Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Elos    08/11/2011    6 recensioni
- Vieni con me. - gli aveva detto lei. - Non c'è nulla per cui valga la pena di restare qui.
E il Drago l'aveva saputo anche in quel momento, sì, che lei aveva ragione: solo, era stato troppo vigliacco per poterlo ammettere. [...]

Prima Classificata al concorso "The Indoors Fantasy" indetto da schwarzlight.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



. tre



Il Drago l'aveva capito, molte e molte visite dopo, che la ragazza-bambina veniva alla grotta perché anche la grotta, chiusa, buia, era meglio di quel che c'era fuori: il luogo che il mondo era diventato era più chiuso, e feroce, e più buio.
La ragazza-bambina gli aveva raccontato che aiutava la mammana a coltivare le erbe per tirar fuori i bambini dalle pance delle madri, vivi o morti, che le puliva la casa e le portava gli strumenti, e in cambio aveva poco cibo e tante botte. Nella grotta con il Drago c'erano grossi ragni da fare allo spiedo e pipistrelli bene in carne da arrostire su un fuoco di braci. C'era un posto umido e quieto dove potersi rattoppare ogni volta che la mammana le dava addosso con le mani pesanti, o quando non era abbastanza svelta da schivare le sassaiole. Ma era molto brava a schivare le sassaiole, aveva detto un giorno al Drago. Era un'abilità della quale era profondamente orgogliosa.
- E nessuno dice niente? - le aveva chiesto il Drago, sempre più perplesso.
Ricordava vagamente che c'era stato un tempo in cui qualcuno si era opposto a tutto questo: al pregiudizio, alla violenza, qualcuno che aveva levato le spade in difesa delle donne-streghe e dei vecchi, dei pazzi, dei malati, dei bambini del Male Bianco e anche dei gatti neri. Ricordava che c'era stato un re, il Buon Re, il re migliore di tutti, che aveva unito le genti degli uomini sotto ad un unico trono. Era un tempo che il Drago ricordava perché era stato uno degli ultimi che aveva trascorso al di fuori della grotta. C'erano stati molti come lui, all'epoca, che poi erano scivolati uno alla volta in crepe e caverne ed erano caduti addormentati. Il mondo, molto semplicemente, poi era sembrato diventare sempre più brutto.
Era che i Draghi vivevano per la terra. La terra aveva uno spirito, fatto di cielo e di acqua e di tutto quello che sulla terra ci camminava, che nella terra viveva, respirava. Tra le cose che abitavano la terra, gli umani erano i più rumorosi: avevano voci forti che i Draghi non potevano non ascoltare, e se le cose andavano male per gli umani, ebbene, anche i Draghi lo sentivano.
Il Drago ricordava che c'era stato un tempo di buoni re, e di cavalieri, non un tempo d'eserciti in marcia e di fanciulle vendute.
La ragazzina del Male Bianco era sembrata ancora più perplessa di lui:
