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Autore: _Reset_    12/11/2011    1 recensioni
la luna, l'oceano, un veliero, un'isola, due bambini, grandi amici si devono separare. Questo avvenimento sarà l'inizio della loro grande avventura...Spero vi piaccia e che facciate molte recensioni dato che vorrei sapere cosa ne pensate del mio modo di scrivere...vi prego!!! hehe!!! buona lettura, spero!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

Una grande coltre di nebbia offuscava la vista dall'oceano al capitano, e ciò non era un buon segno.

Era tutta notte che si rigirava nel letto con un pensiero fisso in mente e che ancora lo assillava: sarebbe successo.

Infilò la mano in tasca. Il regalo di compleanno per Eric era ancora lì, ma emanava uno strano calore, quasi fosse consapevole del pandemonio che sarebbe scoppiato tra poco.

Roger decise di non pensarci più e di godersi il silenzio che entro qualche minuto si sarebbe sostituito a molte grida felici seguite poi, come lui sospettava, da grida di paura e dolore.

L'allarme suonò e in pochi attimi tutti i componenti della ciurma si radunarono all'aperto, chi più sveglio di altri, e guardavano verso l'alto per capire chi mai avesse suonato la campana in quel momento tutt'altro che di pericolo, ma la nebbia ne impediva la vista.

Solo allora si resero conto che erano tutti presenti, tutti meno uno...

- Fuori i regali, o vi squarto uno a uno!- esclamò una voce ruvida e grave, poi, in toni decisamente più giovanili, si udì una risata.

Dal vuoto della nebbia fuoriuscì con un agile balzo Eric, con un sorriso smagliante sul volto.

Dopo un momento di silenzio, rotto solo da alcuni sospiri di sollievo, la ciurma esplose in una serie disordinata di auguri, canzoncine e alcune poesie improvvisate per l'undicesimo compleanno del ragazzo. In un caos generale tutti si diressero verso i posti più improbabili del galeone per prendere il regalo che avevano comprato o rubato nell'ultimo porto in cui il vascello aveva sostato per poi nasconderlo accuratamente per non farlo trovare al festeggiato. Questo era molto difficile, poiché Eric era molto curioso e notava sempre tutti i minimi dettagli, come per esempio lo spostamento di un barile di rum anche se di pochi centimetri e per questo non far trovare il proprio regalo prima del compleanno era da sempre una grandissima sfida per i componenti della ciurma.

Calò nuovamente il silenzio sul galeone quando Roger si avvicinò al ragazzo.

- Buon undicesimo compleanno, figlio mio!- dicendo ciò infilò la mano in tasca e ne estrasse una collana d'oro. Questa era molto antica e misteriosa poichè un tempo dovevano esserci state incastonate nove pietre preziose, ma non c'erano.

Il figlio, stranamente felice di quell'inaspettato dono, la indossò subito e iniziò a vantarsene. Quando fu soddisfatto delle arie che si era dato, ringraziò il padre che si era già allontanato gridando: - Grazie Pa'!-.

Il ragazzo ricevette anche molti altri regali, come due sciabole molto affilate con i foderi legati a una cintura in pelle donate da Susan e un pugnale riccamente decorato che Matias aveva rubato a un ricco mercante nel porto di Millhights.

Dopo qualche minuto Eric si appartò su una trave dell'albero maestro, godendosi il silenzio e il vuoto della nebbia, ignaro che il padre lo stava spiando. Sollevò il braccio destro e osservò con nostalgia una piccola pietra verde brillante perfettamente levigata che fungeva da ciondolo ad una semplice corda che aveva legata al polso. - So che me lo hai regalato tu, Nadia, e so anche che non sei solo un sogno...spero tanto di trovarti prima o poi...- sussurrò malinconico. Il padre, sentendo il figlio, abbassò lo sguardo e scese dall'albero maestro tornando al timone anche lui malinconico.

- Ricorda molto, troppo...Quell'incubo gli sta facendo tornare la memoria...- mormorò Roger rivolto a Susan che, vista l'espressione cupa del capitano e caro amico, l'aveva raggiunto al posto di guida. Lei gli appoggiò la sua mano sulla spalla, poi sussurrò:- Non puoi farci nulla...sapevi che sarebbe successo. Erano grandi amici. Un'amicizia così importante per loro, quel loro legame speciale, non possono esser cancellati per sempre in questo modo...nessun incantesimo sarebbe mai riuscito a fare ciò in eterno!-

- Già...- mormorò il capitano, tornando poi nel suo mondo di pensieri intrecciati.

Un botto improvviso squarciò il silenzio.

- Ci attaccano! Alle armi!- gridò l'uomo di vedetta.

Da quel momento ci fu un trambusto generale, riempito dai cigolii dei cannoni che venivano riposizionati e caricati e dagli ordini gridati al vento.

