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Autore: Delver of Dreams    10/11/2011    2 recensioni
Avvertiamo i letto che questa fanfiction, dato il suo rating, non è adatta a tutti. Possono essere presenti scene di violenza o erotismo che possono turbare la sensibilità di chi non è abituato a simili generi. La storia è ambientata nel mondo reale (la Terra) con alcuni elementi fantastici come per esempio la città dei due protagonisti (creata per l'occasione), sono presenti elementi soprannaturali e religiosi che saranno volutamente distorti in certi casi. Questa è una fanfiction scritta da due persone (Me e Eco5 anche lei utente di questo sito) per cui la storia sarà postata sul profilo di entrambi come stabilito in comune accordo (precisiamo che io scrivo allineato a sinistra, Eco5 a destra).
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Fanfiction Originale
Titolo: Angulus Suspensorum
Titolo Capitolo: Bellum omnium contra omnes
Rating: Arancione
Genere: Principalmente Fantasy



Era passato un anno da quel giorno, eppure il mondo era sempre lo stesso: lo stesso ammasso di rovine.
Lo scoppio della guerra aveva dato il colpo di grazia ad un pianeta già troppo impegnato a fronteggiare problemi quali il nucleare, i conflitti politici e religiosi, governi sempre più egoisti e dittatoriali. Sull'isola, luogo natìo di Thysia, come in ogni altro posto, regnava l'anarchia. Si cominciarono a formare gruppi malavitosi intenzionati a compiere la scalata al potere, aumentavano di giorno in giorno al punto che ogni abitante era tesserato in uno schieramento. E il resto del mondo? Le potenze quali America, Asia ed Europa erano collassate, non aveva più senso parlare di sviluppo, capitalismo, produzione nè tanto meno commercio: tutto il sistema era stato distrutto in una notte e nell'anno trascorso le cose erano rimaste tali e quali com'erano alla notte d'inizio guerra.
Curioso come l'uomo debba sopportare sulla sua pelle un conflitto da lui non provocato, ma non era forse il loro più grande desiderio il sapere cosa ci fosse dopo la morte? Non hanno forse pregato per anni solo per avere delle risposte? La verità però è meno rosea di quello che speravano: la verità è che il Paradiso esiste... l'Inferno esiste... mentre il Purgatorio è da sempre stata la loro casa!
Per trecentosessantacinque giorni da allora gli angeli e i diavoli si erano dati guerra su campo neutro, la Terra, campo che inevitabilmente subì sin dal primo istante le devastanti conseguenze delle numerose e incessanti battaglie.
Durante le prime settimane furono solo fiamme, getti di lava e nubi di polvere, tutto questo cessò rapidamente lasciando il posto a terreni devastati, deserti, baratri e rovine di ogni genere. Non vi era quasi più differenza tra giorno e notte: ogni momento era buono per morire, notte o giorno che fosse. Il cielo era costantemente oscurato da nuvole grigiastre, il terreno cicatrizzato dalla siccità che aveva colpito gran parte delle nazioni. Nonostante tutto, la vita resisteva, piante, animali e umani non avevano ancora intenzione di lasciarsi inglobare da uno dei due regni in lotta. Seppur in minima quantità l'acqua continuava a scorrere nei fiumi, il cibo prodotto dalle terre ancora fertili era sufficiente a sfamare la popolazione rimasta e i relativi animali che inevitabilmente sarebbero stati macellati una volta cresciuti abbastanza. La speranza muoveva ancora il Purgatorio come sempre aveva fatto fin dalla sua creazione.

