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Autore: Ronnie02    10/11/2011    2 recensioni
Edward è un insegnante di piano nel liceo di Chicago e vive con la sorella Alice, medico di fama mondiale, e sua figlia Nessie.
Il suo problema? Si perde spesso nel passato, nella vita che aveva avuto con la sua... Bella. Ma dove si trova ora, il suo amore più grande?
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ehi gente!!! No, non sono morta, sono viva e vegeta e siamo al PENULTIMO CAPITOLO!!!! Mamma mia, mi macherà questa storia devo dire <3

Va be, facciamo che Ronnie ora sta zitta e vi fa leggere <3 ahah






Capitolo 7- Come essere perdonata?

 
 
Edward
       
Dopo che misi mia figlia a letto, Alice ci lasciò soli per parlare, facendomi sprofondare nell’ansia, non sapendo cosa dire.
Come si fa ad essere arrabbiati con la ragazza della tua vita che vuoi perdonare ma non prima di avergliela fatta pagare? Si prega il Signore di venire qui a darmi una mano.
“Sei un bravissimo padre, Edward”, se ne uscii quando scesi in sala mentre lei era ancora seduta sulla sedia e mi guardava. Avrei dovuto metterle una benda su quegli stupidi occhi!
“Grazie”.
“Ho sbagliato ad andarmene, sono una stupida idiota ed è da mesi che ormai me lo ripeto, giorno e notte”, continuò rendendomi curioso. E di grazia, cosa o chi gli aveva messo questi giusti pensieri in testa?  “Da quando sono nel cast di questo film e me ne sto tutto il giorno con bambini dai sorrisi stampati in faccia o dalle lacrime negli occhi in base se gli dai il gelato o no, ho capito cosa ho perso. E cosa hai dovuto affrontare! Da quanto tempo non dormi?”.
“Troppo, ma questo a te ovviamente non importa. A te frega solo delle tue battute e di chi ti scopa per essere più famoso!”, gli urlai sottovoce, cercando di non svegliare Nessie.
“Che cosa?”, rispose Bella, quasi offesa. “Credi che io ti abbia dimenticato il giorno dopo il parto? Che non abbia mai pensato a te, solo, con una bambina? A come fosse quel piccolo essere che mi ero portata dietro per nove mesi e che tu già adoravi solo perché era nostra?”.
“Allora perché non sei tornata?”.
“Non ne avevo il coraggio”, confessò con le lacrime agli occhi. “Tu lo sai che sono una vigliacca, Edward! Dillo a tutti, urlalo perché lo sai. Io non sono coraggiosa e invece che affrontare i problemi preferisco scappare o fare la saputella”.
“Allora perché sei venuta?”, ribaltai la domanda precedente.
“Perché non ne potevo più di fingere anche nella vita reale. Mi ero stufata di saltellare da un set all’altro con mille personaggi diversi da interpretare”, continuò la confessione guardandomi negli occhi. “Io non so più chi sono, Edward… io non so più chi sono…”.
“Sei una brava attrice”, dissi freddo, anche se non era quello che volevo davvero fare. Ma dovevo provocarla per estorcerle la verità e farla non solo pentire, ma  affliggersi amaramente perciò che aveva fatto.
“Non mi credi, eh?”, disse ancora con la voce roca. Poi si alzò, si avvicinò pericolosamente a me e mi guardò per qualche minuto, prima di toccare le mie labbra con le sue. Solo uno sfioro di labbra, niente di che, ma il pensiero non mi avrebbe lasciato presto. “Questo non lo farei a nessuno, se non lo amassi, Edward. Hai ragione, forse il sesso per me è solo fonte di celebrità, ma non lo farei mai con te. Prima cercherei il tuo perdono, poi la tua fiducia e solo allora, quando potrai sinceramente amarmi ancora andrei oltre a questo solo tocco. Non prima”.
Restai immobile, senza fissare il nulla a parte i suoi occhi, cercando uno spazio che indicasse menzogna… ma non c’era.
“Ora è meglio che vada”, sussurrò allontanandosi. “Se hai bisogno di me fammi chiamare da Jazz”.
Poi mi salutò con la mano e uscì di casa, lasciandomi solo con ancora il suo odore sulle labbra. Merda!
 
