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Autore: Lhea    11/11/2011    2 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XLVIII

Capitolo XLVIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 01.20 – Autostrada, chilometro 1.900

 

Irina rimase a fissare la strada, il volante stretto tra le mani, nel gelo dentro al petto. La Punto continuava a correre, perché il suo piede era come paralizzato, fermo sull’acceleratore, e la strada le scorreva davanti… Solo il suo istinto di pilota clandestina non la fece schiantare…

 

Le sentiva bruciare sulle sue guancie, le lacrime. Le sentiva colare dagli occhi, offuscandole quasi la vista, inesorabili come lo era il dolore che provava, un dolore così forte da lasciarla senza fiato.

 

Non era giusto.

 

Non era giusto che finisse così. Non era giusto che l’epilogo di tutta quella storia fosse quello.

 

Non era giusto che William morisse, quando lei sapeva che poteva salvarsi. L’aveva visto con i suoi occhi che lo Scorpione poteva cambiare. Lei avrebbe potuto aiutarlo, non lo avrebbe abbandonato, anche se fosse finito in carcere… Meritava una seconda possibilità, anche se non l’aveva chiesta.

 

Era paradossale, ma con tutto quello che le aveva fatto, Irina non aveva mai desiderato la sua morte, non più da quando era finito in carcere. Aveva commesso tanti, troppi errori, ma non meritava quella fine.

 

Non era giusto.

 

Era giovane, William. Aveva davanti ancora tante possibilità… Perché? Perché andarsene così? Perché in quel modo?

 

Ingoiò i singhiozzi che le premevano in gola, rallentando appena. Si spostò sulla destra, su una corsia più lenta e tranquilla, cercando di calmarsi. Si passò una mano sugli occhi, facendo respiri profondi, ma nonostante tutto il dolore rimase lì, sordo, pulsante nel suo petto.

 

E improvvisamente, capì cosa era passato nella testa di William. Capì cosa era riuscito a spingerlo a compiere un gesto così estremo.

 

Forse lo Scorpione aveva perso tutto, ma non era stato battuto. Non era stato catturato di nuovo. Era rimasto libero fino all’ultimo…

 

Lo sapeva, lo sentiva che era così.

 

Lo conosceva troppo bene, per non capire. William non avrebbe mai accettato la sconfitta; non l’aveva accettata nemmeno due anni prima, e lo aveva dimostrato riuscendo a fuggire dalla prigione. Piuttosto che ammettere di essere stato battuto, tradito e illuso, aveva preferito la morte. Era nella sua natura.

 

Però per lei continuava a rimanere sbagliato.

 

Guardò la strada davanti a sé, cercando di controllare le lacrime.

 

Se era ciò che era, lo doveva solo a lui. Nel bene e nel male, William le aveva aperto tante porte, tante strade. Soprattutto, le aveva reso possibile scegliere cosa diventare. Forse l’aveva fatta soffrire, forse la aveva dimostrato che poteva fallire, ma era anche riuscito a tirare fuori la sua parte forte, l’aveva costretta a combattere.

 

“Grazie, Will. Spero solo che tu ora abbia trovato la tua pace”.

 

Poi, sentì una voce invadere l’abitacolo e farla tornare completamente alla realtà. Il display del navigatore lampeggiò, mostrando una freccia che svoltava a destra.

 

<< Fra duecento metri, uscire dall’autostrada >>.

 

Irina guardò il primo cartello che incrociò a bordo strada, e si rese conto che aveva raggiunto Cherepova. Vedeva le luci della cittadina brillare nella notte poco lontano, mentre qualcosa dentro di lei gridava raggiante. Alla fine era arrivata per davvero.

 

Inserì la freccia, poi prese l’uscita e lungo la rampa di decelerazione controllò quanto mancasse all’arrivo. C’erano circa otto chilometri al centro di Cherepova, ma non sapeva se doveva raggiungere la città oppure la periferia…

 

Si ritrovò a un incrocio deserto, ma non dovette fermarsi. Dall’altra parte della strada una grossa Jaguar XK nera con i vetri oscurati le fece i fari. Poi, silenziosa, svoltò a sinistra, nella direzione opposta alla città.

 

Doveva essere qualcuno mandato dalla Lince… O forse la Lince stessa.

 

La seguì, senza riuscire a distinguere nessuna sagoma riconoscibile all’interno dell’auto. Si impose di tornare lucida, di mettere per un momento in un angolo ciò che era appena successo, perché aveva una sola possibilità e non doveva sprecarla. Un vero agente dell’F.B.I. si sarebbe comportato nello stesso modo… E comunque, ormai non poteva fare più niente per William, se non onorare la sua memoria.

 

Si trovavano quasi in aperta campagna, lungo una strada ampia ma poco illuminata. Ad un certo punto da una via laterale sbucò una seconda auto, una Mitsubischi Eclipse azzurra, che le si mise dietro, silenziosa. Irina guardò nello specchietto, ma anche quella aveva i vetri oscurati.