La solidarietà, seppur non sia mai stata il punto di forza dell'uomo, non era del tutto andata a farsi fottere, sull'isola esisteva una specie di mensa pubblica alla quale era possibile rivolgersi giornalmente per ottenere cibo sufficiente a sopravvivere fino all'indomani. Il rumore assordante di una mitraglietta automatica fece sobbalzare tutti i presenti in coda per ricevere la loro parte di viveri.
- Bene bene bene cosa ci offre oggi la casa? - Un uomo con la cresta, accompagnato da altri due uomini e due donne vestiti con indumenti di pelle fece il suo ingresso nel capannone adibito a mensa comune.
- Ovviamente qualcosa di più di ieri! Il nostro stomaco ha fatto casino finora - rispose uno dei ceffi al seguito.
- Forza non avete ancora preparato i sacchi? - Esordì una delle donne riferendosi ai volontari che servivano il cibo - muovetevi e vedete di farli pieni stavolta oppure vi riempiamo di piombo dal primo all'ultimo.
Gli addetti al magazzino corsero subito a prendere vivande in una stanza adiacente su ordine degli impiegati al bancone, la gente in coda non aveva nemmeno scomposto la fila, ormai erano abituati a subire maltrattamenti del genere e il loro spirito era consumato a tal punto che non riuscivano a provare nemmeno le emozioni più negative come la paura.
- Sta diventando monotono assaltare questo posto, questi pezzenti non si ribellano nemmeno - l'uomo che non aveva ancora parlato si avvicinò ad un anziano che stava portando il cibo offertogli ad un tavolo, si pose sulla sua traiettoria e protese le mani verso di lui lo spinse facendolo cadere seduto a terra - vedete? patetico.
Per nulla sorpreso il vecchio si levò sulle ginocchia e, tremante, allungò una mano per afferrare il suo tozzo di pane: non ebbe nemmeno il tempo di toccarlo che il tacco della seconda donna fece pressione sulla sua pelle schiacciando a terra la mano. L'aggredito sputò un rantolo di dolore mentre quell'arpia si divertiva a premere sempre di più con la scarpa.
- Non si mangiano le cose cadute per terra, sei un verme schifoso ecco cosa sei! - Disse lei divertita.
Con che coraggio i presenti avrebbero potuto urlare "qualcuno lo aiuti"? Con lo stesso coraggio che li teneva inchiodati nel loro angolino a guardare impotenti la scena? Nessuno avrebbe potuto farci nulla, l'anziano era ormai con entrambi i piedi nella fossa.
D'un tratto una figura celata da un lungo mantello e incappucciata lasciò il suo posto in fila e prese a camminare verso l'uscita, portava con sè un oggetto smisuratamente lungo avvolto in uno strato di bende.
- E tu che hai intenzione di fare pivello? Torna al tuo posto prima che ti sistemi - il malvivente con la mitraglietta, doveva essere il boss della banda, impugnò l'arma puntandola contro quel personaggio misterioso il quale continuò a camminare tranquillamente.
- Sei sordo o cosa? Ti ha detto di stare al tuo posto! - Colui che aveva spinto il vecchio lasciò perdere la sua preda pronto a farsi intendere con la forza.
A quel punto il personaggio misterioso strinse il mantello nella mano libera e lo lanciò davanti a sè coprendo così il campo visivo del suo avversario e della donna alle sue spalle. Finì tutto velocemente: i due teppisti non ebbero nemmeno il tempo di urlare che già i loro corpi erano stati tagliati a metà praticamente nello stesso istante. I busti caddero dalle gambe che li sorreggevano sporcando di sangue il terreno sottostante, l'anziano, che essendo rimasto chinato aveva evitato una brutta fine, scappò terrorizzato.
L'omicida, che aveva ormai superato l'ostacolo dei primi due avversari, era un ragazzo di venticinque anni, mediamente alto, dai lunghi capelli corvini tenuti sciolti, la sua pelle chiara, le sue iridi dipinte di sangue. Brandiva una spada completamente nera fatta eccezione per la guardia e l'impugnatura ancora avvolta nelle bende, ebbene si, era una spada lunga più di due metri lo strano oggetto che portava con sè. In quel momento lo impugnava con una sola mano il cui braccio era completamente steso, l'altra mano puntata a terra.
- No... - Mormorò colui che stringeva la mitraglietta tra le mani vedendo il ragazzo avvicinarsi rapidamente - Nooooo!
Non ebbe nemmeno il tempo di premere il grilletto che sia lui che l'arma vennero tagliati con un solo fendente, i due rimasti cercarono di scappare tornando di corsa sui loro passi ma lo spadaccino lanciò la spada contro di loro tenendola per le bende dell'impugnatura che agirono da catena.
Manovrando l'arma con maestria decapitò entrambi i sopravvissuti con macabra eleganza e riprese al volo la lama ritirandola a sè.
Con un colpo secco tagliò l'aria e il sangue che aveva insudiciato l'oggetto venne scosso via andando ad imbrattare il pavimento: dopo essersi rimesso il cappuccio corse via lasciando i presenti nello stupore.

- Cos'è tutta questa pietà verso dei vermi come gli umani?
Una voce serpentina, agghiacciante e tenebrosa proveniva da dentro di lui.
- Hai dimenticato da dove vengono i tuoi poteri, Thysia?
- Affatto. - Il giovane rispose con fermezza.
- Ah no? - Un'ombra scura si attorcigliò attorno al suo corpo, aveva la forma di una grossa serpe la cui testa si materializzò di fronte a lui a diversi centimetri dal suo volto - non ho mai visto nessun graziato all'Inferno.
L'entità oscura strinse la presa sulle membra fragili del ragazzo il quale, impotente di fronte al dominio del serpente che giocava con lui come fosse stato un burattino, s'inginocchiò e poggiò le mani a terra. La spada cadde di fianco a lui.
- Tuttavìa... - continuò la bestia - non posso punirti dopo l'ottimo sacrificio che hai effettuato, cinque anime ti salvano quindi dalla tua punizione.
Thysia si sentiva soffocare, tossì sputando gocce di sangue. A seguito di ciò fu prontamente liberato dalla morsa che lo asfissiava.
- Ricordatelo ragazzino - scivolò lentamente lungo il corpo torturato e si acciambellò ai piedi dello stesso - l'Inferno ti ha dato il potere e l'Inferno te lo toglierà se non agirai secondo il suo volere, se non abbraccerai i suoi ideali, se sarai indulgente e altruista.
Il serpente scomparve diradandosi come nebbia, non se n'era andato, era tornato a casa, dentro di lui, Thysia: il nuovo servo del regno dei dannati.