- Chi dovrebbe dire qualcosa?
- Qualcuno. Il re. Il re dovrebbe dire qualcosa.
A giudicare dall'espressione, la ragazzina adesso credeva che il Drago si fosse bevuto il cervello.
- Credo che al re non interessi, sai?
Quest'oggi era scesa nella caverna con un grosso livido pesto e verde su tutto un lato della faccia. Non aveva ben spiegato come se l'era procurato, ma il Drago non aveva bisogno di chiedere per sapere che qualcuno le aveva fatto questo, non un incidente, non una caduta, ma qualcuno. Era piccola, magra e bianca. Qualcuno avrebbero dovuto proteggerla, parlare per lei, non malmenarla.
- Una volta il re aveva i cavalieri alla sua corte. - le spiegò. - Avevano grandi spade di quella roba lì, metallo, ferro, scintillante. E grandi armature. E cavalli, certo. Giravano per il regno e di tanto in tanto si fermavano a mettere una torre sotto assedio o a farsi mangiare da un Drago, ma per la maggior parte del tempo si occupavano di tenere le città libere dai prepotenti. Erano i cavalieri del Buon Re.
La ragazzina era parsa interessata:
- E' esistito davvero un re buono, quindi?
- Sicuro.
- Quindi i re possono essere buoni? Era stato il turno del Drago di adocchiarla come fosse convinto che le ultime parti funzionanti del suo cervello fossero appena decedute:
- Certo.
- Credevo fossero solo storie. - La ragazzina aveva scrollato le spalle. - Se i re possono essere buoni, perché questo non lo è? La gente sarebbe più felice.
Il Drago aveva prontamente deciso che la prossima parola che le avrebbe insegnato sarebbe stata utopia: tutti i modi in cui qualcosa dovrebbe essere, ma non è.
Un giorno, poi, la ragazzina aveva alzato la testa dal pipistrello che stava imbottendo con una mezza cipolla e gli aveva chiesto:
- Come ti chiami, tu?
Il Drago aveva sollevato il capo, orgogliosamente:
- Io sono Drago.
La ragazzina aveva inarcato un sopracciglio:
- Drago, e poi?
Il Drago aveva sbuffato con evidente disgusto: - Io sono Drago. Noi siamo il Drago. Non abbiamo nulla che sia come i vostri stupidi, piccoli nomi. Noi siamo, ciascuno di noi e tutti insieme, il Drago.
La ragazzina aveva inclinato il capo da una parte, corrugando la fronte: per un lungo momento era sembrato girasse attorno all'idea, prima di scrollare le spalle.
- Sembra divertente. - Aveva giocherellato con il pipistrello, le minuscole zampine spellate dell'animale a penzolarle inerti tra le mani: - Dev'essere facile ricordarsi il nome di qualcuno, così. Non rischi mai di chiamarlo con il nome sbagliato.
Chinando la testa, aveva ripreso a imbottire la sua cena di cipolla.
- La mammana mi chiama 'ragazza', o 'strega'. O 'bastarda', anche. Io devo essere una di queste tre, come tu sei il Drago. Puoi chiamarmi come preferisci.

