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Autore: _Francesca_    06/11/2011    5 recensioni
Bill mi abbracciò per primo. Mi donò un abbracciò caldo, morbido, leggero.
– Ciao, Bi. Mi raccomando, spaccali tutti! –
Mi baciò sulle labbra, tra noi era una cosa normale. Ci conoscevamo dal primo anno di asilo: una vita, praticamente!
– Ciao, Thomas. –
– Ciao, ragazzina. –
Mi abbracciò anche lui. Il suo fu un abbraccio forte, stretto, un abbraccio d'addio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui,mi scuso per il ritarso,ma questi girono sono stati distruggenti per me! credo che qualcuno mi ha tirato qualche maledizione,dovrò andarmi a fare una passeggiatina a lourdes! spero che il capitolo vi piacerà,aspetto dei commenti un bacio Francesca -----------------------------------------------------------

Mi ritrovai sola con Tom. Era strana come cosa, non capitava da molto tempo. Precisamente, da quando l'avevo abbandonato – effettivamente, era stata mia madre a farmelo fare – a Magdeburgo, senza dargli troppe spiegazioni.
Nonostante tutto, misi da parte l'imbarazzo e presi parola.
– Ehm, posso offrirti qualcosa? Un caffè, una birra, della coca cola, non so? –
– Hm, una birra va più che bene. –
Sorrisi e ci incamminammo insieme verso la cucina. Entrai nella stanza e mi avvicinai al frigo, aprendolo ed estraendo da esso due bottiglie di birra. Le aprii e gliene porsi una.

 

Intanto, in un altro angolo della città...

 

