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Autore: Silene Nocturna    09/11/2011    8 recensioni
"Nonostante ci tenesse al suo aspetto, non era stata in grado di trovare nessun principe che le chiedesse la mano. Le sfere del drago erano l’unico rimedio per trovare il tanto desiderato uomo in grado di donarle la felicità, adorandola più di ogni altra cosa; incrociò le braccia al petto facendo trasportare quei pensieri dal vento che sferzava scompigliandole i capelli. Sorrise sbiecamente, inconsapevole di avere sotto il naso l’oggetto dei suoi desideri..."
Non potevo resistere dato che su italia uno mi stanno plagiando con DB prima serie e DBZ XD Buona lettura! Avverto:*si comincia col rating Verde.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ecco concluso anche il secondo piccolo capitolo della mia nuova fanfic… Penso che procederò così, con scritti brevi e quindi allungando un po’ il brodo, anche perché sto cercando di non trascurare le mie altre long: L’Ospite e la Terrestre –che da moltissimo non aggiorno- ed End of an Era… Sono indecisa su quale capitolo regalarvi per primo XD

Passando a questo, inserisco la noticina proprio quassù: *la mia idea di moto dragonballiana è quella di una larga, a due ruote, un po’ come già visto nella prima serie… non vi anticipo nulla!

Grazie a chi mi segue, in particolare chi recensisce e soprattutto ad Arancina, BellaLuna, billrussell, GioPanda, kry333, Lady Nazzumi, lady nix 94, Refia, Silvia_sic1995 per aver inserito la fan fiction tra le seguite!

Buona lettura e perdonatemi per eventuali errori di distrazione ma nella smania di pubblicare mi faccio sfuggire alcune cose.

 

 

La sfortuna di Bulma

 

Incrociò le mani facendo scricchiolare rumorosamente le ossa prima di sorseggiare un’ultima volta la lattina di birra che poggiò sul tavolo da lavoro, a debita distanza dai suoi progetti. Il computer lavorava incessantemente, stampandole ogni volta nuovi grafici e producendo un fastidioso ticchettio al quale era da anni abituata; stava lavorando a nuove Capsule porta oggetti non prestando attenzione al fatto che Vegeta distruggesse ogni suo robot da combattimento. Ma non era stata lei a costruirli, contraria alla creazione di congegni pericolosi o che in qualche modo avessero a che vedere con la guerra, ecco perché la sua passione sarebbe sempre stata l’ingegneria meccanica. Si affaccendava stringendo bulloni e viti in una comoda divisa da lavoro: nient’altro che canottiera e mutandine rigorosamente colorate. Era da sempre abituata a destreggiarsi in quel modo, come era successo nella navicella insieme a Gohan e Crilin. Spesso dimenticava che in casa ci fosse un’altra presenza ben più discutibile, ma poco importava dato che trascorrevano giorni in cui il saiyan non si faceva neanche vedere per i pasti. Asciugò una minuscola gocciolina di sudore, spingendo il carrello nuovamente sotto la carrozzeria* della motocicletta rossa che aveva quasi completato: più veloce, più salda, estremamente appetibile per i compratori, passando prima nella catena di montaggio col marchio Capsule. Osservava soddisfatta il prototipo, conscia che prima o poi avrebbe dovuto provarlo su di una strada deserta, testandone anche la velocità. Dopo minuti di piacevole fatica si drizzò stiracchiandosi, mentre con occhi brillanti faceva scorrere lo sguardo su ogni pezzo saldato, cromatura o marmitta che la faceva scalpitare in quanto prodotto modellato interamente dalle sue esili mani; si decise, era pronta a testare il motore portando l’oggetto al di fuori della Capsule Corporation per cavalcarlo controvento… forse con un abbigliamento più consono.

Era in procinto di afferrare il pantalone della tuta lasciato in mezzo agli attrezzi da lavoro, quando la presenza del saiyan le si palesò dinanzi facendola sussultare e al contempo riempire i polmoni per riversargli addosso quanto fosse maleducato.

- Ma dico! Non lo sai che si bussa, soprattutto quando in casa c’è una signora?!

Lo sguardo di Vegeta rimase imperscrutabile, nonostante le lamentele di lei, quell’assurdo modo di lavorare in biancheria intima non gli sortì alcun effetto; fece scorrere le iridi d’inchiostro osservandola dalla punta dei piedi, percorrendo le gambe sottili lievemente piegate per poi giungere al busto e soffermarsi sulla scollatura… Un corpo prosperoso che racchiudeva in sé lo spirito di una volgare umana!

