Missione:
Evitare il Nemico - sia
gli occhi che le
labbra.
Essere
amica di
James Potter e Lily Evans era una vera e propria impresa: i due si
parlavano a
malapena, e lei faceva
lo stesso solo
che con il migliore amico di lui, Sirius Black. Erano ormai passati
quattro
anni dal loro smistamento, eppure non avevano passato un solo giorno di
tregua,
nessuno di loro. Sul treno, Kalie Moran se ne stava stravaccata sul
sedile
vicino al finestrino, ad osservare il paesaggio che scompariva dietro
colline o
montagne; le piaceva stare seduta nel verso opposto al verso del treno
e
fortuna voleva che non soffrisse durante i viaggi. Si passò
una mano sui lunghi
capelli biondi, con un sorriso soddisfatto: era una vita che non li
portava
così. Già si immaginava la faccia di Black una
volta rivisti vista: sicuramente
non avrebbe più potuto dire che era un maschiaccio. In
parte, a dirla tutta,
era quello il motivo per cui se li era fatti crescere così
tanto, con enorme
pazienza e sofferenza per il caldo sopportato durante
l’estate. Davanti a lei
sedeva una ragazza dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi come degli
smeraldi; come se fosse possibile, durante quell’estate era
diventata ancora
più carina e portava quei quattordici anni con estrema
eleganza: Lily Evans, la
sua migliore amica. Di fianco a lei, una ragazza dai capelli castani
legati in
due trecce lunghe era intenta a leggere un libro, con un sorriso
stampato sulle
labbra leggermente carnose e rosee: Mary Macdonald, facente anche lei
parte del
terzetto di amiche inseparabili che da ormai quattro anni avevano
formato. Al
suo fianco invece sedeva una ragazza, più piccola di loro di
appena un anno;
aveva lunghi capelli ondulati e castano chiaro, gli occhi di un caldo
nocciola:
Jane Belsoul, cugina di primo grado del fantomatico James Potter. Lei
non
passava tutto il suo tempo con loro tre, era molto amata da
praticamente tutta
la scuola, con la sua allegria riusciva a risollevare il morale di
chiunque gli
stesse intorno. Se ne stava là, seduta a mangiare il suo
dolcetto del giorno,
pronta ad afferrarne uno nuovo dalla borsa una volta finito quello.
“Copritevi la faccia!” aveva pronunciato
all’improvviso la più piccola e tutte
si coprirono il volto in qualche modo: chi spiaccicava la faccia sul
vetro, chi
si copriva con il cappotto facendo finta di dormire e chi si nascondeva
dietro
il libro.
“Chi era?” chiese Kalie ancora attaccata al vetro.
“Mulciber” Jane lanciò
un’occhiata veloce a Mary: le tremavano le mani ed era
certa che se l’avesse vista in volto, sarebbe stata
pallidissima “è andato via,
tranquilla. non ha neanche guardato” ma per sicurezza si
alzò per abbassare la
tendina dello scompartimento.
“Grazie Jane” un sospiro di sollievo da parte della
ragazza che chiuse di
scatto il libro. “non ne posso più…
quando la smetterà quello? E anche Avery!
Quei due non mi lasciano mai in pace”
“E’ che sei troppo carina, Mary. Sono gelosi
perché le ‘purosangue’ non hanno
le stesse labbra carnose e gli occhi di quel celeste mare dei
Caraibi”
sintetizzò Kalie, staccandosi dal vetro e riaccomodandosi ad
osservare il
paesaggio.
“Quest’anno le cose cambieranno” si morse
le labbra “Non ne posso più di essere
preda di quello. È il peggiore, lo so. È lui che
non mi può neanche vedere, mi
cerca solo per attaccarmi” osservò la cicatrice
leggera all’angolo del polso,
provocata da un Diffindo particolarmente efficace: lei per ripararsi il
viso
aveva usato la mano.
“Quest’anno ci terremo tutte alla larga dai nostri
nemici” assottigliò lo
sguardo Lily, osservando le altre due, mentre Jane scoppiava a ridere.
“Ne parli come se fossero chissà quali criminali
assetati di sangue, Lily!”
“Non è quello” arrossì la
rossa “è che averli tra i piedi non è
affatto facile.
Soprattutto so che da molto fastidio a Severus… loro lo
trattano malissimo!”
“E’ anche vero che lui sta sempre in giro
con…” cominciò Mary, per poi mordersi
il labbro inferiore. “ho sempre il terrore quando ti vedo
girare insieme a lui,
Lily” la guardò seriamente preoccupata.
