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Autore: AntheaMalec    10/11/2011    8 recensioni
Hermione Granger frequenta il settimo anno insieme a Ginevra Weasley, ma molte cose dopo la guerra sono cambiate e fra queste l'animo degli studenti di Hogwarts. Con loro, però, ci sarà anche Draco Malfoy. Cosa si cela dietro al Serpeverde?
***
Percepii un rumore di passi davanti a me, ma non me ne curai, sicura che fosse qualche studente o professore che si dirigeva in biblioteca.
Respiro affannato, un singhiozzo strozzato.
Mi fermai, cercando di capire che cosa stesse succedendo.
Piedi trascinati sul pavimento, passi che si avvicinavano a me.
Un volto ancora celato dal buio, capelli biondi appiccicati alla fronte, testa bassa come a celare un segreto disegnato sul volto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Panic

 

                         


E se Draco Malfoy celasse una debolezza?                        

 

 

 

 

 

 

 




Il primo pensiero che attraverò la mia mente fu che i letti di Hogwarts erano inverosimilmente scomodi e che il silenzio innaturale che aleggiava nella camera in comune con altre quattro ragazze del mio stesso anno, era veramente ambiguo.
Aprii gli occhi, dando un buongiorno sgradevole e irritato alle mattonelle di fronte a me.
Mattonelle?

