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Autore: Ghen    13/11/2011    0 recensioni
Lui viveva con la sola madre, i due fratellini minori e la nonna malata. Lui aveva una migliore amica, due amici e una ragazza che le piaceva; piaceva, certo, non più da mesi. Lui ogni notte riceveva la visita di una voce che lo chiamava e lo invitava ad esprimere un desiderio: ma quanto può costare un desiderio?
[Partecipante al "[Original Concorso 11] La Sorgente e... Lui" di Eylis]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3… Distruzione
 
 
Verso la scuola Sebastian non incontrò neanche questa volta Mariel, ma ora il suo pensiero era rivolto a Melanie: quella sera sarebbe tornato in quel posto e avrebbe espresso un desiderio in modo che la sua situazione familiare si risolvesse.
Intanto Mariel e la sua ragazza erano già arrivate a scuola, parlando e ridendo, notate da più persone: c’era il gruppo di amiche che le vedeva insieme un po’ troppo spesso, mentre dall’altra parte, Chelsea e Charlie le fissavano strabiliati.
«Non ci posso credere!», disse ad un certo punto il ragazzo, interrompendo il silenzio. «Ma ne sei sicura? Loro due insieme?».
«Sono certissima, le ho sentite…».
«Ma è impossibile, Chelsea!».
«Perché impossibile?».
«Umh, non so ma… Non credevo che Mariel fosse… insomma, lesbica!», sbottò, allungando le braccia all’aria. «Per me può fare quello che vuole, sia chiaro-».
«Cos’hai contro le lesbiche?», cinguettò subito.
«Ma niente! Mamma mia, ma che hai mangiato stamattina che ti ha fatto male, sei più acida del solito! Dicevo solo che, comunque, lesbica o no, si comporta in modo strano! È un periodo che è strana! Da quando frequenta quella lì, che oltretutto, credevo ancora meno di Mariel che fosse lesbica!».
Chelsea non disse una parola, continuando a fissarle, mentre si dirigevano dentro l’edificio l’una al passo dell’altra. Storse la bocca, continuando a stringere i pugni.
«Chissà se Seb lo sa!», disse poi Charlie. «Credevo avesse una cotta per lei, e forse Mariel non gli ha detto nulla. In fondo anche lui è strano da un po’ a questa parte… Gli va tutto bene, perfino la scuola!».
«Forse ha deciso d’impegnarsi.», disse seria, procedendo verso la scuola e raggiunta subito dal fratello.
«Glielo diciamo a Seb?».
«No, non lo so… Fa’ come ti pare!». Per i fatti suoi prese ad entrare a scuola, seguita dallo sguardo interrogatorio del fratello.
 
Alla ricreazione Sebastian stava per raggiungere i soliti ragazzi degli ultimi anni che l’aspettavano, ma si fermò quando vide Melanie andare verso di lui.
«Tieni!», gli porse una busta di carta colorata, dall’interno si poteva scorgere la giacca che le aveva prestato la notte precedente. «Grazie!».
«Figurati!», rise.
«Ma non ti montare la testa, non significa nulla per me!», disse lei prima di andarsene a passo spedito.
Sebastian rise e prese a camminare verso i ragazzi. «Come no…».
«Ehi! Ma non era Melanie Gibson?», fece uno di quei ragazzi, accogliendolo tra loro con un abbraccio.
«Ah, ma wow! E così ti vedi con lei? Guarda che sono geloso!», esclamò un altro.
«Ma cosa!», sbuffò Sebastian. «È solo un’amica!».
Un’amica…? Gli era uscito così spontaneo che non aveva badato poi tanto a quel termine. Da quando Melanie era diventata sua amica?
 
