Ad Andrea, un amico
Epilogo
Ho capito che ci portiamo dentro
chi non siamo riusciti ad avere accanto.
Aprì gli occhi all’improvviso.
No, quella non era la stanza da letto di Draco, quella del suo appartamento
londinese. Io non c’ero mai entrata, molto probabilmente, nel posto dove mi
trovavo.
Sbattei nuovamente gli occhi.
La stanza dove mi trovavo era immersa
nell’ombra, sentivo qualcosa di umido dietro la testa – non dietro – sotto la
mia testa. Non era solo sotto la mia testa – ripensandoci –
era sotto tutto il mio corpo. Mossi una mano e sentì lo sciabordio
solito dell’acqua quando viene scossa. Acqua.
Sussultai leggermente.
I miei sensi mi indicavano che ero stesa in
una vasca d’acqua – dato il livello – pochi millimetri, ma sufficienti per
bagnarmi capelli e vestiti. Non ricordavo come fossi arrivata
in quella posizione o come fossi entrata nell’acqua o anche solo dove mi
trovassi attualmente.
La sera prima avevo bevuto tanto e poi avevo fatto l’amore con Draco.
Mi alzai lentamente, l’acqua mi scivolò
lentamente sui vestiti. Non erano quelli che mi aveva tolto Draco la
notte prima. No. Indossavo un capotto pesante e la
camicia e i pantaloni della divisa di Hogwarts la
notte scorsa. Ricordavo di indossare quello, ora invece avevo una felpa con un
mastino sul davanti, un paio di jeans scoloriti e della scarpe da tennis.
Sembravano vestiti miei ma non potevano esserlo. Non
potevano.
Erano abiti babbani,
io non avevo mai indossato abiti babbani.
La mia testa oscillò sotto il peso dei capelli bagnati. Portai due mani
dietro la nuca e li premetti. I capelli erano gonfi e i ricci erano nodosi. Non
li ricordavo così lunghi e lanosi, da persona che non ne ha
cura. Io che avevo una specie di venerazione per i miei capelli
non avrei permesso che si riducessero così.
È amore…
Posai una mano sulla bocca. La felpa e il
jeans si incollarono al mio corpo quando uscì dalla vasca. Il
rumore scrosciante dell’acqua che cadeva sul pavimento. Alcune assi del pavimento che scricchiolavano. Dove mi
trovavo? Ma domanda ancor più importante: Lui dov’era?
La stanza continuava ad essere buia e mi
vorticava intorno quel maledetto buio. Avanzai ancora, un passo, un altro. Un
dolore pazzesco alla testa. La sbronza si faceva sentire. Posai una mano sulla
fronte e l’acqua continuò a scendere lungo la mia fronte. Aprì gli occhi e
provai a mettere a fuoco la stanza, ora vedevo una porta, al
di là di quella, c’erano persone che parlavano.
Ti amo…
Non gli avevo risposto nulla, dovevo dirgli la
verità, dovevo confessargli tutto…
Posai le mani sul profilo lucente della porta e la spalancai.
Tre persone mi fissarono sconcertate – dovevo avere il viso di una
pazza isterica – il più vicino alla porta era moro e
aveva un paio di occhiali leggermente di traverso, mi lanciò un lungo sguardo
di stupore, prima di riprendersi e parlare.
“Herm, cosa ti è successo?” lo fulminai, non
vedevo il Salvatore del Mondo Magico da molto tempo, sarà stato un annetto, giorni più, giorni meno. Non lo vedevo in verità
dal nostro ultimo sodalizio. Mi venne spontaneo un ghigno, non poteva credere
che passassi al vezzeggiativo dopo una manciata di
notti insieme?
“Potter come ti permetti di chiamarmi così?” il ragazzo dai capelli
scuri si voltò vero l’uomo dalla lunga veste viola e dal mantello intonato che
fino ad allora non avevo notato incassato com’era alle
spalle di tutti, come isolato. Potter lo afferrò per le spalle, non avevo mai
visto San Potter comportarsi in modo tanto violento, avevo sempre creduto che
tutti i mostri che aveva abbattuto, erano stati abbattuti per sola fortuna
perché quel ragazzo mi ricordava una mammola, una grossa mammola ubriaca che
sbatteva da un lato all’altro scossa dal vento.
