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Autore: Shahrazad    14/11/2011    7 recensioni
-E' un cuore di tenebra, il vostro. Insondabile, profondo e coraggioso. E' come il mare della vostra amata Normandia. Vi si potrebbe perdercisi dentro-
-E questo non vi fa paura?-
-No. Più che altro mi fa capitolare ai vostri piedi per implorarvi, anzi scongiurarvi.. di essere mia-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il segreto dell'Angelo  
Aveva cercato Cèsar per tutta il palazzo.
Nelle scuderie, di lui, nemmeno l'ombra, aveva provato nel retro, vicino agli abeti, dove c'era la fontana, magari era scappato impudente alla ricerca di una pozza d'acqua per abbeverarsi, del resto anche lui come la sua padrona aveva un carattere iroso e ribelle.
Ma nulla. Si era come eclissato, ed era già troppo in ritardo non aveva più nemmeno tempo di cambiarsi.
Il suo timore era quello di non trovare più Alain ad aspettarla. Lei voleva, anzi doveva sapere dove trascorresse le sue serate Andrè, stava disubbidendo pure a suo padre per capire, non poteva certo fermarla una crinolina di troppo e un cavallo in meno..
-Cèsar!- urlò ancora una volta disperata.
Decise di raggiungere Alain a piedi, sarebbe montata dietro e appena giunti a Parigi avrebbe trovato sicuramente di che cambiarsi.
Era vicino al cancello quando considerò che il suo cavallo poteva essersi avvicinato al lago, invece che ad una fontana.
-Cèsar- gridò non accorgendosi di avere messo i piedi nell'acqua ghiacciata dalla frescura serale -dannazione- imprecò, alzando il bordo dell'abito. Ormai era tutto bagnato.
Oscar nella paradossalità della situazione non si accorse, nonostante i suoi sensi solitamente allerti, di un paio di occhi che al di là dei cespugli e delle fronde del giardino, la stavano scrutando con curiosità divertita.
Si lisciò per quanto poteva la stoffa -Ma porc..-
-Una gentil donna non dovrebbe usare certi termini-
Alzò il volto spaventata, era chiaramente stata scoperta, anche se non sapeva ancora da chi.. impaurita perchè non voleva mandare in frantumi il suo astuto piano.
Fece due passi indietro e si bagnò ulteriormente la coda dell'abito e l'incauto osservatore scoppiò a ridere affascinante.
Decisamente quei panni le stavano troppo stretti, se avesse avuto la sua solita divisa non si sarebbe mai comportata in quel modo stupido, avrebbe mantenuto la solita compostezza.
Giurò mentalmente a se stessa che quella sarebbe stata veramente l'ultima volta, e che se anche fosse venuto il re stesso a scongiurarla di indossare una veste femminile, avrebbe disonorato la sua famiglia.
Non riusciva nemmeno a parlare per l'imbarazzo e la rabbia, non poteva credere di essersi cacciata in una situazione tanto ridicola.
Quando finalmente si rese conto di chi avesse effettivamente davanti, cercò di raccogliere alla ben meglio i suoi vestiti per inchinarsi ed evitare di capitolare in avanti.
-Vostra maestà- sussurrò con fiato spezzato.
Joseph, dal canto suo, osservava quanto di più bello al mondo potesse esistere.
La giovane ragazza dai capelli biondi come il grano e la pelle pallida come la luna era di una tenerezza e timidezza destabilizzante. I suoi occhi non avevano mai visto nulla di così attraente, anche nel suo modo impacciato quella donna sapeva mantenere un aspetto regale, ed era davvero conturbante.
E per la prima volta in vita sua forse cominciò a comprendere le parole di sua sorella, quando trasognante gli vantava le lodi di un accento svedese che le faceva battare il cuore a mille. Lui che solitamente era così realista e preso solo dagli affari e dai suoi impegni da non occuparsi di simili oziosità.
E non si era ancora accorto degli occhi dalla sfumatura color dell'indaco dell'arcobaleno dei cieli in estate, quando gli porse la mano.
Inghiottì saliva a vuoto -Vi prego, alzatevi. Una creatura così perfetta non è fatta prostrarsi ai miei piedi-
Un angelo biondo. Il suo angelo, ne era certo. Venuto per salvarlo da un inutile vita fatta di obblighi e doveri. Perchè fino a quel momento, l'utilità di quel viaggio in Francia non gli era ancora chiaro, ma adesso tutto aveva acquisito un senso. Ora che un rossore delizioso aveva colorato le guance della ragazza a cui stringeva la mano.
-Vi prego di perdonare invece me, per il mio modo impudente di parlare..-
-Sono io a dovervi delle scuse, si sa bene cosa si dice di chi origlia all'insaputa..- non riusciva a mettere fine a quella stretta, benchè sentisse chiaramente i segni di ritrosia della ragazza, e quando fu lei a lasciarla cadere sulla sua gonna, incominciò a bramarne il tocco nuovamente. Come se ne avesse bisogno per vivere, dopo la prima volta.
Sorrise di nuovo, divertito -Tuttavia, mi chiedevo dove una donna come voi abbia potuto udire tali parole, so bene che alla corta di Versailles non regna un cerimoniale così rigido come quello da me in Austria, ma..-
Un nitrire selvaggio interruppe il suo discorso.
-Cèsar!- gridò la ragazza correndo verso il cavallo bianco, che trottava in direzione loro.
Era davvero sorprendente il comportamento di quella donna, era certo di non aver visto mai una giovane correre di fronte ad un re e nemmeno accarezzare il muso di un cavallo in quel modo.
La vide stringere le redini e riavvicinarsi a lui.