 
«Mi ami?», le strappò un altro bacio Mariel, per poi sorriderle.
«Certo che ti amo, è così che hai voluto!». Stava per avvicinarsi per portarle via un altro bacio, quando la ragazza si scansò all’improvviso.
«Non sai dire altro?».
«In che senso? Ho detto che ti amo!».
«Il tuo amore puzza più dei pesci fatti marcire!», riaprì la porta del bagno e seccata corse via, quando vide che l’altra stava per riafferrarla. Corse, ma guardandosi indietro finì per sbattere contro qualcuno. «Chelsea?!».
La ragazza diede uno sguardo avanti e sentendo la voce di quella che cercava Mariel l’afferrò per il polso e la tirò via. Si nascosero dentro un’aula vuota e Mariel osservava dalla porta socchiusa quando la sua ragazza se ne sarebbe andata.
«Che ti è successo? Tu e la tua ragazza non siete felici?», sbuffò Chelsea a braccia conserte, poggiata alla parete.
Mariel socchiuse la porta ancora un po’ e voltandosi sbuffò a sua volta. «Ve n’eravate accorti, eh? Scusa se non ve l’avevo detto! Ma avevo paura che pigliaste in giro per essermi presa una cotta per una femmina!», rise appena, fingendo di grattarsi un braccio.
«Che?».
«Dai, ho detto scusa! Sì, sono lesbica, e dopo? Uff…», sbuffò ancora. «Comunque penso che non mi piaccia più così tanto. All’inizio tutto andava bene ma è troppo appiccicosa, mi segue ovunque… Pensa che mi ha detto che voleva farsi bocciare per stare in classe con me, che così non poteva vivere! E poi non mi ama davvero… Mi ha stufata…».
«Come non ti ama davvero?», strabuzzò gli occhi. «Al massimo ti ama troppo!», rise.
«No, non mi ama davvero… Tu non lo puoi sapere…», finì per dire. Era solo il suo desiderio, ed era un desiderio che ora non voleva più.
«Io non lo posso sapere, certo…», ansimò Chelsea. Allungando una mano afferrò la maniglia della porta e la chiuse di scatto, facendo spaventare Mariel che cercava di vedere se per caso la sua ragazza ripassava di lì.
«Ma che stai facendo?», sbottò a bassa voce, mai che potessero sentirle.
Chelsea aprì la bocca, stava per dire qualcosa ma non ce la fece. Infine si accostò semplicemente a lei e velocemente poggiò le sue labbra a quelle di Mariel.
L’altra spalancò gli occhi, incredula.
Chelsea stava per dire qualcosa ma tutto si spense quando le sue labbra s’incontrarono di nuovo con quelle di lei ed entrambe si cinsero in un lungo bacio.
 
 
L’idea di Sebastian dopo la scuola era quella di dirigersi immediatamente dal signor Abh, ma le sue intenzioni si affievolirono quando capì che doveva esserci qualcosa che non andava, vedendo Nora davanti alla scuola che lo aspettava in piedi davanti ad un muretto. Era la prima volta che veniva a prenderlo e non avendole mai dato un simile ordine era piuttosto strano.  
«Nora…?», si accostò con la sua bici. «Che ci fai tu qui?».
«Mi è stato chiesto dalla signora di venire. Desidera che torni subito a casa che deve parlarti.», disse la giovane.
Sebastian sbuffò, tuttavia la seguì.
Al suo rientro notò la casa di nuovo in completo disordine e udì il piccolo Curt che piangeva.
«Nora, va’ da lui!», subito disse Sebastian ma sua madre già davanti che li aspettava si mise in mezzo, bloccandole il passaggio.
«Non azzardarti a toccare di nuovo il mio bambino! Adesso basta, fuori da casa mia!».
Nora restò immobile, prima di fare un passo indietro per obbedire.
«Mamma! No!», s’intromise subito Sebastian. «Nora è qui per aiutarci! Dobbiamo a lei tante cose, ha fatto tanto per la nostra famiglia!».
«Non m’interessa, è un’estranea, io non la conosco! Come ti sei permesso di portare una sconosciuta a casa mia?!», urlò, prima di farlo ancora più forte, diretta a Nora. «Fuori adesso, ho detto!!».
Sebastian deglutì e si scambiarono un solo sguardo, prima che questa fece i passi indietro per uscire di casa. «Aspetta un po’…», sussurrò lui, dispiaciuto.
«E adesso mi racconti tutto! Sputi il rospo, Sebastian!», l’afferrò per il colletto la madre infuriata, appena Nora chiuse la porta alle sue spalle. «Sono stata zitta, ma ora basta! Come fa un ragazzino delle medie ad avere tanti soldi, eh? In quale giro sei, alla tua età, rispondi? E dove vai ogni notte, che stai rientrando sempre più tardi? Pensi che non me ne sia accorta, forse?! Ti sbagli, ragazzino, e adesso parli!». Finì per dargli un sonoro schiaffo, fra le urla circondate dalle lacrime. Lilly dietro di loro appoggiata ad una parete restò immobile spaventata, ma nemmeno Sebastian si mosse, dando appena uno sguardo alla sua sorellina dietro di lui.
Fregò la mano sulla guancia e le lacrime tagliarono il suo viso, ma il suo unico gesto in quel momento non era quello di scappare in urla e pianti, Sebastian lo sapeva che la sua mamma in quel momento aveva bisogno di lui: prese ad abbracciarla, senza dire una parola.
La madre cadde in lacrime sempre più grandi e lo strinse a sé, così anche Lilly si unì all’abbraccio.
«Ti voglio bene, mamma!», sussurrò la piccola.
«Anche io vi voglio bene, piccoli miei, vi voglio un mondo di bene! A tutti e due!».
 
