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Autore: fra3    10/11/2011    6 recensioni
e se una cinica e asociale manager di Manhattan si mettesse in affari con un ricco, piratesco e sexy attore???...
UN PÒ PER VOLTA STO MODIFICANDO I PRIMI CAPITOLI DELLA STORIA!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che iniziate a leggere ho bisogno di informarvi di un cambiamento, di cui sicuramente vi accorgerete in questo capitolo. A differenza degli altri questo capitolo è narrato in terza persona, poiche volevo mettere i evidenza i pensieri e sentimenti di entrambe i personaggi, contemporaneamente.
Buona lettura.
Fra

 

La resa dei conti


 

“Avere 24 anni e sentirli, sentirli tutti e 24, ed esclusione di nessuno. Non si è né troppo grandi né troppo piccoli a 24 anni, ma capita alcune volte che la vita richiede troppa maturità per i tuoi 24 anni. Tu vorresti essere ancora una bambina per vedere tutto dipinto di rosa e arancio, per guardare il mondo dal basso e pensare che si tratti di qualcosa di magico, dove il male non esiste e il dolore non sia così lancinante. Vorresti ancora parlare con le fate e confidargli i tuoi più profondi desideri. Vorresti ancora preoccuparti solo delle sgrida della mamma perché con le tue piccole manine hai scavato nella terra. Vorresti ancora sentire la nonna che ripete con voce autorità “è ora di tornare a casa”. Ma soprattutto ha 24 anni speri ancora, che il principe, tanto sognato grazie alle favole, arrivi a salvarti. E così il principe giunge dal nulla, con il suo completo azzurro, sopra il suo cavallo bianco, e tu puoi dare solo tutta te stessa, ad esclusione di niente, perché lui è la tua salvezza e nulla potrà portartelo via. Poi, però, in un giorno, nell’anno dei tuoi 24 anni, capisci che il momento di diventare adulto sia arrivato e che le streghe cattive, se pur non in forma umana, esistono. Sopraggiunge come uno schiaffo, come una bomba che perfora i timpani, e tu ti svegli di soprassalto, stordita, ma cosciente che l’era delle fate sia finita perché il principe è arrivato, ma non ti ha salvato, anzi, si è trasformato nel lupo cattivo di cappuccetto rosso, lasciando una donna, che fino a due minuti prima, era ancora una bambina, vestita di bianco con un bouquet già appassito, sul sacrato di una chiesa, senza neanche una mela avvelenata da mordere.”

 

Quei giorni, per Kate, avevano rappresentato il ritorno al passato, che lei con tanto dolore, in quegli anni aveva cercato di dimenticare. Adesso aveva 35 anni, era un’adulta, una madre e un’amica, ma soprattutto aveva cercato di essere una donna. Le mancava tanto sentirsi donna, sentirsi amata da qualcuno, ma Johnny aveva appagato questo desiderio, con amore, devozione e affetto. Lei si era lasciata andare, dando, anche questa volta, ogni parte di se stessa, perfino la sua vulnerabilità. E adesso si ritrovava a chiedersi se, di frantumare il suo cuore, almeno questa volta ne fosse valsa la pena.

Johnny aspettava una risposta, un segno, per convincersi che il cuore di Kate battesse ancora. Aveva paura come mai nella sua vita. Temeva di perderla, ma di più aveva il timore che Kate ne sarebbe uscita distrutta, frantumata da una promessa che in quel momento non sembrava più eterna. L’aveva promesso, non l’avrebbe fatta soffrire, invece l’aveva esposta al mondo, senza un’adeguata copertura, senza proteggerla dagli attacchi come un semplice civile in piena guerra.
“Possiamo rimanere qua anche tutta la notte se tu non apri bocca”- Johnny cercò di spronarla, usò un tono canzonatorio, per cercare di risultare il meno irritante possibile. Avrebbe preferito sentirsi insultare pesantemente piuttosto che dover sopportare quel tagliente silenzio. Kate non sapeva cosa rispondere, aveva dato sempre poca importanza ai giornali di gossip, sapeva che la maggior parte di quello che scrivevano erano falsità, odiava il mondo dello spettacolo per questo, ma adesso quella in prima pagina era lei. Amava Johnny, lo amava ancora, nonostante tutto, ma dopo quell’ennesima pugnalata al suo povero cuore, non era più convinta di essere disposta a sopportare il mondo che lo circondava.

