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Autore: Melanto    10/11/2011    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 9: Ritrovare la fede (parte II)

Sendai, Dogato di Rhalesta – Regno degli Ozora, Terre del Sud

L’erba rada frusciò sotto le suole dei sandali che la calpestavano. Uno scalpiccio leggero, come leggero era il tocco dei suoi piedi.
Un corvo volse il becco nero verso di lui, distraendosi per qualche istante dal lauto pasto che stava consumando. Squadrò la sua figura con sospetto, valutando se fosse o meno una presenza ostile poi inclinò il capo senza ulteriori movimenti, sembrando indeciso. Il corvo percepiva pericolo, ma non era indirizzato a lui. Stabilì che poteva ignorarla, così si volse e affondò il becco nella carcassa di cui si stava cibando, strappandone un consistente brandello. Una carcassa senza testa.
Lo sconosciuto rimase a osservare quel lento smembramento senza muovere un dito, mantenendo un leggero sorriso sulle labbra. I lembi della casacca lunga oscillavano lievemente alla bava di vento che disperdeva un forte lezzo di carne morta. Il giovane non sembrava esserne infastidito, mentre continuava a osservare quel macabro banchetto.
Stava aspettando.
Attendeva di poter nuovamente oscurare il cielo, far piovere fulmini e incontrare i suoi giovani avversari. Sarebbe stato divertente. Il sorriso si fece più ampio, mentre assumeva una piega malevola. D’improvviso i corvi si levarono da sopra le carogne, disperdendo nere piume nella loro improvvisa fuga. Lui le osservò dondolare nell’aria.
Dei passi più decisi lo raggiunsero.
“Ti stai annoiando, vero, mio giovane amico?”
L’interpellato si mosse leggermente per incrociare lo sguardo azzurro del suo interlocutore e padrone. Quest’ultimo gli tese una mano.
“Vieni, abbiamo un nuovo villaggio da conquistare.”
L’attesa era finita.

Il Naturalista di Sendai sistemò anche l’ultima fasciatura, appuntandola con una spilla.
“Molto bene, Elemento Izawa, un paio di giorni e sarai come nuovo.”
Mamoru roteò gli occhi, sbuffando. “Sto già bene! E non ho certo due giorni da perdere in questo modo!”
L’uomo sorrise. “Voi giovani d’oggi siete proprio tutti uguali. Ma, per quanto tu possa essere allenato, ricorda che non sei fatto di ferro.”
La Fiamma sorrise a sua volta, infilando lentamente la maglia. “Me ne ricorderò” disse, chiudendo i bottoni e alzandosi in piedi.
Dopo essersi riposato si era sentito meglio e riusciva a muovere di più le braccia, per quanto persistesse un fastidioso dolore. In compenso, il pavimento aveva smesso di traballare e le sue gambe sembravano reggerlo piuttosto stabilmente.
Le tende della camera erano spalancate, permettevano alla luce di inizio tramonto di illuminare l’intero ambiente facendo filtrare una piacevole brezza dai vetri aperti.
“Si può?” Teppei fece capolino da dietro la porta, in compagnia di Hajime.
“Entrate pure, ragazzi, io ho finito” sorrise il medico, richiudendo la valigetta. “Ma ditegli anche voi di non strafare!”
Il tyrano fece spallucce. “Tanto non ci ascolterebbe!”
L’uomo scosse il capo. “Ripasserò in serata per cambiare le bende” disse a Mamoru, poi lasciò la stanza.
“Non dategli retta, sono in perfetta forma” borbottò il giovane di Fuoco, mentre gli altri due si scambiavano un’occhiata scettica.
“Certo, come no” sospirò Hajime e lui gli fece una smorfia, poi divenne serio.
“A che punto sono le difese di Sendai?”
“A un punto mediocre se il nemico fosse stato un esercito di guerrieri armati di spade, archi e balestre.” Teppei scosse il capo. “Ma ciò che li aspetta è un Elemento controllato da uno Stregone. Nessun muro, per quanto rinforzato esso sia, reggerà la violenza delle sue raffiche di vento.” Sospirò. “Hanno fatto quello che potevano. Sta a noi salvarli e non solo loro.”
“Allora è il momento di preparare una strategia, sperando di avere successo ai primi tentativi…” I lunghi capelli scuri della Fiamma vennero leggermente smossi dalla corrente che fluiva all’interno della stanza. Il tramonto ne delimitava i contorni con l’arancio della sua luce. L’intera chioma sembrava ardere in quei bagliori. “…e non ne avremo molti a disposizione. Questa volta Yuzo non si limiterà a ferirci, ci attaccherà con l’intento di ucciderci. Dovremo essere più astuti, più veloci e più forti di lui.”
Gli altri due annuirono, consapevoli del fatto che avrebbero potuto concedersi ben pochi errori.
Il suono del corno arrivò lungo e cupo, interrompendo sul nascere la conversazione. Un suono intenso che aveva un solo scopo e un solo messaggio da portare: il Naturalista, o meglio il suo servo, si era mosso.
Gli Elementi rimasero ad ascoltare il basso rimbombo fino a che non cessò, riecheggiando ancora per qualche attimo nelle loro orecchie.
“E’ il momento” decretò Mamoru e fu il primo a varcare la soglia della camera a passo sostenuto.