“Che cosa diavolo gli hai fatto?” l’uomo che
stringeva non si lasciò minimamente scomporre da questo comportamento, anzi gli
lanciò uno sguardo malizioso e poi mi rivolse uno sguardo ironico. Ricambiai lo
sguardo. Che nuovo trucco aveva inventato quel
maledetto mago?
“Niente che
“Black, Mr. Black è proprio lei” l’uomo mi
continuò a sorridere, Potter lo lasciò andare e io mi avvicinai a lui
continuando a fissarlo con ansia. Lui doveva sapere dove io potessi
trovare Draco. Lui lo sapeva.
“Herm, lui è il signor Sigfrido Hopkins” questa volta a parlare era stato il rosso, mi
voltai solo un attimo per lanciargli uno sguardo d’avvertimento, cos’era tutta
quella confidenza?
“Mr. Black, non è così?” lui mi sorrise
nuovamente con una certa malizia nello sguardo. Non avrei potuto sbagliarmi, anche
senza quei baffetti demoniaci Joe rimaneva
Joe Black dalla
pianta degli zoccoli alla punta del forcone.
“Sono chiunque Lei voglia che io sia, signorina” Potter e Weasley
partirono in contemporanea e un fascio di luce rossa sfiorò il
mago prima che il mio urlo li spaventasse.
“Siete usciti di senno?” cosa diavolo stava
succedendo? Dove diavolo mi trovavo?
Quello che la luce illuminava era un negozio, uno di quei negozietti
sperduti all’interno della campagna inglese. Era pieno di cose interessanti e
la porta che avevo aperto – la porta che conteneva la
vasca – doveva essere il retro bottega.
“Tu sei uscita di senno, Hermione!” questa fu
la risposta del rosso che fulminai un secondo dopo. Come si permetteva quel pel di carota di osar tanto. E
peggio di rivolgersi a me con quel tono. Non ero più una nobile Purosangue.
Balzai ad alcuni centimetri dai due, alle mie
spalle c’era ancora il Signor Black con quel suo sorrisino
ironico. Sfoderai la bacchetta pronta a colpire i due.
“Io sono normalissima e ora ditemi, dove posso trovare Draco Lucius Malfoy?”
Alla mia domanda cadde un silenzio di tomba sul tiretto, alle mie
spalle anche il Signor Black trattenne il fiato. La
punta della mia bacchetta saettava da uno all’altro.
Potter e Weasley mi fissavano entrambi con un
espressione ferita sul volto, poi il moro sussultò nuovamente e il suo
sguardo mi trapassò per fissarsi sull’uomo dietro di me.
“E’ ancora vittima dei suoi sogni” mi aspettavo che Mr. Balck
scoppiasse a ridere e annuendo ironicamente mi avrebbe pregato di
colpire entrambi con uno schiantesimo per schiarire
loro le idee.
Invece egli sospirò lentamente e sentì il suo sguardo di pece su di me.
“E’ un fatto molto raro, ma si, temo che sia ancora vittima dei suoi
sogni”
Lasciai cadere la bacchetta che cadde lontano.
Il peso della giornata
su di me. Il pavimento al di sotto.
E svenni.
La campagna inglese mi era sempre piaciuta.
I prati verdi che si perdevano in piccoli boschetti di faggi o pioppi
di un verde molto più scuro oppure macchie di alberi
di medie e grandi dimensioni con foglie rosse o gialle che si intonavano al
cielo grigio in una cacofonia di colori autunnali e risaltavano come diamanti
su di un bracciale.
Blaise una volta mi aveva detto che la
campagna inglese non era niente a confronto della Nuova Zelanda o della più
vicina Scozia. Lui c’era stato e insisteva nel dire
che ci dovevamo tornare insieme, una di queste volte.
Io gli avevo risposto che non sapeva accontentarsi, aveva sorriso
indolente da vera canaglia e mi aveva detto che non
era nella sua natura accontentarsi dell’orizzonte; lui puntava all’infinito.