I pezzi di cemento caddero sul terreno, facendo alzare una grossa nube di polvere. Tossì.
"Sta' più attento a dove metti i piedi!"
"Scusa..."
Due giovani scesero la rovina di quel palazzo che ormai perdeva ogni pezzo. Tenevano la mano poggiata sul muro, e camminavano in fila indiana, poco distanti l'uno dall'altra, abbastanza lentamente. Il soffitto era in parte scoperto, e permetteva alla luce tenue di filtrare e di infrangersi sui pezzi di palazzo crollati, grigi e miseri di fronte a loro.
La ragazza saltò sul terreno, e si stiracchiò le braccia e la schiena, mentre il giovane dietro di lei era ancora impegnato a scendere dal grosso pezzo di cemento che era caduto tempo prima e faceva da collegamento tra un rialzamento del palazzo ed il terreno vero e proprio.
La ragazza si girò verso di lui, corrugando le sopracciglia "Sbrigati, dai!" incrociò le braccia e si avvicinò a lui. "Quanto ci metti?" lo prese per la stoffa della maglietta e, senza tanti complimenti, gli diede uno strattone verso il basso. Questi scivolò e cadde in ginocchio, a terra.
"Ma sei matta? Potevo farmi male?"
"Smettila di lamentarti, su, e muoviti. Non vorrei che ci beccassero quì" lo afferrò per un braccio e cominciò a camminare velocemente. Con l'altra mano si teneva la gamba zoppicante. Sul polpaccio aveva conficcato un pezzo di metallo, e le scendeva un grosso rivolo di sangue, che aveva bagnato i pantaloni blu, i calzini bianchi e le scarpe consunte.
Lei continuò a trascinare l'amico nella città deserta. Le finestre dai vetri rotti si mossero cigolando al loro passaggio, ed alcune sbatterono per il vento. Qualche insegna di negozio si mosse producendo un rumore sinistro. A terra, alcuni vecchi giornali rotolavano sull'asfalto pieno di crepe, su cui erano cresciute alcune piante ormai secche. Lei si morse il labbro inferiore, e girò dalla strada principale in un vicolo cieco riparato da alcuni palazzi. Sul fondo c'erano alcune casse sfondate ed un secchio della spazzatura rovesciato ed ormai quasi del tutto privo del suo contenuto, di cui rimanevano solo le buste.
Lei lo lasciò ed andò a sedersi su una dei resti delle casse. Alzò i pantaloni di stoffa che le arrivavano a metà polpaccio ed esaminò parte della ferita. Provò ad alzare ancora la stoffa, ma toccò per sbaglio il pezzo di ferro che aveva conficcato. Rabbrividì, e si morse le labbra. Con la mano tremante lo afferrò. I muscoli le si contrassero tutti, e lei fece uno scatto in avanti con la testa, chiudendo le palpebre. Fece un respiro profondo e, tenendosi il ginocchio con l'altra mano, tirò fuori il pezzo di ferro. Il sangue cominciò a sgorgare copioso, mentre la sua mano tremante lasciò cadere il pezzo di ferro insanguinato. Questi fece un rumore cadendo a terra, mentre lei si chinava sulla gamba gemendo. L'altro ragazzo, che intanto si era chinato ad esaminare il contenuto rimasto del secchio della spazzatura, volse un rapido sguardo verso di lei, e poi riprese a cercare.
"Una benda, diamine!"
Lui cominciò a cercarsi addosso la benda, ma rispose subito alzando le spalle "Mi dispiace!"
"Ah, diamine!" senza indugiare si tolse dalla spalla la cinghia che teneva legato alla sua schiena un lungo bastone azzurro, che posò a terra, e si levò la maglietta e la attorcigliò, per poi annodarla sulla ferita. Poi si alzò, prese il suo bastone, lo svelse dalla cinghia, che si rimise sulle spalle ormai coperte solo dal reggiseno bianco, e si rimise in marcia facendo peso sull'asta.
"Dai, muoviti, che lì non c'è niente. Meglio andare a vedere se c'è qualcosa alla mensa comune."
"Come preferisci."

