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Autore: LuluXI    07/11/2011    6 recensioni
Saga, lentamente si mosse verso le dodici case. Non riusciva a capire per quale motivo poteva esser stato convocato: da quando era diventato Sacerdote, Aiolos non gli aveva mai chiesto un’udienza privata.
“Aiolos”.
Ormai anche solo pensare il suo nome gli sembrava fuori luogo. Aiolos di Sagitter, il Grande Sacerdote.

_____________
Per intercessione di Atena presso Zeus i Gold Saint tornano in vita, per ricominciare da capo. Saga però non riesce a chiudere con il suo passato ed è tormentato dai sensi di colpa. Quando Aiolos, il nuovo Grande Sacerdote, lo convoca per un'udienza privata, l scalata delle dodici case per raggiungerlo diventa per lui un'occasione per ripensare al passato, sebbene sia sicuro che, ormai, nel suo futuro non possa esserci felicità
[Ipotetico POST- HADES, che NON tiene conto degli avvenimenti del Next Dimension poichè io non conosco l'opera. L'OOC è lì perchè alcuni personaggi probabilmente non saranno coerenti con l'opera originale.]
DISCLAIMER: I personaggi sono di Masami Kurumada, e questa fic non è scritta a scopo di lucro
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“..o forse sono i tuoi pensieri a farti indugiare?”
 
 
Attraversò di corsa e senza indugi la casa della Bilancia, concedendosi solo un istante per ricordare Doko, colui che per primo tra i Gold Saint rimasti dopo la notte degli inganni, lo aveva ostacolato. Il Saint della Bilancia era rimasto a Goro Ho, a guardia della montagna ove erano rinchiusi gli spettri di Hades a lungo e quando non aveva risposto alla sua chiamata lui, il Grande Sacerdote, aveva mandato Death Mask a cercarlo.
Il Grande Sacerdote: non aveva nostalgia di quel periodo. Aveva ottenuto il tanto bramato potere, ma aveva pagato un prezzo troppo alto: la perdita della sua anima e del suo cuore. La sua posizione non aveva fatto altro se non aumentare la brama di potere, che aveva corrotto sempre di più il suo animo, che era sfuggito al suo controllo. Inoltre per colpa della sua brama di potere era diventato un assassino ed era rimasto solo. Il suo cuore aveva avuto un cedimento e lui aveva colmato quel vuoto con odio, rabbia e sete di potere, avvicinandosi di giorno in giorno sempre di più all’orlo di un abisso in cui poi era, inevitabilmente, precipitato.
 
“Dove vai così di fretta Saga? Non è che potresti dire a Camus di raggiungermi?” gli domandò Milo, sbucando da dietro una colonna e sbarrandogli la strada, costringendolo a fermarsi.
“Aiolos mi aspetta ma informerò Camus volentieri”
“Ah, vai dal grande Sacerdote!”
Saga si rese conto solo in quel momento di aver chiamato il Grande Sacerdote per nome.
“Bhe, grazie mille per il favore Saga” disse, dandogli una pacca sulla spalla, prima di sparire tra le colonne della sua casa.
A passo lento il Saint dei Gemelli proseguì la sua scalata verso le stanze del Sacerdote. Istintivamente si portò una mano al petto, all’altezza del cuore: durante la guerra contro Hades l’aculeo di Milo lo aveva colpito lì vicino. Il Gold Saint dello Scorpione, dopo la morte di Shaka aveva abbandonato la sua casa ed aveva raggiunto la sesta e si era scagliato contro di loro.
“Mi hai tradito”
Le parole che Milo aveva rivolto a Camus erano fredde come la Polvere di Diamanti del Saint dell’Acquario stesso. Saga ricordava bene il momento in cui aveva lanciato la Galaxian Explosion contro Milo: ricordava quanto era stato doloroso dover colpire un compagno d’arme: ricordava quanto era stata dolorosa quella farsa, architettata da Shion per il bene di Atena.
Ma ciò che di più gli faceva male in quel momento era il ricordo della notte degli inganni.
Ricordava perfettamente il volto sconvolto di Aiolos quando gli aveva levato la maschera ed aveva scoperto che il Grande Sacedote che aveva tentato di uccidere Atena altri non era se non lui, il Cavaliere dei Gemelli.
 