Aggrottai le sopracciglia, confusa da quel cambio di ambiente.
Dov'erano finite le bellissime mura rivestite con la carta da parati color rosso rubino? E da quando il mio letto era stato spostato contro un orrenda parete con mattoni a vista? Appoggiai una mano sotto di me, constatando brutalmente ciò che già stavo presumendo.
Non c'era nessun materasso sotto di me, solo pietra dura e fredda, per niente appropriata per una sana penichella in chissà quale angolo sperduto del castello.
Mi tirai a sedere, sentendo distintamente ogni ossa scricchiolare in modo allarmante mentre il collo sembrava urlare pietà per la posizione ignobile in cui era stato costretto fino a pochi minuti prima.
Non c'era stata nessuna dormita fuori dal mio dormitorio, nè un incontro piacevole o un amico con cui passare la serata.
Non era stata per nulla volontaria quella sosta in quel corridoio, non era stata volontaria la lite con un Serpeverde presuntuoso ed egocentrico e, ovviamente, non era stato volontario lo svenimento improvviso, causato dagli eccessivi sforzi di quella settimana snervante.
Quel deficiente non aveva avuto nemmeno la cortesia di portarmi in un posto dove qualcuno mi potesse notare ed aiutarmi. Portarmi in Infermeria sarebbe stato un gesto troppo cortese, quindi nemmeno a pensarci.
Per quanto tempo ero rimasta incosciente? Avevo, forse, saltato qualche lezione importante? Qualcuno mi stava cercando? Mi alzai in piedi e mi sistemai alla meglio la divisa ormai stropicciata del tutto.
Mi recai alle scale ma un improvviso dolore al piede sinistro fece arrestare la mia camminata.
Alzai la gamba e tastai la caviglia, non trovandola gonfia e senza nessun livido ad adombrare la pelle bianca.
Sicuramente aveva preso una brutta inclinazione durante la caduta a terra, pensai in un moto di stizza verso Malfoy che, nonostante non fosse la principale causa di quel male, se n'era comunque andato senza controllare in che condizioni fossi.
Maledetto disgraziato, degno di stare nelle schiere di Salazar.
Borbottai insulti a mezza voce contro di lui per tutto il tragitto verso la torre Grifondoro.
« Parola d'ordine? »
« Caput Draconis. »
Pronunciai attentamente, notando, scocciata, che la Signora Grassa era ancora intenta nelle sue prove canore.
« Caput Draconis. »
Riprovai, alzando la voce per farmi sentire.
« Ho sentito, ma la parola d'ordine è cambiata ieri pomeriggio. Allora, ho fatto progressi nel canto, non è vero? » « Non è possibile, è solo un brutto incubo e appena mi sveglierò ci riderò sopra senza farci troppo conto. »
Scrutai ancora il quadro che non voleva saperne di lasciarmi passare.
Feci l'unica cosa che mi parve più sensata in quel momento; guardai fuori da una graziosa finestra ad arco, notando che il cielo era limpido e senza nuvole, nonostante la stagione estiva fosse finita da un pezzo, ciò stava a significare che o era ora di lezione o ora di pranzo.
Mi diressi verso la Sala Grande, già stufa di dover strascicare il piede mentre la borsa a tracolla segava la pelle della spalla. Era tutto un terribile incubo, un incubo che non aveva una data di scadenza.
« Perchè capitano tutte a me?! »
Sbraitai contro un vecchio quadro vuoto raffigurante un prato verde e lucente.
 « Dicono sia il Karma. »
 Da quando i quadri vuoti avevano la facoltà di parlare? Osservai attentamente il paesaggio, alla ricerca di qualche personaggio che non avevo notato.
 « Granger, sono dietro di te. »
Mi girai velocemente, sperando con tutto il cuore che non fosse veramente Draco Malfoy quello ritto davanti a me in posizione di guerra, le braccia incrociate davanti al petto ed un ghigno che non aveva nulla di affascinante ma tutto di irritante.
Era solo un brutto incubo, solo un brutto incubo.
« Sai, dicono che ogni azione maligna che fai si ritorcerà contro di te.
Non ti sei comportata bene, Sangue Sporco, mi sembra evidente. » Strinsi i denti, cercando di tenere a freno la voglia di prendere la bacchetta ed affatturarlo.
Forse sarebbe stato meglio alla Babbana, in fondo sapeva bene com'era ricevere un pugno dalla sottoscritta, pensai in un misto di orgoglio e divertimento.
« Che hai da ridere? »
« Pensavo al mio terzo anno. Abbiamo passato dei momenti davvero indimenticabili. »