 

Continuò a seguire la Jaguar, sentendo salire l’inquietudine. Si stavano allontanando troppo da Cherepova, dove c’erano le squadre di agenti di polizia… In più, sembravano esserci troppi piloti clandestini, per lei. Chi c’era dentro quelle auto?

 

Controllò di avere proiettili nella pistola, mentre vedeva sopraggiungere una terza macchina, una Audi A5 grigio metallizzato, che si mise in coda al piccolo corteo. Procedevano abbastanza velocemente, e non incontrarono nessuno lungo la strada.

 

Irina prese il cellulare, incerta se telefonare a Xander o a McDonall per avvertirli che la Lince l’avrebbe incontrata fuori città, ma aveva la sensazione di essere spiata da quelle tre auto. Era certa che se si fosse messa in contatto con l’F.B.I. in quel momento sarebbe stata scoperta…

 

A malincuore rimise il telefono in tasca, continuando a seguire la Jaguar, con la A5 a la Eclipse alle spalle. Proseguirono per circa cinque chilometri, poi all’orizzonte iniziò a intravedersi una villa illuminata a giorno, stranamente isolata da tutto il resto.

 

Mentre si avvicinano, Irina notò che era una casa molto bella, con un giardino curatissimo e illuminato da piccoli lampioncini in ferro battuto. Si stagliava scura nella notte, il tetto spiovente e il comignolo che gettava un fumo chiaro e denso. Aveva l’aria di essere abitata, ma le luci sembravano tutte spente.

 

La Jaguar si fermò davanti al cancello della villa, e Irina la imitò. I battenti si aprirono nel più completo silenzio, scoprendo un cortile largo e delimitato da bassi muretti di pietra. Entrarono lentamente, una dietro l’altra.

 

La Jaguar si fece da parte e Irina fermò la Punto davanti a una gradinata di marmo, illuminata a giorno da piccoli lampioni ai lati. Spense il motore, rimanendo un momento a fissare la casa. Aveva i nervi a fior di pelle, ed era pronta a qualsiasi cosa.

 

Non era saggio avventurarsi la dentro da sola, ma non poteva temporeggiare. Era certa che la Lince non avrebbe tollerato attendere ancora… Però doveva trovare un modo per essere certa che sapessero dove si trovava, qualunque cosa fosse accaduta.

 

L’unica idea che le venne in mente era piuttosto rischiosa, ma non poteva fare di meglio. Prese il cellulare, impostò la chiamata al telefono di Xander e poi lo gettò sotto il sedile. Potevano intercettare la sua chiamata e scoprire dove si trovasse, in modo da dirigersi lì. Sperando che capisse, smontò dall’auto e affrontò il freddo di Cherepova.

 

Nessuno scese dalle auto, così si guardò intorno in attesa. La Jaguar, la Eclipse e la A5 rimasero ferme, i motori accesi, ma i loro piloti non si fecero vedere. Evidentemente preferivano non mostrare i loro volti, e ancora più chiaramente la Lince doveva aspettarla in casa.

 

Gettando verso di loro un ultimo sguardo, Irina iniziò a salire la gradinata. Arrivata davanti alla porta, la trovò già aperta.

 

Entrò lentamente, circospetta. La luce nell’ingresso era accesa, ma tenne ben stretta la pistola, pronta a qualsiasi cosa. Percorse il corridoio riccamente arredato, sul quale si aprivano diverse porte, i passi attutiti dallo spesso tappeto…

 

Poi, sentì una voce che riconobbe all’istante.

 

<< Vieni avanti, vieni avanti >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 01.45 – Autostrada, chilometro 1.777

 

Xander aprì la telefonata, ma non sentì niente. Il cellulare dall’altra parte trasmetteva solo il silenzio, e la cosa lo mise in ansia. Gettò un’occhiata verso il lago scuro, dove le auto della polizia erano ferme, i lampeggianti accesi, gli agenti che guardavano la superficie crepata dell’acqua, sotto la quale Challagher giaceva ormai senza vita.

 

Irina non avrebbe mai chiamato senza un perché, soprattutto in quel modo… Ma se non rispondeva…

 

Guardò il telefono un’ultima volta, poi si diresse verso la camionetta della polizia più vicina. White stava parlando al telefono con qualcuno, forse con gli agenti russi.

 

<< Ho bisogno di sapere da dove arriva questa chiamata >> disse Xander al primo poliziotto che vide, << E’ ancora aperta >>.

 

L’uomo annuì, prese il telefono e disse: << Ci vorranno pochi secondi >>.

 

Xander rimase in attesa, e nel giro di qualche momento capì forse qual’era la strategia di Irina: non poteva parlare apertamente con loro per non essere scoperta, ma in quel modo poteva fargli capire dove si trovava. Molto probabilmente il luogo di incontro con la Lince era cambiato e non era più al centro di Cherepova

 

“Sei davvero in gamba, come agente, Irina”.

 

<< Agente Went? >>.

 

Xander si voltò. Il poliziotto di prima gli stava porgendo il cellulare, dove la telefonata di Irina era ancora aperta.