“A proposito, Lily” cominciò Kalie,
spostando lo sguardo su di lei,
rannicchiandosi con i piedi sul sedile e abbracciando le gambe con le
braccia
“non è che c’è qualcosa tra
di voi? Ti piace?” la bionda si godette per qualche
istante l’espressione stupefatta dell’amica, prima
di beccarsi una risata in
faccia.
“Ma che dici, Kal? Lui è il mio migliore amico e
io la sua” le sorrise,
seriamente convinta “non potrebbe mai esserci niente tra di
noi” Kalie continuò
ad osservarla: non era del tutto sicura che quelle convinzioni
esistessero
anche dalla parte di Severus, ma tanto valeva lasciar andare le cose
così per
il momento.
“Tra te e Remus Lupin, Jay?” era in vena di
pettegolezzi quel giorno, o forse
voleva sapere cosa aspettarsi da quel lungo anno scolastico.
“Nh? Me e Remus?” chiese lei curiosa, ma
sentì gli sguardi curiosi delle tre
puntati su di lei: era ovvio che se lo chiedessero, la ragazza
preferiva la
compagnia del misterioso ragazzo a quella di chiunque altro,
probabilmente
perché erano due golosi di cioccolato e dolcetti come pochi.
“Beh, sì. Ci chiedevamo se ci fosse qualcosa tra
voi” Kalie inarcò le sopracciglia
con aria inquisitoria “sei sicura che non ci stai nascondendo
niente?”
“Non c’è niente tra me e Remus. Siamo
solo buoni amici” ma divenne silenziosa
per diversi minuti, come le restanti tre. Almeno finché
quattro ragazzi non
irruppero nello scompartimento portando fin troppo scompiglio.
“Kalie, sono venuto a re-cla-mar-ti!” disse in tono
affettuoso James Potter,
continuando a fissare la bionda che già gli sorrideva.
“Mi sembra di essere la figlia di una coppia
divorziata” rise lei, beccandosi due
occhiatacce da parte di entrambi gli interessati.
“Con quell’arpia?”
“Con quello spocchioso?”
Si rimbeccarono in contemporanea, facendo ridere ancora di
più la già sdraiata
dalle risate Kalie, seguita poi dai fedeli compagni di lui e le
restanti ragazze.
I due ‘nemici’ invece, si voltarono in
contemporanea per guardarsi in cagnesco
ma… James si bloccò: c’era qualcosa di
diverso nella rossa; era cambiata, più
alta, aveva cominciato ad avere le prime curve pronunciate, e gli occhi
verdi
sembravano… più belli. Si distolse dai suoi
pensieri solamente quando Sirius
gli posò una mano sulla spalla.
“Andiamo, Moran. È il momento di James, muoviti! O
hai il sedere pesante?” sì,
le speranze di stare alla larga dalle persone con cui meno andavano
d’accordo
erano andate in fumo nel momento esatto in cui erano entrati i quattro
ragazzi.
“Tu invece devi essere davvero leggero, Black! Senza il peso
del cervello che
ti manca” gli fece la linguaccia, ma si alzò dal
sedile, pronta a racimolare le
sue cose già sparse dappertutto.
“Se volete potete anche rimanere qui per quanto mi
riguarda” aveva cominciato
Lily, richiamando lo sguardo stupito di tutti i presenti nello
scompartimento,
specialmente quello di James.
“Cos’è, hai voglia di stare in nostra
compagnia, Evans?” chiese il Cercatore
con un sorrisetto ironico stampato sulla faccia.
“Neanche tra un milione di anni!” lo
incenerì con lo sguardo lei “vado da una
compagnia decisamente migliore della vostra, Potter! Senza offesa,
ragazze. Voi
siete al di fuori”
“Vai da Mocciosus? Portagli i nostri saluti,
Evans!” rise Sirius, ma James
rimase serio.
“Non riesco a capire come tu faccia a passare tutto quel
tempo con un simile…
idiota” disse l’ultima parola quasi con odio,
assottigliando lo sguardo e senza
distoglierlo dagli occhi verdi di lei.
“E’ sempre meglio che passarlo con voi”
detto questo, uscì dallo scompartimento
senza dar tempo a nessuno di replicare e lasciando James a fissare la
porta
dello scompartimento chiusa. Sembrava immerso in una crisi interiore di
alto
livello e, stringendo i pugni, si voltò di scatto verso i
tre compagni e Kalie
ed afferrò quest’ultima per il polso.
“Andiamocene di qui, a dopo ragazze” Kalie fissava
James con aria stupita, non
era mai stato così nervoso dopo un litigio con Lily e anche
lei si sentiva
agitata dopo quella scena. Cercò conforto nello sguardo di
Remus, ma prima che
potesse aggiungere qualsiasi cosa, Sirius le tirò i capelli.