Tutto ciò aveva costruito si stava forse distruggendo, pensò Sebastian, ma era servito ad aiutare almeno un po’ la sua famiglia.
Quella sera tutti insieme, compresa la nonna, passarono una serata in famiglia, cucinando e parlando come mai avevano fatto, come tutte le famiglie dovrebbero fare almeno ogni tanto.
Sebastian dovette raccontare un sacco di frottole a sua madre e lei, seppur fece finta di crederlo, era chiaro che non fosse così. Disse di averli trovati quei soldi, insieme a Mariel, dopo la scuola. Che non sapevano di chi fossero e se li erano divisi, visto che servivano a entrambi. Nora invece era solo un’amica a cui aveva chiesto aiuto. Nora: lei restò fuori della porta ad aspettare per tutto quel tempo finché, una volta andata a letto sua madre, come ogni sera, Sebastian la fece entrare per portarla in camera sua.
«Mi dispiace per questa sera, Nora…», sussurrò poggiato alla tastiera del suo letto, osservandola seduta alla parete di fronte, come ogni notte. «Non potevo farti entrare, e immagino sarà difficile da oggi in poi, dovrai farti vedere meno… Mia madre se l’è presa con te, ti chiedo scusa da parte sua…».
«Non mi devi chiedere scusa.», disse lei, con il solito tono di voce.
«Ci sarai rimasta male…».
«Non posso restarci male; non provo sentimenti. Sono solo un desiderio e prima o poi svanirò con esso.».
A quelle parole il ragazzino chiuse per un attimo la bocca, perplesso, dispiaciuto. «Esprimerò un desiderio che ti faccia provare sentimenti allora!».
«Non funzionerebbe: non sono viva. Senza contare che faccio parte di un altro desiderio.».
«Ma è brutto essere così…», mugugnò.
Quella notte Sebastian non chiuse quasi occhio per trovare una soluzione a Nora: lui la vedeva umana lì davanti ai suoi occhi, ma lei in realtà era solo un guscio vuoto di un niente che presto o tardi sarebbe svanito come la scia dei fuochi d’artificio.
 