 

<< Arriva da una piccola frazione a nord di Cherepova >> spiegò l’uomo, << La traccia è ferma, quindi ne siamo certi >>.

 

<< Grazie >>.

 

Xander guardò il lago, poi decise che doveva raggiungere Irina il prima possibile. Dovevano avvicinarsi a Cherepova per essere pronti a entrare in azione quando Fenice lo avesse richiesto. E comunque lì lui non aveva più nulla da fare…

 

Attese che White chiudesse la telefonata, la faccia infastidita.

 

<< Russi maledetti >> borbottò, << Vogliono prendersi il merito dell’operazione… Sono già nei pressi di Cherepova >>.

 

Xander annuì.

 

<< Dobbiamo andare anche noi >> disse, << So di preciso dove si trova Irina, e non è proprio a Cherepova. Se vogliamo prendere la Lince dobbiamo comunque avvicinarci alla città… >>.

 

White sventolò la mano, intuendo già la sua idea.

 

<< Vada, Went, vada. Tanto so già che non sarei in grado di trattenerla qui >> disse, << Se vuole precedere tutti, faccia come crede. Io rimarrò qui per le operazioni di recupero del corpo di Challagher… Sempre che si possa recuperare. Ho solo una domanda da farle. Dov’è Goryalef? >>.

 

Xander fece una mezza smorfia. Già, dov’era Dimitri?

 

<< Sarò sincero >> rispose alla fine, << Non lo so. Ma siccome abbiamo fatto un patto, spero lo rispetti >>.

 

White gli rivolse un’occhiataccia, ma Xander si voltò e risalì sulla Ferrari. Avvertì McDonall di quello che stava accadendo, scoprendo che il Vicepresidente si trovava a Cherepova con i russi, e poi accese il motore della 599.

 

Aveva ancora duecento chilometri da fare, ma non era più stanco. L’inseguimento con Challagher gli aveva mandato in circolo adrenalina che lo avrebbe tenuto sveglio e vigile per molte ore… E in ogni caso, non avrebbe mollato proprio in quel momento.

 

Dallo specchietto retrovisore vide la superficie spaccata del lago gelato, e si chiese ancora perché Challagher avesse mai fatto una scelta del genere. Aveva immaginato di tutto per lui, ma non il suicidio in quel modo.

 

“Sei riuscito a rimanere Scorpione fino alla fine, Challagher”.

 

Doveva ammetterlo, si era scelto una fine piuttosto spettacolare. Per quanto lo odiasse, doveva riconoscerglielo.

 

Sarebbe rimasto sempre il miglior pilota clandestino di tutti i tempi.

 

Scosse il capo.

 

Sapeva che Irina sarebbe stata dispiaciuta della sua morte, ma lui non poteva esserlo. Aveva fatto troppo male secondo lui: forse la morte era davvero la soluzione migliore.

 

“Non chiedermi di essere dispiaciuto per te, Challagher. Nessuno merita la morte, ma è stata una tua scelta. Ciò che posso riconoscerti è che non sei né sarai mai un codardo”.

 

Poi, affondò il piede sull’acceleratore, lanciando la Ferrari sullo sterrato e poi di nuovo sull’autostrada, inserendo la sirena lampeggiante. Il navigatore satellitare indicava la strada, sempre dritta, mentre rapidamente staccava le altre volanti che lo seguivano…

 

Finalmente si avviavano alla fine di quella missione, e non poteva che esserne felice.

 

Poi, qualcosa attirò la sua attenzione.

 

Scura come la notte, una Audi R8 con il muso spaccato e le fiancate rigate sopraggiunse alle sue spalle, i fari che lampeggiavano a intermittenza, molto probabilmente per le lampadine fulminate.

 

Xander sorrise, e lo fece perché era davvero felice.

 

Il telefono squillò, e lui rispose.

 

<< Dove credi di andare, Went? Interessa anche a me scoprire chi è quella maledetta Lince >>.

 

La voce seccata, ma incredibilmente sicura di Dimitri gli diede una strana sensazione. Se era lì, significava che aveva fatto tutto ciò che doveva fare. Vladimir Buinov molto probabilmente giaceva senza vita lungo l’autostrada ma, cosa più importante, Dimitri aveva rispettato il patto.

 

E Xander capì di avere di fianco qualcuno di cui poteva fidarsi davvero, e che gli sarebbe stato davvero d’aiuto. Lo aveva detestato all’inizio, e lo aveva detestato di più quando aveva saputo cosa era successo tra lui e Irina, ma ora capiva chi si trovava davanti, e capiva perché Irina era stata attratta da lui…

 

Se mai avesse voluto un compagno d’avventure, un’agente a fargli da spalla, avrebbe voluto uno come Dimitri. Forse non era simpatico, ma era leale, anche di fronte al nemico. E per la loro testa, in qualche modo passavano gli stessi pensieri.

 

Ora lo rispettava, e nessuno gli avrebbe più fatto cambiare idea.