Nello spiazzo antistante l’abitazione di Koji, la gente si era immobilizzata. Tutti avevano interrotto ciò che stavano facendo, rimanendo come pietrificati. Le teste rivolte all’insù per attendere le parole di colui che aveva dato l’allarme. Parole che già conoscevano, ma che comunque avevano il potere di terrorizzarli.
Gli Elementi vennero raggiunti dal capo villaggio che aveva già dato ordine di sellare tre dei più veloci corsieri di Sendai.
La guardia si affacciò alla balaustra, indicando un punto oltre le mura che, dal basso, nessuno avrebbe potuto vederlo.
Allarme!” fu la sua prima parola. “Grosse nubi nere in anomala formazione a Ovest del villaggio!
“Di là c’è solo Rossak” affermò Mastro Koji. “Deve essere sotto attacco.”
Mamoru annuì mentre una familiare lingua di vento gelido si insinuava fin dentro le sue ossa, portando l’inconfondibile odore di pioggia.
“I corsieri vi aspettano alle stalle” continuò l’uomo, poi poggiò una mano sulla spalla della Fiamma. “Che le Dee vi assistano nella salvezza del ragazzo d’Aria.”
“Lo spero. Ne avremo bisogno” fu la sua risposta, mentre lo sguardo restava fisso verso il cielo dall’azzurro tenue che presto sarebbe stato color rosso dell’oro. Poi si volse, dirigendosi alla stalla, seguito da Hajime e Teppei.
Gli animali erano già fuori, un ragazzo teneva le redini e, appena li vide sopraggiungere, diede un’ultima, veloce occhiata ai sellaggi, controllando che tutto fosse in perfetto ordine.
“Ce la fai a cavalcare?” la voce di Hajime era piuttosto tesa e aveva un’espressione scura sul volto da quando il corno aveva disperso il suo suono.
“Sì, voi non preoccupatevi” rassicurò Mamoru in tono deciso.
Montarono in groppa agli animali, tre splendidi sauri dai muscoli guizzanti, e bastò un semplice colpo sul fianco perché scattassero come molle verso una delle porte minori di Sendai, quella a Ovest.
La gente si dileguò dalla strada per permettere loro il passaggio; con sguardi terrorizzati li seguirono fino a che non scomparvero lungo la via sterrata che conduceva a Rossak. In silenzio innalzarono una preghiera affinché riuscissero a liberarli dalla follia del Naturalista.

Mamoru strinse gli occhi per affrontare l’aria tagliente che gli schiaffeggiava il viso durante la folle cavalcata. Ma non solo per quello. Non aveva mentito sulla sua possibilità di stare a cavallo, ma ogni passo era una fitta dolorosa che, dalla base della schiena, si diramava in tutto il corpo. Più volte aveva temuto che le suture alle spalle saltassero per lo sforzo, ma non poteva fare altro che stringere i denti e andare avanti.
Le nuvole nere erano perfettamente visibili e incombevano con spesse forme a incudine sul villaggio che Hans aveva deciso di distruggere.
- Stiamo arrivando, Yuzo - pensò, saltando con abilità un tronco abbattuto che giaceva al centro della strada. Perché quello era il suo obiettivo: raggiungere il volante, affrontarlo, salvarlo e poi...
Ormai siamo prossimi alla destinazione” chiamò Teppei a gran voce per sovrastare i tuoni il cui fragore diveniva sempre più forte a mano a mano che si avvicinavano alla meta. “Hai già una strategia?
” fu la risposta secca. I pensieri di nuovo fermi al presente, perché quello che sarebbe avvenuto in futuro non lo facesse sentire impotente. “E dovremo essere perfettamente tempestivi per fare in modo che funzioni!
Gli faremo del male?” domandò Hajime.
Se tutto va bene, no.- E io spero ardentemente che vada tutto bene. -
“Ho un brutto presentimento” confidò il Tritone, abbassando leggermente il tono.
Come?” Con i tuoni rombanti era impossibile sentire se non si urlava a squarciagola. Mamoru vide Hajime che scuoteva il capo, facendo intendere di non aver detto nulla di importante.
Fu allora l’Elemento di Fuoco a riprendere la parola.
“Va bene, ragazzi, statemi a sentire molto attentamente. Questo sarà il nostro piano d’azione…”

Le grida degli abitanti di Rossak facevano da allarmato sottofondo al crepitare netto dei fulmini che tagliavano il cielo. Erano brillanti nella loro elettrica luce accecante; si scaricavano al suolo in fragori assordanti che facevano vibrare con forza gli alberi, i cocci di legno, i vetri delle case, la nuda pietra, finanche le ossa delle persone che correvano come disperate alla ricerca di un qualsiasi riparo a quella improvvisa catastrofe. Le grida concitate si accompagnavano a pianti disperati di uomini, donne e bambini.
Per il Naturalista, che pacificamente se ne restava eretto sul tetto di una bassa abitazione, quelli erano cori celestiali. Sorrideva soddisfatto del lavoro che l’Elemento d’Aria stava svolgendo.
Quest’ultimo era seduto accanto a lui e non staccava gli occhi dalla gente che scappava terrorizzata. Hans ne osservò il profilo concentrato, accentuando il suo sorriso beato.
“Oggi sembri essere particolarmente magnanimo, ragazzo mio: ne hai lasciati così tanti in vita. Come mai?”
L’altro fece spallucce. “Non ti riguarda” rispose in tono neutro senza perdere di vista la strada che portava a Sendai.