- Signora?- pronunciò incrociando beffardamente le braccia al petto, alludendo al modo in cui si era rivolta, accompagnato dalla solita mania di gesticolare.

- Si può sapere che cosa…- ma Bulma s’interruppe bruscamente maledicendosi per aver fatto emergere quel suo dannato modo di approcciarsi quando veniva colta in flagrante. – Volevo dire… Cosa posso fare per te, Vegeta?- domandò coprendosi ingenuamente col camice e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

Per tutta risposta l’uomo la sorpassò ignorando la domanda, osservando accigliato ciò che vi fosse sulla scrivania. Passò in rassegna della moltitudine di attrezzi, prestando attenzione ai progetti e constatando che i robot utilizzati durante i suoi allenamenti fossero un mucchio di ferraglia. Si voltò minaccioso verso la scienziata.

- Che cosa diavolo hai fatto per tutto questo tempo, donna?! I miei allenamenti non sono mai proceduti così a rilento, e questo perché tu ed il vecchio siete soltanto dei buoni a nulla!- inveì scagliando i marchingegni giù dalla scrivania e imbrattando i progetti con la lattina di birra rovinosamente caduta sopra di essi.

Gli occhi di Bulma si spalancarono impercettibilmente; in parte la sensazione di occlusione allo stomaco era dovuta al fatto che quelle carte non sarebbero più state recuperate ed in secondo luogo, ma non per ordine d’importanza, dinanzi a sé aveva un temibile guerriero più agitato che mai. Boccheggiò prima di ritrovarselo addosso, pronto inevitabilmente a toglierle quanto più ossigeno potesse con il solo respirarle contro il viso. La donna si ritrovò a dover sopportare il suo peso, costretta con la schiena contro la sua preziosa invenzione, finché Vegeta non digrignò i denti elargendo l’ennesimo ammonimento:

- Forse avete sottovalutato la mia pazienza. E soprattutto, dimentica che i tuoi sciocchi modi possano abbindolarmi, insulsa terrestre.

Bulma abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello dell’uomo, seppur la sua espressione rasentasse la più recondita rabbia per le parole che aveva più volte sentito pronunciare da quelle labbra, così spietate da metterla a nudo e renderla vulnerabile. Una vulnerabilità che si riduceva con la paura di non osare rispondergli finché il suo formidabile intuito non avesse captato i giorni in cui il suo ospite fosse più calmo: e questo avveniva poiché gli ordini erano stati eseguiti da tutti i membri della famiglia. Corrugò le sopracciglia, decisa a non rivolgergli l’occhiata pregna del risentimento provato, quando avvertì la durezza delle sue dita nude avvinghiate pericolosamente intorno al proprio collo; poggiò lievemente le mani sui pettorali saldi come una roccia, ma il saiyan le alzò velocemente il volto esercitando una debole pressione, simbolo che l’avvertimento non era concluso: - Hai capito?- ma più che una domanda, pareva volesse dire che l’esito di quello scontro fosse dipeso dalla risposta affermativa ed obbediente di Bulma, la quale si ritrovò ad annuire semplicemente. Nonostante ciò, lui non allentò la presa avvertendo il corpo della giovane teso come una corda, permettendosi il piacere di giocare contro quella pelle bollente con un ghigno compiaciuto. E la scienziata avvertì i propri ansiti, dovuti alla restrizione intorno alla gola, divenire più spasmodici; le mani si ancorarono al solido materiale mentre in quel momento respirava Vegeta. Se lui espirava, lei andava alla ricerca d’ossigeno, e non per il piacere del pericolo che stava provando, quanto per gli scatenati sentimenti che scalpitavano facendole pulsare il sangue nei timpani e maledicendosi per l’ennesima volta si ritrovò a constatare quanto avesse sottovalutato l’indole del saiyan. Doveva allontanarsi… Doveva mettersi in salvo!

- Bulma tesoro, hai bisogno di… Oh! Mi spiace, ho interrotto questo delicato momento- cinguettò la signora Brief facendo capolino sulla porta del laboratorio.