 

<< Credevo di doverti aspettare, Dimitri >> ribatté, per provocarlo.

 

Il russo sembrò fare una smorfia, al di là della linea.

 

<< Aspettarmi? Went, mi sono dovuto ricucire una gamba da solo… Scusa se ti ho fatto attendere tanto >> ringhiò, << Muoviti, fammi strada. Spero che questo catorcio di auto mi porti fino a destinazione… Non ho alcuna intenzione di salire in auto con te >>.

 

Xander sorrise.

 

<< Stammi dietro. Sai che faccio sempre un’ottima scia >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 01.45 – Cherepova Nord

 

<< Vieni avanti, vieni avanti >>.

 

Sul volto di Irina si dipinse un mezzo sorriso.

 

Avrebbe dovuto immaginare che fosse lui. Aveva decisamente tutto molto senso.

 

Spinse delicatamente la porta, la pistola in pugno, e si ritrovò in un grande soggiorno con una vetrata che dava sul cortile illuminato a giorno dai lampioni. Parcheggiata fuori c’era un’auto che Irina aveva già visto una volta: una Alfa Romeo 8C Competizione.

 

<< Dan… Perché non ho pensato a te? >> disse, il tono quasi divertito, nonostante la situazione.

 

Dan, l’italiano, il ragazzo che sembrava sempre fuori posto in mezzo a quei russi dall’aria scontrosa, stava in piedi vicino al divano, rilassato, un bicchiere di vino in mano e il camino acceso alle spalle.

 

Sorrise davanti alle sue parole, mentre Irina cercava di capire perché non avesse pensato a lui… C’era sempre stato nelle occasioni che contavano, a osservare chi si batteva per farsi conoscere dalla Lince… E non essendo russo, non aveva mai attirato l’attenzione su di sé… In più, era stato lui ad affidarle il primo incarico che aveva avuto quando era arrivata a Mosca…

 

<< Lo so, è strano che sia io la Lince >> disse l’italiano, avvicinandosi, << Ma siediti, per favore. Ti aspettavo almeno fra due ore, ma mi fa piacere vederti già qui… Conferma tutte le idee che avevo sul tuo conto >>.

 

Irina lo guardò, trovandolo stranamente poco minaccioso. Forse era la Lince, ma ai suoi occhi rimaneva Dan l’italiano, il ragazzo simpatico appassionato di auto italiane. Faticava a credere che fosse lui a gestire tutto il giro di corse clandestine della Russia e tutti i traffici di droga.

 

Eppure non era poi tanto sorpresa. Lo confermava il fatto che riusciva a mantenere la calma, a pensare con lucidità. Forse si era davvero abituata a tutto, in quegli ultimi tempi.

 

Doveva prendere tempo, finché non capiva come fare ad arrestarlo. Si sedette sul divano, mentre Dan prese posto davanti a lei, porgendole un bicchiere vuoto di vino.

 

<< Immagino tu sia stanca >> disse, avvicinando la bottiglia, << Gradisci? >>. La guardò con espressione gentile.

 

Irina fece cenno di no con la testa. Chiaramente Dan non sospettava ancora che lei fosse dell’F.B.I., altrimenti non l’avrebbe certo trattata in quel modo…

 

<< Capisco… >> disse lui, << So che è stato faticoso, ma era necessario. Avevo bisogno di capire quanto forte tu fossi, prima di prendere una decisione. L’unico modo che avevo era farti rifare la Mosca-Cherepova da capo, e da sola. E in ogni caso, hai superato anche le mie aspettative… >>.

 

<< Cosa vuoi dire? >> domandò Irina, studiando la sua espressione.

 

Dan sorrise.

 

<< Sei arrivata prima del previsto, nonostante avessi la polizia alle calcagna >> rispose, << Ho seguito la tua fuga da quando sei partita… E se non sbaglio, avevi anche Challagher dietro >>.

 

Irina avrebbe voluto lasciarsi andare a una faccia stupita, ma non lo fece. Non sapeva come aveva fatto a seguirla, ma ciò che la sorprendeva di più era il fatto che Dan non avesse capito che lei non era inseguita dalla polizia… Era lui l’obiettivo!

 

<< Noi piloti clandestini siamo abituati a scappare >> disse in risposta, << Come hai fatto a seguire il mio percorso? >>.

 

Dan si strinse nelle spalle.

 

<< I miei Referenti sono piuttosto efficienti >> rispose, << Ma ora non è importante tutto questo… Voglio parlare di cose più interessanti, con te >>.

 

Irina gli rivolse un’occhiata, fingendosi stupita.

 

<< Aspetta solo un momento >> disse, cercando di condurre il discorso dove le interessava, << Mi puoi spiegare perché… Perché sei tu la Lince?! Insomma, come diavolo hai fatto? >>.

 

Dan scoppiò a ridere, come se la sua incredulità fosse una lusinga.

 

<< Immagino che Dimitri ti abbia raccontato la storia di Buinov e dell’omicidio di suo padre >> cominciò l’italiano, versandosi un altro po’ di vino nel bicchiere. Il camino davanti al divano sfrigolò sonoramente, gettando un bagliore sul suo viso.

