Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Natalja_Aljona    09/11/2011    1 recensioni
Capelli raccolti, capelli stille di grano, capelli luce di stelle, le sue stelle nelle tue mani.
Treccia sfatta sul vestito chiaro, chioma ribelle, arricciata, scompigliata, sciolti tra le braci delle tue mani, quei capelli.
E lei, a giocarci sempre, con quei capelli, ad intrecciarseli ancora con le dita leggere, a sfiorarti gli occhi, poi, con quelle dita, sbriciolare un sorriso sul timido rossore del volto e ridere, ridere, ridere di te.
Squarcio di cielo, cielo e vertigine, cielo e voragine.
Lei sorride da capogiro e tu davvero non ragioni.
"Alja, mi fai venire le vertigini".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Alja

Forse soltanto un teppistello greco, forse soltanto il suo sogno


Assomiglia un po' a te, ma il mio uomo è nessuno

E' il tuo posto ma poi prende il posto chi c'è

(L'Aiuola, Fiorella Mannoia)


Lui non c'era, in Russia.

Natal'ja scrollava le spalle, faceva finta di niente.

L'aveva salutata col sole negli occhi, mordendosi le labbra, addirittura s'era allacciato le scarpe, prima di scompigliarle i capelli sul ponte, Gee.

Quasi gli tremavano le mani, aveva distolto lo sguardo presto, quel benedetto ragazzino.

Lui rideva, rideva, sul campo di battaglia, e con lei sapeva giusto sospirare qualche parola e sorridere debolmente, sorridere fino a farsi male e non capir più niente, scuotere la testa e pregare che tornasse, la sua leggendaria spavalderia.

E non c'era, in Russia.

Non c'era, Geórgos, il suo pragmatico, pseudo-tenero spartano, quello convinto che lei fosse bionda perché “il sole dava alla testa”, quello che avrebbe passato la vita ad accarezzarle i capelli e nove volte su dieci le infilava un dito in un occhio, quello che del duello di Ettore e Aiace non s'era perso un colpo e considerava Euripide un suo coetaneo, quello che poteva dirsi ubriaco solo quando non declamava l'Iliade e se giurava di vedere Ottone I di Wittelsbach giocare a briscola con un petauro dello zucchero eran tutti tranquilli, quello che guardava le stringhe col vuoto negli occhi e borbottava: “e adesso da che parte comincio?”, quello che non si separava mai dal suo xiphos e aveva un bel darsi del deficiente, poi, quando se lo conficcava in un fianco, quello che se gli domandavano i tesori della Grecia rispondeva: “il sottoscritto e lo yogurt”, quello che gli potevano anche ridere in faccia tutti, ma avrebbe sempre avuto l'ultima parola.

Dio sapeva quanto gli era costato, separarsi da Libro VII dell'Iliade, posarglielo tra le mani dopo un'ultima carezza alla copertina e dirle: “Facciamo come Ettore e Aiace, Al? Ci scambiamo i doni invece che ammazzarci a vicenda, ti va?”.

E lei, lei cosa gli aveva dato?

Un nastro per capelli e l'autografo di Puškin che aveva sognato per anni, ma adesso non poteva imprigionare il suo sogno sulla carta, non più.


Via, Alja, non far così: ne son passati tanti, di eroi, pei giorni tuoi.

Hai sorriso a tutti, tu, qualcuno l'hai preso per mano, anche solo per rubargli una parola, anche solo per cercare qualcun altro.

Ha un bel coraggio questo ragazzino greco a giurar che venderesti il mondo, questo mondo, il tuo, per due occhi d'oltremare, per un cuore al di là delle nevi eterne di Siberia, queste nevi che venderesti l'anima, tu, pur di sentir ancora sciogliere tra le dita.

E' bello, il tuo Paese. Ostile a mille altri, forse, ma tu ne sei dannatamente innamorata.