E chissà se ora che era passato a miglior vita
lo aveva trovato quell’infinito che desiderava tanto da giovane. Poco
prima di del boschetto si intravedeva un piccolo
fiumiciattolo dalle acque congestionate di un blu intenso. Mi ricordarono i
suoi occhi, quando era irato sembravano proprio un fiumiciattolo congestionato
dal freddo che va ad incastrarsi fra detriti di roccia
e ramoscelli spezzati. Perché pensassi ancora con tanta tenerezza al mio aguzzino mi era alieno.
“Vuole un po’ di the Signorina?” volsi il capo dal fissare la finestra
e presi la tazza con calma. Quell’uomo era Joe o era
Sigfrido? Prima di svenire avevano detto che ero
ancora vittima dei miei sogni. Poteva essere tutto un sogno?
Mi ero svegliata in quella stanza taciturna e avevo scelto di perdermi
in quel panorama così grigio e dorato insieme per non pensare. Per poter
riflettere, per trovare una spiegazione razionale a quello che stava
succedendo.
“Perché si chiama Sigfrido?” lo avevo fissato
e lui aveva fatto lo stesso con me, il suo viso era liscio e quell’innegabile
fascino demoniaco era scomparso.
Poteva davvero trattarsi solo di Sigfrido Hopkins,
mercante e alchimista di Ignotum
Alley? Dietro
quel Sigfrido non si poteva nascondere il demoniaco Joe?
Continuai a fissarlo intensamente ma quegli occhi neri
erano immobili, non attiravano verso l’abisso interiore. Forse non c’era
davvero nessun abisso…
Senza abisso, non c’era nessun Joe.
“Temo che la mia madre babbana amasse Wagner”
perché il Mr.Black mentiva?
Lo continuai a fissare e un’idea mi illuminò il viso,
lasciai cadere la tazza che credevo di stringere fra le mani. Era stato lui. La
tazza si infranse sul pavimento.
“Signorina…” il suo sguardo si fece improvvisamente impaurito.
“E’ stato lui a farle architettare tutto questo” lui mi guardò,
l’espressione sconfitta sul viso sottile. La sconfitta era perché non mi ero
ripresa da quello che lui definiva sogni o era perché avevo smascherato il
piano di Malfoy. Perché ci doveva essere lui dietro tutto
questo.
“Perché ha detto di amarmi quando poi non
voleva tenermi con se?” era stato Draco, lo potevo leggere nelle sue iridi
scure, era stato lui ad architettare tutto quel piano, solo per potersi disfare
di me.
“Oh Signorina ci sono persone che non sono in grado di conservare ciò
che vorrebbero tenere con se e poi ci sono altre persone, quelle si che sono pericolose, che credono di tenere a un’altra
persona, credono che fra loro ci sia amore e invece vogliono solo un certo tipo
di soddisfazione” una mia mano gli afferrò la veste, le dita tremavano, io
tremavo.
“Lui e io ci amiamo”
“Il nostro cuore ha il brutto difetto di trovare troppe giustificazioni
alle nostre passioni, Signorina” lo lasciai andare, le mie
mani continuavano a tremare.
“Non è vero, non può essere vero” il Signor Hopkins
allora si scostò dalla finestra, arrivò a un giornale
posato sul suo bancone e me lo porse.
“Lo legga. I suoi amici mi hanno detto che lei
è incline a credere alla carta scritta” chi erano i miei amici? Avrei voluto
ridere in faccia alla sua offerta, chissà che faccia avrebbe fatto se gli
avessi detto che dei miei amici. Uno era morto e le
altre due si rifiutavano di vedermi perché il mio sangue le ripugnava.
“Noi ci amiamo” lo fissai gelidamente “Che cosa devo
farci con
“Guardi in terza pagina” che fosse successo qualcosa a Draco? Per
quando il neo-odio si stava diffondendo dentro di me, non potei non far
accelerare i battiti del mio cuore. Aprì il giornale e la
carte si lamentò per il trattamento, voltai due pagine e mi ritrovai a
fissare la foto di Draco Malfoy e Astoria Grangress.
“Se Lui l’amava perché si è sposato oggi” le mie gambe tremarono di
nuovo, l’articolo occupava entrambe le pagine e una grande
foto mi salutava meschina dalla terza pagina.