- Caricate i cannoni!-

- Muovetevi uomini!-

- Vedetta, da che parte arrivano?-

- Non lo so...la nebbia mi impedisce di vedere!-

Eric e Matias si erano trovati sull'albero maestro e osservavano dall'alto la grave situazione. I loro sguardi si incrociarono un secondo, poi il festeggiato gridò all'amico:- Provo a far diradare la nebbia con una delle mie magie; coprimi le spalle!-.

Alzò la mano chiusa a pugno verso il cielo con gli occhi chiusi. Nel momento in cui aprì gli occhi aprì pure gli occhi che si erano illuminati, come tutte le volte che eseguiva un suo incantesimo. Lentamente la nebbia sparì e tutti si trovarono ad osservare un enorme galeone nero dall'aria minacciosa che fluttuava leggero sull'acqua e si avvicinava in modo circospetto.

Per tutta la ciurma il tempo rallentò fino quasi a fermarsi e riprese a scorrere regolarmente solamente al primo suono metallico di armi che si scontravano. Tutti capirono che era una battaglia persa ancor prima di cominciare e, dopo un tentativo energico ma inutile di difendere il proprio veliero, per evitare inutili vittime Roger decise di arrendersi.

Solo allora videro il volto del capitano nemico.

L'uomo aveva i capelli scuri e la carnagione pallida. Indossava una lunga tunica nera e si notava subito che il braccio destro era interamente metallico. Sul volto si dilungava una rosea cicatrice che partiva dalla parte sinistra della fronte e verticalmente seguiva il volto, tagliando il sopracciglio, l'occhio e finiva sulla guancia.

Eric e Matias non riuscivano a staccare gli occhi da quella sottile fessura e quindi furono i primi a notare il colore diverso degli occhi. Quello destro era difatti nero come la pece, mentre l'altro era verde come il bocciolo di un fiore. Questo però era opaco e quindi i ragazzi supposero fosse cieco per un occhio.

Con un gesto della mano sana fece in modo che gli uomini della sua ciurma gli avvicinassero Roger.

Iniziò allora un breve dialogo pieno di tensione:

- Dov'è?-

- Non so di cosa stai parlando.-

- Dov'è?- esclamò più forte.

Il capitano della Waterland tacque e guardò il pavimento.

Il pirata nero sguainò la spada.

- Fermo!-

Un grido nel silenzio spiazzò entrambo i capitani evitando la tragedia che si stava per compiere.

L'uomo si voltò verso la voce.

Eric si era liberato dalla presa del pirata ke lo teneva fermo e braniva la sua sciabola verso il nemico del padre.

- Eric caro, suppongo che tu non ti ricordi di me, e quindi non ricordi nemmeno che fu tuo padre a farmi questa cicatrice!- esclamò mellifluo l'uomo indicandosi il volto. Il ragazzo però capì subito che stava cercando di compromettere la veridicità delle parole del padre, quindi si affrettò a ribattere:- Avrà avuto le sue buone ragioni!-

- Volevo solo vivere con la mia famiglia, non mi sembra un reato!- esclamò allora l'uomo, mettendosi sulla difensiva.

Eric era pronto a ribattere nuovamente, ma:- Lascia stare il ragazzo, Daniel!- gridò Susan.

Il pirata nero la osservò con uno sguardo spento, come se stesse ricordando una scena della sua vita che si era illuso di aver dimenticato.

Sì, eccolo lì...

Era su una vasta spiaggia candida che al contatto con i piedi li faceva pizzicare, poiché con il sole era diventata bollente.

Non era solo. Al suo fianco c'era una donna. Era bellissima e stava ridendo. Gli sembrava ancora di sentire la sua splendida risata cristallina e limpida.

Verso d loro correva una magnifica bambina di circa tre anni con occhi verde smeraldo e vestita in rosso. Correva a piedi nudi con una manina tesa verso di loro.

Gualdate, gualdate! Non è bellissimo? Gualda, gualda!- gridò felicemente mostrando loro un ciondolo formato da una minuscola pietra grande quanto il tappo di una bottiglia di ruhm.

Si...di ruhm ne aveva bevuto fin troppo nella sua vita...ma da quando la sua famiglia lo aveva abbandonato non aveva pensato ad altro che alla vendetta. Aveva smesso di bere, aveva smesso.

Da allora iniziò la sua seconda vita, il suo alterego negativo si era svegliato e chiedeva vendetta.

Aveva rubato, aveva ucciso, aveva ricattato, aveva torturato.

Tutto ciò per comprarsi la nave costruita apposta per lui, sicuramente più veloce e potente della Waterland di Roger.

Prima di cominciare la battaglia era andato da lui, gli aveva parlato, aveva cercato di spiegargli la situazione, ma lui lo aveva scacciato, avevano combattuto e lui, l'invincibile Daniel, era stato vinto. Da allora il suo occhio sinistro non vide più i colori, la vita, la luce...

Il solo pensiero dell'iniziale sconforto lo fece imbestialire.

Solo allora tornò alla realtà, alla sua Black Darkness, la nave di cui aveva sognato tutta la vita, e la sua vendetta lì a portata di mano.

Prima però doveva trovarla, si...quella cosa era l'unica che poteva fermarlo e non lo avrebbe permesso a nessuno.