“Pensavi di poter apparire più femminile facendoti
crescere i capelli?” le
chiese, catturando lo sguardo della ragazza, ora corrucciata ed
invisibilmente
ferita. Lui inarcò le sopracciglia, sbuffando ironico. Un
nuovo litigio era
appena cominciato, e sarebbe continuato fino al loro arrivo alla scuola
di
magia e stregoneria.
Cercare di stare lontano dai propri nemici era decisamente
un’impresa
impossibile.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Guardava Lily con la coda dell’occhio, mentre sorrideva alla
sua migliore amica
che le raccontava uno dei soliti episodi imbarazzanti che le capitavano
durante
il giorno; erano ormai venti minuti che fingeva di leggere il libro di
Trasfigurazione, lanciando in continuazione occhiate alla rossa. Si
sentiva
anche abbastanza stupido in realtà, insomma diciamocelo, lui
e Lily si erano
sempre sopportati a malapena e tutto d’un tratto James Potter
non poteva fare a
meno di guardarla. Quel pomeriggio si era anche chiesto come fosse nata
la loro
ostilità reciproca, quale fosse lo stupido motivo che gli
impediva di essere di
fianco a lei a ridere, insieme a quella che era anche la SUA migliore
amica.
Perché non aveva puntato su quel punto per fargli capire che
non era una
cattiva persona? E perché rimpiangeva quegli anni di
continui litigi? Si
ricordò improvvisamente del discorso che gli aveva fatto il
padre quell’estate,
tremendamente imbarazzante tra l’altro, riguardo agli ormoni
e il desiderio di
stare vicino alle ragazze carine; cominciò quindi ad
aggrapparsi all’idea che,
se non riusciva a fare a meno di cercarla con lo sguardo, era
perché era decisamente
troppo carina. Sì, questo lo doveva, e lo poteva, ammettere,
ma per fortuna non
c’era niente di più.
“Ehi James! Non ti ho mai visto studiare tanto… a
che pensi in realtà?” lo
guardò con occhi maliziosi Sirius, quello lì lo
capiva anche troppo bene.
“Stavo pensando che… quest’anno ci
divertiremo un bel po’” ricambiò il
sorriso
del suo migliore amico.
“Mh…” lo guardò compiaciuto
“sì, penso che non potrà essere
altrimenti”
James non se
n’era accorto, ma Sirius
aveva lanciato, in contemporanea a lui, uno sguardo alle stesse due
ragazze che
aveva guardato lui poco prima.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Kalie Moran se ne stava seduta con le ginocchia al petto e il mento
appoggiato
su di queste, a fissare il vuoto totale. Stava aspettando che Lily
smettesse di
parlare con Severus e la raggiungesse sulla panchina del cortile: non
era
divertente starsene da sola e finalmente capiva i sentimenti di Mary
quando lei
se ne stava con James e Lily con il serpeverde. Si lasciò
scappare un rumoroso
sbadiglio, a bocca decisamente spalancata, tanto da provocare
l’ilarità di uno
studente che passava lì vicino. Ma si sapeva, lo sapevano
tutti, Kalie non si
poneva troppi problemi, si comportava sempre con naturalezza, e non le
importava se qualcuno rideva o pensava male di lei, anche
perché ormai aveva
fatto talmente tante figuracce che l’imbarazzo era scomparso
del tutto. L’unico
a mandarle davvero il sangue al cervello era Black, questo lo sapeva
bene. Beh,
lo sapevano tutti a dir la verità. Sfortuna voleva che, a
ridere, era stato
proprio Sirius, uscito a prendere una boccata fresca in una di quelle
rare
giornate di settembre dal clima mite.
“Possibile, Moran, che tu debba dare spettacolo anche seduta
immobile su una
panchina?” aveva cominciato Sirius, poco prima di ridere
ancora una volta.
“Black…” masticò tra i denti
lei, cercando di farlo sembrare un saluto e non un
rimprovero, ripetendosi come una litania, come un incantesimo, che
aveva deciso
di evitare scontri con il ragazzo.
“Non rispondi? Hai finalmente capito
che…” le sorrideva divertito, cercando di
trattenere una risata.
“Che avrei capito?” aveva spostato quindi lo
sguardo su di lui, che ora si era
seduto di fianco a lei sulla panchina, distendendo verso di lei il
braccio,
appoggiato sullo schienale, e continuava anche a fissarla. Ma che
voleva?
“Che è inutile combattermi perché sono
un essere superiore?” quello stupido
sorriso da imbecille, che tanto faceva sciogliere tutte le ragazze
della
scuola, anche le più grandi. Quella faccia da bello e
dannato che tanto la
faceva imbestialire. Quanto era difficile mantenere
l’autocontrollo? Kalie
scoppiò in una risatina sprezzante.