Draco non fissava la sua sposa ma fissava il
fotografo, avevo uno sguardo gelido che non gli avevo mai visto e la mascella
irrigidita per il fastidio. La ragazzina, perché era una ragazzina,
aveva il viso adorante voltato verso Draco e sembrava fremere al suo tocco.
Accartocciai il giornale con forza e mi allontanai dalla finestra,
Sigfrido mi stava seguendo alla lontana. Sorpassai la porta e mi ritrovai nel
negozio, di nuovo trovai Potter e Weasley a fissarmi.
“Hermione…” ma il mio sguardo fece desistere il suo tentativo di
parlarmi. Sentivo il mio cuore distruggersi, annichilirsi, smettere di battere…
“Hermione Jane Granger” alzai lo sguardo sul rosso Weasley che con due
falcate mi fu davanti afferrandomi per il braccio e conducendomi nuovamente
nell’altra stanza.
“Che cosa vuoi pezzente!” avevo la voce velenosa, gli altri due ci
avevano seguito, tirai via il mio braccio dalla sua stretta
ma non fui troppa attenta e appena il rosso si fu voltato una sua mano
mi schiaffeggiò.
Lo schiocco unito al bruciore della guancia e poi ai suoni scioccati
alle mie spalle mi azzittirono. Ron Bilius Weasley mi
fissava con uno sguardo incandescente, piccole e insistenti fiamme azzurre
brillavano nei suoi occhi, non l’avevo mai viste queste fiamme.
“Ora basta Hermione questo scherzo non ci diverte più, non abbiamo
tempo da perdere con questi giochetti per attirare l’attenzione, dobbiamo
andarcene! Il Signore Oscuro incombe su di noi e
abbiamo distrutto il Medaglione da meno di tre settimane e ora non abbiamo la
più pallida idea di dove cercare il resto” posai la mano sulla mia guancia, il
bruciore non c’era più ma l’affronto si.
“Mi hai colpito” risposi, le sue fiamme brillarono in modo più sinistro
avvertendomi di aver sbagliato nuovamente.
“Si, ti ho colpito, perché sei convinta di essere
vittima di una cospirazione ordita addirittura da Draco Malfoy, da quel maledetto Draco Malfoy che odiamo
da sette anni. Quel viziato
purosangue e Mangiamorte di cui dici
di essere innamorata e con cui hai detto di aver passato una notte d’amore”
aveva il viso indurito dalla sofferenza e dal disgusto e la consapevolezza si
fece largo in me.
“Tu… tu sei innamorato di me” arrossì all’improvviso e prese a
borbottare, Potter rise dietro di me.
“A quanto pare questa
Hermione è più intuitiva su queste cose di quell’altra” entrambi risero, di quelle risate nervose che sanno di
isteria.
“Un attimo. Voldemort non è ancora stato
sconfitto?” entrambi si irrigidirono sul posto. E ora che cosa gli prendeva?
Non ebbi il tempo di chiedere perché nella stanza si erano appena
materializzati diversi individui con vesti nere e maschere d’argento.
Mangiamorte.
Potter e Weasely furono pronti allo scatto,
come Sigfrido che si nascose dietro un baule e cercò di sfoderare la bacchetta.
Due Mangiamorte caddero sotto al
fuoco nemico, uno fu ferito dal Signor. Sigfrido. Dove
avevo la bacchetta? La cercai per il mio corpo e la trovai nella tasca dei jeans. Sentì il calore invadermi le dita e sparai un
incantesimo contro un incappucciato.
Quello inciampò perdendo la maschera.
Oddio, non era una messa in scena.
Il ragazzo si alzò fissandomi senza una reazione vera e propria. Aveva
capelli scuri e occhi blu. Blaise Zabini, il mio promesso sposo morto
nell’incendio era lì.
Questo fu l’ultimo pensiero prima di crollare
– colpita fortunatamente da fuoco amico,
– lo schizzo era rosso; non ero morta.
Sogni.
Una persona schiantata può sognare? E se Draco
era un sogno, cos’era la verità? Davanti ai miei occhi si profilò una nuova
vita, – o sempre la mia – ma vista in un altro modo.