La sottile arte della provocazione non era posseduta da tutti e la giovane Hermione Granger di un tempo si sarebbe allibita del mostro di menzogne e sarcasmo che avevo creato intorno e dentro di me, però le cose erano cambiate e crescendo non possedevo più la visione ovattata e genuina del mondo.
Avevo capito che i cattivi non venivano mai smascherati del tutto e che bisognava attaccare prima di essere attaccati.
Osservai il suo viso tramutare in una smorfia arrabbiata e ne godetti appieno.
Non era lui ad avere in mano le redini del gioco contorto in cui mi aveva invischiato, non sarei mai diventata il suo burattino.
« Mi chiedo perchè tu stia qui a parlare con me al posto di fare qualcuna delle tue bravate infantili con i tuoi compagni di Casata. »
Restai a respirare il suo silenzio, beato e benedetto, provando a capire che cosa frullasse nella testa di quel completo imbecille.
Era timore quella smorfia delle labbra? Era debolezza quella mano che tremava, chiusa a pugno per non svelare quel dettaglio? Era stizza quel gesto di socchiudere gli occhi e puntarli su di me, come se fossi l'unica sua fonte di attenzione, nel bene e nel male.
Perchè Draco Malfoy doveva essere un puzzle così complicato? Quel silenzio e quella serie di domande silenziose mi aveva già fatto venire un'emicrania insopportabile.
Cercai di zoppicare un po' più in là, ritornando a concentrarmi verso la Sala Grande dove, probabilmente, ci sarebbero stati tutti gli studenti, compreso Ginny.
Non avevo tempo per stare dietro ad un Malfoy frustrato e incapace di gestire i propri affari.
Maledetto il Karma e l'intero mondo magico, non c'era nemmeno una nota positiva in quel contesto così ingarbugliato.
« Aspetta! »
Una mano, così calda da poter superare il tessuto del maglione e della camicia, afferrò il mio braccio nell'incavo del gomito, con una presa così ferrea da farmi sbalordire.
Non era una presa gentile, come un amico che ti ferma per salutarti più affettuosamente o come un amante che vuole un altro, ultimo, bacio, era una presa violenta, con le dita che premevano sulla carne del braccio fino a scontrarsi contro le ossa e i muscoli, una presa che imponeva e non chiedeva.
Mi voltai verso di lui, una muta richiesta per quel gesto così avventato e quel contatto che non c'era mai stato tra di noi.
E quella domanda, che per l'ennesima volta sfiorava la mia mente: che aveva da celare Draco Malfoy per ridursi in quello stato? Per confidarsi con una ragazza con cui non aveva mai legato per ragioni ovvie solamente a lui e ai suoi ragionamenti contorti? Eppure sembrava così diverso dal primo anno e non solo fisicamente.
Il suo modo di porsi, da quando era finita la guerra, era quello di un normale ragazzo, nonostante la normalità non fosse all'ordine del giorno.
Certo, non era diventanto l'esempio di maturità e intelligenza e il suo caratteraccio permeava ancora dentro di lui, ma non aveva più osato parlare con nessuno che non fosse della sua nuova cerchia e neanche loro sembravano capirlo pienamente.
Sembrava non capirlo più nessuno, ormai.
« Io...credo che... »
« Hermione! »
La voce di Ginevra fece sobbalzare entrambi e subito la sua mano si staccò da me, afflosciandosi vicino al fianco, come senza vita.
« Hermione, è da una vita che ti cerco, ma... »
Era forse la manifestazione delle frasi in sospeso o qualcuno ce l'aveva davvero con me?
« Ho interrotto qualcosa? »
Chiese in un sussurro imbarazzato.
Cercai qualcosa di intelligente da dire, ma la mia bocca era arida come un deserto e il mio sguardo continuava a cambiare traiettoria, deviando da Malfoy, impassibile e rigido come un tronco, a Ginny che continuava a spostarsi i capelli dietro l'orecchio.
« Non sta succedendo nulla, Weasley. Niente che possa riguardare te e la tua sudicia famiglia. »
Mi lanciò un'occhiata di puro disprezzo come se io c'entrassi effettivamente qualcosa con l'arrivo della mia amica, ed uscì di scena senza dire altro.
« Ginny, non è come pensi. »
« Lo spero bene, Hermione! Da quando frequenti tipi come lui? »
Da quando l'ho scoperto mentre aveva un attacco di panico, così ho pensato di non lasciarlo morire della solitudine.