 

Irina annuì.

 

<< So tutto. La storia mi è stata raccontata per intero. So anche che spettava a Dimitri diventare la Lince >>.

 

<< , è stato tutto un caso >> disse Dan, tranquillo, << All’epoca ero giovane, bazzicavo la compagnia di Dimitri ma personalmente non ci conoscevamo. Sapevo della Lince, ma non immaginavo che la famiglia di Dimitri c’entrasse così tanto

 

<< Avrei voluto diventare un Referente o una Sentinella, ma non ho nemmeno avuto il tempo per pensare a come farmi notare dalla Lince. Credevo che il padre di Dimitri potesse aiutarmi, così una sera dopo una gara lo seguì in auto: volevo fermarlo e chiedergli cosa potevo fare per entrare in contatto con la Lince. Si spacciava per un Referente, perciò era a lui che bisognava chiedere. Ci seguì anche Vladimir Buinov, senza che io lo vedessi… E , assistetti all’omicidio della Lince >>.

 

Dan diventò incredibilmente serio, come se capisse di essere stato testimone di qualcosa di molto importante. Bevve un sorso di vino e attese qualche istante, gli occhi puntati su Irina.

 

<< Io non sapevo ancora che il padre di Dimitri fosse la Lince >> continuò, << Non lo immaginavo nemmeno. Ma Buinov lo sapeva benissimo: lo uccise a tradimento, colpendolo alle spalle… Ricordo che bloccò l’auto di Goryalef e lo fece scendere… Eravamo in un quartiere isolato, in piena notte, la strada era deserta. Io rimasi in disparte, nascosto nella mia auto, perché capì che la situazione era strana. Parlarono per qualche istante, poi la Lince fece per andarsene e Buinov gli sparò alla schiena. Subito dopo scappò, forse pensando di poter essere preso da qualche Sentinella… Ciò di cui sono sicuro è che non mi vide, perciò non seppe mai che qualcuno aveva assistito alla scena. Fuggì veloce in auto e sparì nella notte. Io mi avvicinai al corpo di Goryalef, per constatare che era morto davvero. Ma proprio in quel momento, squillò il suo telefono.

 

<< Presi il cellulare: volevo rispondere per dire che Goryalef era stato appena ucciso, ma quando aprì la chiamata l’uomo dall’altra parte mi chiamò “Lince”.

 

<< Allora capì. Sul telefono era montato un distorsore della voce, e chiunque ci fosse dall’altra parte della linea non poteva riconoscere la mia voce vera, perché era camuffata. L’uomo iniziò a parlare di una partita di droga ordinata per la Bielorussia, rivolgendosi chiaramente alla Lince, e credendo che quella lo stesse ascoltando.

 

<< Ci misi poco ad arrivare alle ovvie conclusioni. La Lince era morta, e nessuno a parte Buinov lo sapeva. Ma soprattutto, nessuno sapeva chi era la Lince, nemmeno le sue stesse Sentinelle, perché lue comunicava con loro solo attraverso il telefono… Nessuno conosceva la sua vera identità.

 

<< Mi sostituì a Goryalef. Presi il suo cellulare e svuotai la sua macchina di ogni possibile collegamento con Lince. Senza guardarmi indietro risalì sulla mia auto e mi rifugiai in un albergo, mettendo in atto un piano perfetto: sostituirmi alla Lince senza che nessuno se ne accorgesse >>.

 

Irina lo guardò ad occhi spalancati, incredula. Erano tutte coincidenze perfette che si incastravano l’una con l’altra fino all’inverosimile, creando una situazione a cui era difficile credere… Eppure, era così assurdo diventare possibile.

 

<< Sei diventato la Lince… così? >> domandò.

 

Dan sorrise.

 

<< E’ stato difficile all’inizio: mi sono trovato a gestire affari che non conoscevo nemmeno, a parlare con persone che erano le mie Sentinelle senza averle mai viste… Ma ci sono riuscito. Nessuno si è mai accorto che la Lince era morta dieci anni fa, a parte Buinov e Dimitri. E poi, appena ho avuto il controllo della situazione, ho fatto un po’ di cambiamenti. Per esempio, non gestisco più le Sentinelle come faceva Goryalef: non sono più le stesse persone di una volta, e alcune di esse hanno visto la mia faccia >>.

 

Irina era senza parole. Era tutto troppo incredibile per poter essere vero. Dan era semplicemente stato nel posto giusto al momento giusto: se fosse arrivato un secondo prima o un secondo dopo, tutto sarebbe stato diverso.

 

<< Perché lo hai fatto? >> chiese lei alla fine.

 

<< Era l’unico modo per diventare qualcuno in questo paese di russi >> rispose l’italiano, stringendosi nelle spalle, << Discriminano chiunque non appartenga al loro paese… E comunque, chi non lo avrebbe fatto? Ero ambizioso, l’idea mi allettava. E credo di essere stato una Lince migliore di quella che era stata il padre di Dimitri: ho ucciso molte meno persone di lui. Nessuno si è mai lamentato di me >>.