La città a quell'ora pareva vuota, e tirava un vento caldo che le scosse i capelli azzurri e lisci. Guardava davanti a sè, stringendo il bastone con tutta la sua forza.
Attraverso i suoi occhi, quella città parve popolata da figure azzurre ed evanescenti, che la guardavano, o passavano quasi volando, attraverso case e pali della luce.
Dietro di lei, Tom camminava con le mani dentro le tasche.
Si fermò, e prese a guardare fisso davanti a sè. Tom si fermò di conseguenza.
I suoi occhi castani contornati di grigio cominciarono a guardarsi attorno, lucidi di lacrime. Ad un tratto li chiuse, portandosi la mano libera alla testa.
"Basta! Basta! Basta!"
Tom sussultò, indietreggiando.
"Di nuovo quelle voci?"
Lei dopo qualche secondo annuì.
"Mi chiamano, mi dicono quello che devo fare...che devo fare, Tom? Ho paura di loro."
Tom corrugò la fronte e si avvicinò a lei. Avvicinò alla sua spalla una mano tremante, ma non ve la pose, anzi la ritirò dentro la tasca. Volse lo sguardo altrove.
Kylie riprese a camminare "Non è nulla, son sciocchezze. Andiamo, che è tardi. E non vorrei..." la sua voce tremò nel dire l'ultima parola, ma il suo sguardo era fisso.
Ripresero il passo, girando più volte in vicoli stretti e vuoti. Si ritrovarono in un'altra strada principale. Una persona entrò dentro una casa dalle finestre sfondate.
Fecero per girare in un vicolo, ma un'ombra passò davanti a loro. Kylie alzò il braccio con il bastone, bloccando il passo a Tom. Rimase con le gambe divaricate, il labbro inferiore morso, a scrutare davanti a sè.
Rimise il bastone a terra, poggiandovisi. Continuò a fissare davanti a sè, respirando a fondo. Socchiuse le palpebre.
Mostrati...dove sei?
Rimasero ancora immobili. Kylie riprese a camminare, ma un passo dopo l'ombra schizzò di nuovo davanti a loro. Stavolta si mise in guardia, con il bastone davanti a sè.
"Chi sei?" strinse il bastone "mostrati!"
L'ombra schizzò di nuovo davanti a loro. Loro non si mossero. Tom gemette. Kylie si morse il labbro, sgranando gli occhi.
L'ombra schizzò fulminea e si avventò su di loro. Lei fece per porre il bastone davanti a sè orizzontalmente, in posizione di difesa, ma non fece in tempo.
Tom era a terra, una figura nera e fatta da una materia simile al fumo, ma di esso più solida, gli si avventava sopra, stringendolo al collo. Lui gemeva e cercava di levarsela di dosso, mentre quella emetteva versi striduli e gli si muoveva addosso.
Kylie fece uno scatto verso l'ombra, e con il bastone diede un montante dal basso, prendendo l'ombra sullo stomaco e portandola in alto con il suo bastone. Diede uno strattone verso l'alto, e quella con un gemito si sollevò in aria, per poi scattare e ritornare per terra, china nella sua postura quadrupede, nella sua forma umanoide. Fece un verso simile al soffio dei gatti. Kylie aggrottò le sopracciglia, mettendosi davanti a Tom, che ansimava e si portava la mano al collo, ancora sdraiato per terra. La ragazza fece volteggiare il bastone, e dal suo braccio partì una luce azzurrina che si espanse su tutta l'arma, e gli fece uscire due lame dagli estremi. Guardò l'ombra.
Per qualche secondo, rimasero immobili. Poi l'ombra le saltò addosso. A lei bastò portare la punta con cui aveva minacciato l'essere infernale verso l'alto nel momento in cui vi si avventava contro. L'azione fu così veloce che si vide solo una scia azzurra andare verso l'alto e poi essere scaraventata in basso. Alla fine di questa, Kylie era inginocchiata a terra, con una mano sulla sua ferita, sudata ed ansimante, e le lame del suo bastone si erano ritratte. Da questo, la luce azzurrina tornava ad essere assorbita dal suo braccio. Sul terreno c'era una fossa. Tom si alzò e le andò vicino.
"Dannazione." Kylie ansimò "non sono riuscita a distruggerla" chiuse gli occhi portando il busto verso la gamba ferita ed emettendo un gemito.
"E' scappata?"
"Sì, ma per il momento penso che resterà lontana."
Tom guardò il cielo nuvoloso sopra di lui.
"Su" Kylie gli porse un braccio "aiutami ad alzarmi. Quì è troppo pericoloso."
Lui la aiutò, e lei poggiò il suo peso di nuovo sul bastone.
"Va' avanti tu, io sono troppo lenta."
Tom cominciò a camminare, volgendosi un paio di volte verso di lei, che ancora ansimava.
Kylie guardò il cielo, con gli occhi umidi e la mano sulla gamba "Perchè mi fate questo?"

Il fuoco scoppiettava dentro al cesto della spazzatura riempito di carta che avevano rinvenuto nel vicolo poche ore prima.
Tom stava appresso a questo, smuovendo la carta ed il legno messo all'interno del contenitore. Kylie era seduta su una delle casse, il bastone posato accanto a lei, e la maglietta di nuovo infilata addosso. Sulla ferita ora c'era un altro pezzo di stoffa che era riuscita a trovare in un vecchio edificio abbandonato. Accanto a lei stava posata anche una borsa di stoffa che aveva ripreso dal loro ultimo nascondiglio prima di andare lì.
Dentro vi era tutto quello che le era rimasto. Sospirò.
"Domani dovrei andare a trovare la nonna."
Tom non rispose.
"Anche se, impegnata com'è a recitare rosarii, dubito che sentirebbe la mia mancanza." posò la testa sulle ginocchia.
Tom continuò ad occuparsi del fuoco.
"Non ha voluto credere all'evidenza...che strano..." mormorò, guardando il muro davanti ai suoi occhi "eppure gli angeli sono proprio scesi sulla terra..."
Tom si sedette a terra, con la schiena contro il muro "che ci vuoi fare, sono persone anziane. Non puoi imporle una convinzione che non ha mai avuto all'età di ottantadue anni."
"Non lo farei, ma è una cosa evidente."
"Piuttosto" Tom si rialzò "la cosa strana è che sia ancora in perfetta salute dopo tutto quello che è successo."
"E chi l'ammazza a quella?" Kylie alzò la testa e le sopracciglia "E' dura la sua pellaccia, mica no."
Tom sorrise, tornando al fuoco. Kylie rimase seria.
Passarono qualche minuto senza dirsi nulla. Da mangiare non c'era niente, e sonno non ne avevano. Il cielo era già nero e ricoperto di stelle, che si vedevano brillanti tra le nuvole grige.
Kylie si volse verso la sua borsa, ed estrasse qualcosa.
Era il libro che aveva trovato quella volta al supermercato. Lo sfogliò, con gli occhi inumiditi. Si morse il labbro inferiore.
Sulla prima pagina v'era una scritta:

"In prologo, finis"

"Nel prologo, il limite. O la fine." chiuse gli occhi. Era stata la prima scritta a comparire sul libro. Continuò a sfogliarlo. V'erano altre frasi, alcune molto lunghe, e tutte le aveva lette. Si morse il labbro, lo richiuse con uno scatto che fece voltare Tom e lo rimise dentro la borsa, che lasciò cadere dalla cassa. Lei scese con il piede sano e si sdraiò a terra, accanto al bastone.
"Notte, Tom." disse. E chiuse gli occhi, non ascoltando nemmeno la risposta del giovane.



Thysia colpì due volte quella che più che una porta sembrava una grande lastra di ferro ammaccata un po' ovunque. Attese qualche secondo, colpì una terza volta. Di nuovo una breve attesa e la porta si spalancò producendo un rumore macchinoso: dietro di essa un ragazzo di all'incirca 27 anni, alto più di Thysia, rasato e dalla pelle vistosamente abbronzata.
- Entra - invitò.
L'interno della stanza alla quale il giovane fece accesso era ben arredato se si considera il macello che c'era al di fuori di quelle quattro mura. C'erano diverse poltrone, due divani, tre tavoli di cui uno al centro della stanza, attrezzature da cucina e varie altre cianfrusaglie tra cui spiccavano anche diverse armi sia da fuoco che bianche.
- Beh? - Proferì l'uomo mulatto.
- Beh cosa? - L'altro si sedette sul divano vicino al tavolo e prese la spada con entrambe le mani cominciando a riavvolgerla nelle bende che aveva precedente mente raccolto sul divano stesso.
- Hai dovuto combattere di nuovo? Angeli? - Chiese riferendosi ovviamente alla spada senza bende.
- Fortunatamente no. Erano solo una gang di teppisti, stavano facendo casino alla mensa.
- E tu non sai startene al tuo posto.
- Non devo starmene al mio posto.
- Fa un po' come vuoi, basta che poi tu non venga a piangere da me se ti fai male.
- Vedo che hai raccolto altre armi...
- Moltissime, ho altri depositi sparsi qua e là, ovviamente ben nascosti. Qui cominciamo a starci stretti amico mio.
- Apprezzo il fatto che tu voglia aiutarmi ma credi davvero che tutte queste armi siano davvero efficaci? Insomma stiamo parlando di angeli, diavoli e chissà quali altre creature...
L'uomo, che rispondeva al nome di Sabin, si sedette a sua volta su una poltrona di fronte al divano.
- Se non proviamo a fare qualcosa, qualsiasi cosa, perderemo questa stupida guerra. Se ciò accadesse non avremo più una casa alla quale fare ritorno, saremo schiavi, non importa se all'Inferno o in Paradiso.
- Possiamo solo sperare che i nostri alleati si accontentino di una banalissima vendetta... fa strano aiutare chi da sempre ha rappresentato tutto il male del mondo.
- Che tu lo voglia o no è da questo lato del ponte che devi stare, ti hanno dato i poteri.
- Già... in ogni caso non credo che il Paradiso sia molto diverso dall'Inferno, ho ragioni di odiarlo almeno alla pari di quest'ultimo.
Le urla della gente catturarono l'attenzione dei due amici: fuori dal loro bunker era scoppiato il putiferio.
Aspettarono qualche secondo, grida e schiamazzi continuarono con la stessa intensità finchè un rumore assordante, come di qualcosa che crolla, fece aumentare ancor di più il chiasso.
Thysia corse fuori, l'entrata del covo era ben nascosta fra le macerie ma anche se fosse stata sotto il naso di tutti nessuno le avrebbe dato peso in quel momento, vuoi perchè la folla si era radunata sulla strada opposta, oppure perchè c'era qualcosa di più coinvolgente di un semplice ingresso ad un rifugio.
Il ragazzo giunto sul luogo di quello che sembrava, ed effettivamente era un crollo, notò subito un angelo sbattere le ali a mezz'aria sfoggiando tutta la sua eleganza oltre all'equipaggiamento da battaglia in argento (ad eccezione della spada che era fatta di semplice ferro, almeno in apparenza). Dalle macerie dell'edificio ormai distrutto completamente si erse, terribile e maestoso allo stesso tempo, un demone antropomorfo completamente nero, nudo e possessore di pericolose armi naturali come gli artigli, le corna e una coda lamellata.
- Voi angeli siete sempre più codardi! - Ringhiò la creatura immonda - Avete paura di graffiarvi? Non è forse per questo che vi chiudete in quelle corazze?
- Taci demone! - Lo ammonì la creatura celeste - Preparati ad essere giustiziato!
Con un violento battito di ali si gettò come una saetta verso il nemico brandendo in una mano la spada e proteggendosi con lo scudo che reggeva nell'altra. Il demone saltò sull'edificio adiacente proprio un attimo prima dell'impatto col proprio avversario il quale sembrò schiantarsi fra le macerie, invece scattò nuovamente e attaccò con un fendente.
Il colpo andò a vuoto a seguito di una schivata, approfittando del leggero vantaggio la creatura infernale girò su se stessa e sbattè la coda contro l'armatura argentata ammaccandola e scaraventando colui che la indossava diversi metri lontano da sè.
- Puah! - Sputò - se vestire quello stupido argento non è da codardi io sono uno dei vostri santi.
L'angelo si rialzò dopo aver slittato per terra in mezzo alla folla in parte rimasta travolta - Vuoi forse che ti mostri cosa succede se tolgo l'armatura? Ti accontento subito! - Col manico dell'arma battè violentemente su ogni parte dell'equipaggiamento che indossava: busto, gambali, schinieri, guanti elmo e spallacci s'infransero come vetro lasciando a protezione della carne soltanto abiti di stoffa.
- Finalmente il codardo si è... - il demone non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che un fendente lo raggiunse tranciandogli di netto entrambe le gambe, dietro di lui il suo avversario squoteva la spada per pulirla dal sangue acido del quale si era macchiata.
- AAARRH! MALEDETTO!!! - Si accasciò a terra urlando bestemmie e orribili minacce mentre con le mani si toccava le ferite appena riportate, era successo tutto in un attimo, una volta alleggerito di tutto quel metallo il cavaliere celestiale aveva riacquisito una certa rapidità nei movimenti.
- Adesso capisci perchè indossiamo queste armature? - Si avvicinò al ferito e levò in alto la spada - Perchè altrimenti questa guerra non avrebbe senso!
Un attimo prima che la lama potesse giustiziare l'immonda creatura, quest'ultima sputò acido e colpì in pieno volto l'avversario che barcollò e cadde all'indietro lasciando spada e scudo.
- Ugh! - rantolò stringendo i denti, l'acido gli aveva colpito gli occhi togliendogli la vista probabilmente per il resto dei suoi giorni - sei un vile! Schifoso dannato!
- Ahahahahah sei tu che sei ingenuo! E adesso sarò io a finirti! - Spigendosi con le mani egli si gettò sull'angelo che riuscì però, calciando l'aria a caso, a colpirlo gettandolo giù dal tetto dell'edificio sul quale stavano combattendo. La determinazione della bestia non accennava a svanire, aiutandosi con la coda strinse con forza la gamba con cui esa stata colpita e trascinò con sè la creatura celeste: entrambi caddero al suolo facendo scappare la folla sottostante.