« Non lo sto affatto frequentando. Stavo camminando e lui veniva dalla parte opposta, tutto qua. »
« Tutto qua? »
No, c'è da dire anche che l'ho aiutato a preparare la pozione calmante, per aiutarlo a controllare questi disturbi, quindi ora vorrebbe nuovamente il mio aiuto, ma non sono sicura che io stia facendo la cosa giusta.
« Tutto qua. »
Mi scrutò qualche secondo, forse per controllare la veridicità delle mie parole, poi sembrò convicersene e mi sorrise.
Bugiarda.
Codarda.

Proprio come lui.
Complici anche delle medesime azioni.
« Ora posso sapere dove sei stata per tutta la mattina? Denise mi ha detto che non sei tornata nella tua camera stanotte. »
« Sono tornata a tarda ora e mi sono messa a studiare nella Sala Comune, poi sono uscita presto per studiare e... »
Come poteva giustificare la sua assenza dalle lezioni? Non c'era nessuna scusante valida.
Lei era sempre stata puntigliosa sulla presenza alle lezioni e non perdonava la minima assenza, neanche malata.
« ...sono rimasta in Infermeria per tutto il resto della mattinata. Mi sono sentita poco bene. »
Mi toccai la pancia e la guardai di sottecchi. Bugiarda.
Mentivo per difendere colui che non meritava nemmeno un minimo di cortesia. Perchè lo stavo facendo?
« Ora stai bene? »
« Sì, è meglio se andiamo a lezione, non vorrei perdere altro tempo. »
Annuì, incamminandosi per andare nell'aula di Pozioni.
Dovetti strizzare gli occhi più di una volta per tenere il suo passo, mentre sentivo la caviglia pulsare violentemente fino a farmi vedere appannato.
Quando arrivammo ai Sotterranei tirai un sospiro di sollievo, accertandomi che non ci fosse alcun danno al piede dovuto allo sforzo.
Pessime notizie, visto che la caviglia era visibilmente gonfia anche sotto lo strato spesso di calze pesanti.
Mi sedetti al primo banco libero, lisciandomi la gonna stropicciata e accarezzandomi la caviglia, pronta ad apprendere le nuove nozioni utili per i M.A.G.O..
« Buongiorno ragazzi, oggi incominceremo a preprare la pozione Polisucco. Molti di voi sanno già gli ingredienti base e come usarla, ma un piccolo ripasso non farà male, giusto? »
Sorrisi, già pronta a sfoggiare tutto ciò che sapevo sulla pozione Polisucco.
Ad un'occhiata più attenta, notai che all'appello mancava una chioma bionda e, per la prima volta, mi preoccupai per la sua salute.
L'inizio della fine.



Erano state due ore infinite, per un certo punto di vista.
Il professor Lumacorno aveva sì elogiato la mia pozione, già del colore corretto per diventare perfetta, ma il fatto che mi fossi preoccupata per Malfoy, Draco Malfoy dannazione!, aveva scombussolato ogni mia cellula corporea, mandami in tilt su un unico pensiero: dove diavolo era finito?
Mi sarei sentita incommensurabilmente in colpa se gli fosse successo qualcosa per colpa mia e della mia testardaggine a non volerlo aiutare con altra pozione.
« Hermione, dove vai? »
La voce di Ginny mi riscosse dal torpore in cui ero caduta.
« In biblioteca, tu? »
« Ti ho detto che devo prepararmi per la partita di Quidditch di questo fine settimana. » Beccata a non ascoltare.
Abbassai la testa, non avendo scusanti per perdonare la mia disattenzione verso di lei.
Tutta colpa di quell'imbecille, ovviamente.
Riusciva a rovinarmi la vita anche a distanza, ora.
Perfetto.
Aspettai che svoltasse l'angolo prima di incamminarmi, zoppicando, verso la biblioteca.
Almeno non le avevo mentito del tutto, mi consolai, dando un'occhiata ai pochi ragazzi che erano seduti ai lunghi tavoli di legno scuro.
Verso sera si sarebbe riempita, visto che molti compiti avevano a che fare con ricerche approfondite su argomenti trattati in quei libri.
Scandigliai in lungo e in largo, cercando un tavolo solo per me e lo trovai in fondo alla biblioteca, vicino al reparto di Erbologia.
La prima cosa buona dopo una giornata stressante.
Partii subito alla ricerca del materiale per iniziare i compiti, aggirandomi per gli enormi scaffali come se li conoscessi da sempre.
« Immaginavo di trovarti qui. »
Un sussurro mi fece distogliere lo sguardo da una enciclopedia che aveva attirato la mia attenzione.
Dal buco dovuto alla mancanza di libri, poco più in là, era apparso il viso di Draco Malfoy.
« Mi stai seguendo? »
Chiesi, facendo finta di nulla, sentendo una parte di me rilassarsi per il sollievo di vederlo sano e salvo.
Purtroppo.