Via, va a farti un giro, va a sentire quanti se ne andrebbero da questa Russia, la Russia dei ghiacci, la Russia dei Romanov, la Russia di chi il coraggio di ribellarsi lo paga con la morte, presto o tardi.

Scuoti la testa, Natal'ja: la zarina, la principessa di queste steppe di neve e di sangue sei tu.

Natal'ja la ribelle, Natal'ja che ci crede, Natal'ja che lo sa, Natal'ja che la farà, la Rivoluzione.

Ma quel ragazzo sapeva il nome del cielo.

Quel ragazzo t'ha detto il nome del primo amore, quello che acceca e se ti volta le spalle poi non sai più dove cercarle, le stelle della sera, e lui alle stelle spara.

Chi t'ha detto ch'era lui, il suo nome, i suoi occhi disegnati a carboncino sul volantino, Brian George Gibson, Geόrgos Zemekis, ricercato.

Mangiavi castagne e vendevi fiammiferi sui marciapiedi innevati e cos'avresti dato, quanto, solo per vederlo in faccia, solo per trovarti davvero davanti quel sorriso un po' buffo un po' da mascalzone

Poi lui t'ha messo una mano sulla spalla, t'ha tirato un po' la treccia, ma piano.

Ha indicato il volantino ed il suo mezzo sorriso stavolta l'hai visto: era bello, quel sorriso.

Era il più bello di tutti, lui.

Per te, non per altri.

Ma bastava.

-Non ho mica le orecchie a sventola, io. Cioè, non così tanto-

Irriverente, divertente.

Non lo sai descrivere, tu.

Forse è soltanto un teppistello greco, forse è soltanto il tuo sogno.

Non hai mai dubitato delle sue orecchie, tu.



Note


Xiphos: Spada a doppio taglio tipica degli Antichi Greci, in particolar modo degli Spartani, che la accorciarono di trenta centimetri.

Ottone I di Wittelsbach: Re di Grecia dal 1832.

Libro VII, Iliade: Duello tra Ettore e Aiace.

Brian George Gibson - Geórgos Zemekis: Il primo è il vero nome di George, che, pur essendo nato a Sparta, in una famiglia di Spartani, è figlio del Capitano John Arthur Gibson, di Liverpool, dove effettivamente si sono conosciuti Alja e Gee, tra Wavertree e Penny Lane, essendo anche il padre di Alja liverpooliano - ma di questo riparleremo più avanti.

Il secondo il suo nome greco, poiché a Sparta porta il cognome di sua madre e di suo nonno - specifico perché è il più “Zemekis” di tutti, e di sicuro il meno “nonno”, nonno Leonida. ;)

“[...]Prima di scompigliarle i capelli sul ponte [...]”: Ponte della nave, della Magna Graecia, per la precisione, la nave del padre di George, con la quale Natal'ja è tornata in Russia, dato che m'è venuto chissà come il dubbio che non fosse chiaro di quale ponte si parlasse.

Sarà che io penso sempre ai ponti di Budapest, probabilmente. ;)


Ed ecco il terzo capitolo, questo benedetto terzo capitolo.

C'è un altro brandello di Alja e Gee, in questo capitolo.

Quel George...mi assomiglia tanto, troppo, in questo capitolo.

E lo yogurt greco...ci fosse stato un giorno in cui non l'ho mangiato, ad Atene!

E Dio, io la Grecia l'adoro in ogni suo dannato centimetro, ma la yogurt...lo yogurt è un mondo a a parte, punto.

Anche se il mio clima ideale è quello siberiano, assolutamente.

Quello di Liverpool è una sorta di via di mezzo, diciamo -anche se adoravo il freddo che c'era lì-, ma è magica per altri motivi, Liverpool.

La periferia ed il cielo, il mare e la storia...ne parleremo nei prossimi capitoli, perché sono cose su cui né io né i miei protagonisti riusciamo a stare zitti, queste. ;)

Spero che vi sia piaciuto questo, intanto.


A presto!

Marty


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Natalja_Aljona