 

Si guardarono in faccia, e Irina capì che Dan la pensava veramente così. Se per lei rimaneva incredibile, ingiusto, a lui pareva solo un grande colpo di fortuna, niente di più. Un colpo di fortuna che lui riteneva impensabile non cogliere, nonostante non ci fosse nessuna giustizia, in tutto quello.

 

<< Di solito non mi rivelo così palesemente >> aggiunse l’italiano, << Ma per te ho fatto un’eccezione, e sai perché? Vorrei che diventassi la mia vice, l’unica vera Sentinella che mi conosce davvero. Se dovesse accadermi qualcosa, avrei una degna sostituta, non credi? >>.

 

Irina lo guardò in faccia, per capire se la stesse prendendo in giro o meno. Il cambio di argomento era stato così rapido da lasciarla stordita.

 

<< Non sono nemmeno russa… >> iniziò, perplessa.

 

<< Appunto >> ribatté Dan, << E’ chiaro che per tenere a bada questi russi non ci vuole un russo. O credi davvero che Challagher possa rimettere in sesto la sua Black List e riportare Los Angeles ai giorni in cui c’era lui a comandare? >>.

 

Quel nome le fece ripiombare addosso il dolore che aveva provato poco prima di arrivare lì, dolore che era riuscita a segregare in un piccolo angolo del suo cuore per poter affrontare al meglio quell’ultima parte della sua missione. Abbassò il capo, gli occhi che diventavano lucidi, la gola stranamente chiusa.

 

<< William è morto… >> sussurrò, << Si è ucciso, piuttosto che farsi prendere dalla polizia >>.

 

Dan sembrò rimanere un istante senza parole, poi abbassò anche lui la testa, come dispiaciuto.

 

<< E’ stato un grande pilota >> disse, << Forse il più carismatico che abbia mai conosciuto. Per un momento avevo anche pensato di incontrarlo per davvero, ma capisco di aver fatto la scelta migliore a non farlo. Alla fine, è caduto anche lui, sebbene lo abbia fatto nel suo stile >>.

 

Irina alzò lo sguardo sull’italiano: provò una improvvisa e bruciante rabbia nei suoi confronti. Si permetteva di giudicare William e le sue debolezze, ma lo Scorpione non si era mai nascosto dietro un soprannome, non aveva mai usato nessuno come copertura. Aveva sempre rischiato in prima persona, aveva sempre messo la faccia in tutto ciò che faceva… Non era mai stato un codardo.

 

Di colpo, Irina si rese conto di ciò lo Scorpione era stato davvero, e di ciò che la Lince non era: per quanto potente, per quanto misteriosa, non aveva mai avuto il carisma di William Challagher. Per quanto lo Scorpione fosse stato un criminale, la differenza tra loro due era palese: William non era stato un codardo; Dan invece sì.

 

Gettò un’occhiata carica di disprezzo all’italiano, sentendo morire dentro di lei ogni sentimento di simpatia che prima aveva provato nei suoi confronti. Registrò che fino a quel momento aveva parlato con lui come se fosse un amico, in un’atmosfera quasi rilassata, distesa, quando invece avrebbe dovuto arrestarlo…

 

<< Lo Scorpione sarà anche caduto, ma ci sarà qualcuno a ricordarlo >> disse, gelida, << Quando sarà la Lince a cadere, l’unica cosa che rimarrà di lei saranno i nomi delle persone che ha ucciso >>.

 

Forse fu il suo tono, forse fu il suo sguardo, o forse fu l’anima della pilota clandestina che Irina aveva lasciato uscire, ma Dan la guardò per la prima volta con timore. I suoi occhi indugiarono sul suo volto, come se si trovasse di fronte una pistola puntata addosso, e non una semplice ragazza.

 

Perché Irina in quel momento aveva smesso di essere una pilota clandestina qualsiasi, aveva smesso di essere un’agente dell’F.B.I., e aveva smesso di essere la ragazza che era sempre stata: in quel momento era Fenice, la donna che aveva fatto perdere la testa allo Scorpione, che aveva battuto tutti i piloti russi e che aveva vinto la Mosca-Cherepova.

 

<< E’ per questo che ti voglio con me >> disse Dan, serio, facendo un cenno verso di lei, il bicchiere ora appoggiato sul tavolino,  << Per quello che sei, per come ti comporti. Potresti essere la mia risorsa più grande, e potresti avere il potere che Challagher non ha potuto darti. Non puoi rimanere fedele a un morto. Vedo solo vantaggi, per te >>.

 

Irina fece una smorfia.

 

<< Vuoi che diventi una tua Sentinella? >> domandò, secca, << Che metta la faccia al posto tuo, che rischi la pelle mentre tu rimani qui a lucidare le tue belle auto italiane? >>.

 

“Coniglio. Non meriti rispetto, per ciò che sei diventato”.

