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Autore: giglio_lockart    11/07/2006    0 recensioni
Questo è il terzo "capitolo" delle vicende di Giglio ed è immediatamente successivo, cronologicamente parlando, alle vicende di "Eragon".
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Why 3

Si addentrarono ancora di più nella regione, continuando a seguire la via dei mercanti, la stagione volgeva rapidamente all’inverno e presto le ultime piogge autunnali si trasformarono in nevicate abbondanti che ostacolavano il loro procedere.

Giglio era tornato a chiudersi completamente in se stesso, insensibile a quanto lo circondava ed al suo compagno di viaggio, la piega della sua bocca si faceva sempre più amara e Gaheris si sentiva disperatamente impotente nel vederlo già così provato senza poter far nulla.

- Sei mai stato in questo regno?-chiese a Giglio un pomeriggio, quando il silenzio della desolazione invernale gli pesò troppo.

Giglio non gli rispose e quando credette che non lo avrebbe più fatto sentì la sua voce mormorare piano.

- Una volta.-giunse inaspettato dal suo compagno di viaggio.

- Cosa ti aveva condotto qui?

- Cercavo una persona.-rispose laconicamente Giglio.

- Bhe… sai come orientarti? Perché non sono più sicuro della via.

- Fra qualche ora dovremmo arrivare in una locanda lungo la strada. Potrai chiedere lì.-rispose con indifferenza, fissando senza vederli alcuni alberi coperti di neve.

Gaheris credette bene di non insistere oltre ed arrivarono alla locanda nel silenzio più completo, lasciarono i cavalli nella stalla ed entrarono nel grande locale accogliente.

- Prendi una stanza per stanotte e ordina la cena: sono stanco.-ordinò lanciandogli la propria borsa e lasciandosi cadere su una panca vicino al camino.

Gaheris obbedì senza commentare, prese accordi con l’albergatore e fece servire due abbondanti porzioni di carne, pane e vino al tavolo dove Giglio lo aspettava.

Il Principe Oscuro sedeva dando le spalle alla sala, fissava il fuoco con sguardo spento e non alzò lo sguardo quando Gaheris sedette a sua volta.

- La tua borsa, Giglio.-e la spinse verso di lui, che la prese meccanicamente per rimetterla alla cintura.

Bevve svogliatamente del vino e sbocconcellò un po’ di pane.

- Non hai fame?-chiese gentilmente Gaheris, richiamandolo alla realtà.

- No. In fondo non ho davvero bisogno di mangiare.

- Allora finisco io la tua carne.-commentò allegramente e Giglio spinse il proprio piatto intatto verso di lui.

Una graziosa cameriera passò ancheggiando vicino a loro e sorrise apertamente a Giglio, che la ignorò.

- Ora capisco perché hai voluto la stanza. Hai successo, ragazzo mio.

- Non dire idiozie.-scattò infastidito, dardeggiando su di lui.

- Bhe e che male c’è? Se avesse sorriso a me credi che avrei passato la notte con te?

Giglio lo fissò, Gaheris si accorse di averlo sorpreso.

- Che c’è, credevi che quelli della "nostra parte" non scopassero?-domandò sardonico.

- No… è solo che…

- Bhe, modestamente anch’io ho un certo successo con le ragazze. Il fascino non è prerogativa delle forze oscure.

Giglio sorrise e Gaheris di riflesso. Chiacchierarono ancora un poco, tranquillamente, davanti al fuoco caldo.

Vorrei cancellare il dolore dai tuoi occhi. A lei si spezzerebbe il cuore se ti vedesse così.

Si ritirarono presto nella loro camera, Gaheris chiuse a chiave la porta e si distese sul suo letto, spegnendo il piccolo lume.

- Gaheris.

- Dimmi.

- Buonanotte.

- Anche a te, Giglio.

Attese nel buio che il sonno arrivasse a lambirlo ma scoprì di essere incapace di chiudere gli occhi, si fece cullare dal respiro calmo di Giglio ed ascoltarlo lo tranquillizzò, pure ancora non riusciva a prendere sonno e ben presto quel respiro quieto che spiava con tanta dolcezza si trasformò in un piccolo gemito e d’improvviso Giglio si svegliò con un grido soffocato.

- Eragon!-chiamò svegliandosi dall’incubo che lo aveva fatto agitare.

Gaheris accese il lume e fu subito accanto a lui: Stai bene?-chiese preoccupato, accorgendosi che era pallido e sudato.