Nel buio della grotta, i capelli della ragazzina erano azzurri o blu, come il mare quand'è quieto. La sua pelle era verde acqua, del colore delle pozze sotto al sole, dei ruscelli pieni di ninfee e rami caduti e pesci. I suoi occhi erano viola. Più viola del cielo al tramonto, viola com'era stato viola il vestito della regina, l'ultima regina che il Drago aveva visto, in piedi mano nella mano con il Buon Re.
Il Drago si chiedeva certe volte che colore avrebbero avuto in superficie: se sarebbero stati del tutto bianchi alla luce del sole, pelle, labbra, capelli, se i suoi occhi sarebbero stati sempre viola, oppure rossi.

Un bel mattino – il cielo era uno spicchio di azzurro venato di nuvole oltre la cornice di pietra della grotta – la ragazzina era scesa giù e aveva sorpreso il Drago sdraiato supino, pancia all'aria, intento a grattarsi energicamente il ventre con un artiglio.
- C'è un punto proprio sotto alla zampa... - aveva spiegato lui, bofonchiando. - … che non riesco a grattare come si deve.
La ragazzina l'aveva fissato perplessa per un lungo istante: poi aveva fatto spallucce e si era inerpicata su per il cumulo di monete d'oro e tesori antichi ed armi dimenticate; aveva usato una zampa del Drago per puntellarsi e poi si era fatta largo tra un'enorme scaglia e l'altra.
- Qui? - aveva chiesto.
Dalle fauci del Drago era emerso il più colossale suono di fusa che il mondo avesse mai conosciuto:
- Oh, sì.
La ragazzina si era inginocchiata e aveva grattato con tutte e due le mani. Le scaglie del Drago erano dure come la pietra, ma prive di spigoli: i bordi si fondevano l'uno dentro l'altro e non c'erano sporgenze, non c'erano escrescenze. Era una specie di pelle di serpente: solo, molto, molto, molto più grande e molto più calda. C'erano grosse cicatrici pallide tra le scaglie, sotto ad una zampa, sul fianco. La ragazzina aveva chiesto da dove fossero venute e aveva sentito il corpo del Drago, sotto di lei, agitarsi appena.
- Prima di venire quaggiù, ragazzina, ho cercato di conquistare per me un posto lassù.
- Fuori dalla grotta?
- Fuori dalla grotta.
- E non ha funzionato?
Il Drago aveva reclinato il collo quel tanto che serviva per poterla adocchiare: il sarcasmo si perdeva un po', senza il contatto visivo.
- Evidentemente no.
Erano rimasti in silenzio per un lungo istante; poi, il Drago era rotolato su un fianco e la ragazzina aveva dovuto aggrapparsi ad una delle sue zampe per non perdere l'equilibrio.
- Già che sei lì... - aveva borbottato lui. - … vedi se riesci a disincastrare quello che mi si è piazzato tra le scaglie sotto alla scapola destra, qualunque cosa sia.
Il Drago aveva sentito la ragazzina inerpicarsi fino al punto indicatole, poi darsi da fare per un attimo, smuovendo e torcendo quel qualcosa che l'aveva fatto impazzire per mesi e mesi e mesi, incastrato in una posizione scomodissima. Sibilò per il dolore e il fastidio quando venne estratto. L'attimo dopo la ragazzina era davanti a lui: reggeva tra le mani una spada lunga quasi quanto lei era alta, con l'elsa incrostata d'oro e la punta macchiata di sangue incrostato.
- Doveva fare male. - osservò.
Il Drago le aveva rivolto un'occhiataccia. Rimpiangeva i bei vecchi tempi in cui le sue occhiatacce riuscivano a spingere alla fuga anche il più arrogante dei cavalieri, perché la ragazzina non ne parve invece particolarmente turbata. Reggeva la spada tra le mani, e sembrava affascinata.
- Cosa c'è, ragazzina? Non avevi mai visto una spada?
- Non ne avevo mai tenuta in mano una. - aveva bisbigliato lei, e per un attimo il suo tono era parso reverente. - Solo i soldati possono toccarle.
- Ne ho parecchie da queste parti. - aveva bofonchiato il Drago. - Spostati un po', se non vuoi che ti schiacci.
La ragazzina aveva obbedito e il Drago si era sdraiato nuovamente sulla pancia. Aveva sospirato, soddisfatto.
- Moooolto meglio. Cerca pure in mezzo al mucchio, ragazzina, guarda se ne trovi una che non pesi quanto te. Qualcosa che tu possa maneggiare. Te la regalo.
Si era aspettato che lei potesse essergli grata, sicuro. Si era anche aspettato che lei potesse rifiutare. Quel che non si era aspettato era lo sguardo con cui la ragazzina l'aveva fissato, e che era tutto un mondo di sguardi, un coacervo, una pozza di mille espressioni diverse, avida e intenta e feroce, e viva, e grata, certo, anche grata.
- Non la posso portare fuori di qui. - aveva detto lei. - Me la ruberebbero.
Il Drago l'aveva fissata in silenzio per un attimo, prima di proporre:
- La puoi tenere qui dentro. Puoi venirla a prendere quando vuoi, e sarebbe tua.
E sarebbe una ragione in più per tornare, aveva pensato. Un motivo in più per scendere nella grotta, per venirgli a fare compagnia e grattargli la pancia e lasciarlo parlare, perché la ragazzina pallida e magra non era un Drago, non poteva volare, ma era una voce. Era qualcuno. Era la prima conversazione che il Drago avesse sostenuto in un secolo e più, doveva persuaderla a ritornare se non la voleva costringere a rimanere.
La ragazzina aveva accarezzato la spada che aveva in mano. Aveva guardato il Drago, poi ancora la lama, di nuovo il Drago. Si era inginocchiata e aveva chiesto:
- Posso davvero?
Ma, mentre ancora lo chiedeva, stava già cercando in mezzo al mucchio.