“Sei impaziente di confrontarti nuovamente con i tuoi amici? Almeno loro cercano simpaticamente di tenerti testa.” Anche Hans si mise a scrutare la via dissestata ben visibile dalla loro posizione. “Vedrai, vedrai, presto saranno qui, ma questa volta… uccidili tutti.”
Fu in quel momento che videro un polverone levarsi lungo l’acciottolato. Lo scontro si sarebbe svolto prima di quanto avesse ipotizzato.

I tre Elementi riuscirono a entrare nel villaggio in groppa ai cavalli di Koji, per quanto avessero dovuto faticare notevolmente per non farli indietreggiare, ma questi si erano dimostrati più coraggiosi di quelli utilizzati per andare a Krrish.
Mamoru e compagni si immersero in quella giostra di grida, contrastando la corrente contraria delle persone in fuga. Individuarono le figure dei loro avversari che, a mano a mano che avanzavano, divenivano sempre più nitide. Smontarono per completare a piedi l’ultima distanza percorribile.
Le raffiche di vento avevano una forza terrificante. Si abbattevano nell’intorno con la stessa violenza e rapidità di un colpo di frusta; schioccando, ululando. Poi, d’un tratto, calarono di intensità, circoscrivendo la zona in cui si trovavano assieme al Naturalista: l’occhio del ciclone.
Mamoru guardò intensamente Yuzo che non si sottrasse, ma lo ricambiò, accentuando il sorriso gentile ma nient’affatto rassicurante.
“Siamo venuti per te” sentenziò infine, l’Elemento di Fuoco, fissando Hans, che rise.
“Vedo che siete decisi, buon per voi. Ma ricordatevi che non sarò io il vostro avversario. Il mio giovane amico vi stava aspettando con ansia.” Gli rivolse la coda dell’occhio. “Sono tutti tuoi.”
Yuzo si librò leggermente in volo per poi planare e toccare terra ad alcuni metri dai compagni che lo osservavano attentamente, mantenendo la massima concentrazione.
“Dopo sarà il tuo turno” affermò Mamoru senza la minima esitazione. La rabbia che stava covando nei suoi confronti era calda e liquida, come lava, circolante nelle vene. Gliel’avrebbe fatta pagare per ciò che aveva fatto fare al volante, per averlo reso così spietato, per aver corrotto la bontà dei suoi principi e la purezza del suo sguardo.
Gliel’avrebbe fatta pagare per tutte le persone innocenti che aveva sterminato in nome di chissà quali folli propositi di conquista.
Gliel’avrebbe fatta pagare. Per tutto.
“Siete pronti?” domandò Mamoru ad Hajime e Teppei. I due annuirono, cominciando a muoversi adagio per accerchiare l’Elemento d’Aria. Dal canto suo, il volante seguiva costantemente i loro movimenti, in attesa che facessero la prima mossa.
Come pianificato Fuoco, Terra e Acqua attaccarono contemporaneamente da tre lati differenti, ma il loro avversario non si fece trovare impreparato.
Si muovevano a tutta velocità, utilizzando le tecniche marziali di cui erano a conoscenza, ma gli Elementi d’Aria avevano una capacità di concentrazione decisamente superiore che permetteva loro di discernere e rispondere a più attacchi contemporaneamente. E la Magia Nera sembrava non influire su questa abilità di Yuzo che parava velocemente i colpi cui era sottoposto.
Per contro, gli Elementi di Fuoco, conoscevano le arti marziali meglio di chiunque altro e Mamoru era fermamente intenzionato a dimostrare i frutti dei durissimi allenamenti del Magister Wakashimazu. Inoltre, la tecnica dei volanti aveva il difetto di essere solo difensiva nei combattimenti multipli.
La Fiamma affondò un pugno e un calcio uramawashi(1) in rapida sequenza, facendo arretrare di un paio di passi il suo avversario che, nel frattempo, teneva testa anche agli attacchi di Hajime – di precisione – e di Teppei – di potenza – che cominciavano a farsi più pressanti.
Mamoru attese che Yuzo tentasse l’affondo per afferrargli la mano e bloccarla nel palmo. Con i suoi poteri, lo rese incandescente.
Nell'attimo stesso in cui il volante gridò per il dolore dell'ustione, la Fiamma lasciò la presa, abbozzando un sorriso. Era il momento perfetto: Yuzo aveva perso la concentrazione.
“Ora!” esclamò, dando il segnale ai suoi compagni.
Sul volante si abbatterono, contemporaneamente, due calci mawashi(2) e un mae(3) a piena potenza che lo fecero ruzzolare sul terreno battuto per almeno un centinaio di metri dalla loro posizione.
L'Elemento d'Aria si aggrappò con le unghie alla terra, nel tentativo di rallentare la corsa. Attorno a lui, la polvere si era sollevata nell'impatto, assieme a ciottoli e rami spezzati. Una volta fermo, Yuzo scosse il capo, stordito, cercando di mettersi almeno in ginocchio. Con una mano fece forza al suolo e con l'altra si tenne l'addome colpito.
“Ingabbiamolo!” ordinò Mamoru, mentre l’uccellino incrociava i loro sguardi decisi. Yuzo non ebbe nemmeno il tempo di tentare di alzarsi che Hajime circondò il suo spazio con quelle che apparvero come funi fatte di acqua. Attorno a lui, crearono come una gabbia. Le spirali infuocate di Mamoru formarono un secondo strato protettivo. Per ultimo toccò a Teppei che fece emergere degli spuntoni di roccia dal terreno, a mo’ di sbarre, che si chiusero a intreccio sopra la testa del volante, mettendolo in trappola. Quando la gabbia fu conclusa, gli incantesimi di Acqua e Fuoco si dissolsero, lasciando solo la pietra.