- Io…si… sto bene.-rispose dopo un attimo, riconoscendo il luogo dove si trovava.- Solo un incubo. Li facciamo anche noi.

Gli sorrise, si alzò e recuperò la propria borraccia.

- Tieni. Bevi e cerca di rimetterti a dormire. Non preoccuparti di nulla.

Giglio prese la borraccia e bevve, restituendogliela con un sorriso, si rigirò sotto le coperte e Gaheris tornò al proprio letto, spegnendo di nuovo il lume.

Eragon. Era il Gran Signore degli Incubi. Alcune voci ci hanno detto che ha allevato Giglio e che alla fine lui lo ha ucciso…

Con una fitta sgradevole, si rese conto che Giglio doveva essergli molto affezionato per chiamarlo a sé, mentre era ancora indifeso e spaventato dal suo incubo.

Ma allora perché lo ha ucciso?

Ma si addormentò molto prima di essere arrivato ad avere una risposta.

Proseguirono il loro viaggio più velocemente, il tempo era migliorato anche se adesso un vento gelido spazzava la strada, sollevando polvere e neve, anche tra loro era cambiato qualcosa, Giglio sembrava meno chiuso, anche se ancora i suoi occhi si attardavano su qualcosa che solo lui poteva vedere, e passarono diverse serate chiacchierando amabilmente davanti al fuoco dei ritrovi per i viaggiatori.

Cosa ti fa ancora male, ragazzino triste?

Perché poteva anche essere l’incarnazione del male primordiale, ma in quel momento Giglio era solo un ragazzino che la vita doveva avere in qualche modo già toccato.

Pure, in un qualche modo strano, Giglio accettava la sua gentilezza, le sue premure, rispondeva ad esse chiacchierando con lui, anche se nessuno dei due poteva dimenticare che in qualunque altra circostanza sarebbero stati nemici.

Gaheris lo guidò sempre più addentro nella regione, lungo la strada dei mercanti, verso le montagne che facevano da confine al regno. Una grande piana si stendeva fino alle pendici di quei monti ed in una bella giornata limpida giunsero al limitare di un bosco che si arrampicava sui pendii scoscesi della montagna più alta. Tra il bosco e la nuda parete di roccia c’era un piccolo accampamento, una decina di soldati spiarono il loro arrivo, i loro sguardi affilati si concentrarono su Giglio, riconoscendolo immediatamente per quello che era, ma lui parve ignorarli e smontando da cavallo i suoi occhi si fissarono sulla figura che uscì dalla tenda più grande.

Senza una parola Gaheris lo condusse da lui e tutti e tre entrarono nella tenda.

- Benvenuto, principe Giglio.-salutò il Principe Veggente con un cenno del capo ed un lieve sorriso.

- Grazie. Siete voi il Principe Veggente? Non so perché ma credevo foste più vecchio. O quantomeno che lo sareste sembrato.

Gaheris sogghignò e versò del vino per sé e per il suo compagno, che lo sorseggiò fermandosi presso il braciere acceso, scaldando le mani intirizzite.

- Bhe, neanche voi sembrate poi vecchio quanto siete.

- Vero. Gaheris mi ha condotto da voi. Cosa avete da dirmi?

Sia il Principe Veggente che Gaheris sorrisero, scoccandosi uno sguardo divertito.

- Che c’è?-chiese subito Giglio, notandolo.

- Le somigli davvero tanto. A tua madre, sai. Anche se siete così diversi… tu le somigli.- rispose Gaheris, continuando a sorridere.

- Tu la conosci?

- Si.

- E mio padre?

- Un attimo solo, Giglio, con calma.-intervenne il Principe Veggente.- Sei qui per questo, ma lasciaci raccontare dall’inizio. Non esiste un modo semplice per dirti quello che dobbiamo, molte delle cose che adesso ti racconterò ti sembreranno… difficili da capire e da accettare. Ma è tutto vero. Credo che adesso ti prema sapere chi sono i tuoi genitori: bene, tua madre è la divina Soveh e tuo padre è il Principe Auryn.

Giglio rise: Questa è buona, carina davvero!

Ma l’inespressività dei suoi interlocutori lo fece smettere subito.

- È uno scherzo vero?-domandò nonostante tutto, volgendosi implorante verso Gaheris.

- Se tu l’avessi incontrata solo una volta, sapresti che è la verità. Io sono stato lei, Giglio e senza nessuna ombra di dubbio posso affermare che hai il suo sangue nelle vene. E benché conosca meno bene Auryn, vedo anche lui in te.