Mio padre non era un purosangue senza scrupoli e mia madre non era un umile cameriera al suo servizio. Erano due dentisti babbani ed io ero una Nata Babbana – anche se avevo
ricevuto la lettera a undici anni!
La lettera naturalmente era quella che mi avrebbe condotto a Hogwarts, da maghi e streghe come me – quasi come me – come
mi spiegarono con una certa solerzia alcune ragazze Serpeverde
quello stesso anno.
Vivo una vita non mia, o forse è mia, ed era
quella che ho vissuto fino ad oggi ad essere lo specchio di un mio desiderio. La vita che vivo adesso è diversa dalla precedente. Ha nuovi
colori. Se la prima che avevo vissuto da Purosangue e da – non troppo
impeccabile – rampolla di una grande famiglia, aveva
le tinte fosche dell’inferno; questa nuova vita aveva dei colori pastello e
delle persone insolitamente gentili al fianco. Quell’Hermione sarebbe cresciuta
una mammola delicata e sensibile con una vita simile. Anche
se quell’Hermione ero io. Continuai a guardare quella vita dove mi
avrebbe portato.
Arrivai alla scuola di magia e fui smistata nei Grifondoro,
non c’erano dubbi che lo fossi, una piccola e smidollata so-tutto-io, che avrebbe fatto tremare tutti con il
suo sapere enciclopedico. Divenni amica di Potter e amica speciale con Weasley.
Quel cuore tenero palpitava per il rosso e dentro di me ridacchiavo ai loro
goffi tentativi di avvicinamento.
Questa Hermione non era solo una smidollata dovetti ammetterlo il primo
anno e quelli addietro quando cominciò a combattere al fianco di quei due che
non mi apparivano nemmeno tanto sfigati ora. Certo il
vero problema non erano loro, era lui. Draco Lucius Malfoy. Non avrei mai creduto che questa
Hermione potesse mai provare sentimenti tanto negativi verso un altro
essere umano. Nemmeno io credevo di poter detestare Draco come lo stavo detestando. La ragazza aveva stile dovevo riconoscerlo, gli
rifilò anche un bel pugno; per non parlare dello stormo di uccellini
contro quel cretino di Ron che le aveva quasi spezzato il cuore e poi la morte
di Silente; lei piangeva e io cercavo di consolarla ma anche a me doleva un po’
il cuore per quella spaventosa morte tanto ingiusta. E pensare che doveva ucciderlo Draco, per un attimo temetti che sarebbe
diventato uno sporco assassino.
E poi era cominciato quel salto nel buio agli Horcrux, l’intelligenza di quell’Hermione, – la mia
intelligenza – mi sorprendeva; ero abile negli incantesimi e riuscivo a pensare
in modo geniale anche sotto pressione. Eppure era
furbizia e tanti libri, non avevo certo il cuore di Harry!
Riuscimmo persino a distruggere quel maledetto medaglione di Salazar, Dio sa come… poi trovammo quel piccolo emporio, ci entrammo per fame e incontrammo Sigfrido, era un ometto
particolare e ci spiegò la sua magia di transizione delle anime. Eravamo
davvero disperati, così provammo.
Uno per uno ci stendemmo in quelle vasche per
“allontanare la nostra anima dal corpo, farla vagare nell’universo parallelo
dei nostri desideri”.
Ci era entrato Ron e aveva scoperto quattro Horcrux, ci era entrato Harry e aveva scoperto altri due Horcrux e aveva compreso che cosa i Doni della morte
servissero nella sua vita, quando c’ero entrata io, dovevo scoprire con che
esercito sarebbe entrato Voldemort, dovevo far vagare
la mia anima all’interno delle file dei Purosangue, Mr.Hopkins
mi aveva messo in guardia sui pericoli.
“Con le vasche non si può avere alcuna sicurezza, se non quella che
avrà dei problemi” mi ero indispettita.
“A Harry e Ron non ha fatto questa raccomandazione” lui mi aveva
fissato a lungo prima di rispondere.
“Loro erano maschi”
“E cosa centra questo?”
“Le donne da sempre sono più instabili degli uomini, in qualche modo
più deboli alla forza sprigionata dalle vasche” mi ero
innervosita, io non ero più debole di Harry o Ron.