Bella
 
Ero scema? Sì, lo ero e anche tanto.
Come avevo fatto a baciarlo e dirgli tutte quelle cose. Vere certo, ma non mi sarei mai, mai e poi mai immaginata di dirgliele in quel momento e subito. Insomma, alla prima uscita dopo che l’avevo mollato per dieci anni?
Ero scema? Sì lo ero e anche tanto.
Continuai a pensarlo per tutta la durata del viaggio e appena entrai in albergo mi fiondai in camera, senza passare come sempre dal bar come mia abitudine per bere qualcosa, anche se sarebbe servita un’ubriacata in questo momento.
Salii in camera e alla vista di Riley rabbrividì. Non era l’uomo che volevo accanto a me, nel mio letto, che mi baciava sfiorandomi la pelle e aprendo la cerniera dal mio vestito nuovo.
“Fermo”, sussurrai allontanandomi. “Non toccarmi”.
“Che hai Bella?”, chiese offeso.
“Non voglio, Riley… non posso, io…”.
“C’è un altro? Ancora?”, chiese ancora. Detta così sembrava una brutta cosa, ma desideravo fosse vera. Desideravo averlo fatto con Edward per dire a Riley di togliersi dai piedi.
Ma potevo farlo anche senza il sesso.
“No, Ley te lo giuro, non c’è nessuno, ma io non so se voglio mandare avanti questa cosa”, dissi carezzandogli una guancia, come se fosse un fratello. Ma io non avevo fratelli.
L’unico che ci era avvicinato era Emmett, quell’amico di Edward, mentre stavamo ancora insieme. “Non voglio continuare a mentire e stare con te dicendoti di amarti sarebbe una bugia”.
“Tu… tu non mi ami?”.
“No”.
“Bene… bene a sapersi, no?”, disse arrabbiato prendendo le sue cose e rimettendosele in borsa. “Torno a LA, e non farti più vedere. E sai una cosa? Prima di prendere in giro qualcun altro pensaci, perché sei brava a fare male quanto a recitare, Miss Premio Recitazione Dell’Anno”.
“Lo so”, sussurrai triste mentre lui se ne andava. “Lo so”.
Poteva andare peggio la mia vita?
No, ormai era meglio che mi spiaccicassero sotto un tir e il mondo sarebbe stato più felice.
Le attrici concorrenti si sarebbe levate un peso per i premi migliori, Riley ne sarebbe rimasto felice, il nuovo regista avrebbe smesso di lamentarsi perché quando guardavo gli attori bambini non capivo più niente, Edward e la sua famiglia non mi avrebbero avuto più fra i piedi e i miei genitori se ne sarebbero fatti una ragione.
Chi altri avevo? Nessuno… ero sola, completamente sola…
 
La mattina dopo mi svegliai confusa e anche un po’ persa. Cosa era successo la sera prima? Dov’era Riley?
Mi alzai e andai a farmi una doccia cercando di ricordare. Sapevo solo che quella bimba, Renesmèe, si era divertita con me a fare le trecce e che Riley si era arrabbiato con me.
Lo stress mi faceva brutti scherzi.
Uscii dal bagno e misi una maglietta e dei pantaloncini della tuta, per stare comoda in camera.
Due giorni e sarei tornata sul set, a meno che il regista mi avesse chiamato dicendomi che chiudeva la produzione.
Me l’aveva già detto che sarebbe stato probabile, ma con un po’ di speranza saremmo ritornati a recitare presto. Era un bel film, ci tenevo parecchio e speravo che non lo cancellassero.
Andai vicino al letto, di nuovo, e sulla sedia accanto alla porta finestra che dava sul piccolo balcone vidi un abito elegante.
La mia mente a quel punto si aprì, facendomi ricordare ogni singolo istante, ogni singola emozione, ogni singolo pensiero di quella sera, passata a cercare il perdono.
Edward mi avrebbe mai dato un’altra chance? Non ne ero certa, visto tutte le possibilità che mi aveva offerto in passato e pure ora, facendomi conoscere la bambina.
Ma l’altra sera ero stata brava, non avevo detto o fatto niente di male, a parte quel piccolo sfioro di labbra. Le toccai, per cercare di ricordare la sensazione.
Mi mancava averlo vicino, averlo accanto a me, averlo dentro di me, averlo sempre come punto di riferimento.
Lo volevo mio, mio e basta, una volta per tutte, per sempre. Ma potevo farlo davvero?
Bè, volevo farmi perdonare? Voleva una scusa in bella mostra? Voleva che morissi dal dolore?
Bene, gli avrei dato tutto questo.
Mi sarei fatta passare per un’idiota, per una vigliacca, per un cattivo esempio. Avrei pure mandato a puttane il film… ma avrei avuto il suo perdono. Ma come avrei fatto?
…E un idea mi venne in mente. Niente di più facile!
 