Giglio li fissò, incapace di accettare quello che loro gli stavano dicendo, li fissò inebetito, lasciandosi cadere su una panca e fissandoli a bocca aperta.

- Mi hanno abbandonato? Perché non… mi hanno mai cercato?

- Tua madre è una donna coraggiosa e con un cuore immenso, non sarebbe mai stata capace di abbandonare suo figlio!-scattò Gaheris ma il Principe Veggente lo interruppe con un cenno.

- Nessuno dei due sa che esisti.

- Mia madre mi ha partorito! Lo deve sapere che esisto!

- Si, certo. Lascia che ti racconti come è andata. Tua madre fu assistita da un’unica persona durante il parto, una donna che si era presentata al castello come levatrice. Quando tu nascesti lei ti prese e ti portò da Auryn. O almeno, questo è quello che fece credere a tua madre. In realtà ti portò nella sua stanza, dove aveva nascosto il cadavere di un altro neonato, ad Auryn fece vedere quel cadavere e così a tua madre, spiegando ad entrambi che eri morto subito, riuscendo a portarti via indisturbata. Era l’atto finale di un piano che aveva richiesto mesi di preparazione.

- Chi era quella donna?

- Un demone al servizio dell’Imperatrice Nera ovviamente. Ti portò a Perdita e ti consegnò a lei.

Giglio chinò il capo, fissando le proprie mani, il terreno, chiudendosi in se stesso come più non faceva da giorni. Infine, fece la domanda che entrambi temevano.

- Ma… perché io?-chiese con voce tremante.

- Eri abbastanza forte da poter controllare i poteri dell’oscurità.

Di nuovo, il Principe Veggente cercò gli occhi di Gaheris, per averne il sostegno e lui annuì stancamente.

- Tanto è sempre uno shock. Io urlai per ore.

- Cosa? Cos’altro c’è?

- Giglio… l’Imperatrice Nera ti ha scelto anche perché… conosceva una profezia che ti riguarda. Una profezia che io stesso ho pronunciato e che allora non capimmo. Riguardava un essere che avrebbe compreso in sé luce e tenebra… Lei ti ha reso il Principe Oscuro ed i poteri delle Tenebre ti appartengono ma… sei nato anche per ricoprire il ruolo di tua madre nella prossima Era…

- No! No! Questa è una menzogna! Io sono il Principe Oscuro! Io sarò l’Oscuro Signore!-gridò scattando in piedi, rovesciando la panca su cui era stato seduto e dardeggiando su di loro la propria rabbia.

- Si. È per questo che tu ricomprendi in te la luce e le tenebre. Lei ti scelse perché sapeva che tu saresti stato Re Potere nella prossima Era… quindi anche se noi ti avessimo ucciso, saresti rinato, perché hai quei poteri. Saresti stato l’Oscuro Signore più potente di tutti i tempi. Era un piano perfetto.

- E voi glie l’avete permesso! Avete permesso che mi portasse via! Anche se ero della vostra parte!-gridò dardeggiando su di loro il proprio odio.

- Non potevamo agire diversamente.-spiegò con calma il Principe Veggente.- Non potevamo impedire che tu fossi anche le tenebre.

- Voi non avete idea di quello che mi hanno fatto! Non avete idea di cosa significhi essere Creato!

Gridava, il suo viso pallido bruciava di rabbia e dolore e lui stesso doveva sentirsi orribilmente spaventato e confuso.

- Giglio ti prego, calmati.-pregò Gaheris con voce gentile- Nessuno di noi voleva farti del male, nessuno di noi voleva che tu soffrissi.

Giglio rise: una risata secca, sprezzante, crudele.

- Avete avuto tanta poca compassione di me che avete lasciato che mi conducessero da Lei. Io vi domando questo: in quale altro caso avreste permesso una cosa simile? O credete che Perdita sia un’accogliente nursery?

- I pochi che sapevano non sono intervenuti perché tu dovevi essere condotto a Perdita. Giglio, tu sarai l’Oscuro Signore. Sei nato per esserlo. Ma sei anche nato per condurre l’universo da quest’Era alla prossima.

- Condurre? Esattamente cosa diavolo vi aspettate da me?

Il Principe Veggente lanciò un’altra occhiata a Gaheris.

- Diglielo.-esortò di nuovo.

- Al trapasso di quest’Era la divina Soveh tradirà Dio e devasterà l’universo. Tuo compito sarà quello di radunare gli altri Re e di condurli contro di lei, in modo da ucciderla e ristabilire l’ordinamento voluto da Dio.-annunciò con voce spenta.