“Cos’è? La definizione
dell’anno che ti sei auto attribuito?” si
appoggiò anche
lei allo schienale, voltando la testa verso di lui.
“Cos’è? Hai perso tutta la tua
combattività?” sembrava quasi deluso.
“non avrai
paura di me, Moran?” cazzo, quel sorriso le veniva da
strapparglielo con le
unghie.
“Non ho perso proprio un bel niente, imbecille!” lo
guardò velenosa, e lui
parve soddisfatto.
“Non sarà che vuoi far colpo su di me?”
lei lo guardò sbigottita “vuoi sembrare
più docile perché ti sei innamorata di
me?” si era avvicinato con il viso a
quello di lei, che aveva increspato le sopracciglia.
“Innamorata di te?! Ma ti sei fuso il cervello
quest’estate?” aveva alzato la
voce alla fine, no non era proprio possibile mantenere la calma con
quell’idiota.
“Meglio così… ti sopporto a malapena,
ma mi dispiacerebbe vedere che ti struggi
per me” lanciò uno sguardo veloce ai lunghi
capelli della bionda “a me
piacciono le ragazze femminili”.
“Non costringermi a tagliarmi i capelli, pur di poter
continuare a non
rientrare tra le ragazze ‘papabili’”
“Come ti ho detto sul treno… non basta avere i
capelli lunghi per essere
femminili”
“Sì sì… ricordo
vagamente” scrollò le spalle lei, prendendo un
libro da dentro
la borsa a tracolla
di fianco a lei.
“Ti sei già stufata di me?” Sirius
posò una mano sul libro appena aperto,
coprendole la visuale.
“Sono quattro anni che sono stufa di te, Black” le
era scappato un sorriso e
aveva cercato di camuffarlo con una smorfia, ma lui l’aveva
notato bene e le
aveva sorriso di rimando, prima di scoppiare a ridere.
“Moran, a che gioco stai giocando?”
“Eh?” finalmente si era voltata di nuovo a
guardarlo “di che parli?”
“Sono giorni che cerco di litigare con te… e tu mi
ignori! Hai idea di quanto
sia frustrante?” stavolta fu lei a scoppiare a ridere.
“Si chiama maturare, mio caro” scrollò
le spalle lei “chissà quando succederà
anche a te”
“Si chiama diventare noiosi…” lui aveva
smesso di sorridere e aveva
assottigliato lo sguardo “non mi va che tu diventi noiosa,
Moran. Ti farò
impazzire”
“Non ci riuscirai. Ho un ottimo autocontrollo” ma
non era vero, sapeva che
stava per scoppiare, perché lui le avrebbe detto qualsiasi
cosa pur di tornare
a litigare. Si alzò dalla panchina e fece per allontanarsi,
ma lui l’aveva
bloccata afferrandole il braccio e attirandola a sé, vicino
al suo viso.
“Vuoi davvero sapere quanto posso essere irritante?”
“Ne sono già fin troppo consapevole”
“Non abbastanza, evidentemente. Non mi stai tirando addosso
niente”
“Ti tiro un cuscino in testa una volta
e…”
“Sta zitta, Moran”
“Ehi! Io parlo quanto mi pare, hai
capi…” si era bloccata: cacchio se sapeva come
farla irritare.
“Molto meglio” sorrise soddisfatto lui, senza
però lasciare andare il suo
braccio. “non puoi resistere senza litigare con me. Ti piace
troppo stare a
rimbeccarmi, ti piace almeno quanto piace a me”.
Kalie cercò di liberarsi dalla presa del moro, strattonando
via il braccio, ma
sembrava deciso a non lasciarla andare. Continuava a fissarla negli
occhi e,
doveva ammetterlo, i suoi riuscivano a catturarla anche fin troppo
bene, per
quanto non potesse neanche lontanamente sopportarlo, era veramente
bello. Si
risvegliò da quel pensiero quando lui si avvicinò
un po’ al suo viso, con
un’espressione che lei non gli aveva mai visto prima. Kalie
proprio non capiva:
che cavolo voleva da lei? Non era meglio per tutti e due smettere di
litigare e
basta?
“Non ho nessuna intenzione di rinunciare ai nostri
battibecchi, non ti
libererai tanto facilmente di me”
“Vedremo quanto sarà divertente per te quando
litigherai da solo, Black”
sorrise lei di rimando, tranquilla.
“Vedremo quanto resisterai senza rispondermi a
tono” lui si stava avvicinando
ancora, con quel maledetto sorriso stampato sulle labbra che tanto la
facevano
imbestialire. Quell’anno era decisamente impazzito.