Per tutta risposta Vegeta mollò la presa con una disinvoltura tale da indurre la giovane ad afflosciarsi contro la parte anteriore della motocicletta, finché il guerriero, scoccata un’ultima occhiata, attraversò le porte metalliche oltrepassando la donna intenta ad offrirgli un pasticcino. Bulma sospirò scaricando la tensione accumulata durante quegli attimi e quando anche la madre si fu eclissata per lasciar spazio ai bianchissimi corridoi della struttura, gli occhi chiari saettarono immediatamente sugli attrezzi. Strinse la chiave inglese tra le mani tremanti prima di scagliarla nel vuoto.

- Maledetto saiyan!

L’indomani stesso si svegliò di buonora e senza destare nessun abitante della casa, escluso un minuscolo essere nero pece e i grandi occhioni vispi, riuscì a recarsi fuori dalla Capsule Corporation con al seguito la nuova invenzione. La trascinò con l’aircar lontano dai confini della Città dell’Ovest, assicurandosi che nessuno vedesse l’esperimento, dopodiché, ritrovatasi su di un rettilineo immerso nel deserto più arido, nonostante i nuvoloni grigi, si apprestò a scendere dall’auto per sollevare il telone che ricopriva la motocicletta; il sole freddo le ferì gli occhi, scintillando sulla carrozzeria fiammante cosa che l’indusse ad indossare prontamente gli occhiali protettivi e montare in sella. “Ci siamo!” pensò determinata. L’odore di vernice penetrò nel nasino a punta mentre stringeva saldamente le mani intorno al manubrio… Poi soltanto un rombo squarciò quella quiete.

Una saetta rossa fu visibile ad occhio nudo; ruote nuove di zecca sfregarono l’asfalto surriscaldandolo al veloce passaggio di una Bulma più entusiasta che mai. Un altro successo, un nuovo modello che portasse la sua firma. Controllò più volte i quadranti, ma quando alla milionesima occhiata tutto procedeva secondo manuale, decise di rilassarsi ed osservare soltanto l’infinito orizzonte dinanzi a sé. Era decisa ad arrivare fino a Città Centrale e poi fare ritorno a casa, non c’era nessun impegno che la vincolasse, dopotutto; anche se la traversata sarebbe stata spiacevolmente interrotta di lì a breve.

Percepì il freddo intensificarsi e pungerle il viso, quando cogliendola di sorpresa, un tuono squarciò il silenzioso paesaggio, accompagnato da una serie di fulmini provenienti proprio dalla direzione in cui Bulma si stava incoscientemente avvicinando. La giovane non si perse d’animo difatti, corrugando lo sguardo percorse ancor più velocemente il rettilineo finché una lieve pioggia rese il suolo completamente scivoloso; fortunatamente stavolta era decisamente ben organizzata, avendo indossato un comodo giubbotto imbottito e pantaloni altrettanto spessi. L’unica pecca era stata non trovare qualcosa che preservasse la sua acconciatura, quasi interamente rovinata dall’acqua. Qualcosa le disse che sarebbe stato meglio non continuare il viaggio, dopotutto la strada di casa era ugualmente lunga; decise di fermarsi in un villaggio vicino composto da poche e minuscole abitazioni, probabilmente si trattava di una delle tribù nomadi stanziatesi nel deserto. Constatò di dover riempire il serbatoio di carburante… quell’aggeggio era un gioiello ma si faceva pagare a caro prezzo. Sostò al primo distributore trovato e proseguì quindi rifugiandosi presso una locanda: gli anziani signori che l’accolsero risultarono estremamente ospitali, anche se la casa non offriva particolari pietanze. Una zuppa le bastò a recuperare un po’ di energie. “Chissà cosa sta facendo Vegeta…” pensò la donna sorseggiando dal cucchiaio; in fondo non era difficile fare un collegamento cibo-saiyan, cosa che le fece balenare quel pensiero in mente.

- Per bacco, che aggeggio portentoso! Signorina, non dovresti andare in giro con questo tempaccio, potrebbe essere pericoloso.- pronunciò solennemente il padre di famiglia osservando estasiato la motocicletta fiammante posteggiata all’ingresso della propria piccola struttura. Bulma si esibì in una scrollata di spalle:

- Non preoccupatevi, ci sono abituata. Grazie per l’ospitalità.- disse prima di saltare a bordo e sgommare lungo il selciato.