Edward
 
La mattina arrivò presto e così  svegliai Nessie per vestirla, farle fare colazione e accompagnarla a scuola. Alice, quando io mi alzai, era già in cucina a mangiare, tutta agitata. Jasper la stava davvero mandando in crisi adolescenziale e io non sapevo quanto avrei potuto risopportarlo. Non bastava la prima volta? No anche a trent’anni doveva riaccendere gli ormoni pazzi!
“Papà, oggi mamma ha l’intervista, vero?”, mi chiese la piccola quando le preparai da mangiare. Bene, ora la chiamava pure mamma!
“Credo di sì, perché?”, risposi un po’ freddo, facendomi osservare per bene da Nessie mentre Alice scosse la testa e se ne andò con un sarebbe successo lo sapevi muto.
“Volevo vedere come se la cava a mentire”, sbuffò lei, ma sapevo che non era vero. Lei voleva vederla per esserne fiera, per sapere e credere che Bella fosse davvero la sua mamma.
“Tesoro, non ti devi vergognare se le vuoi bene”, gli dissi sedendomi accanto a lei. “Forse io ho bisogno di una conferma per fidarmi di lei, o di più tempo. O forse niente di tutto ciò, forse non è solo quella giusta.
“Ma tu non hai nessun obbligo di odiarla o di comportarti nel mio stesso modo. So che ci tieni a lei e in un certo modo lei tiene a te. Perciò se vuoi vederla per sapere che lei c’è… non dirmi una bugia”.
“Papà?”.
“Sì?”, risposi senza sapere più cosa mi avrebbe risposto.
“Tu lo sai che sono brava negli indovinelli, vero?”, mi chiese con un sorrisone che era troppo sveglio per essere collegato ad un cervellino da decenne.
“Certo, non sbagli mai!”.
“Io conto su mamma. È lei quella giusta”, disse dandomi un bacio sulla guancia e andandosene in camera sua per prendere lo zaino.
Sospirai e mi promisi di vedere l’intervista con Renesmèe. Poteva davvero essere quella giusta?
 