Calò un silenzio di piombo, il viso di Giglio si era fatto ancora più bianco, gli occhi d’ametista spiccavano vividi e terribili sul quel viso ancora assurdamente infantile.

- Allora. Vediamo se ho capito bene. Secondo la vostra profezia è stato santo e giusto lasciare che un neonato finisse nel covo del male primordiale in modo che tutti i demoni che passavano di lì potessero farne ciò che volevano. E da me vi aspettate che io, come se niente fosse, uccidessi la mia stessa madre alla quale voi non avete detto nulla né di me né di quello che mi è successo. Mi è sfuggito qualcosa?

Gaheris fissò desolato il Principe Veggente.

- Le cose stanno così.-confermò quello con un cenno.

- Mi fate ribrezzo. In nome di cosa servite un Dio che condanna un innocente?-chiese freddo, furioso, dardeggiando su di loro.

- In nome di quello stesso amore dal quale siete stati allontanati e al quale vorreste tornare. Tu meglio di tutti dovresti sapere che l’Imperatrice Nera combatte solo per raggiungere i suoi scopi senza curarsi di come li ottiene. Conosci i mezzi che Lei usa e sai quanto questi siano spietati. Noi dobbiamo combattere ogni giorno della nostra vita per coloro che non possono difendersi e dobbiamo farlo non ad armi pari ma con tutte le limitazioni della nostra coscienza. Io considero Gaheris un amico, un fratello, un compagno ma l’ho mandato da te, a prenderti, perché ti parlasse e ti conducesse da me, anche se sapevo che tu avresti potuto ucciderlo con un solo pensiero. Siamo costretti ad usare noi stessi e quelli che amiamo in maniera spietata e spesso crudele, dobbiamo trascurare ciò che proviamo per proteggere coloro che dipendono da noi. Ogni giorno. Ad ogni istante. Abbiamo usato anche te, un neonato innocente e lo rifaremmo probabilmente, ti condanneremmo di nuovo all’orrore, al dolore. Ma è necessario. Tu hai un compito, come tutti noi e per tale compito hai sofferto e soffrirai ancora, come tutti noi, e la nostra ricompensa l’avremo semplicemente quando verremo uccisi dai nostri nemici. Noi combattiamo per gli altri, non per noi stessi. E obbediamo a Dio per proteggere e guidare, non per il puro gusto di farlo.

- Non vogliamo tornare a Lui. Vogliamo solo far scontare la nostra sofferenza.-affermò a voce bassa, guardandolo fisso- Io sono e sarò esclusivamente il Principe Oscuro. Non cercatemi mai più: noi siamo nemici.-affermò con tutta la propria disperazione.

E senza aggiungere altro uscì dalla tenda, recuperando il proprio cavallo e andandosene.

Il Principe Veggente sospirò fissando Gaheris con tristezza.

- Peggio di quanto credessimo.-commentò scuotendo il capo.

- Tu come ti sentiresti al suo posto? In parte a ragione lui, non abbiamo fatto niente per lui se non… rivelargli qualcosa di incomprensibile persino per noi e chiedergli quanto di più crudele potevamo.

- Rinnegherà il suo ruolo ed il suo potere?

- Non lo so. Quel ragazzino è terribilmente complicato. Mentre venivamo qui ha salvato un vecchio ed una ragazza da alcuni banditi. E poi ha fatto a pezzi i banditi ed io non ho mai visto nulla di così raccapricciante. Non possiamo fare altro che aspettare. E sperare che lui… capisca.

- Che capisca noi e le nostre motivazioni a Perdita?

- Non c’è luogo migliore per imparare la differenza tra bene e male.

- Ma il male è così semplice da perseguire…

- È vero. Però l’hai sentito no? "Avete permesso che mi portasse via! Anche se ero della vostra parte!". Credo che… molto in fondo… lui abbia le idee più chiare di quanto noi non pensiamo.

Anche se in questo momento è disperato e confuso. E solo.

- Speriamo che sia come dici tu. Speriamo che si dimostri degno erede di Soveh.

- Soveh ci distruggerà tutti.-ricordò uscendo dalla tenda e fermandosi ad osservare le montagne in lontananza.

- Che farai adesso?-chiese il Principe Veggente, seguendolo.

- Non ne ho la più vaga idea. Immagino che tornerò a casa per un po’, ad importunare le ragazze.

- Mi sembra una buona idea. Ci vediamo presto a Shainsa.

- Si.

  
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