Purtroppo perchè la sua faccia così oziosamente sarcastica mi stava facendo saltare i nervi.
« Per chi mi hai preso? Non seguirei mai una Sangue Sporco. Ero solo in...perlustrazione. »
Sbuffai, sperando che la mia poca voglia di parlare con lui lo facesse desistere dalla sua impresa.
« Com'è andata la lezione di Pozioni? »
« Mi puoi spiegare che diavolo vuoi da me? »
Sbottai, lasciando perdere il tono di voce basso che obbligava Madama Pince. Il suo regno doveva essere costudito con molta dose di saccenza e poca dose di parlantina.
« Abbassa la voce, Sangue Sporco, non ho voglia di farmi rimproverare da quella vecchia bisbetica. »
« Madama Pince non è una vecchia bisbetica. »
Risposi, con calma quasi surreale. Sentivo il limite molto vicino e la voglia di staccargli la testa stava prendendo il sopravvento su tutto.
« Invece lo è. Smettila di fare quella faccia, Granger, hai un'espressione orribile. Più del solito, intendo. »
« Ora basta. »
Gli andai vicino, per quanto lo scaffalo me lo permettesse, gli occhi irosi riflessi nei suoi, chiari e tranquilli.
« Devi smetterla di offendermi, smetterla di crederti un Dio, perchè non lo sei. Sei solo una persona insensibile, egocentrica e viziata! Non ti sopporto più, Malfoy! Dopo sette anni di ossessività verso il mio sangue impuro e i miei genitori babbani mi sono finalmente stufata delle tue prese in giro! Basta, vattene e non rivolgermi più la parola. Trovati qualche schiavetto da insultare senza che dica nulla. Sei proprio un degno erede di tuo padre, non c'è che dire. »
Respirai profondamente, notando solo in quel momento il suo volto.
Avevo esagerato, ero stata accecata dalla rabbia e avevo sentito rimbombare nella mia testa gli echi di tutti gli insulti ingiusti che mi aveva rivolto.
Cattiva al suo stesso modo.
Aprii la bocca, cercando di dire qualcosa di sensato, ma sentivo a malapena il mio cuore battere furiosamente ed il respiro spezzarsi in gola ogni volta che provavo ad inspirare ossigeno.
Distolse lo sguardo, la sua mano che era comparsa ad afferrare il ripiano davanti ai nostri volti.
Come ancora o come sfogo? Mi resi conto di ciò che avevo realmente scatenato solo quando il suo sussurro mi raggiunse le orecchie.
« No, non ancora, non ora... »
Il viso che impallidiva, il respiro che stava accellerando senza sosta.
Stava per avere un nuovo attacco di panico e stavolta ero stata proprio io ad essere il fuoco per quella miccia già infiammabile di suo.
Senza pensarci oltre mi precipitai verso il lato opposto dello scaffale, sorpassando tavoli e ragazzini chini sui fogli di pergamena.
Si era seduto, le ginocchia strette al petto e la testa reclinata all'indietro mentre gli occhi sembravano persi nel nulla.
« Eccomi, eccomi. »
« Fallo smettere...fermalo... »
« Io...non so come fare. Devi tranquillizzarti, Draco. Respira. »
Sembrava un pesce lasciato fuori dall'acqua troppo a lungo e mi immaginai come dovesse essere affrontare tutte quelle emozioni, quei problemi, senza nessuno a cui affidarti.
« G-granger... »
« Calmo, respira insieme a me. »
Mi sistemai vicina a lui, nella stessa posizione e respirai piano e rumorosamente, cercando un modo per farlo tranquillizzare.
« Non riesco più a respirare. Granger, non riesco più a respirare... »
Il miglior modo per tranquillizzare qualcuno è infondergli quella serenità che è presente in ognuno di noi.
Feci la prima cosa che mi venne in mente per infondergli un po' di quella tranquillità che mi era rimasta.
Lo abbracciai, sapendo che lui sarebbe stato fermo e non mi avrebbe respinto, non in un momento del genere.
Affondò il viso contro la mia spalla, in un gesto così inaspettato da far mozzare il respiro anche a me.
Lo sentii calmarsi sotto le mie dita che stavano, leggere, sopra la sua schiena.
Non ci fu bisogno di parole, in quel momento.
Avevo già capito che quella persona a cui lui si sarebbe affidato d'ora in avanti sarei stata io.












   
 
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