- Eric caro, non è che per caso potremmo trattare? La vita di tuo padre in cambio a un piccolo oggetto insignificante e futile: è una collana priva di pietre...-.

Iniziò a parlare descrivendo questo oggetto a cui teneva in modo particolare, ma Eric non stava ascoltando: osservava il padre che con gli occhi disegnava in aria simboli mistici di una delle tante lingue antiche che aveva insegnato al figlio. Il ragazzo si concentrò al massimo che la situazione gli permettesse e velocemente tradusse:

Scappa, l'oggetto magico è più importante di me, scappa”

Un groppo gli si fermò in gola. Non voleva ubbidire e non avrebbe ubbidito. Non avrebbe abbandonato suo padre, Susan, Matias e tutto il resto della ciurma lì: o fuggivano tutti oppure nessuno si sarebbe moss di lì!

- Eric, fai parte della ciurma, obbedisci subito al tuo capitano!- gli gridò il padre notando la luce negli occhi del figlio che rivelavano la sua decisione e puntando a ferire il suo orgoglio che provava nel far parte della ciurma.

Il pirata nero li guardò stupito, non riuscendo a capire come avessero fatto a comunicare.

Eric improvvisamente iniziò a correre verso il timone e si diresse verso l'oceano con l'intento di tuffarsi. Si voltò un'ultima volta e si fermò: il pirata nero stava muovendo la sua sciabola verso Roger volendolo uccidere. Con un rapido gesto lanciò il suo pugnale facendolo impiantare nel braccio metallico del nemico il quale si bloccò.

Dopo essersi assicurato di esser riuscito nel suo intento, i ragazzo fece un cenno di saluto al padre e si lasciò cadere nel vuoto.

L'aria gli sfiorava il volto delicatamente, anche se stava cadendo assai velocemente. In quell'interminabile momento di stallo il giovane non riuscì a non pensare agli strani avvenimenti della giornata che lui aveva atteso così a lungo. La sua mente passava velocemente da un pensiero a un altro non riuscendo a concentrarsi su uno in particolare: Daniel, la collana, il padre, Susan, Matias, il suo undicesimo cmpleanno, la Black Darkness, Daniel, il padre, la collana, l'oggetto magico, “scappa”...

Questa parola gli era ancora impressa in mente insieme all'immenso senso di colpa per aver abbandonato senza combattere tutte le persone a lui care, quando finalmente raggiunse l'oceano.

L'acqua era gelida e l'impatto con questa lo confuse.

Vuoto.

Silenzio.

Questo era tutto ciò che lo circondava.

Un dolre immenso gli bloccò la spalla e una macchia rossa iniziò a formarsi in acqua.

Gli stavano sparando.

Aveva bisogno di aria.

Una pallottola gli passò vicino all'orecchio e l'acqua gelida che aveva spostato lo fece sprofondare un po'.

Aria.

Aveva bisogno di aria e la mancanza lo stava rendendo sempre meno consapevole.

Nella sua mente stavano frullando vari pensieri quando improvvisamente un ricordo solo gli si insediò nella testa.

Era sulla Waterland e stava giocando con la sua amica, la sua unica e grande amica: Nadia

Dolore.

Un dolore fitto s'insinuò nel suo capo, come se stesse ricordando qualcosa a lui proibito, e ciò lo riportò alla realtà.

Aria.

Un altro ricordo gli affollò la mente.

Era su una trave dell'albero maestro, stava quasi piangendo, faceva tutto il possibile per ricacciare indietro quelle aspre lacrime di dolore mentre la salutava. Dalla sua postazione riusciva a vederla sull'isola: lei piangeva. Non voleva andarsene, non voleva abbandonarla... -Nadiaaaaaaaaaaaaa-

Nuovamente il dolore s'insediò nella sua testa, ma ormai era tardi, la magia non era riuscita a contrastare il potere di un'amicizia, di una grandissima e fortissima amicizia, diventata un legame indistruttibile..

L'incantesimo non era riuscito a fare ciò per cui era nato, quindi si dissolse.

Ora lui ricordava, rammentava ogni singolo secondo del suo passato...

Ma era troppo tardi...

I suoi polmoni stavano per scoppiare e richiedevano aria, ma lui non aveva più energie.

Si lasciò andare, pensando al padre, a Nadia...

stava scendendo lentamente verso i profondi fondali dell'oceano quando qualcosa di solido e stranamente piacevole al tatto iniziò a spingerlo verso la superficie.

Aria.

Eric si guardò attorno.

La Black Darkness era sparita e con lei anche la Waterland.

Si voltò allora verso il suo salvatore e vide che era un giovane delfino.

Grazie!- sussurrò sfinito.

Ebbe l'impressione che il delfino gli rispondesse con i suoi versi.

Non ebbe però il tempo di capire se era vero o se semplicemente era frutto della sua immaginazione, perché le forze lo abbandonarono.

Lì, nel mezzo dell'oceano, il giovane eroe svenne.


 

  
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