Quella notte il suo cuore si era spezzato nell’esatto momento in cui Shura, da lui incaricato di fermare AIolos, si era recato a fare rapporto annunciando la morte del Saint del Sagittario.
La sua parte malvagia aveva gioito, e non poco, per quella vittoria ottenuta, ma in fondo al suo animo qualcosa si era spezzato. Aveva ucciso il ragazzo con cui si era allenato, colui che era sempre stato non solo un amico, ma un esempio da seguire. Aveva ucciso Aiolos del Sagittario perché bramava potere. Attraversando la sua casa, la nona, ormai vuota, Saga si fermò davanti al muro su cui Aiolos aveva lasciato incise poche parole:
“Cavalieri che siete giunti fin qui, vi affido Atena”
La dedizione di Aiolos per la dea era luminosa come le stelle e lui, come tanti altri, aveva dedicato la sua vita interamente a quell’ideale.
Tuttavia, la luminosità del suo animo e delle sua dedizione, gli avevano oscurato la vista. Con una smorfia, Saga superò il muro e ricominciò la sua salita, mentre le stelle facevano la sua comparsa in cielo.
Se c’era una cosa che gli dava fastidio era la cecità di Aiolos: per tanti anni si erano allenati insieme e nonostante questo lui non aveva mai intuito i moti del suo cuore. Vani erano stati i suoi tentativi di far capire qualcosa al Sagittario: lui non aveva mai compreso. Lui, da parte sua, era stato troppo orgoglioso per esporsi del tutto. E chissà per quale ragione ora Aiolos lo aveva convocato. Volontariamente non si era recato nella sala dove Atena bambina aveva riposato, protetta da Aiolos: i pensieri che già affollavano la sua testa ed il senso di oppressione dato dal rimorso erano sufficientemente acuti così e non intendeva aumentarne l’intensità.
 
Affrettò nuovamente il passo, conscio di essere in ritardo. Superò la sala della casa del Capricorno in cui ancora era intatta la statua di Atena che donava al suo Gold Saint la spada sacra Excalibur, senza voltarsi, ma riuscì a sentire lo sguardo di Shura che lo seguiva.
Shura, colui a cui Atena aveva affidato Excalibur, la stessa lama che aveva fermato i battiti del cuore di Aiolos e quelli di Saga insieme ad essi. Shura era stato la sua lama e Saga poteva solo immaginare i sensi di colpa che potevano attanagliare il Saint del Capricorno, poiché lui era stato la spada che aveva ferito e abbattuto colui che ingiustamente era stato chiamato traditore per ordine del Grande Sacerdote.
“Per ordine mio”.
Cercando di non pensarci, Saga proseguì la sua corsa, fermandosi solo una volta raggiunta la casa dell’Acquario. Camus, come faceva spesso, era in piedi all’esterno, immobile come una statua di marmo.
“Era da molto che non passavi di qui, Saga.”
“Era da molto che il Grande Sacerdote non chiedeva di me”
“Già…”.
“Posso passare?”
Alla sua domanda Camus si limitò ad annuire e Saga si mosse per superarlo.
“Sicuro di star bene Saga?” gli domandò all’improvviso e il Saint dei Gemelli si fermò.
“Si, perché me lo domandi?”
“Ho seguito la tua scalata: hai indugiato a lungo nella casa del Sagittario”.
“Vederla vuota sebbene il suo protettore sia vivo, fa un certo effetto.” Mentì e non mentì nello stesso tempo: non voleva confessare i suoi timori e il suo dolore all’imperturbabile Acquario, ma in fondo era vero che anche l’assenza di AIolos nella nona casa gli faceva uno strano effetto: persino dopo la sua morte, nelle rare occasioni in cui lasciava le sue stanze evitava di passare per quella casa.
“Indubbiamente… ma, in fondo, è da lui che stai andando.”
“Ma non sarà mai lo stesso, non sarà mai più come prima.”
“Perdonami Camus ma non posso indugiar oltre. Sappi solo che Milo desidera vederti.”
“Allora dovremmo lasciare questa casa: un’udienza attende entrambi.”
E detto questo, Camus iniziò ad allontanarsi e Saga fece lo stesso nella direzione opposta. Sotto quella coltre di ghiaccio Camus nascondeva un grande cuore: Saga era riuscito a comprenderlo durante l’ultima Guerra, quando l’Acquario aveva lottato al suo fianco. Avevano provato lo stesso dolore nel dover attaccare i loro compagni. Ma come poteva comprendere, lui, i moti del suo cuore?
 