“Lasciala stare, Black” ce l’aveva fatta
ad arrivare! Sirius sbuffò scocciato,
prima di spostare lo sguardo su Lily, che aveva le mani sui fianchi e
l’aria
accigliata “ti ho detto di lasciarla”
“Come vuoi, Evans” era tornato per un istante a
fissare Kalie, diritto negli
occhi, con un’espressione indecifrabile, prima di lasciarle
definitivamente il
braccio ed alzarsi dalla panchina. “la nostra battaglia non
finisce qui, Moran.
Non credere che sia così facile liberarsi di me”
“Guarda che so benissimo quanto è difficile
liberarsi di te!” gli aveva urlato
mentre già si allontanava, verso l’interno della
scuola. Fissare la sua schiena
non era certo un’idea fantastica, eppure non riusciva a
distogliere lo sguardo:
anche se era lo stesso rompiscatole di sempre, aveva qualcosa di
diverso. Si
morse il labbro inferiore per risvegliarsi da quei pensieri e andare a
guardare
Lily.
“Finalmente se n’è
andato…” aveva sospirato lei, sorridendo alla
bionda. Ma
Kalie era nervosa per la conversazione con Sirius e la
guardò seria, anche se
non veramente arrabbiata.
“Si può sapere che fine avevi fatto,
Lily?”
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Che gli era preso? No, parliamone, che diavolo gli era preso poco
prima? Il
fatto che la Moran cercasse di mantenere le distanze da lui, anche se i
loro
rapporti si limitavano a quelli bellici, l’aveva decisamente
fatto impazzire,
poteva accettare il fatto che gli piacesse litigare con lei, continuare
a
parlarci anche tirandosi addosso cuscini, o le forchette se era
necessario. Ma
non poteva proprio capire il suo comportamento di poco prima.
Perché non voleva
che si allontanasse? Perché era così scocciato
quando era apparsa la Evans? Che
voleva fare avvicinandosi a lei, cercando di stuzzicarla? Non lo sapeva
neanche
lui… non aveva risposta a nessuna di quelle domande.
Scrollò le spalle, come ad
una domanda lanciatagli addosso, come a volersela togliere di dosso
quella
sensazione. Si fissò la mano per qualche istante. Quella
situazione – quella sensazione
– era assurda.
“Ehi Sir!” la voce di James lo risvegliò
da quei pensieri che già gli stavano
facendo venire un tremendo mal di testa, cacciò dalla mente
l’immagine di Moran
e si voltò sorridente verso il suo migliore amico.
“Jamie! Che succede? Come mai così di buon umore?
La Evans ti ha rivolto la
parola?” Sirius sbuffò una risata, alla vista
dello sguardo imbarazzato ed
incredulo che gli rivolse l’amico.
“Che cavolo dici? chi è che vuole parlare con
quella?” prese fiato per qualche
istante prima di ritrovare il buon umore di poco prima
“stasera… ci vediamo con
Pete. In biblioteca, no? Dopotutto… stanotte
c’è Luna piena” l’amico gli
fece l’occhiolino.
Era passato ormai diverso tempo da quando lui e James avevano scoperto
il
segreto del loro amico Remus, anche se per il momento avevano deciso di
far
finta di niente, in attesa di trovare il modo per potergli rimanere
vicino.
“Bene” Sirius sorrise soddisfatto “non
vedo l’ora, James! Prima o poi
scopriremo come fare”.
“Dovremmo cercare anche nel reparto proibito secondo
me… non abbiamo abbastanza
informazioni! Dobbiamo trovare il modo…” si tolse
gli occhiali per qualche
istante, passandosi la mano sul viso, con l’aria pensierosa
“tu che ne pensi?”
“Non lo so…” ma era tornato a pensare
alla biondina, stupidi collegamenti tra
migliori amici “prima ho incontrato Moran”
“Ah sì? Sei riuscito a litigare con lei?”
“Non proprio… poi è arrivata la
Evans” non notò il debole sobbalzo che fece
l’amico,
o forse lo ignorò e basta. “secondo te che ha che
non va?”
“Mah… è sempre stata isterica.
È normale che…”
“Isterica? Non ti avevo mai sentito parlare di lei
così!” Sirius guardò stupito
l’amico. Non era la sua migliore amica? Da sempre?
“Ma come no? Sono quattro anni che non la sopporto! Ci vedi
litigare in
continuazione” James lo guardò allucinato: era
sembrato solo a lui di avere un
rapporto di odio profondo con la rossa?
“Ma che dici? e allora perché mi costringi a
passare così tanto tempo con lei,
visto che ogni tanto hai bisogno di farti una bella chiacchierata con
quella
pazza?”
“Ma se ci evitiamo come la peste!”