“Credo che lei sia solo un sessista frustrato e misogino” lui aveva
sorriso in quel modo singolare che aveva di sorridere. Come uno squalo o come
se il diavolo in persona gli avesse suggerito all’orecchio come sorridere.
“Tuche”
mi aveva indicato la vasca e poi aveva aggiunto “Ma si
ricordi che io l’avevo avvertita” si lui mi aveva avvertito, povero masochista.
Dovevo entrare nelle file dei Purosangue Mangiamorte ma non ci
riuscì, non potevo farmi marchiare, la sola idea mi ripugnava. La mia anima si
ribellò alla mia ragione e crea quell’altra Hermione.
L’Hermione fredda, calcolatrice e purosangue.
Mi svegliai subito dopo, ero di nuovo io, rotolai dietro a quello che
un tempo era un divano, dietro quell’arredo da soggiorno c’erano nascosti Ron e
il Signor Hopkins, lanciavano incantesimi e poi si
nascondevano dietro la fodera, tenevano il capo basso e Ron aveva un piccolo
taglio proprio sotto l’occhio. Lanciai alcuni incantesimi e mi nascosi a mia
volta.
La battaglia credo si protrasse per alcuni
minuti prima di impastoiare gli ultimi tre Mangiamorte
rimasti.
“Granger ti senti meglio?” gli scoccai uno sguardo dubbioso.
“Credo Signorino Weasley che sia tornata in se” annui
piano e ritornai a fissare l’uomo al mio fianco, già adirata dalle
parole “Te l’avevo detto” che il Signor Hopkins
avrebbe pronunciato; ma lui non lo fece, mi sorrise e se ne rimase in silenzio.
“Herm davvero sei tornata in te?” mi afferrò per le spalle e un sorriso da bambino gli apparve
sul viso tirato e stanco. Oh Ron, il mio piccolo e sciocco Ron.
“Quello schiantesimo mi deve aver fatto bene”
anche Harry era vicino a me e anche lui mi fissava giocosamente.
“Credo sia tempo di andare” già, gli Horcrux
non erano ancora raccolti, Voldemort continuava a
braccarci, i Doni non erano ancora soddisfatti del sangue versato per loro e il
Mondo Magico era ancora avvolto nel gelo che precede
Il Futuro rimaneva un mistero.
FINE
Generalmente l’Epilogo non ha nome e non ha volto definito. È la fine.
La fine di una storia e l’inizio di una nuovo. Temevo in un finale più triste, lo avevo scritto un finale più
triste, qualcosa per far piangere o per mandare a quel paese il cattivo. Poi ho
cambiato idea. O forse no.
Chi può dire se il ritorno alla normalità sia un premio o una
punizione, per alcuni è entrambe le cose.
Note
del Capitolo:
1. La
citazione ad inizio capitolo appartiene a N.Agliardi
2. “dalla pianta degli zoccoli alla punta del
forcone” è una citazione del telefilm statunitense “Scrubs”;
naturalmente la frase è del Dottor Cox.
3. Sigfrido
Hopkins. Ebbene si, anche
questo nome ha un significato specifico; se per il cognome non posso che
rifarmi al grande Anthony Hopkins che se voi per puro caso non conosceste è il grande interprete del
cannibale Annibal Lecter.
Il nome Sgrido è una celebrazione a un grande
musicista tedesco, Wagner (citazione diretta la vediamo nella risposta che il
Signor. Hopkins dà ad
Hermione) che ne fa il protagonista della sua tetralogia, L’Anello del Nibelungo. Sigrifo è comunque un eroe della mitologia nordica.
Con
questo, la mia storia, Bad Girl – Cattive Compagnie, si è conclusa.
Ma come si dice, l’ultimo passo per un viaggio
non è altro che il primo passo per una nuova avventura.
A breve posterò una nuova storia, Rapporti
in bilico – Un camicia di Forza, è una storia che
cominciai alcuni anni fa, ma che ho deciso di cancellare e reimpostare cimentandomi
con altri personaggi, la nuova generazione.
Quindi per coloro che volessero seguirmi
nuovamente, tra un mese sarò on line con la nuova storia.
A presto, Martina