Cercando di non indugiare troppo a lungo su quei pensieri proseguì la sua scalata, salendo due gradini alla volta. Le stelle brillavano più numerose nel cielo segno che il tempo scorreva comunque, inesorabile.
“Sei in ritardo, Saga: il Grande Sacerdote ti ha mandato a chiamare più di un’ora fa.”
“Mi farai ritardare ancora di più, Aphrodite?”
“Ritardi a causa mia? O forse sono i tuoi pensieri a farti indugiare?” gli domandò con un sorriso il Saint dei Pesci.
La domanda colse alla sprovvista Saga, che tuttavia gli sorrise di rimando, con un sorriso ironico. “Proprio tu mi poni questa domanda, Aphrodite? Proprio tu che tra i Cavalieri sei quello che più pensa a se stesso?”.
“I pensieri oscuri che affollano la tua mente rovinano la bellezza del tuo viso: questo a me non può sfuggire e personalmente non lo posso tollerare.” Gli disse, dandogli le spalle “Tuttavia questo non vuol dire che mi interessi la risposta alla domanda che ti ho fatto.”
Aphrodite dei Pesci: Saga rimase a guardare quell’uomo, considerato dai più il più affascinante tra i Saint. Narcisista oltre ogni previsione, lo aveva sempre visto come un uomo attaccato alla bellezza e alla sua propria persona. Tuttavia, dietro quel viso si nascondeva ben altro: Saga non era riuscito a cogliere ogni singolo aspetto della sua personalità e dei suoi pensieri ma quando se l’era trovato accanto nella guerra contro Hades aveva capito che la bellezza era si importante per lui, ma non era tutto. Aphrodite aveva combattuto al suo fianco, come Death Mask, anche durante la scalata alle dodici case dei bronze Saint, ma se per il Cavaliere del Cancro Saga aveva trovato un’ipotesi plausibile, non si era mai soffermato a pensare alle motivazioni di Aphrodite.
“Ti do il permesso di passare Saga: tuttavia sei tu che devi capire se proseguire è davvero quello che vuoi”. Concluse Aphrodite, sparendo all’interno della sua casa.
 
“Perché indugiare?” domandò Saga, a testa alta, osservando il Gold Saint sparire dalla sua vista. Lui non attese nemmeno un istante: non aveva tempo da perdere. Superò di corsa la casa dei Pesci e poi su, sempre correndo, verso il Tredicesimo Tempio. Lo vedeva stagliarsi chiaramente davanti a se, nel buio della notte, e non potè far a meno di ricordare gli anni in cui era stato lui l’uomo seduto sullo scranno e quelle erano state le sue stanze. Cercando di ricomporsi, si fermò nell’ingresso e chiese di venir annunciato. Mentre una guardia entrava nelle stanza del Sacerdote, Saga si guardò le mani: le sue bende erano rosse, segno che le ferite si erano riaperte,a furia di stringere convulsamente i pugni a causa dei ricordi.
“Il Sacerdote è pronto a ricevervi, nobile Saga.”
 
Era arrivato il momento dell’udienza e Saga esitò un solo istante.
Sapeva che oltre quella soglia lo attendeva colui che per molto tempo era stato suo compagno e sapeva anche che lo avrebbe accolto con indosso le vesti di Sacerdote e con una maschera in viso. Sapeva che gli avrebbe parlato con tono autoritario e lui avrebbe dovuto piegare il capo ed inginocchiarsi. Non avrebbe potuto parlargli e dirgli tutto ciò che si era tenuto dentro tutta la vita: non avrebbe potuto guardarlo in faccia.
A testa alta spalancò la porta ed entrò con passo fiero nelle stanze del Grande Sacerdote.
“Il tempo in cui ci allenavamo insieme, i momenti passati l’uno accanto all’altro, gli attimi in cui parlavamo da amici non torneranno: niente sarà più come prima. Ciò che è stato non si può cambiare e i miei rimorsi chissà se spariranno. Tu forse mi hai perdonato Aiolos… Ma questo non cambia le cose. Mi domando se ci saranno pace e felicità per me in futuro…”
 
 
 
 
 
 
 
NOTE: Grazie a tutti voi che recensite, e a chi legge in silenzio: era una storia senza troppe pretese, ma mi ha fatto piacere vedere che qualcuno l’ha notata.
La scalata delle ultime case è stata un po’ più rapida… Non ho fatto parlare Shura, perché ammetto che non avrei saputo cosa fargli dire. Anche gli altri sono intervenuti poco per vari motivi… Milo perché è un personaggio complesso e non avrei saputo dire con precisione quale poteva essere al reazione… Camus è già più partecipe, ma anche lì, sono sempre un po’ in dubbio su come caratterizzarlo. Quanto ad Aphrodite, ho una visione un po’ tutta mia di lui, quindi non so dirvi come sia venuto. Non aggiungo  altro, vi lascio alle vostre recensioni: grazie ancora a tutti.

   
 
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