“Evviva ce l'abbiamo fatta!” esultò Teppei con un largo sorriso, mentre anche i suoi compagni si scambiavano un’occhiata di assenso. Con Yuzo bloccato, avrebbero potuto occuparsi tranquillamente del Naturalista.
Hans aveva assistito, immobile e a braccia conserte, allo svolgersi dello scontro il cui esito sembrava essere tutto a favore degli Elementi. Li aveva un po’ sottovalutati, doveva ammetterlo; quei ragazzi si erano dimostrati molto più caparbi del previsto e pieni di risorse, ma, nonostante tutto, continuavano a commettere lo stesso stupido errore: volevano salvare il compagno e questo loro affetto nei suoi confronti sarebbe stata anche la loro rovina.
“Bravi!” esclamò, battendo le mani lentamente. “Davvero notevole, le vostre scuole hanno fatto un ottimo lavoro.”
“Hai ben poco da lodarci!” ringhiò Teppei. “Adesso tocca a te!”
“No, io non credo” scosse il capo il Naturalista. “Ora viene il bello.”
L’Elemento di Terra sembrò non comprendere e non fu il solo.
Hajime si adombrò, percependo nuovamente una sensazione spiacevole alla quale, però, non sapeva dare una spiegazione, mentre Mamoru stava per avventarsi contro l'uomo per nulla interessato ai suoi vaneggiamenti. Era così maledettamente sicuro di sé che lo mandava in bestia e non era più disposto a tollerare tale ignobile supponenza.
Una nuova risata, a labbra strette, attirò però la sua l'attenzione prima che potesse tentare di agire.
Yuzo stava ridendo. Restava seduto all'interno della sua prigione, sghignazzando divertito.
“Siete proprio degli sciocchi.” Il suo sguardo, fintamente benevolo, li trapassò uno per uno. “Non avete capito che, per vincere, dovete uccidermi? Avevate avuto l'occasione giusta e l’avete sprecata. Non ve ne concederò una seconda.”
Fu in quell’istante che l’aria si fermò. I venti impervi, attorno all'occhio del ciclone, cessarono di colpo, come non fossero mai esistiti. Non si muoveva più una foglia e la polvere era ferma al suolo. Tutto era immobile; innaturalmente immoto.
“Non mi piace...” mormorò Hajime.
“Nemmeno a me” accordò Mamoru; lo sguardo fisso in quello di Yuzo che sembrava sfidarlo. Sfidava lui, solo lui, tra tutti e tre. “Sta per succedere qualcosa che non avevamo previsto...”
“Come vi avevo detto”, affermò solennemente Hans, “il bello sta per arrivare.”
Lo sentirono provenire da lontano. Prima simile a un sibilo, poi sempre più forte fino a costringerli a turarsi le orecchie per il suo acuto stridio.
Un fischio. Continuo e penetrante, che arrivava fin dentro al cervello.
Ma che diavolo sta succedendo?” gridò Teppei che non riusciva a individuare la fonte del frastuono.
Poi, il sibilo sembrò scindersi e accompagnarsi a suoni più cupi e rombanti.
Il vento riprese a spirare all'improvviso con una violenza tale che rischiò di sbilanciarli.
- Che cosa ha in mente? - Mamoru non riusciva in nessun modo a decifrare lo sguardo del suo avversario, ma avrebbe provato il tutto per tutto pur di salvarlo.
“Che Yoshiko ci salvi!” esclamò d’un tratto Hajime, attirando l’attenzione degli altri. Era immobile, come imbambolato, a fissare un punto del cielo.
“Merda...” mormorò Teppei. “Che diavolo è quel coso?”
La nube a incudine aveva assunto una forma strana, circolare, sfilacciata ai lati. Sembrava una enorme cella che avrebbe potuto schiacciarli e inghiottirli. Copriva il cielo per centinaia di metri, chilometri addirittura, e tutto era buio quasi fosse calata la notte. Dal centro, una lingua di quelle nuvole sembrò staccarsi e scendere. Ruotava senza sosta assumendo una forma più netta e definita, un imbuto rovesciato, che prese a volteggiare sulla testa del volante.
“Tornado” Il tono di Mamoru fu lapidario. “E sarà meglio togliersi da qui prima che sia troppo tardi!”
Con rapidi salti, si portarono tutti e tre a una distanza ragionevolmente sicura dalla quale osservare, inermi, il manifestarsi violento della natura.
Rinchiuso nella sua nicchia, l’Elemento d’Aria restava immobile con un leggero sorriso sulle labbra, mentre il turbine toccava terra alle sue spalle, volteggiando come un'elegante ballerina. La forza delle raffiche frantumò, pezzo per pezzo, la gabbia di pietra le cui sbarre non sembravano altro che miseri stecchini tra le sue spire. La annientò in pochissimi istanti.
Nuovamente libero, Yuzo avanzò di qualche passo. I lembi della casacca oscillarono impazziti, rischiando di strapparsi, ma lui non ci fece caso e continuò a camminare, e il tornado lo seguiva. Sembrava un cagnolino al seguito del padrone. Poi si fermò e l'imbuto arrestò l'avanzata, ondeggiando alle sue spalle e disegnando strane figure. Strideva come un'arpia. Poi toccò terra e si fece mastodontico; il diametro di centinaia di metri. Ululava cupo e aveva un oscuro colore grigio di polvere e detriti che sollevava e inglobava nel centrifugo moto delle sue correnti.