“Di chi stai parlando, scusa?” Sirius
sbatté un paio di volte le palpebre,
prima di riuscire finalmente a capire “io parlavo della
Moran! Tu della Evans,
immagino” sorrise, con l’aria di chi la sa lunga.
Di chi ha visto il migliore
amico fissare Lily diverse volte. Insomma… di chi ne sa di
più del Cercatore.
“Sì, pensavo… beh lascia
perdere” scosse la testa con decisione “che ha che
non
va, Kalie?” lo guardò preoccupato “sta
male?”
“Macché, quella è più sana
di un pesce…” assottigliò lo sguardo,
mentre
entrambi continuavano a camminare, tenendo fisso lo sguardo davanti a
loro “stavo
solo pensando che… mah. Niente lascia stare” anche
lui aveva deciso, come l’amico,
di lasciar cadere il discorso.
“Come vuoi…” non fece altre domande
James. No, non poteva. Aveva paura di riceverne
a sua volta, su Lily però. “cambiamo
argomento” ma non lo fecero mai. Rimasero in
silenzio per parecchi istanti, per tutta la strada fino alla Sala
Comune.
Sembrava così stupido. Sembrava tutto così
ovattato e stupido. Sirius aveva una
voglia tremenda di prendere i capelli di Kalie e tagliarglieli.
Sì perché lui
preferiva le tipe femminili, ma lui, lei e solo lei, la preferiva
decisamente
con i capelli corti.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Mary camminava per i corridoi della scuola, lanciando continue occhiate
a
questi ogni volta che girava l’angolo; quando era sola non le
piaceva camminare
per la scuola, ma a volte doveva proprio farlo. Ad esempio quando
andava a
lezione di Aritmanzia, che amava tanto, al contrario delle sue amiche.
In quei
momenti l’ansia l’assaliva, facendole aumentare sia
il battito che la
respirazione, si aspettava di vedere la figura e gli occhi di ghiaccio – e non parlava solo del colore, ma anche
dello sguardo che rivolgeva solo a lei – di
Mulciber ogni volta che
cambiava direzione. La tormentava anche quando era in compagnia delle
amiche,
ma quando erano da soli era più aggressivo del solito, e il
suo sguardo
frustrato le faceva anche troppa paura. Ricordava benissimo
l’anno prima, e la
cicatrice le bruciava dentro peggio di una bruciatura appena fatta.
La tirò per un braccio,
trascinandola
dietro ad un passaggio nascosto, sbattendola contro il muro freddo
della
scuola; un brivido di terrore le percorse tutta la schiena. Mulciber la
guardava fissa negli occhi, con estremo disprezzo. E allora
sì che le veniva da
piangere, ma non poteva dargli quella soddisfazione, no davvero.
-Mi stai sempre tra i piedi… che vuoi da me? Mi segui,
MacDonald? – seguirlo? Ma
se lei non voleva far altro che stargli lontana!
-Stai fuori di testa, Mulciber! Sei tu che mi perseguiti! –
si morse il labbro
inferiore, cosa che fece spostare lo sguardo del serpeverde sulle
labbra di
Mary. Uno sguardo infinito, in cui lui sembrava mostrarle ancora
più odio. La odiava,
sì. Non c’era altra spiegazione. Richard
batté un pugno sul muro, ad un paio di
centimetri dal viso di Mary.
-Te la cerchi! Sei solo una mezzosangue, non dimenticarlo! –
aveva alzato la
voce… di nuovo e ancora. Il cuore le batteva forte nel petto
mentre lui
sembrava intenzionato a non lasciarla andare. E si avvicinava. Cosa
voleva da
lei? E perché la fissava a quel modo? Probabilmente neanche
lui lo sapeva, perché
scacciò a malo modo il braccio che ancora teneva nella mano
ed indietreggiò di
qualche passo, andando ad afferrare la bacchetta da dentro il fodero
della
divisa.
-Ma sei pazzo? Che vuoi fare? – lo sguardo di puro terrore di
Mary sembrò farlo
impazzire ancora di più. Mary si morse nuovamente le labbra,
impaurita e lui le
puntò contro la bacchetta.
-Voglio strapparti quell’espressione dalla faccia! Ti
taglierò quelle maledette
labbra, hai capito? Voglio vedere come riderai con le tue
amiche… come potrai
poi… - e poi se l’era morso lui il labbro,
continuando a fissare la bocca di
lei, iniziando a muovere la bacchetta, con uno sguardo folle - Diffindo!
-No! Mulciber, no! – e lei aveva fatto in tempo solo a
coprirsi il volto con il
braccio. Poi non ricordava granché, se non il volto
disperato del ragazzo, che
sembrava in preda al panico. Poi il rosso del suo sangue e il buio.
Rosso come
il colore delle sue labbra. Nero come l’anima del ragazzo che
le stava davanti.