– Allora, ragazzi, che facciamo? –
– Niente, Bill,io domani ho scuola. –
Non appena questa frase arrivò alle orecchie di Georg, quest'ultimo prese parola. – Bill, sei un pedofilo, cazzo! –
– Georg, sei scemo? –
– Va ancora a scuola. –
Georg spalancò gli occhi, facendoli quasi “fuoriuscire dalle orbite”.
– Hobbit, devo ricordarti che ti sei fatto una minorenne anche tu? –
– Lascia perdere e non cambiare discorso! –
Gustav intervenne prontamente nella discussione, separando i due ragazzi e proponendo una soluzione abbastanza equa. – Se invece di litigare andassimo tutti a casa? Sapete, sono abbastanza stanco e non ho la minima intenzione di stare qui a sorbirmi le vostre discussioni da ragazzi petulanti. –
– Hm, come vuoi, andiamocene a casa. –
Mi alzai dal divanetto su cui ero seduta e mi avvicinai ai due ragazzi, Georg e Gustav, per stampare ad entrambi due baci sulle guance. – Buonanotte, ragazzi. –
Si congedarono ed uscirono dal locale, diretti alle loro abitazioni. Io e Bill ci incamminammo a nostra volta alla volta di casa. Uscimmo dal Mc Donalds e, una volta raggiunta la sua macchina, salimmo dentro al veicolo.
Bill si girò a guardarmi, sorridendo maliziosamente. – Sei sicura di voler andare a casa? –
Scoppiai a ridergli in faccia, senza trattenermi, senza mezze misure. – Sì, cretino. – sussurrai tra le risate.
Scosse la testa per poi unirsi a me, scoppiando a ridere a sua volta. – Scherzavo. –
– Certo, come no. – alzai un sopracciglio, abbastanza sicura della scusa raffazzonata giusto per salvare la situazione.
– Non crederci, allora. – scrollò le spalle, guardandomi.
– Infatti non ci credo. – annuì con un cenno del capo, senza smettere di ridere.
Mi fece la linguaccia, per poi voltarsi e dare la  faccia alla strada. Accese l'auto, schiacciò l'acceleratore, uscendo dal parcheggio, e imboccò la strada di casa.
Io, seduta malamente sul sedile del passeggero, mi girai su un fianco per guardarlo. Era assorto nei suoi pensieri, completamente concentrato sulla strada che stava percorrendo. Gli occhi fissavano la strada che scorreva sotto le ruote a velocità sostenuta e le labbra erano leggermente schiuse. Il caso volle che il mio sguardo si posasse proprio su di esse. La cosa che mi colpì maggiormente del viso fu il neo sotto il labbro inferiore. Era un segno particolare buffo nel suo genere. Accennai una risata e portai una mano a coprirmi le labbra.
Bill si girò per un attimo verso di me, ritornando subito a guardare la strada. – Perché ridi? – stese le labbra in un dolce sorriso, il viso rivolto alla strada.
– Pensavo. – risposi, semplicemente, senza dare troppe giustificazioni in merito.
– A cosa, di grazia? Vuoi rendermi partecipe del tuo mondo immaginario che ti porta a ridere senza motivo? – scoppiò a ridere.
Da dove diavolo l'aveva tirata fuori la storia del mondo immaginario?
– Cretino, stavo constando che sei davvero, davvero bello. – ammisi, arrossendo lievemente.
Si voltò nuovamente verso di me, il sopracciglio alzato e le labbra stese in un grande sorriso divertito. – E questo ti fa ridere? –
– Cavolo, quanto sei fiscale. – sbuffai, tramutando il mio sorriso in un piccolo broncio – Rido solamente per quel buffo neo che hai sotto il labbro. –
– Oh, capisco. Dovrei prenderlo come un complimento o come qualsiasi altra cosa sia? – assunse un'espressione leggermente perplessa.
– E' un complimento, a modo mio. Buffo come il tuo neo, diciamo. –
– Beh, grazie, allora. – sorrise – Tornando a cose serie, vuoi che ti porti a casa? –
Ci pensai su. Tornare a casa significava disturbare Tom e Sam – sempre che fossero impegnati a fare qualcosa! – e rimanere con Bill significava passare la notte in bianco. – Non lo so. –
Mi guardò, sorridendo sotto ai baffi.
– Dai, non prendermi in giro, è solo che non vorrei disturbare Sam e tuo fratello. Il problema è che domani devo anche andare a scuola. –
– Dormi da me, dai. – disse, senza troppi giri di parole.
Quasi non mi strozzai con la saliva. – C-cosa? –
– Puoi restare da me, non c'è nessun problema. David ha affittato degli appartamenti, quindi c'è abbastanza posto per tutti. –
– Sì, ma io... –
– Tranquilla, dormo sul divano. –
Risi. – Scemo, non è per quello. Non ho il cambio né i libri, non ho assolutamente nulla. –
– Non puoi saltare scuola per un giorno? – propose.
– E che faccio mentre non ci sei? –
– Guardi la TV! –
– Bill, non credo sia fattibile come cosa. –
– E perché scusa? –
– Perché... –
Sospirai. Il motivo per cui esitavo ad accettare la sua offerta era la mia paura degli uomini. Okay, sapevo benissimo che Bill non era quel tipo di persona – o almeno non lo sembrava, secondo alle qualità che avevo avuto il piacere di vedere in quei giorni –, ma la paura che potesse capitare un episodio come quello di molti anni prima, ancora mi spaventava.
Venni scossa dai miei pensieri e riportata alla realtà grazie ad una leggera carezza sul mio braccio. – Ehi, se non vuoi non fa niente, non ti obbligo mica. –
Lo guardai negli occhi. Le sue iridi nocciola erano davvero bellissime illuminate dalla luce della luna. – Hm, sei sicuro che non da' fastidio a Tom? –
Scoppiò a ridere. – Tom non tornerà a casa. –
Aggrottai le sopracciglia. Quella frase aveva una strana sfumatura.

 

Ora, però, abbandoniamo Bill ed Elise
e torniamo a casa Werks.
 