 

Dan sembrò irritarsi.

 

<< Non saresti una Sentinella, saresti il mio braccio destro >> rispose, << Saresti conosciuta come quella che lavora direttamente per me… Saresti il personaggio più importante della Russia dopo di me >>.

 

Irina gli gettò un’occhiata, mentre dentro di lei sentiva bruciare ancora la rabbia. Dan meritava di stare in carcere ancora più di William. Aveva ucciso senza farsi scrupoli, aveva gestito traffici senza mai sporcarsi le mani… E per colpa sua, Dimitri aveva perso la famiglia e lo Scorpione era morto.

 

La gente di quelle parti aveva portato rispetto a un ragazzino senza attributi, che aveva ricevuto il potere servito su un piatto d’argento dal quale aveva mangiato avidamente… Non meritava proprio nulla di ciò che aveva.

 

Ma se voleva arrestarlo, doveva stare al gioco. Doveva riuscire a metterlo in trappola.

 

<< E come la prenderebbero i russi? >> domandò, gettandogli un’occhiata, << Credi che mi porteranno rispetto? Sono una donna, e non sono di qui… Probabilmente mi ammazzerebbero alla prima occasione… >>.

 

<< Non lo faranno >> ribatté l’italiano, << Hanno troppa paura di ciò che non conoscono, per sfidarmi… >>.

 

“Codardo” avrebbe voluto gridargli Irina, ma non lo fece. Assunse un’espressione pensierosa, mentre cercava di ideare un piano per mettere alle strette Dan.

 

Intorno alla casa c’erano i suoi scagnozzi, e non poteva tentare di arrestarlo in quella situazione. Sperava che Xander arrivasse il prima possibile, per circondare la villa e tagliare a tutti ogni via di fuga. In quel caso però lei sarebbe rimasta bloccata dentro… Avrebbe dovuto fronteggiare Dan da sola…

 

<< Che cosa mi offriresti, in concreto? >> domandò, prendendo tempo.

 

<< Soldi, molti soldi >> rispose Dan, << Il quaranta percento dei miei traffici. Quante auto vorrai, appartamenti sparsi per tutta la Russia… Non mi sembra di offrirti poco >>.

 

<< E cosa dovrei fare? >> chiese Irina.

 

Dan stava per rispondere, quando qualcuno comparì alle spalle di Irina. Lei si voltò di scatto, sentendo una presenza dietro di sé, e per un istante sperò fosse Xander. Invece, quella che si trovò davanti era una donna, una ragazza sui trent’anni dai capelli rossi e il viso dai tratti delicati. Indossava stivali bassi, un maglione pesante e teneva in mano un cellulare. I suoi occhi scuri indugiarono per un momento su Irina, poi si rivolse a Dan, in un inglese con un pesante accento russo.

 

<< Abbiamo la polizia nei dintorni. Sembra che un grosso gruppo di poliziotti si stia dirigendo qui >>.

 

Dan scosse il capo, mentre Irina sentiva il sangue gelare. Stava crollando tutto prima ancora di cominciare…

 

<< Avverti anche Tamila e Milada >> disse Dan, rivolto alla ragazza, << Tenetevi pronte a scappare. Non ci impiegherò molto >>.

 

La ragazza annuì e sparì oltre il corridoio. Irina la seguì con lo sguardo, poi tornò a fissare Dan.

 

L’italiano fece un sorrisetto.

 

<< Le mie Sentinelle >> spiegò, tranquillo.

 

Irina assunse un’espressione dubbiosa. Gettò un’occhiata verso il corridoio, chiedendosi se la stesse prendendo in giro.

 

<< Mi stai dicendo che sono tutte donne? >> domandò, alla fine.

 

Dan annuì.

 

<< Se hai bisogno di qualcuno che ti sia fedele, è sempre meglio scegliere una donna >> disse, << Perché? Perché voi siete indubbiamente più flessibili, sapete ingoiare più rospi e il vostro orgoglio non è come quello maschile. Perché non tradite, se prima non siete state tradite. Perché sapete essere più combattive degli uomini, quando qualcosa vi sta a cuore >>. Fece un altro mezzo sorrisetto, quasi compiaciuto del suo discorso breve e conciso.

 

Irina capì che Dan era una persona strana: pensava in modo completamente diverso da tutti gli altri. Il fatto che scegliesse tutte donne come collaboratrici personali però non glielo rendeva certo migliore.

 

<< E perché la vostra competitività femminile vi spinge a fare del vostro meglio, quando vi confrontate tra di voi >> aggiunse l’italiano.

 

Irina lo guardò, senza sapere che dire. In effetti, c’era da dire qualcosa?

 

Dan guardò l’orologio.

 

<< Avanti Fenice, devi prendere una decisione >> disse l’italiano, tirando fuori la pistola, << O ti unisci a me, oppure continui a stare con i tuoi sbirri >>.