Quella cicatrice la fissava spesso, mentre si chiedeva dove fosse il
Richard
dei primi mesi del loro primo anno, quando ancora non sapeva che lei
era una
Nata Babbana, quando ancora ridevano e scherzavano. E probabilmente se
lo
chiedeva anche lui, appoggiato alla parete del corridoio perpendicolare
a
quello dove si trovava lei, fissandole la schiena con lo sguardo perso.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Lily se ne stava sdraiata sul divano della Sala Comune con un libro
posato
sulla faccia, non ricordava neanche più quale fosse, era
semplicemente in fase
relax. Era davvero difficile conciliare tutte le sue amicizie, eppure
sapeva
che anche quelle degli altri erano altrettanto delicate; mosse piano il
piede e
sentì la gamba di Kalie che dormiva alla grande con la bocca
leggermente aperta
e il collo in iperestensione all’indietro. Anche lei aveva
avuto una giornata
pesante probabilmente. Anche se Lily era riuscita ad evitare James,
questo non
voleva dire che farlo fosse facilissimo, anche perché
facevano entrambi parte
della stessa casata. Per Kalie era lo stesso, ma a quanto sembrava
Sirius Black
era deciso a non lasciarla proprio perdere, anzi cercava in
continuazione la
lite con lei; l’aveva visto bene lo sguardo del ragazzo
mentre cercava di
istigare la sua migliore amica, lo sapeva benissimo quanto si
divertisse a
renderla nervosa. Quegli stupidi ragazzi! Ma che cavolo volevano da
loro? Non potevano
semplicemente ignorarle? O essere buoni concasati? A quanto pareva la
cosa era
fuori questione, anche perché nel momento esatto in cui
entrò il loro quartetto
– anche se erano in tre quella sera,
Remus dov’era? – la pace
sembrò essere terminata del tutto.
“Kal? Oddio, Kalie la tua faccia è
impagabile!” la voce di James Potter la fece
sobbalzare, mentre l’amica non si scompose affatto,
continuò a dormire come se
nulla fosse.
“Come dicevo oggi pomeriggio, anche quando sta immobile le
piace dare spettacolo”
rise, seguito a ruota da Peter. Lily decise di far finta di dormire,
nella
speranza che i tre se ne andassero il prima possibile e di non dover
quindi fare
‘conversazione’. Spostò di qualche
centimetro il libro, in modo da avere una
minima visuale della situazione, pronta ad intervenire.
“Beh, però è carina anche
così!” sorrise James, intenerito dalla vista della
sua migliore amica. Lily lo trovò dolce –
per un secondo, solo un secondo, davvero, poi lo ritrattò
anche a sé stessa –
perché infondo voleva davvero bene a Kalie.
“Beh sì, Kalie è molto
carina” aveva convenuto Peter, con un sorrisetto
accondiscendente, andando a fissare Kalie da vicino.
“Carina questa? Ma siete ciechi, ragazzi?” Lily
avrebbe tanto voluto tirargli
il libro in testa, ma cercò di trattenersi.
“c’è decisamente di meglio!”
“Sì è vero! Ad esempio Lily”
aveva affermato ora, Peter. Lei arrossì un
pochino, non si era mai definita carina.
“Stai scherzando! È molto meglio Kalie, di quella
acida!” James aveva urlato
contro il povero Peter, aumentando il malumore di Lily: che cavolo
voleva,
quello?
“No, è decisamente meglio la Evans! Ma guarda,
come può anche solo avere un
briciolo di fascino questa qui?” indicò malamente
la bionda, che se la dormiva
alla grande. Peter aveva smesso di parlare, aveva paura forse di dire
la cosa
sbagliata, anche perché se era giusta per uno era sbagliata
per l’altro.
“Ha il suo fascino. È tutto suo, ma ce
l’ha. E poi non puoi dire che Kalie è
brutta… anzi!” gli lanciò uno sguardo
di sbieco “a quanto pare, secondo gli
studenti più grandi, lei, la Evans e Mary sono le tre
ragazze più carine del
nostro anno. Comprese le altre casate” Lily non lo sapeva, ma
in tutto questo
James continuava a guardarla con la coda dell’occhio,
approfittando del fatto
che anche Sirius e Peter, come aveva fatto poco prima lui, si erano
seduti su
di una poltrona. “non capisco cosa ci trovino in
lei” stavolta Sirius non
rispose, in effetti nessuno poteva dire che Kalie era brutta. Anche se
era
fatta decisamente a modo suo, questo doveva ammetterlo anche lei.
