionare fra di loro, sai descrivere i fatti... oh my God, sai far tutto. E’ tutto molto prezioso. - so che non è proprio un aggettivo adatto al contesto, ma io trovo che sia molto bello e te l’ho voluto... diciamo, dedicare. -
Gradimento personale: 10/10
mi sono divertita ed emozionata... ma cosa mi aspettavo di più?
Totale: 53/40
   
 
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