Bella
 
Ero pronta. Mancavano pochi minuti.
E tutti erano in delirio dopo la comunicazione che avevo dato tramite agente che questa volta avrei stupito tutti con una scioccate rivelazione.
Carmen, la mia agente canadese, aveva apprezzato la mia onestà e aveva detto che era ora di vedermi davvero felice e me stessa. Bella, senza trucchi o maschere.
Bene, almeno avevo il suo appoggio.
“Mancano quaranta secondi all’inizio, sedetevi”, disse un cameraman, facendomi segno di accomodarmi nella sedia davanti alla scrivania di Renata Volta, un’intervistatrice italiana di MTV, che grazie a me avrebbe ricevuto un aumento e anche una promozione.
Felice di esserle d’aiuto!
“In onda!”, urlò il tecnico di prima facendoci spuntare i sorrisi come siamo fighi noi di Hollywood finti.
“Allora, siamo qui con una delle più grandi stelle del cinema Isabella Swan, che ora sta lavorando su un nuovo film dal titolo Better Late Than Never. Ce ne parli?”, cominciò Renata.
“Certo. Questo film è nato dall’idea di un diverso modo di madre. Una madre persa, senza nessuno e con la voglia di ricominciare. Molte donne non sono capaci di guardare la realtà e prendere in mano la situazione, me compresa, ma a volte è l’unica via di uscita”, commentai senza sorridere. Basta menzogne, questa ero io: se non vi piace fatti vostri!
“Credo che tu abbia ragione”, sorrise Renata, sapendo che prima o poi saremmo arrivate ad un determinato punto. Ma meglio allontanarlo per ora, creando maggior suspense. “E tu, come ti sei trovata in questo set? Sei riuscita ad ambientarti?”.
“Il cast è favoloso, ho un sacco di nuovi amici”, scherzai ridendo. “A volte mi meraviglio di come sia fare amicizia su un set di un film. Sono persone che potresti non rivedere mai più, ma in quel determinato periodo sono tutta la tua vita. Direi ogni cosa a Katrina, la mia nemica sul set, e sono felice che lei mi sia stata sempre vicina. È un’ottima persona”.
“Ma so che con lei hai già fatto un film, non è così?”.
“Sì, infatti mi sono sorpresa a vederla ancora. Ci siamo abbracciate per  tipo un quarto d’ora sotto gli occhi stupiti di tutti! Non ero al corrente del cast il primo giorno. Ho creato la storia e i personaggi proprio mentre recitavamo”, risposi con tranquillità. “Con Katrina avevo girato Dammi il cinque!, uno dei miei primi film”.
“Lo ricordo, era una commedia, no?”.
“Sì, esatto! Mi sono divertita un mondo a recitare in quel set e con Katrina avevo stretto un legame forte. Sono felice che ora rivivo con lei quest’altra esperienza”, conclusi.
“Parlaci di Noah, il tuo coprotagonista”, mi chiese facendomi sorridere sul serio. Ci avrei giurato. “E’ il playboy del momento, credo che tu lo sappia”.
“Oh certo! E non fa altro che ricordarmelo!”, esclamai facendo ridere anche Renata. In effetti Noah se la tirava da matti, manco fosse il re dell’universo. Non mi stava nemmeno così tanto simpatico… “Con lui ho un rapporto normale, niente di speciale. Non ho avuto il tempo di conoscerlo davvero bene, credo”.
“E riguardo i piccoli?”.
“Oh, sono meravigliosi! Non credevo che bambini così piccolini sapessero imparare così tante battute a memoria tanto da fare un intero film! Sono fantastici!”, dissi sorridendo e facendo gli occhi dolci. Non per attirare l’attenzione, ma perché ora rivedevo in loro Renesmèe. Chissà se mi stavano guardando…
“Hai già qualche progetto futuro?”, mi chiese cercando di evitare l’argomento ancora per un po’.
“No, ci penserò più tardi, credo che per ora sia meglio focalizzarci su questo film e poi si vedrà”, dissi io, cercando di essere più professionale possibile invece ora. “Molti mi chiedono se mai farò un disco, visto che molte volte certi attori invadono anche il campo nella musica, ma vi assicuro che per le vostre orecchie è un bene che mi trattenga nel cinema!”.
Renata rise. “Davvero, non sai cantare?”.
“No, per niente! Infatti nella mia prima parte  a teatro fui scartata appena aprii bocca per cantare! Mamma mia, non fatemelo ricordare!”, ridacchiai mettendomi una mano sulla faccia, come a coprire l’imbarazzo. “Spero di non fare più film con musica o dovrebbero doppiarmi e non credo apprezzerei”.
“Non ti piace che qualcuno prenda il tuo posto?”, mi chiese curiosa di scoop.
“No, non intendevo quello”, riparai. “Il problema è che non mi piace iniziare una cosa che so di non poter portare a termine. Se cominciassi a fare un film in cui so di dover cantare e poi gli altri dovrebbero sbattersi per cercarmi una sostituta mi sentirei in colpa. Credo non mi piacerebbe vedere allungare i tempi solo per un mio difetto. Meglio prendere altre attrici”.
“Quindi anche la perfetta Bella Swan ha dei piccoli difetti”, disse esultando. Bene, cominciavano ad entrare nel territorio proibito.
“Oh, credimi sono tutt’altro che perfetta!”, m’umiliai. “Credo che potrei essere definita la persona più egoista che esista”.
“Che vuoi dire?”, fece la faccia stupita, Renata. A volte penso che gli intervistatori  siano più bugiardi che gli attori.
Presi un respiro, cercando di sorridere. “Voglio dire che sono la madre naturale di una fantastica bimba di dieci anni che vive qui a Chicago e l’ho abbandonata con suo padre, un uomo stupendo, il giorno dopo il parto solo per intraprendere questa carriera.
“ Io non sono perfetta, non voglio nemmeno esserlo. Vorrei solo avere il loro perdono, perché so di volere loro un mondo di bene. Sono stata cattiva, egoista e sono scappata via per dieci anni. So che non è una notizia strabiliante e piena di gioia, come molti di voi credevano, forse ora perderò un sacco di fan.
“Ma sapete una cosa? Anche noi vip siamo persone, e come persone facciamo errori. Sia non del tutto inammissibili sia assolutamente insensati o fuori di testa. Avevo diciannove anni, credevo nella celebrità. Ora ne ho ventinove e credo nella famiglia. Sono una Bella diversa e vorrei essere solo perdonata”.
“Grazie mille della sincerità, Bella”, disse Renata facendomi per la prima volta un sorriso sincero. “Ed ora una breve clip di Better Late Than Never che il regista ci ha felicemente concesso”.
“Arrivederci e grazie”, salutai.
La luce si spense e tutti si rilassarono, spegnendo le videocamere per qualche secondo. Ma nessuno smise di fissarmi. E così, con Carmen che mi consolava, sperai di aver fatto la cosa giusta.
 
Edward
 
Ero rimasto immobile, a fissare le immagini del suo nuovo film comparire davanti a me senza nemmeno vederle davvero. E così mia figlia.
Non sapevo cosa dire, cosa fare, come comportarmi.
“Papà… io te l’avevo detto che era quella giusta!”, disse Nessie sorridendomi e abbracciandomi.
E così era l’ora di perdonarla? Dopo nemmeno ventiquattro ore da quando avevo specificamente dichiarato di odiarla?
…perché il cuore fa questi brutti scherzi?
“Credo che tu abbia ragione”, sussurrai.

 



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Domani aggiorno The White Rose, per chi legge anche quella mia storia. Spero di non avervi fatto aspettare troppo <3

Bacioni, Ronnie02
   
 
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