Rimasero in
silenzio per parecchi istanti, mentre Lily moriva dalla voglia di
alzarsi da
quel divano e trascinare via con sé Kalie, anche
addormentata se fosse stato
necessario. Perché cavolo dovevano stare lì tutto
quel tempo? Sirius finalmente
si alzò, ma purtroppo per Lily non per andarsene, al
contrario si posizionò
dietro al divano, precisamente dietro di Kalie e iniziò a
fissarla dall’alto.
“Penso che le farò uno scherzetto. Non posso stare
nella stessa stanza con lei
senza darle un minimo di fastidio” l’aveva detto
lei, che si divertiva! Lanciò un
occhiatina da sotto il libro, muovendo un po’ la testa,
facendolo quindi cadere
a terra. Cacchio! La copertura era saltata! Decise di guardare la scena
con la
coda dell’occhio, continuando a fingere di dormire.
C’era qualcosa di strano
nello sguardo di Sirius però, mentre la fissava. Non aveva
lo sguardo irritante
e divertito che aveva di solito mentre pensava di farle un dispetto,
sembrava
più che la stesse… studiando. Avrebbe voluto
vedere come continuava la cosa, ma
sentì James muoversi dalla poltrona e spostarsi di fianco al
divano, a terra,
proprio di fianco a lei.
“Mh… forse dovrei fare uno scherzo anche io alla
Evans” mugugnò, mentre il
cuore le batteva all’impazzata: oh no! Non poteva starsene
lì senza fare
niente.
“Dai dai! Se vi serve una mano, vi aiuto
volentieri!” aveva battuto le mani
Peter, eccitato; cacchio, ma era davvero così
accondiscendente quello?
“Pete… non si attacca il nemico mentre
dorme” la voce di Sirius la stupì: non
aveva cominciato lui tutto quel discorso? “sei il solito
stupido, mi hai fatto
innervosire! Andiamo o no in Biblioteca?” dove voleva
andare?! Ma se quei due
non studiavano mai!
“Infatti, Peter… riesci sempre a rovinare
l’umore” Lily non lo sapeva, ma
mentre i due le fissavano avevano pensieri ben diversi dal
‘fare scherzi’. Sentì
James alzarsi e, nell’alzarsi, sentì la sua mano
sfiorarle la fronte,
spostandole leggermente la frangetta da davanti agli occhi: un gesto
involontario? Eppure le sembrava che si fosse soffermato un istante in
più. Sentì
il quadro della Signora Grassa chiudersi e si andò a sedere
sul divano, con l’aria
un po’ stralunata. Quei ragazzi erano davvero strani.
Portò la mano sulla sua
fronte, andando a sfiorare anche lei la frangetta, con
un’espressione curiosa.
“Mh… che bella dormita! Ohi!” Kalie
finalmente si era risvegliata “ma perché mi
fa male la fronte?” si stava passando velocemente una mano su
di questa, e, da
sotto la frangetta appena spostata della bionda, Lily vide un piccolo
segno
rosso. Evidentemente Sirius, alla fine, lo scherzo aveva comunque
deciso di
farlo. Più o meno.
“Certo che tu hai davvero un sonno pesante, eh?”
rise Lily, scacciando via il
pensiero dei tre ragazzi appena usciti, ed andandosi a sedere vicino
all’amica.
Non c’era niente da fare, dovevano stare lontane da loro ad
ogni costo. Anche se
questo avesse dovuto strappare Kalie dalle grinfie amorevoli di James.
Lei doveva
stare lontano dal Cercatore, e l’amica da Black.
Sì. Se fossero andate avanti
così, sarebbero di certo impazzite.
*-._.-**-._.-**-._.-**-._.-*
Ciao a tutti! ^.^
eccomi di ritorno con il nuovo capitolo! <3 so che è
una vita che non l’aggiorno
(come altre mie fic) ma ultimamente mi è ripresa la voglia
di scrivere il
capitolo e quindi eccomi qui. Avendo anche più tempo penso
proprio che
aggiornerò più spesso! Vorrei ringraziare
innanzitutto chi ha messo la storia
tra le seguite <3 spero che continuerete a leggere gli sviluppi
di questi
tonni, che pian piano si vanno ad intrecciare nelle loro vicende
amorose *_*
Vorrei dire qualcosa su Mulciber, beh… ma per ora non
è il momento! Ahahah come
sono cattiva! Dopotutto sarebbe uno spoiler!
Concluderei ringraziando Peyton
Sawyer,
che ha recensito il primo capitolo: GRAZIE *_* sono contenta che ti
piaccia sia
la storia che il modo in cui scrivo! Spero apprezzerai anche questo
capitolo e
quelli che verranno! Bacini <3
ora ringrazio anche tutti quelli che l’hanno letta e la
leggeranno! ^_______^
a prestissimo! <3
Kalie