Cesar
Oscar e Cesar

Fece un altro inchino, un pò più rapido e meno cerimonioso questa volta. Si volle chiudere le orecchie per non sentire ciò che stava per dirgli; lo sapeva che si sarebbe trattato di un congedo, e lui non era ancora pronto per lasciarla andare. Non senza sapere chi fosse.
-Mi dispiace ancora maestà, ma adesso con il suo permesso, devo tornare alle mie mansioni-
Mansioni? E questa da dove le era uscita adesso? pensò Oscar che non riusciva a trovare altra via di fuga. Fargli credere che fosse una comune serva era allettante per esimersi dai suoi doveri di padrona di casa, non avrebbe potuto certo allontanarsi in quel modo se il re avesse saputo che si trattava proprio di sua cugina Françoise.
Di quella sera, non stava in realtà capendo nulla, se non che stava combinando un vero e proprio guaio. Ma non le importava minimamente a quel punto.
Al diavolo l'etichetta, lei doveva andare dal suo Andrè!
Stava per voltarsi quando la richiamò -Vi prego..- lasciando vagamente intendere che volesse sapere il suo nome, con la mano a mezz'aria.
Si strozzò quasi alla ricerca di un finto nome che ovviamente non le veniva. Spostò lo sguardo dietro la figura slanciata del re e vide un cespuglio di meravigliose rose bianche che aveva piantato giusto Andrè insieme al giardiniere qualche tempo fa, sapendo quanto le piacessero.
-Fleur- alitò.
Vide il re Joseph sorridere, e si rese conto che i dipinti su di lui non gli rendevano proprio giustizia. Era un uomo davvero affascinante.
Sospirò, stava veramente dando i numeri in quei giorni, adesso cedeva pure a dare considerazioni sulla bellezza di un uomo.
-Fleur- ripetè tra sè e sè Joseph e le porse il braccio in un chiaro invito.
Oscar accolse quell'esortazione forzatamente, passando le redini di Cesar nel braccio sinistro; poi, mentre iniziarono a passeggiare si volse per guardare l'ultima volta al cancello.. la sua meta tanto ambita quanto ormai irraggiungibile.
-E' un bellissimo destriero-
-Un puro sangue-
-Amate molto i cavalli? Cavalcate spesso?-
-Ogni volta che posso.. ma in verità amo molto gli animali-
-Questo vi fa davvero onore, possedete una sensibilità poco comune-
Arrivarono al limitare del giardino, la riva del lago era ancora evidente ma da un'altra angolatura. Joseph stese il suo mantello per permettere a Fleur di sedercisi, ma la ragazza ancora una volta lo stupì sdraiandosi accanto con le ginocchia rannicchiate al petto.
Il riverbero della luna le faceva scintillare le pietre del corpetto conferendole un'aurea ancora più mistica e delicata.
Il prato era puntellato di minuscoli fiori primaverili, lei rimaneva silenziosa, stretta nel suo nervosismo. Era distante e fredda, un carattere molto particolare che lo attraeva e al tempo stesso lo infastidiva.. ma non era esattamente fastidio ciò che provava Joseph a quello sguardo vacquo. Era geloso.
Per la prima volta in vita sua, era geloso dei pensieri che allontanavano Fleur da lui.. ma poteva provare sentimenti così profondi in così poco tempo?
-Non amate molto discorrere vero?-
-Non quando ho molto da fare..- azzardò irrispettosa, mordendosi la lingua. La finta condizione le stava cominciando a dare alla testa, non doveva esagerare. Aveva sempre posseduto un carattere impulsivo, ma cercava di dominarlo come meglio poteva, mentre quella sera sembrava aver mandato al diavolo ogni sua riserva!