Dopo tutto quel silenzio, Kate si decise a parlare, dopotutto Johnny meritava una risposta – “no, non credo nei giornali, se è quello che t’interessa, ma ancora di più non credo in niente di questo mondo fatto solo di finzione e strass. Non appartengo a questo mondo, sono arrivata senza volerlo e non accetto che dei giornalisti di merda governino la mia vita. Lo sapevo che prima o poi avrei dovuto farei i conti con tutto questo, ma forse non ero ancora pronta. Lo devo anche a mia figlia, non posso lasciarla in balia di questi avvolti, è una bambina ed io ho il dovere di proteggerla. Mi dispiace Johnny ma non posso e non sono in grado di sopportare tutto questo.”- disse tutto ad un fiato, cercando di non tentennare su nessuna parola e, di palesare, nella maniera più efficace, i suoi pensieri. Johnny non fiatò, d’altronde Kate aveva ragione, e lui non poteva obbligarla a fare qualcosa che le avrebbe causato solo del male, ma allo stesso tempo non era disposto a lasciarla andare, avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterla avere per sempre con sé. I due si guardarono dritti negli occhi, in silenzio, per attimi che avrebbero preferito non finissero mai. Entrambi sapevano la risposta a una domanda che era così elementare ma complicata. Quindi? Ma nessuno dei due aveva voglia, tanto meno il coraggio di rispondere. In cuor suo Kate desiderò che da un momento all’altro Johnny aprisse bocca per sussurrarle la più straziante dichiarazione d’amore, che un uomo, che di professione non faceva il poeta, avrebbe potuto scrivere. Ma così non fu. Johnny non disse una parola, aveva paura che qualsiasi cosa avesse detto, avrebbe solo peggiorato le cose. Sapeva che Kate aveva bisogno di smaltire la rabbia prima di poter cercare di recuperare qualcosa che a lui in quel momento sembrava così lontano. Aveva sentito il cuore fermasi quando Kate aveva pronunciato quella frase e la convinzione di averla ormai persa si era impossessata dei suoi pensieri.

Kate capì che il momento di andare fosse arrivato, Johnny non aveva aperto bocca e questo stava solo a significare che ormai le parole che si erano detti, erano state sufficienti. Lo guardò per l’ultima volta, con la testa china, a fissarsi le scarpe, disperso chissà in quali tristi pensieri. Non avrebbe mai pensato di vederlo scomparire dalla sua vita così facilmente, era così sicura che lui sarebbe rimasto per sempre, e invece. Chiamolo caso, chiamalo coincidenza o destino, ma quello che conta alla fine era trovarsi davanti ad una situazione che non sarai mai tu a poter gestire.
In silenzio lasciò la stanza, con un leggero sorriso sulle labbra, nato da tutti i momenti belli che in quelli istante le avevano inondato la mente. Avrebbe voluto regalargli un ultimo sorriso, un ultimo abbraccio o come nei film un bacio d’addio, ma Johnny si era rifugiato in se stesso e per una volta era stato lui ad alzare le barricate.
In realtà Johnny stava metabolizzando le parole di Kate, per riuscire a trovare una soluzione a quella trappola infernale in cui erano finiti. Si era reso conto, solo quando aveva sentito lo sbattere della porta, che Kate non c’era più. Alzò di scatto il viso per assicurarsi che quello che aveva pensato non si fosse realmente avverato, invece era così, lei non c’era più. A quel punto decise che l’unica cosa da fare era catapultarsi per il corridoio e salvare l’insalvabile.