Erano le quattro di mattina e stavamo ancora parlando come tre ore prima, con le bottiglie di birra in mano. Sembravano ringiovaniti di dieci anni: chiacchieravamo su tutto e su tutti e, soprattutto, ridevamo spensierati. Ora siamo seduti intorno al tavolo della mia cucina, dopo esserci scolati metà del contenuto del frigo e dopo esserci raccontati vita, morte e miracoli di entrambi.
Sentii vibrare il cellulare. Lo presi e lessi il messaggio appena ricevuto. Era un messaggio di Elise e il contenuto di quest'ultimo mi stupì alquanto. Non che fosse proibito, certo, ma era abbastanza strano che, dopo quello che aveva subito, stesso così in giro con un ragazzo appena conosciuto in fin dei conti. C'è da dire che Bill era un bravissimo ragazzo, quindi non ci sarebbero stati problemi.
Sospirai.
– Che è successo? – chiese Tom, vedendo la mia reazione.
– Elise dorme da te. –
Alzò un sopracciglio e sorrise malizioso. – Finalmente Bill ha capito come va la vita. –
Scoppiai a ridere per l'assurdità di quell'affermazione. – Bill non scopre proprio nulla stasera. –
– Hm, che vuoi dire? –
– Elise non farà sesso con Bill. –
– E per quale motivo? –
– Si frequentano da poco. –
– C'è un tempo prestabilito da rispettare prima di fare sesso? –
– Beh, sì. – esclamai, sconcertata. Mi guardò con un'aria leggermente confusa. Era evidente che non sapesse di cosa stavo parlando, quindi non potevo pretendere poi molto da lui. –  Tom, per favore, non guardarmi con quell'espressione stralunata! E' una cosa abbastanza normale aspettare del tempo prima di levarsi i vestiti l'un l'altro. –
Continuò imperterrito a guardarmi con quella espressione per una buona manciata di minuti. Inutile dire che scoppiammo inevitabilmente a ridere.
– Okay, sono ubriaco. –
– Sì, anche io, è da una vita che non mi trovo in queste condizioni! –
– Da quanto sei rimasta incinta? –
Smisi di ridere, tornando improvvisamente seria. Annuii.
Tom assunse un'espressione a dir poco dispiaciuta per l'affermazione appena detta. – Scusa, non... –
Posai una mano sulla sua, sorridendo dolcemente. – Tranquillo, non importa. Questa volta non rimarrò incinta di nuovo! –
Risi per la mia pessima battuta. Purtroppo il mio cervello e la mia bocca erano poco coordinati già di loro, figuriamoci dopo otto bottiglie di birra.
Tom prese parola. – Okay, io direi che si è fatto tardi. Domani devo, devo...cazzo, non ricordo cosa devo fare domani! Ad ogni modo, vado. – disse, alzandosi. Si diresse traballante, incamminandosi verso la porta d'ingresso.
Scoppiai a ridere di fronte a quella scena a dir poco ridicola. – Thomas, tu non vai da nessuna parte conciato così. –
La espressione si fece seria, nostalgica. – E' una vita che non mi chiami in questo modo. –
Effettivamente, era vero. L'ultima volta che lo chiamai così è stata quando facemmo l'amore. Arrossii al solo pensiero.
– Che fai, arrossisci? – disse, sorridendo beffardo.
– Smettila, Tom! –
Alzò le mani per sottolineare la sua innocenza. – Okay, ho capito, non indago. Vado, comunque. –
Tom, per piacere, sei ubriaco. Non ti muovi da qui. – dissi, come se fosse un ordine, un qualcosa senza possibilità di replica. Mi alzai e lo presi per un braccio, accompagnandolo fino al divano. – Tu dormirai qui, mentre io dormirò nel letto insieme al piccolo Thomas. –
– Hm. –
– Va bene? – chiesi per avere un'ulteriore conferma.
– Sì, okay. –
– Hm, okay. Allora, buonanotte, Tom. – sorrisi, stampandogli poi un dolce bacio sulla guancia.
Buonanotte, ragazzina. –
Sorrisi al nomignolo e mi congedai, salendo al piano di sopra per rintanare nella mia camera insieme a mio figlio. A domani, Thomas.

  
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