“Ebbene, non volevate fermarmi?” domandò il volante; il suo sorriso manifestava piacere e divertimento. “Venitemi a prendere!” Con un balzo, si lasciò inghiottire dal mostro di vento alle sue spalle.
“Ora siamo nei guai!” Teppei non aveva tutti torti, mentre il Naturalista applaudiva entusiasta, ridendo sguaiatamente. La sua figura era protetta da un rudimentale incantesimo di Magia Nera.
“Magnifico, assolutamente magnifico!”
Mamoru avrebbe voluto staccargli la testa dal collo a mani nude, ma si impose di frenare l'istinto omicida per concentrarsi sul problema principale: fermare Yuzo, prima che finisse col radere al suolo l'intera area.
Fu nuovamente il tyrano a parlare. “Hajime, ti prego, dimmi che quello è un effetto dovuto all'influsso della Magia Nera...”
“No.”
“No?! Come sarebbe ‘no’!”
“Quello è il potere di un Elemento di Aria.”
“Santa Yukari, ora capisco perché sono votati al pacifismo!”
“Come lo fermiamo, Mamoru?” domandò Hajime osservando il profilo del suo compagno che continuava a fissare il vortice con sguardo serio e occhi stretti.
“Non credere di spaventarmi”, lo sentì mormorare, “sono più testardo di te.” Sembrava stesse parlando direttamente con Yuzo che non era visibile all'interno della gigantesca nube.
Poi, la Fiamma gli rivolse la parola. “Potresti riuscire a lanciare un masso in quel tornado con i tuoi poteri?”
L'altro sbatté velocemente le palpebre piuttosto perplesso. “Come?”
“Puoi farlo sì o no?”
“Sì, posso farlo...”
“E tu, Teppei, potresti sollevare quella pietra con me sopra tramite la telecinesi?”
“Certo” rispose l’Elemento di Tyran, “ma mi spieghi cos’è che dovresti fare?”.
“È semplice: una volta in aria, Hajime mi lancerà all'interno del vortice con un getto d'acqua.”
“Che cosa?!” esclamarono in coro.
“Mamoru, sei impazzito? È troppo pericoloso! In quel turbine viaggiano centinaia di detriti a tutta velocità, rischi di venirne travolto!” Teppei non poteva credere alle sue orecchie.
“Per non parlare del fatto che, nel suo centro, non ci sono venti! Come speri di mantenerti in volo?” rincarò la dose Hajime.
“A quello penserò io, voi preoccupatevi solo di non farci schiantare una volta che il tornado si sarà dissolto!”
Gli altri tentarono di protestare, ma lui non volle perdere altro tempo così ignorò i loro reclami e corse verso il masso che aveva scelto: un pezzo di casa abbattuta precedentemente. Con un paio di balzi le fu sopra. “Forza Teppei, dobbiamo muoverci!”
Il tyrano emise un profondo sospiro ma obbedì ai suoi ordini. Si concentrò sulla materia, sollevandola lentamente con la telecinesi, mentre Hajime ricreava una sfera d'acqua tra i palmi, in attesa del segnale della Fiamma. Quest’ultimo restava inginocchiato su quel costone di muro, tenendosi stretto ai bordi.
Aveva avuto un'idea balzana e senza la minima sicurezza di portarla a termine, ne era consapevole, ma non poteva arrendersi. Non adesso. Farlo sarebbe equivalso a perdere il volante e anche se sapeva che alla fine avrebbe potuto perderlo comunque, avrebbe fatto di tutto per strappargli quell'espressione malefica dalla faccia e restituirgli la sua. Quella vera.
Appena fu abbastanza in alto, gridò: “Adesso, Hajime!” e il Tritone fece partire un potente getto che colpì la roccia alla sua base, spingendola verso il turbine.
Mamoru si aggrappò con tutte le forze, piegandosi su sé stesso in modo da ridurre al minimo la superficie d'impatto.
Il tornado divenne sempre più vicino e i venti si fecero più forti fino a che non chiuse gli occhi e chinò il capo, preparandosi al contrasto con le correnti centrifughe.
Il colpo fu più duro del previsto e gli fece perdere la presa della roccia. Quest’ultima venne risucchiata e lanciata verso l'alto. Anche l'acqua del getto di Hajime non riuscì a contrastare la forza del moto rotatorio e lui non aveva che la consistenza di un fuscellino lì in mezzo.
L'aria spirava talmente forte che respirare gli sembrò impossibile e quasi non riusciva a rendersi conto di quello che stava succedendo.
Si sforzò di aprire gli occhi, ma attorno a lui c’erano solo sfilacciate trame ingrigite di polvere e detriti. Un frammento di roccia, grande quanto un albero, per poco non gli rovinò addosso, ma si scontrò con un altro oggetto, deviando la traiettoria di entrambi.
Quello era il caos.
Allo stato puro.
L’ordine e il rigore di cui erano fautori gli Elementi d’Aria sembravano annullarsi in quello spirare confuso di venti. Il tornado era la nemesi degli insegnamenti della Scuola di Alastra. Ma lui non poteva lasciarsi trascinare come massa inerte senza nemmeno tentare di opporvisi.