 

Fu un attimo, un attimo nel quale il cervello di Irina si rese conto che Dan sapeva che era della polizia, e che in quello stesso momento la sua faccia non riuscì a nasconderlo. Fino a quel momento aveva giocato con lei, forse sperando davvero di corromperla…

 

La sua mano, così veloce come non lo era mai stata, afferrò la pistola, ma Dan capì da quel gesto la sua risposta alla proposta. Alzò l’arma verso di lei…

 

Irina si gettò dietro il divano, sentendo il colpo esplodere nell’aria, mentre il suo cervello lavorava a mille. O forse, molto semplicemente, si spense, lasciando spazio solo al cieco istinto…

 

<< Non posso lasciarti andare >> disse Dan, come se fosse ovvio, << Non dopo che hai visto la mia faccia… >>.

 

Irina rimase dietro il divano, la pistola in mano, il cuore che batteva all’impazzata, i passi dell’italiano che rimbombavano sul pavimento, nel più completo silenzio. Un’auto fuori sgommò sonoramente, mentre lei strisciava di lato, accovacciata…

 

Rapida, senza pensare, si sporse oltre il divano, sparando un colpo in direzione della figura di Dan, senza riuscire a colpirlo. L’italiano si riparò dietro una colonna, mentre Irina si alzava e riusciva a raggiungere il corridoio.

 

Si appoggiò al muro, il fiato corto, gli occhi che cercavano disperatamente di vedere cosa stesse accadendo in soggiorno.

 

<< La polizia sarà qui tra pochi minuti, Dan, ti conviene arrenderti >> gridò, sperando di convincerlo, << Anche se riesci a farmi fuori, non potrai scappare… >>.

 

Come se l’avesse chiamato, un rumore sordo e potente le giunse alle orecchie, e sentì Dan imprecare. Erano le inconfondibili pale di un elicottero, e le sirene della polizia.

 

Irina sentì un moto di sollievo invaderle lo stomaco, ma non era ancora finita. Dan sembrava essere paralizzato… Cosa avrebbe fatto?

 

Si sporse appena oltre l’angolo, ma vide l’italiano sparare un ultimo colpo verso di lei. La mancò, ma poi l’italiano si gettò a capofitto verso la vetrata. Spaccò il vetro con un soprammobile afferrato dalla credenza e corse verso l’Alfa Romeo rossa, parcheggiata nel giardino…

 

<< Fermati! >>.

 

Irina si lanciò nel soggiorno, e sparò un colpo tentando di bucare le ruote. La 8C accese i fari, abbagliandola, poi fece retromarcia a tutta velocità…

 

<< Cazzo! >>.

 

Non poteva scapparle in quel modo così stupido…

 

Si girò di scatto, e corse fuori, doveva aveva lasciato la Punto. Il piazzale era sgombro, ma la sua auto c’era ancora ed era integra. Non sapeva dove le Sentinelle fossero andate, ma non le interessava… Sentì il suono della 8C che si avvicinava, dopo aver fatto il giro della villa, diretta verso il cancello…

 

Vide una volante della polizia fermarsi proprio in quel momento davanti alla casa, ma il finestrino abbassato della Alfa Romeo attirò la sua attenzione… Come un missile rosso la vide avvicinarsi…

 

Irina si rese conto di quello che stava per succedere, e d’istinto si rifugiò dietro la Punto, sentendo la carrozzeria perforata da un proiettile che avrebbe dovuto colpire lei…

 

“Maledetto”.

 

Saltò sulla Punto, mentre vedeva Dan schivare la volante ferma, e una Ferrari rossa si avvicinava a tutta velocità…

 

Irina affondò il piede sull’acceleratore, fiondandosi oltre il cancello aperto, rendendosi conto che la polizia era lì ma che Dan stava ormai scappando… La 599 di Xander inchiodò di colpo vedendola arrivare, poi però fece dietrofront e la seguì a ruota a tutta velocità.

 

Le auto della polizia russa si fecero da parte, colte alla sprovvista, così la Alfa Romeo riuscì a guadagnare la strada, diretta verso la campagna…

 

Come un proiettile, una R8 color titanio si affiancò alla Ferrari dietro di lei. Irina ebbe solo il tempo di capire che era Dimitri, prima di afferrare il cellulare…

 

<< Xander! Sta scappando! >> gridò nel microfono, << E’ Dan, l’italiano! Non so dove sia diretto, ma credo voglia prendere l’autostrada… >>.

 

<< Ok, rimanigli incollata >> disse Xander, << Lo possiamo fermare… >>.

 

Ma in quel momento, tre auto, una Jaguar, una Eclipse e una A5 sbucarono alle loro spalle, e Irina capì che Dan aveva avuto ragione a scegliere tre donne a difenderlo: non erano scappate, e stavano venendo ad aiutarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Attenzione, il prossimo sarà l’ultimo capitolo!!!

Come promesso mi dedicherò a fic ultimata a ringraziare tutti e a rispondere alle vostre eventuali domande.

Quindi… il prima possibile provvederò alla pubblicazione dell’ultimo capitolo + l’epilogo.

 

A presto!

 

 

 

 

 

 

 

  
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