Trovarono la spada che stavano cercando in un mattino di pioggia lievissima e quieta. Il Drago aveva sentito l'acqua tintinnare all'imboccatura della grotta fin dall'alba: le nuvole avevano inghiottito il sole e la penombra della caverna era liquida e grigia, inargentata. La ragazzina era scesa giù zuppa e tremante e il Drago aveva incendiato una roccia per permetterle di scaldarsi.
- E' fuoco di Drago. - aveva spiegato orgoglioso, mentre lei fissava ad occhi sgranati la pietra bruciare. - Non quella bazzecola che fate voi, con esche e bastoncini e foglie secche. Vero fuoco di Drago, brucia tutto quel che trova sul suo cammino.
- Se puoi fare questo... - aveva bisbigliato la ragazzina tra un battito di denti e l'altro, cercando di non mordersi le labbra nel mezzo dei brividi. - … come hanno fatto a farti scendere quaggiù? Tu, gli altri Draghi, perché non avete vinto?
Il Drago aveva appoggiato la testa proprio accanto a lei. La ragazzina era così piccola che gli sarebbe bastato spalancare la bocca per inghiottirla tutta intera. Non avrebbe dovuto nemmeno masticare per mandarla giù. Le aveva risposto:
- Voi eravate molti, noi pochi. Combattere era sfibrante: era come battersi contro le formiche, ne puoi annegare un po', bruciarne un altro po', distruggere un formicaio o due, ma alla fine le formiche torneranno, e torneranno, loro sono infinite e tu sei da solo. Anche noi eravamo così, da soli. Un po' alla volta ci siamo lasciati morire, o siamo stati sconfitti, o ci siamo nascosti. Io sono stato l'ultimo a scendere, non il primo.
Prima che fosse mezzodì – il Drago era vissuto così a lungo nella grotta da non avere più bisogno del sole per sapere che ore fossero, gli bastavano la temperatura, il vento, gli odori – trovarono nel mezzo del tesoro la spada della ragazzina: era una lama lunga quanto la sua gamba, con la punta aguzza e la guardia liscia. Non aveva oro sull'elsa, né decorazioni sul forte, né pietre dure nel pomolo, ma era solida e di buon metallo. Le stava nel palmo come se fosse stata forgiata per lei: ma, quando la ragazzina provò a sollevarla, il peso parve quasi schiacciarla a terra.
- Come si fa ad usarla? - domandò lei, perplessa.
Il Drago le rispose placidamente:
- Con l'esercizio.






Note: Nell'iconografia classica occidentale la Giustizia è cieca, per non poter vedere le due parti in causa e non poterne prediligere una sola a sfavore dell'altra: porta in genere una lunga veste bianca e regge in una mano la bilancia e nell'altra la spada.
Il Tarocco della Giustizia è spesso associato alla figura di Osiride, dio egizio dell'oltretomba, simbolo di morte e resurrezione, protettore dei riti della fertilità, colui che pesa le anime confrontandole con una piuma. La leggenda di Osiride vede nella sua conclusione la grande battaglia presente in molte tra le religioni occidentali (la parola Ragnarok dice nulla?) che porterà alla fine del mondo così come lo conosciamo.

La Giustizia è armata poiché è necessaria la spada - ossia la forza - per proteggere e imporre la legge. Io la trovo un'immagine lievemente inquietante, anche se, sicuro, di straordinario impatto visivo.

Vi chiedo infinitamente scusa per il ritardo: avevo perso il conto delle settimane. @_@ Grazie a tutti voi che vi siete fermati!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Elos