Con tutta la forza d'animo di cui disponeva, Mamoru generò una sfera infuocata nella mano che s’oppose al moto rotatorio. La resistenza del fuoco cominciò a rallentare la sua corsa, mentre, con l'altra mano, generava un’altra sfera indirizzandola verso l'esterno. La forza della fiamma gli permise di muoversi, andando sempre più all'interno del tornado.
Il contrasto venti/quiete fu talmente netto che per poco, per la troppa energia che emettevano i suoi incantesimi, non rischiò di attraversare il centro per finire nuovamente nelle correnti trascinanti. Si fermò per tempo e riuscì a indirizzare ambo le sfere infuocate verso il basso in modo da mantenersi in tribolante sospensione.
Il volante era poco più in alto e restava immobile. Anche Yuzo si accorse di lui e gli rivolse un’occhiata di pura sorpresa, prima di sorridere e avvicinarsi.
“Sei pieno di risorse. Sapevo che sarebbe stato divertente battersi con te.”
“Io non ho la minima intenzione di battermi...”
“Se è per quello non ne hai nemmeno le capacità, in questo momento” gli fece notare Yuzo, incrociando le braccia al petto. “Le tue mani sono già impegnate a tenerti sospeso, ma non durerai ancora per molto. Quelli come te non sono fatti per volare.”
E Mamoru sapeva che aveva ragione. Inoltre, aveva utilizzato gran parte delle sue forze per contrastare le correnti all'interno del vortice e non si sarebbe potuto mantenere in aria per troppo tempo. Doveva passare all'azione.
“Sai? Ora come ora mi basterebbe un solo dito per ucciderti. Hai sbagliato a provare ad affrontarmi nell'ambiente che mi è più congeniale.”
Oh sì, era stato impulsivo, Mamoru sapeva bene anche quello, ma forse buona parte della sua forza nasceva proprio da quell'impulsività. E se era impulsivo, era anche imprevedibile, proprio come una fiamma. Abbozzò un sorriso.
“Questa volta sarò più furbo di te!” gli disse prima di lanciarsi nuovamente all'interno delle correnti del tornado.
Il volante prese a guardarsi attorno; sul viso, un’evidente espressione di perplessità e confusione.
“E questo che significa? Dove sei finito? E’ inutile che ti nascondi, non hai speranze di battermi! Non qui!” Ma la polvere e i detriti mescolati all'aria creavano una cortina grigia pari a un muro. E se dall'esterno non era possibile vedere all'interno, allora anche Yuzo era svantaggiato, perché non era in grado di scorgere, in maniera distinta, quello che avveniva dentro la nube a imbuto.
Mamoru se n'era reso conto quando era riuscito a entrare nel tornado; sarebbe potuto essere una facile preda per il volante, ma l'altro non si era mosso fino a che non era stato raggiunto nel centro. Allora, la Fiamma aveva capito che prima non era stato in grado di vederlo. In quel momento, il suo folle piano non gli era sembrato più tanto folle.
Di nuovo nel mezzo delle correnti ascensionali, il giovane di Fyar non aveva bisogno di scorgere la figura di Yuzo, l'importante era che avesse continuato a restare lì, sospeso nel mezzo. Variò la consistenza delle sfere, rendendole meno dense. Le fiamme si fecero più labili e sottili e lui iniziò a perdere stabilità per quanto la potenza dei venti lo mantenesse in volo, nonostante tutto. Solo allora, quando il fuoco raggiunse lo stato adatto, lo rilasciò completamente, disperdendolo nell'aria. Fu in quell'attimo che, come Yuzo gli aveva implicitamente insegnato, sfruttò l'incantesimo dell'avversario perché a contatto con l'ossigeno, la fiamma si alimentò a dismisura, venendo trascinata nel moto rotatorio e quello che era stato un tornado si trasformò in un turbine di fuoco e vento.
Yuzo vide l'aria incendiarsi, divenire rossa e bollente, tanto che anche per lui divenne impossibile avvicinarsi. Ruotò su sé stesso, gli occhi brillavano per l'eccitazione che gli provocava la forza del suo avversario, e la follia piegò le labbra in un sorriso mostruoso. Il desiderio di combattere era incontrollabile e lo scuoteva da capo a piedi. Iniziò a ridere.
"Sì! Sì, è questo che volevo vedere! Vieni avanti, non nasconderti! Sarà un piacere strapparti il cuore!"
Anche nel caos totale, tra vento e fiamme, polvere e detriti, Mamoru riuscì a sentire le sue parole, urlate per sovrastare il rumore, e seppero disegnargli una smorfia indecifrabile sul viso. Indurì lo sguardo e si lanciò contro di lui, sfruttando nuovamente il suo incantesimo. Lo afferrò alle spalle, cingendogli le braccia in modo da impedendogli qualsiasi movimento.
Il volante si allarmò. “Che stai facendo?! E' da vigliacchi! Affrontami a viso aperto! Lasciami andare!”
“Ti ho detto che non voglio combattere con te!” Mamoru lo teneva stretto facendo ricorso all'adrenalina e alle ultime forze che gli erano rimaste.
Lasciarmi andare! Subito!” Yuzo era inferocito. Gridava, si dibatteva per liberarsi. In ultimo, tentò di fare ricorso alla Magia Nera, ma l’altro gli afferrò il diadema prima che potesse anche solo provare a masticare una formula qualsiasi.