La gente guardava il combattimento a distanza di sicurezza, tra gli spettatori c'erano anche Sabin e Thysia che assistevano come unici esseri umani per niente stupiti o terrorizzati, la loro vita nell'ultimo anno era stata molto più terrificante di un banale scontro tra esseri superiori.
- Tutto ciò è raccapricciante... è un massacro da entrambe le parti - commentò Sabin mentre notava come i due sfidanti si stessero colpendo ferocemente in una rissa per mutilati.
- Che vuoi farci? E' la guerra. - Thysia finì la frase appena qualche attimo prima che il cadavere del demone gli venisse lanciato contro. Con un movimento rapido e preciso afferrò la katana e tagliò la carcassa che lo superò senza colpirlo, ovviamente le persone nelle immediate vicinanze fuggirono spaventate.
- Così il nostro amico a riacquisito la vista... che sorprendente abilità di rigenerazione - commentò il ragazzo abbassando l'arma.
Durante la lotta furiosa che lo vedeva impegnato l'angelo era riuscito a riprendere gradualmente l'utilizzo degli occhi, probabilmente una sorta di magia celeste che gli aveva permesso di avere la meglio, infatti una volta inquadrato il bersaglio aprirgli il petto a mani nude fu un gioco da ragazzi per lui.
- Oggi è il mio giorno fortunato! - Esclamò - Uccido un'orribile bestia e come per magia incontro uno sporco umano corrotto. Due al prezzo di uno! - Svelto volò sul tetto dell'edificio alle sue spalle e raccolse le armi lasciate cadere poco prima.
- Sei un pesce piccolo - lo schernì Thysia - ti ucciderò prima che tu possa chiamare i rinforzi.
Due passi furono una rincorsa sufficiente per il balzò che il ragazzo spiccò verso il suo nemico, la katana pronta a sferrare una spazzata all'altezza del busto.
- Lento - per evitare l'enorme portata dell'arma avversaria l'angelo gli andò incontro e tentò di bloccare con lo scudo. Inutile. Il metallo nero della lama squarciò l'argento come se fosse stata carta, inevitabilmente anche l'angelo venne tagliato senza tanti complimenti.
- L'avevo detto che eri un pesce piccolo... - per evitare di rimanere troppo a lungo sotto gli occhi giustamente meravigliati dela folla il giovane si allontanò dal luogo della battaglia lasciandosi cadere nella strada che ospitava la facciata opposta dell'edificio.
- Però... - proferì Sabin tornando al rifugio con massima discrezione - E' migliorato veramente tanto dall'ultima volta che l'ho visto in azione, sembra addirittura che adesso riesca a controllarsi. E' un sollievo, almeno adesso non dovrò fuggire ogni volta che si arrabbia.