Pioveva a dirotto. Anche se la visibilità era piuttosto scarsa, la giovane proseguiva imperterrita, mossa anche dal desiderio di rimettere piede in casa propria; percepiva le dita ghiacciate, quasi prive di sensibilità e perfino il suo corpo era pervaso da brividi. Faceva freddo. Il vento sferzante non rendeva le cose migliori; i capelli azzurri, dapprima quasi asciutti, divennero nuovamente grondanti d’acqua piovana. Sbuffò stizzita. Il giorno precedente non aveva dato conto alle previsioni meteorologiche. Un sobbalzo interruppe la marcia regolare facendole quasi staccare la mani dal manubrio; si ritrovò ad imprecare prima di perdere quasi del tutto il controllo ed osservando la ruota anteriore oscillare pericolosamente a destra e a sinistra, sentì viva la consapevolezza di aver sbagliato i suoi calcoli quando impattò violentemente con l’asfalto. Il mezzo di trasporto scivolò distanziandosi di qualche metro, ma la caduta di Bulma non fu eccessivamente dannosa in quanto lei stessa si era ritrovata a curvare verso terra, capendo il malfunzionamento dell’aggeggio. Riempì i polmoni tentando di rimettersi in piedi, dolorante e ancora lievemente sconvolta dall’accaduto.

- Sei proprio sfortunata, Bulma.- si disse con sforzo, tenendosi la parte che maggiormente le doleva in quel frangente: di lì a breve avrebbe dovuto curare vistosi ematomi e graffi. Dove diavolo era il suo principe in quelle circostanze?! Si stupì di pensare ancora ad un sogno fanciullesco.

Trovò la forza di rialzarsi, appurando che l’aircar non fosse molto lontana e con un ultimo sforzo mise in moto, diretta verso casa. Il nuovo marchingegno sarebbe rimasto su quella strada deserta.

In un altro luogo, invece…

L’ennesimo tuono lo convinse ad abbandonare il trainer gravitazionale e rientrare in casa; neanche lui sopportava percorrere il giardino tra la moltitudine di pozzanghere venutesi a creare. Con passi lenti raggiunse l’ingresso, varcando la soglia e non indugiando a raggiungere la cucina; i due vecchi avevano già preso posto, anche se pareva che il pranzo fosse già stato consumato. Della terrestre non vi era l’ombra. La signora si prodigò di servirgli molte e sostanziose porzioni prima di portarsi una mano sul viso, osservando la finestra.

- Caro, non credi che Bulma dovrebbe già essere tornata?- domandò con la sua voce stridula, facendo alzare lo sguardo sia al compagno che al saiyan.

- Sai com’è fatta tua figlia; è sempre in giro a combinare una delle sue.- rispose sbrigativo lo scienziato, tornando a volgere l’attenzione alle notizie sul giornale.

L’ennesimo tuono fece tremare la donna che si esibì nel consueto acuto, tanto alto da far corrugare la fronte di Vegeta.

- L’hai lasciata partire per un viaggio alla ricerca di quelle sfere magiche!- l’accusò accigliandosi la signora Brief; era raro vederla più seria che tremendamente svampita, tant’è che il marito dovette nuovamente rivolgerle l’attenzione, stavolta facendo penzolare la sigaretta quasi spenta.

Il saiyan si ritrovò ad ascoltare quell’insulsa conversazione, come se i due terrestri stessero parlando di una ragazzina, nonostante Bulma avesse quasi la sua stessa età; dovette riconoscere dopotutto che la scienziata non temeva immischiarsi in affari che non erano di certo alla sua portata… Compreso il gesto di invitarlo in quella casa.

D’un tratto si udì, proveniente dal giardino stesso, un conosciuto rombo attenuarsi sempre più, sovrastando i chiassosi rumori della natura.

- Vedi, moglie? Non era partita per andare a cercare le sfere del drago!- disse il signor Brief col suo solito tono imperturbabile.

Nonostante le aspettative però, qualcosa attirò maggiormente l’attenzione del guerriero silenzioso, che captò l’aura della terrestre –ormai riversatasi nell’ingresso- più debole del solito; non poté nascondere di essere incuriosito quando Bulma si palesò sull’uscio della cucina ricoperta di fango, acqua ed escoriazioni. Quell’oca di sua madre gridò per l’ennesima volta, svenendo sulla poltrona mentre lo scienziato, non degnandola d’attenzione stavolta, rimase impietrito di fronte alla vista della figlia conciata in quel modo.

- M-ma Bulma! Che cosa… Cosa ti è successo?- articolò alzandosi in piedi pronto per raggiungerla e sostenerla circondandole le spalle.

