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Autore: Viki_chan    12/11/2011    5 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.



Damnation of a lonely soul


I.

 
La novità ha un fascino a cui difficilmente possiamo resistere.
(William Makepeace Thackeray)



“Sto arrivando!”
Hermione Granger accorgendosi di essersi sbeccata lo smalto dell'indice sinistro, imprecò silenziosamente.
“STO ARRIVANDO!” ribadì per l'ennesima volta, sempre più convinta che il suono del campanello avesse già irrimediabilmente compromesso il suo udito.
Aprì la porta e si trovò davanti il suo ragazzo, Ronald Weasley, pieno di una sostanza collosa dalla testa ai piedi.
“Che ti è successo?” chiese facendolo entrare, cercando di ignorare l'odore di uova marce che lo accompagnava.
“Prima tu, hai impiegato una vita a rispondere.”
“Stavo finendo di mettermi lo smalto, è il mio primo giorno oggi. E tu? Puzzi di fogna, Ron.”
“Anche io ti amo, Herms. Mah, George sta facendo degli esperimenti giù in negozio. Sono venuto su per farti gli auguri.”
Ron si sporse verso di lei, le baciò la punta del naso.
“Vedi che vivere sopra i Tiri Vispi è una figata? Io vengo, ti bacio e ritorno al lavoro.” disse muovendosi quel tanto che bastava per spargere un po' di sostanza collosa sul pavimento.
“E magari ti fai pure una doccia, che dici?”
“Sì, signor Ministro!” esclamò portandosi una mano sulla fronte come un militare sull'attenti.
“Trattassero così bene tutte le stagiste, sarebbe fantastico. Ma penso che passerò cinque settimane a fare tè e ad archiviare scartoffie.”
Hermione si guardò la mano con l'unghia sbeccata, scosse la testa.
“Ok, vado.” disse baciando l'unico pezzo di fronte non sporco del suo ragazzo. “Tu stasera esci con Harry?”
“Non lo so, è qualche giorno che non lo sento. In ogni caso sarò qui per cena. A proposito, c'è qualcosa nel frigo? Sto morendo di fame.”
“Il cheesecake di tua madre.”
“Figo.”



“Questa sarà la tua scrivania per il prossimo mese e passa.” disse Maria Stewart indicando una valanga di documenti. “Sì, insomma. C'è da dare una sistemata, ma penso che sotto a questa roba esista ancora una scrivania.”
Hermione sorrise e appoggiò la giacca leggera sullo schienale della sua sedia.
Si era candidata per lo stage al Ministero solo due settimane prima e aver ricevuto una risposta positiva in tempi record l'aveva riempita di euforia.
L'ufficio a cui era stata affidata era la branca amministrativa del Wizengamot, e vi lavoravano tre donne, tutte molto indaffarate.
Le scrivanie erano divise da pareti semovibili alte poco più di Hermione mentre lo spazio comune era decorato con quadri e un ficus dall'aria malaticcia.
Mentre Hermione osservava il suo cubicolo, Maria aveva appellato un paio di scatoloni vuoti.
“Ecco, metti qui tutte queste vecchie scartoffie, tanto sono da buttare. Quando hai finito di liberare la scrivania, ti darò il tuo vero lavoro.”
“Perfetto.”
“Siccome oggi sei qui solo nel pomeriggio, dovrai recuperare la mattinata un sabato, mi dispiace. La pausa è alle 17. Ora, se non hai altre domande torno a lavorare.”
Mentre Maria scompariva dietro ad uno dei muri, Hermione tirò fuori la bacchetta e iniziò a fare ordine.
Il suo vero lavoro la aspettava e non vedeva l'ora di scoprire di cosa si trattasse.



***


Harry si alzò dal letto che il sole era già alto.
Appoggiò i piedi nudi a terra, sentendo un brivido dietro la schiena.
Non vi badò.
Era una battaglia persa.
Aveva tentato in tutti i modi di modificare Grimmauld Place, scaldarla, renderla accogliente.
Aveva tinteggiato le pareti, eliminato tutti i mobili antichi e li aveva sostituiti.
Niente.
La vecchia casa accusava ogni colpo, ma non cedeva.
Ogni modifica era seguita dalla scoperta dell'ennesimo problema da sistemare.
Quella settimana, a peggiorare le cose, ci aveva pensato il sistema di riscaldamento babbano.
La caldaia che Harry aveva fatto istallare andava a giorni alterni, ronzava.
Scaldava troppo o troppo poco.
Il fuoco sembrava l'unica soluzione plausibile.
Alla fine aveva vinto ancora lei, la casa.
Anche quella mattina, gelata.
Se ne stava lì, orgogliosa.
Fredda e silenziosa come un cimitero.
Harry non provò nemmeno a guardarla, quella caldaia nuova.
Si avvicinò al fuoco e si accorse di essere rimasto senza legna.
Imprecò.
Rimase per qualche minuto davanti al fuoco spento, poi scrollò le spalle e tornò in camera da letto.
Non era più stanco, ma si addormentò lo stesso, di nuovo.
Muovendosi il meno possibile per non perdere il poco calore che aveva riacquistato sotto le coperte, Harry Potter rimase sdraiato tutto il giorno.
E la notte successiva.
E il giorno dopo ancora.
La casa, sempre più fredda e buia, scricchiolò tutta.
Mobili, finestre, anche le scale.
Un canto di vittoria.
Harry non vi badò.
La verità era che Harry Potter che era stufo di combattere.
   
 
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