Ed eccola lì, imbambolata a fissare il pulsate dell’ascensore, senza un’espressione precisa in volto. –“ non andare”- disse con un filo di voce, distogliendo Kate dal suo incanto – “non andare…”- si avvicinò lentamente – “ o se vuoi farlo, portami con te”- le afferrò il braccio stringendola a se. Kate non sapeva cosa dire, ormai si era rassegnata al peggio, era quasi certa che il suo principe non l’avrebbe più salvata e invece era lì davanti a lei a implorarla di essere lei la sua ancora di salvezza. Lei si limitò a stringerlo forte a se, non era mai stata abituata a essere il salvatore, lei semmai era il paziente, il malato che aveva bisogno di essere curato e ora toccava a lei accudire qualcuno di cui aveva un bisogno vitale. Non volevano arrendersi, non avevano avuto il coraggio di dirselo, ma non avrebbero mai voluto mettere la parola fine a qualcosa che era destinato a durare per l’eternità.
Rimasero abbracciati, l’uno nelle braccia dell’altro, come quella sera, che sotto la pallida luna, si erano dichiarati amore. Non volevano staccarsi, volevano cibarsi uno dell’altro, avevano bisogno di quella linfa vitale per riuscire ad affrontare quella guerra insieme.
Johnny, lo sapeva, era lui l’uomo, e a lui toccava proteggerla, non solo lei, ma tutto quello che lei si portava dietro. La allontanò leggermente per poter ammirare i suoi magnetici occhi neri. Kate gli regalò un sorriso carico d’amore e di comprensione. Johnny le accarezzò le gote pallide e le sussurrò dolcemente – “Allora, dove andiamo?”- Kate sorrise di cuore e il suo volto si trasformò in un’espressione maliziosa – “ Dove vuole andare Mr. Depp? Abbiamo una suite tutta per noi!”- Johnny rise di gusto a quell’affermazione, la prese per me mano e la riportò in camera.- “dammi un minuto per informare mia madre che non torno a dormire a casa e poi sono tutta tua”- gli disse Kate togliendosi provocante il cappotto e prendendo dalla tasca il cellulare. Johnny si tuffò nel grande letto, osservando divertito la sua principessa mentre gesticolando, spazientita dava spiegazioni, in italiano, a sua madre.

“Kate, che Gesù Bambino sia benedetto, ma che fine hai fatto?”- urlò alla cornetta una preoccupata signora Armani. Kate non aveva ancora pensato a una scusa plausibile, si sentiva ai tempi del liceo, quindi come allora cercò di improvvisare – “Mamma non c’è bisogno di urlare, spaventerai Sofia!”- come si dice, la miglior difesa è l’attacco e Kate cercò di fare propria ogni singola parola del detto – “Tranquilla sta guardando quel coso, dove c’è quello che cammina come una femmina. Non capisco niente, parlano in inglese ed io mi sento esclusa” – disse seccata la madre. Kate sorrise, la sua bambina, già alla sua tenera età, aveva appreso alla lettera regole della “stronza perfetta”. – “ tra poco mandala a dormire, il pigiama sta sul mio letto. Se la senti urlare e poi saltare sul divano come un’indemoniata, stai tranquilla non c’è bisogno di chiamare l’esorcista”- disse tranquilla ma con un sorriso diabolico stampato in faccia, ripensando alle reazioni, che solitamente, Sofia aveva mentre Jack Sparrow duellava con Barbossa – “ma tu dove sei?”- rispose passando al sodo la Signora Armani. – “mamma ti ricordi quando mi hai chiesto se Johnny poteva assumere la figlia della fioraia?”- urlò come se stesse parlando con una persona sorda e neanche lei riuscì a spiegarsi il perché- “Si”- urlò a sua volta la mamma-“Ecco sono andata a risolvere il problema della pratica burocratica dell’hair style e del fashion style, per passare allo step successivo, per non trovare uno stop all’entrata”- Johnny la guardò curioso, cercando di comprendere quello che stesse dicendo, lei le fece segno che tutto stava procedendo per il meglio, ma in realtà neanche lei era riuscita a capire quello che usciva dalla sua bocca – “Ok, mi raccomando non mi far fare brutta figura con la fioraia, se non quest’anno niente gerbere.”- a quanto pare solo la signora Armani era stata in grado di decifrare quel miscuglio di parole – “va bene ci vediamo domani. Dai il bacio della buona notte anche per me a Sofia e dille che la mamma è con il capitano Jack, lei capirà”- continuò a urlare Kate – “con chi?”- rispose una confusa Maria Rita – “JACK!”- tuonò spazientita Kate – “ok ok e non c’è bisogno di urlare e che caz…”-rispose brusca la donna-”MAMMAAA glielo dico a Padre Paolo e ti faccio declassare al secondo banco”-disse quasi scandalizzata Kate –“no, no per l’amor del cielo”- rispose implorante la madre conoscendo la stronzaggine della figlia – “meglio che vada a farmi un rosario”- si affrettò a giustificare- “Vai vai e ricordati che sono cinque le stazioni”- rispose malefica Kate e finalmente terminò la chiamata.

“Adesso a noi due Mr. Depp!”- tuonò maliziosa.  

 

  
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