Due colpi sulla porta, attesa, altro colpo, Sabin aprì.
- Bentornato Thy! - Esclamò alzando le braccia - entra entra, è arrivato anche Jeth poco fa.
- Ehilà fratello! - Dall'altra parte della stanza, comodamente seduto su una poltrona, se ne stava un ragazzo della stessa età di Thysia ma molto più esuberante e attivo. I suoi capelli erano lunghi e biondi, gli occhi grigi e la pelle piuttisto chiara, alto e allenato quanto bastasse, così si presentava il terzo e penultimo cittadino che fosse a conoscenza di quel bunker.
- Ciao Jeth, è un piacere vedere che non ti hanno ancora ucciso.
- Ahahah, non esiste che io muoia ricordatelo bello! Adesso sedetevi che ho un bel po' di informazioni da regalarvi.
- Giusto - concordò Sabin - aspettavamo solo tu Thy.
- Cosa? - L'interpellato sussultò - volete dire che Elena...
- Frena frena frena - Jeth lo interruppe - non le è successo niente tranquillo, era con me fino ad ora e visto che sa già tutto ha preferito ritirarsi nel suo alloggio personale, se così possiamo chiamare quel tugurio.
Si schiarì la voce.
- Tornando a noi: ho scoperto una terza fazione in guerra.
- Una terza fazione? - Pronunciarono gli ascoltatori all'unisono.
- Proprio così, dall'inizio della guerra ad ora questo terzo regno, se possiamo paragonarlo agli altri due, è cresciuto sempre più velocemente e adesso ha raggiunto un livello di pericolosità piuttosto alto, seppur ancora lontano da quello di Inferno e Paradiso.
- Cos'è adesso anche il Purgatorio scende in guerra? - Chiese Sabin incrociando le braccia.
- Naaa Purgatorio è solo il secondo nome di "Terra", questi tizi, questo terzo regno, non hanno niente a che vedere con l'aldilà... che ora è più qua che di là, passatemi la battuta...
- Passata, arriva al dunque - Thysia lo incoraggiava a stringere.
- Sono umani, tutti esseri umani! Una sorta di nuova grande alleanza che in qualche modo sembra voler partecipare a questo scontro epico battendosi ad armi pari con angeli e demoni.
- E' una follia.
- Non se anche loro hanno poteri come il tuo.
- Pazzesco... non ho mai creduto di essere il solo... non so se dire benedetto o maledetto, beh in ogni caso è pazzesco che le persone come me si siano riunite tutte sotto un'unica bandiera.
- Bandiera? No, mazzo di carte.
- Come scusa?
- Pare che gli alti esponenti di questa... chiamiamola alleanza, organizzazione se volete, si facciano chiamare come le figure delle carte da Poker, compreso l'asso e non escludo la presenza di qualche Jolly.
- Questa poi - Sabin sembrava più deluso che sorpreso - faranno sul serio?
- Lo scopriremo solo osservandoli, io ed Elena continueremo a carpire informazioni per tutta l'isola, non sarà facile ma ci proveremo.
- Consigli? Insomma potremmo scoprire di aver ben tre nemici piuttosto che due. - Thysia sembrava preoccupato.
- Il più ovvio: guardatevi le spalle.


Il buio si spandeva davanti ai suoi occhi. "C'è nessuno?"
La sua voce echeggiò nel vuoto.
Kylie mosse un passo incerto, muovendo gli occhi attorno a sé. Ispirò profondamente, ma trattenne il fiato. "C'è nessuno?" si fermò.
Il suo eco si dipanò nello spazio oscuro. Lei si morse un labbro, portandosi la mano al petto. Il suo cuore batteva velocemente.
Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre "Calmati..."
Sotto di lei vi fu uno scricchiolio. Sotto ai suoi piedi si ramificarono dei fasci di luce bianca. Lei li guardò trattenendo il fiato. La luce formava dei cerchi, delle forme geometriche, ed in alcuni tratti era simile ai rami di un albero. Aumentando di espansione, aumentava anche la propria luminosità. Lei socchiuse le palpebre.
Un forte vento cominciò a spirare, andando dal basso verso l'alto. Lei si coprì gli occhi con un braccio.
Le parti nere in mezzo ai disegni luminosi cominciarono a vibrare, poi a tremare sempre più forte. Kylie barcollò. Poi cominciarono a staccarsi dalla loro zona d'origine, lasciando solo il bianco al loro posto. Tutti quei frammenti di oscurità le andarono contro. Urlò, portandosi entrambe le braccia a coprire il viso. Sentiva il vento gelido soffiarle sulla carne con forza, ed i pezzi di oscurità che le andavano a sbattere contro la pelle, come se fossero state mattonelle.
Poi, tutto fu bianco, mentre per lei tutto fu nero.