- Oh… Papà,- mormorò lei stringendolo in un abbraccio. – ho freddo. Etciù!- ripeteva scossa da quelli che parvero singulti.

“Ma che tenera scena di famiglia” pareva volesse dire il volto inespressivo di Vegeta, rimanendo seduto ad occhi chiusi. Non ricordò di aver mai assistito a simili manifestazioni; decisamente troppo per il modo in cui i piccoli saiyan venivano allevati e per la pazienza poco presente nel suo essere. Quando aveva fatto visita a quella donna, non era sfuggito ai suoi occhi il marchingegno rosso a cui stava lavorando e probabilmente era stato l’unico ad avvertire ogni movimento quella mattina, quando Bulma aveva varcato la soglia portandosi la suddetta diavoleria dietro.

Il padre l’accompagnò in infermeria, la stessa in cui ricordò di aver trascorso qualche giorno di convalescenza a causa dell’esplosione della gravity room ed in cui aveva constatato che la terrestre, come i membri di quell’assurda famiglia, si fossero prodigati di riservargli le cure necessarie. Nella mente gli balenò l’immagine di una chioma folta cosparsa quasi del tutto sulla scrivania adiacente al letto. Era da quel momento che aveva deciso di issare una barriera ancor più spessa intorno a sé, impedendole di avvicinarsi; la detestava quando si preoccupava per lui. Odiava dimostrare la propria vulnerabilità ad un essere così inferiore; finì noncurante il proprio pasto, abbandonando la stanza per dirigersi al piano superiore e rifugiarsi in quella che ormai sembrava fosse diventata la sua camera da letto. Si sdraiò sul materasso, percependo il ritmico ticchettio delle gocce di pioggia cadere sul balcone. Pareva che ogni cosa gli fosse avversa da quando aveva incrociato il cammino con quella terza classe; rimuginò sul fatto che anche se i giorni trascorsi dall’esplosione della camera gravitazionale ammontassero a tre, avvertiva distintamente i muscoli indolenziti quando li sottoponeva a sforzi maggiori. Si dannava per quello, ma a malapena riusciva a sostenere la gravità come prima ed era certo che se ci fossero stati gli scienziati di Freezer a quell’ora con una delle vasche sarebbe tornato completamente in sesto. La meditazione? Da infermo non era capace di concentrarsi ed incrementare a proprio piacimento l’aura e soprattutto, non quando al piano sottostante erano intenti a badare ad un oca accecata dal dolore provocato da qualche graffio.

- Ma dov’è che ti fa male, cara?- domandava lo scienziato osservando la figlia contorcersi sulle coperte, dopo averla accuratamente fasciata insieme alla moglie quasi del tutto ripresa dallo shock.

- Dappertutto! Etciù… e continuo a starnutire- constatò la giovane con le lacrime agli occhi.

- Dove ti eri cacciata, si può sapere?

- Sono andata a testare la mia nuova invenzione, ma a quanto pare non ha funzionato come doveva.- confessò Bulma incrociando le braccia al petto. Raccontò come erano andate le vicende, sbadigliando infine per la stanchezza.

- Manderò un assistente a recuperare la motocicletta.- concluse lo scienziato lisciandosi il mento.

- Oh Bulma, ero così in pensiero! Hai anche la febbre, povera cara- disse la signora Brief facendola distendere ed intimando di non muoversi finché non fosse guarita. Ma pareva che la ragazza fosse del tutto contrariata.

- Se non lavoro, quel pazzo di un saiyan manderà all’aria la nostra casa ed il nostro pianeta, è chiaro?!- urlò accentuando l’espressione astiosa.

- E’ bello da parte tua preoccuparti di Vegeta!- concluse Bunny venendo trascinata dal marito al di fuori della stanza.

Con un ringhio furente, Bulma si ritrovò a scalciare contro le coperte, dimenticandosi dei dolorosi traumi e con tutta l’intenzione di "accogliere" Vegeta, che presto le avrebbe fatto visita… Almeno, quello era il suo pensiero dato che il saiyan era pazzo, egocentrico e maniaco della guerra, no? Gli serviva, era utile fin quando non avrebbe raggiunto il suo scopo primario; già, si disse, prima di sospirare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola domanda fuori luogo >.> Guardando la prima serie di DB… Crili non sembra “puccioso” anche a voi??? Ricorda un pupazzetto di neve XD

   
 
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