“Questo ti farà male. Perdonami, uccellino.” Con decisione provò a sfilarglielo.
Il volante avvertì un dolore lancinante che gli strappò un urlo a cui Mamoru si sforzò di non prestare ascolto. Continuò a tirare fino a che l'oggetto non venne via definitivamente, liberando l’Elemento d'Aria dal suo maleficio. Il dolore e lo shock per l’interruzione dell’incantesimo gli fecero perdere conoscenza. Senza il controllo di Yuzo, anche il tornado iniziò a dissolversi e con esso il fuoco, ma la Fiamma non era più in grado di tenersi in volo e cominciò inesorabilmente precipitare. Fissando il suolo che diveniva sempre più vicino, tenne stretto il corpo del compagno senza mai lasciarlo andare.
- Maledizione! Non ho energia a sufficienza per tentare di rallentare la caduta! - pensò Mamoru quando all’improvviso un enorme cuscino di acqua si frappose fra lui e la terra, strappandogli un sorriso. Subito si preparò all'impatto.
- Ottimo tempismo, Hajime! -
Appena Teppei vide i corpi dei suoi compagni entrare in contatto con l’incantesimo del Tritone, esultò. “Evviva! Mamoru ce l'ha fatta!”
E dire che, quando lo aveva visto scomparire, trascinato dalle correnti del tornado, aveva temuto il peggio, restando in trepidante attesa che qualcosa avvenisse. Poi la fiammata spaventosa che aveva dato fuoco al vortice e quest'ultimo aveva cominciato a dissolversi, nel suo doloroso stridio, facendogli trattenere il fiato per alcuni secondi, prima di individuarli in caduta libera. Hajime, allora, era intervenuto per evitare che si schiantassero al suolo.
Hans, invece, era ammutolito. Il volante e l’incantesimo con cui lo aveva soggiogato erano stati sconfitti. Non poteva crederci.
“Impossibile” mormorò per poi stringere i pugni con forza. “Maledetti!”
Teppei e Hajime si avvicinarono velocemente alla massa liquida che andava ritirandosi. Da essa, emersero Aria e Fuoco.
“State bene?” domandò il Tritone, inginocchiandosi accanto a Mamoru. Quest’ultimo seguitava a stringere Yuzo. Non lo aveva lasciato andare nemmeno durante la caduta, anzi, gli aveva fatto scudo, proteggendolo dall’impatto con l’acqua e aveva continuato a tenerlo anche quando si erano trovati immersi nel liquido, per non perderlo di nuovo.
“Io sì” rispose la Fiamma e attese che il compagno verificasse le condizioni del volante. Quando vide Hajime accennare un sorriso e annuire, sentì dissolversi parte della tensione che aveva accumulato. Solo allora tirò un profondo sospiro.
“E’ solo svenuto” disse il Tritone.
Anche Teppei si buttò a sedere accanto a loro, sorridendo. “Le Dee ci hanno assistito. Non ci credo che sia finita.”
“Finita?” tuonò imperiosa la voce del Naturalista. “Illusi, è appena cominciata! Vi sterminerò tutti di mio pugno! Non potrete sfuggire ad Hans lo Stregone!”
“Adesso gli faccio-”
“No.” Mamoru fermò Teppei con tono perentorio. Affidò il volante ad Hajime e si mise in piedi, lentamente, voltando loro le spalle. “Il Naturalista è mio.”
Lanciò il diadema al tyrano che lo afferrò al volo e lo rigirò tra le mani.
“E questo sarebbe un oggetto magico?” disse con sufficienza; con una semplice pressione lo mandò in frantumi. “Scadente. Una pessima fattura.”
Il Naturalista arrossì per la collera e, con un gesto stizzito, allontanò i capelli dal viso in modo da osservare, con entrambi gli occhi, quei tre ragazzini che avevano osato mettergli i bastoni tra le ruote.
Mamoru rimase a fissarlo con sguardo cupo. Era stato certo che si sarebbero scontrati, l'aveva quasi promesso a sé stesso, e ora il momento era arrivato. Poco importava che avesse utilizzato gran parte delle sue energie contro Yuzo, adesso le sentiva praticamente ricaricate e per Hans non ci sarebbe stato scampo.
Una violenta fiammata si levò dai suoi piedi fino ad avvolgerne l’intera figura. Asciugò all’istante l’acqua di cui gli abiti e i capelli erano pregni. I crini scuri oscillarono al vento caldo, che la vampa pura generava intorno a lui, come fossero stati lingue di fuoco nero. Il fuoco vibrava, vivo, e assumeva fluttuanti forme animalesche. Teste di leoni ruggenti, cani rabbiosi, draghi volanti nascevano fra le ondeggianti trame ardenti per poi fondersi tra loro in una danza dal fascino ipnotico. Le bestie manifestavano l'ira che alimentava il suo elemento; ringhiavano, mostravano i denti e gli artigli, erano pronti per azzannare, cavare gli occhi, sventrare chiunque si fosse messo di mezzo. Il fuoco mostrava ciò che dal viso non riusciva a trapelare, bloccato com'era in un'espressione ferma e austera. Dominante. In quel momento, Mamoru era padrone di tutto ciò che lo circondava.