Buio. Davanti alle sue palpebre chiuse si vedeva solo una leggera luce rossa. Le sue ciglia vibrarono un poco, ma non aprì le palpebre. Stava ferma con le braccia incrociate e la schiena appoggiata nell'angolo formato dal muro e da una delle casse. Il vento le soffiava debole sul volto, e non sentiva alcun rumore. "Evidentemente Tom è andato a cercare qualcosa da mangiare..." sospirò, mantenendo gli occhi chiusi. "Ma perché mi sono svegliata?" Si spostò su un lato. Una fitta le prese la gamba. Strinse le palpebre e si portò la mano sulla benda improvvisata la sera precedente. Tastò con le dita all'interno del pezzo di stoffa. La prese un'altra fitta, ma non sentì nulla di bagnato, anzi, il pezzo di stoffa le sembrava rigido. Tirò fuori la mano e la incrociò nuovamente con l'altro braccio.
Le sue sopracciglia si contrassero lievemente, e si morse un poco il braccio. Accanto a lei sentiva una pulsazione.
Il suo respiro accelerò, mentre ascoltava quella scansione ritmica precisa e bassa. Sospirò ancora, e rilassò tutta la muscolatura, mantenendo però le braccia incrociate.
Kylie...
Sussultò, aprendo gli occhi.
Rimase a fissare il pavimento, respirando velocemente.
Kylie...
Lei scosse la testa. Si portò le mani alla testa "Lasciatemi in pace!"
Ragazza...
Lei scosse ancora la testa "Smettetela, non vi voglio sentire!"
Accanto a lei, la pulsazione si era fatta più forte. Lei si appoggiò di nuovo al muro. Si portò una mano sulla fronte "Non ce la faccio più..."
Non puoi rinnegarci!
Lei si accucciò nell'angolo "Basta...Vi prego, andate via..."
La pulsazione continuava. Lei emise un singhiozzo, scattò verso la borsa e, cacciato un braccio al suo interno, prese il libro.
Arricciò il naso: il libro pulsava sulla sua mano. Con mano tremante lo aprì.
"Cosa volete?"
"Bellum omnia contra omnes."

"Hobbes..." buffò. con il labbro che le tremava. Volse lo sguardo altrove, chiudendo il tomo "Un po' sibillino come consiglio..."
Si appoggiò di nuovo al muro, guardando davanti a sé "Che vogliano mettere le genti degli inferi le une contro le altre?". Le salì un groppo in gola "Oppure è degli umani che parlano?"
Afferrò il bastone accanto a lei, e cominciò ad alzarsi in piedi, aiutandosi appoggiando la mano al muro ed alle scatole o con il bastone.
"Che strano...." aggrottò le sopracciglia "In genere Tom non si allontana mai per troppo tempo..."
Prese la brosa che era posata a terra, e vi lasciò cadere il libro dentro. Poi, appoggiandosi al bastone, cominciò a muovere qualche passo claudicante.
Una figura correva verso di lei contro luce. Lei distanziò i piedi, stringendo il bastone. Quando la figura le fu più vicina, rilassò i muscoli, e sorrise.
"Dove ti eri cacciato?"
"Ky! Vieni, vieni con me..." le afferrò un braccio, ma lei gli diede uno schiaffo sulla spalla "Mi hai fatto prendere un colpo, sciagurato!"
Lui alzò gli occhi al cielo, e la strattonò. Lei si appoggiò al bastone "Non cominciare a correre, ti ricordo che sono ferita!"
Il ragazzo sbuffò, e le diede un altro strattone "Quante storie per un graffio. L'ultima volta che è capitato a me non mi hai dato il tempo nemmeno per respirare!"
Lei inarcò le sopracciglia "Ma tu ti eri fatto male al dito!". Tom sospirò "Dettagli..." strattonò ancora una volta il suo braccio avanti a sé "Dai, però, non sprechiamo tempo! E muoviti!"
"Dove?"
"Non parlare e seguimi!
E, sospirando si avviarono.



@Elena: Scusate per il ritardo, colpa mia xD
@Fede: Ok ok la mia compagna ha fatto un ritardo pauroso nello scrivere ma aveva i suoi buoni motivi per non mandare avanti la storia u_u quindi per me è assolta e spero anche per i lettori u_u ma adesso andiamo al capitolo! Le cose dovrebbero cominciare a risultare più chiare ma non abbiamo ancora svelato nulla mahuhauahuaah c'è ben altro da sapere u_u immagino comunque che lo scenario sia sufficientemente chiaro =) e spero che per ora la fanfic vi stia piacendo ^^
  
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