Ma Joseph non pareva affatto prenderla a male, anzi sembrava che più lei si comportasse in maniera maleducata, più lui apprezzasse la presenza.
Rimasero diverso tempo in silenzio, Oscar non seppe definire di preciso quanto. Quando finalmente lui ricominciò a parlare, tirò un sospiro di sollievo. Credeva sarebbero rimasti ad invecchiare lì.
-Quale angelo mi sveglia dal mio letto di fiori?
Ti prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto.
Il potere irresistibile della tua virtù mi spinge
fin dal primo sguardo a dirti, anzi a giurarti che t’amo-
Prese un filo di erba e lo gettò nel lago -Vi piace?-
Oscar abbassò lo sguardo -Molto-
-E'..-
-Shakespeare- completò, lasciandolo di sasso -Sogno di una notte di mezza estate. Mi stendevo sempre in una spiaggia della Normandia da ragazzina e, libro per libro, ho completato tutto ciò che c'è da leggere su di lui-
La fronte bianca si corrugò -Ma adesso siete voi che non parlate più maestà- disse con un vago e adorabile cipiglio canzonatorio. Lo prendeva in giro veramente. Era fantastica.
-E' che voi mi lasciate senza parole Fleur-
Sorrise in una maniera meravigliosa ed inquietante -Ma adesso io devo proprio andare-
No, non poteva fuggire così. Prese entrambe le sue mani per stringerle in una sua, finalmente ponendo fine al mal celato bisogno del suo tocco.
Cominciò ad accarezzarne il dorso -Ditemi la verità, queste mani sono troppo candite ed affusolate per occuparsi del bucato come una cameriera.. sembrano fatte per suonare uno strumento..- continuò la carezza girandone i palmi, seguendo e tracciando linee immaginarie; Oscar si trovò stordita da tanta passione, nessuno mai aveva fatto una cosa del genere con lei -Ma cosa dite..-
-E quest'abito- toccò con un indice i ricami preziosi del corpetto -che fascia il vostro corpo in maniera perfetta, è troppo elegante seppur nella sua semplicità per appartenere ad una serva- la sua mano vagò per raggiungere laddove il respiro aumentava, nel petto, coprì il cuore -e il vostro temperamento, le vostre letture, il vostro modo di parlare non possono appartenere ad una donna. Ditemi chi siete Fleur, ve ne prego-
Era quasi senza fiato mentre pronunciava quelle parole.
Oscar scosse la testa -A che servirebbe- si cercò di alzare, anche se aveva il passo mal fermo -dite che il mio carattere e la mia istruzione non possono appartenere ad una donna e qui vi sbagliate in maniera evidente. Chi vi dice adesso che non cadete in errore nelle vostre altre considerazioni?-
-Non posso sbagliarmi-
-L'avete già fatto..-
-So quello che non siete. Non so altro, non potete andarvene adesso.. ve ne prego-


Oscar e Joseph

Ma lei era già salita sul suo cavallo bianco ed era partita in una corsa selvaggia quanto il suo modo d'essere.
E lì dov'era seduta, proprio accanto a lui, una collana con una pietra blu. Blu come il colore dei suoi occhi che l'avevano stregato.
Avrebbe scoperto chi era veramente Fleur a tutti i costi, o non era più degno di essere definito imperatore d'Austria.

  
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