Hans tentò di formulare un incantesimo, ma la Fiamma fu molto più veloce di lui e lo colpì in pieno viso con una delle sue vampe bestiali; una scudisciata di fuoco. Il Naturalista non era addestrato a dovere e venne sbalzato all'indietro. Con una seconda scudisciata, che lo centrò nel centro della schiena, Mamoru non gli permise nemmeno di toccare il suolo. Il corpo di Hans era quello di un fantoccio, che veniva sballottato in ogni direzione senza potersi ribellare. L'ultima scudisciata si trasformò in pugno, questa volta per mano stessa dell'Elemento, che lo colpì all'addome.
Un fiotto di sangue fuoriuscì dalla bocca del Naturalista.
Per quanto si pavoneggiasse, nella Magia Nera era solo un principiante. I veri Stregoni erano avversari ben più temibili, mentre lui non era che uno stupido folle.
Il suo corpo toccò finalmente terra con un sonoro tonfo, accasciandosi ai piedi di Mamoru.
La Fiamma pensò che gli avrebbe rotto tutte le ossa, una alla volta.
Il Naturalista si tirò lentamente a sedere, sputando un grumo di sangue e guardando l’avversario con occhi terrorizzati. Fu in quel preciso istante che si rese conto di aver commesso un gravissimo errore.
“A-aspetta… aspetta…” Cercò di fermarlo, alzando le mani in segno di resa. “…abbi pietà… non uccidermi… perché… perché invece di combatterci… non ci alleiamo?... potremmo… potremmo…”
Mamoru torreggiava su di lui e lo osservava con espressione di puro disgusto.
“Pietà? Osi reclamare pietà proprio tu, che non ne hai avuta per nessuno?” disse e la sua voce era lava iraconda. “Dov’era la tua pietà quando ordinavi la distruzione di interi villaggi indifesi?! Dov’era quando le persone urlavano disperate mentre cadevano, come mosche, ai tuoi piedi?!”. Lo prese per i capelli, costringendolo a guardare verso il corpo di Yuzo. “Dov’era la tua pietà quando lo hai trasformato in un mostro senza cuore e gli hai imposto il massacro di centinaia di innocenti solo per portare avanti i tuoi maledetti propositi?!” I suoi occhi scuri erano pozze ribollenti di pece; gorgogliavano di rabbia. Facevano paura. “Tu… tu non hai la minima idea di quello che gli hai fatto. Non ne hai idea!”
L’uomo non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Mamoru gli schiacciò il viso con una mano dal palmo incandescente. L’ustione lo uccise tra atroci sofferenze, lo corrose fino a che il teschio non venne a giorno, in un ululare di grida strazianti e spasmi. Hans si contorse, cercando in tutti i modi di liberarsi, ma quella stretta non lo lasciò fino a che non fu totalmente consunto, ossa e cervello compresi.
Quando della testa non rimase che cenere, Mamoru sciolse la presa e il corpo decapitato si accasciò al suolo; il collo tronco era ancora fumante.
Hajime distolse lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante, mentre il forte lezzo di carne bruciata solleticava le narici sue e quelle di Teppei che, invece, aveva mantenuto gli occhi sulla scena fino alla fine, stoicamente.
Mamoru lo guardò dall'alto ancora per un momento prima di volgergli le spalle e tornare dai suoi compagni. Quest’ultimi seguirono i suoi movimenti senza dire nulla. Non lo avevano mai visto così furente né avevano pensato che potesse davvero eliminare il Naturalista. O, meglio, non si aspettavano che lo facesse in un modo tanto atroce.
Sempre in silenzio, la Fiamma si inginocchiò accanto ad Hajime. Non aveva ancora controllato una cosa da quando aveva tolto il manufatto dalla fronte di Yuzo. Osservò il volante sdraiato su di un fianco, il viso disteso in una espressione di riposo profondo. Lentamente gli spostò il lembo della casacca che copriva la nuca e osservò l’onice che lo rendeva uno degli Esecutori del segreto ordine cavalleresco. La pietra pulsava ancora debolmente di un tenue bagliore purpureo, ma a ogni attimo che passava, il brillio oscuro andava scemando fino a che non scomparve del tutto. L’effetto di risonanza con l’incantesimo del Naturalista si era esaurito, il volante era libero dall’influsso della Magia Nera. Solo allora, Mamoru si concesse un sorriso.
“Portiamolo a Sendai.”

 


[1]URAMAWASHI – [2]MAWASHI – [3]MAE: sono tre mosse di karate, in questo caso tre calci: mawashi geri, uramawashi geri e mae geri. Il mawashi è il calcio rotante, laterale, che colpisce il punto desiderato col collo e col dorso del piede. L’uramawashi è uguale e opposto, nel senso che è sempre un calcio rotante, laterale, ma che colpisce il punto desiderato col collo e il tallone del piede (quindi, un mawashi all’inverso). Il mae geri è il calcio frontale.


 

…Il Giardino Elementale…

E i buoni vincono. Ancora. O forse no?
Il Naturalista è stato sconfitto e il pericolo che minacciava le terre attorno a Sendai è stato scongiurato, ma la vittoria, questa volta, si preannuncia con un sapore amaro.
Quanto profonde saranno le ferite?
Lo scopriremo nella terza e ultima parte di questo capitolo 9. :3

Aggiornamento mattutino quest'oggi perché sto tornando al paese e lì ho un problema sulla linea telefonica (che non so se è stato risolto), quindi ne ho approfittato che ero ancora nella casa universitaria. :3
Ringrazio a tutti coloro che continuano a seguire questa storia. :****


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti

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