 
La mattina seguente già nel percorso verso la scuola vide uno strano movimento: i ragazzi sembravano tutti parlare di un qualcosa e s’incuriosì. La nuova notizia boom, nulla di strano in fondo, sperava solo che non c’entrasse Melanie stavolta. Tanto, si disse, tutto sarebbe scemato appena una nuova notizia con ancora più scalpore ne avrebbe preso il posto, quindi al massimo due settimane: il tempo più o meno con cui era rimasto anche lui sulla cresta dell’onda dopo aver sconfitto i bulli che lo avevano preso di mira. Rise.
Tuttavia, quando arrivò al cancello della scuola la voce di cui tutti parlavano arrivò alle sue orecchie e gettò la bici a terra senza neppure averla parcheggiata.
«Hai sentito?».
«Che cosa?».
«Sai che quella Mariel del secondo anno si era dichiarata? Beh, non era stata rifiutata a quanto pare, stava con una ragazza!».
«Una ragazza?».
«Sì, ma non è finita!», rise. «Sembra che abbia lasciato la ragazza per stare con Chelsea Robstore!».
«La gemella di Robstore?».
«Sì, qualcuno le ha beccate ieri mentre si baciavano in un’aula chiusa! Da non credere!».
«Wah! Sono lesbiche, non l’avrei mai detto!».
Sebastian cominciò a camminare spedito nel cortile della scuola, fino a trovare il suo obiettivo. Eccola, era lì la traditrice: Chelsea camminava al fianco di suo fratello facendo finta di niente.
Svelto si mise a correre, per poi urlare. «Come hai potuto, Chelsea?!». Subito la spinse, facendola cadere a terra.
Charlie si mise in mezzo immediatamente, bloccandolo ad una spalla. «Che diavolo ti prende, Seb?! Sei impazzito?!».
«Ehi, ma sei diventato scemo?», urlò anche la ragazza, rialzandosi in piedi.
«Mi hai tradito, ti sei messa con Mariel?! Come hai potuto, lo sai che sono innamorato di lei!».
Non ci misero molto gli studenti della scuola a mettersi tutti in cerchio per vedere la scena, entusiasmati; già qualcuno gridava alla rissa.
«Cerca di calmarti, Seb!», disse Charlie. «Anche Chelsea era sempre stata innamorata di lei… Ok che neanche io me n’ero accorto, ma non c’è bisogno di litigare!».
«Ah no?», si voltò furioso. Lo scansò con facilità da una parte, grazie al desiderio d’essere più forte, e si scagliò contro la sorella. «Ti sei messa con lei, dimmelo?!».
«Smettila, Seb!», urlò la ragazza, cercando di divincolarsi.
Charlie lo afferrò per il collo e lo strinse forte per bloccarlo.
«Sono innamorata di lei!», disse Chelsea. «Non volevo farti un torto, Sebastian! Ma tu per lei sei come un fratello, non avreste futuro comunque!», disse con sincerità.
«No!», gridò il ragazzo, liberandosi dalla presa. «Lei starà con me!». Diede una spinta ad entrambi e corse via, diretto al cancello dove aveva lasciato la sua bici. «Starà con me, cazzo!», diede un pugno ad una parete, senza farsi male, notando che ad attenderlo vi era Melanie, un po’ impaurita dall’attacco di poco fa. Nessuno osò seguirlo.
Il ragazzo al vedere quel suo sguardo capì di aver esagerato e si strofinò il viso per calmarsi. «Scusa…», fece, prima di dirigersi a prendere la bici.
«Sei davvero innamorato di Mariel?», domandò lei ad un certo punto, con sguardo basso.
«Sì…», disse senza pensarci. Montò sul sellino e la ragazza lo seguì con lo sguardo, prima di allungare le mani per afferrargli il viso e rubargli un bacio.
Il cuore di Sebastian colpì in modo strano, mentre la fissava ad occhi spalancati e increduli.
«Vuoto il sacco… Mi piaci! T-Tu…», imbarazzata continuava ad agitarsi, senza guardarlo in viso. «Eri tu, quella volta che piangevo a scuola, che mi hai visto e ti sei fermato… Mi avevi dato una carezza sui capelli e te ne sei andato; quando ho rialzato lo sguardo mi avevi lasciato sulle piastrelle del cortile  uno smile sorridente disegnato coi gessetti!», rise. «Eri stato tu a farlo!».
Sebastian arrossì. Non credeva che Melanie se lo ricordasse, né tanto meno che fosse stato così importante per lei. Infine però si voltò, serio. «I-Io sono innamorato di Mariel! Scusa!». Veloce pedalò e sparì.
 
Quando spalancò il portone il signor Abh non era molto distante e al vederlo gli sorrise. «Bentornato!», esclamò. Si sentivano nuove urla di gioia riecheggiare attraverso l’edificio, forti e pesanti, quasi disumane. Il ragazzo ci passò davanti senza degnarsi di niente e nessuno, correndo verso il suo spazio condiviso quella volta con Mariel, e veloce prese il suo bicchiere.
«Il mio prossimo desiderio!», esclamò riempiendolo di quell’acqua.
 
«Bentornata!», saluto qualcun altro Abh.
«Sì, vabbeh, ciao!».
 
Sebastian si voltò verso l’arco. Quella che aveva sentito era… la voce di Mariel.
 
«Devo sapere come fare ad annullare i desideri!».
«Come, mi scusi?».
 
Non sapeva perché ma fu come travolto da un’insolita paura e quasi poté giurare di star sudando. Fissò il bicchiere dall’acqua dai colori dorati e come spinto dalla frenesia, subito lo buttò giù. Dimenticato del suo desiderio per Melanie, dimenticato di aver aggredito i suoi amici, dimenticato della vera amicizia che lo legava a Mariel.
 
Desiderio l’amore di Mariel. 



   
 
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