♠ fiutando le tracce

Le vie di Diagon Alley erano affollate anche in quella fresca mattina novembrina.

Maghi e streghe percorrevano a velocità diverse le strade di quel quartiere magico abitato principalmente da negozi.

Sembrava di assistere all'incontro di vari affluenti con un fiume di persone.

Dai vicoli la gente si tuffava nella via principale, passando davanti al 'Ghirigoro' o calpestando i sampietrini che anticipavano l'ingresso alla Gringott.

Mentre questo fiume in piena scorreva, due uomini avevano l'ardire di nuotare controcorrente.

Essi dovevano raggiungere 'Il Paiolo Magico' e si scontravano con la massa di acquirenti della comunità magica.

«Sono quasi certo che la Sheetal abbia alloggiato qui» commentò Sendhil alzando lo sguardo per ammirare l'insegna intagliata su un pannello di cedro.

Alastor Moody grugnì, un verso che poteva essere sia un segno d'approvazione che di indifferenza ed entrò nella locanda.

Tom riconobbe immediatamente la figura dell'Auror inglese e non riuscì a donare al suo sorriso un'espressione meno tirata di quanto il desiderio di non vederlo e di nona vere guai nel suo locale gli consentisse.

«Cosa posso fare per il Ministero?» domandò con tono frettoloso, desideroso di archiviare la questione al più presto e ansioso di vedere la sua porta di legno massiccio chiudersi alle spalle dei due nuovi venuti.

Per mostrarsi ancora più impegnato, Tom afferrò un canovaccio grigio afflosciato sul bancone e cominciò a lustrare le pinte di vetro dove generalmente serviva Burrobirra.

Moody inarcò le sopracciglia, disturbato dall'atteggiamento ostile del barista, ma venne preceduto da Sendhil prima che potesse dire alcunché.

«Cerchiamo questa donna» rispose l'indiano mostrando un volantino raffigurante Neela.

Tom scosse il capo.

«Mai vista».

L'Auror indiano posò una mano sul fianco, mentre l'altra reggeva sempre il volantino che sventolava innanzi agli occhi di Tom.

«Probabilmente ha adottato un altro aspetto.

Hai avuto una cliente mai vista prima?

Credo che fosse in compagnia di un uomo, un Babbano...».

Gli occhi del barista si illuminarono, ma la sua bocca modulò una risposta tutt'altro che positiva.

«No, mi dispiace» concluse voltando le spalle ai due Auror per sistemare delle bottiglie di liquore.

Se Tom non fosse stato così affezionato alla pace e alla tranquillità, se non avesse desiderato l'assenza di guai o qualsiasi altro disturbo nel suo locale, probabilmente avrebbe donato un'altra risposta, avrebbe menzionato una donna dai capelli rossi accompagnata da un indiano che aveva occupato una stanza per diverso tempo, ma l'animo del barista non amava intromettersi in questioni che potevano rivelarsi spinose, così egli preferì tacere.

Sendhil ed Alastor si scambiarono un'occhiata eloquente, uno sguardo che significava: 'sta mentendo'.

I due Auror possedevano i mezzi per farlo parlare, per estorcergli la verità, e Sendhil, non conoscendo i protocolli inglesi era ancora meno inibito di Alastor nell'usare certe 'pratiche' per ottenere una risposta esauriente.

«Io forse so chi state cercando!» si intromise una voce gioviale alle spalle dei due uomini che si voltarono immediatamente per conoscere l'identità dell'interlocutore.

Egli era un uomo immenso, coperto da vestiti pesanti e grezzi che gli donavano un'aria rustica e grossolana.

L'omone invitò con le sue titaniche mani i due Auror ad avvicinarsi a lui.

Li accolse con un sorriso cortese e li invitò a sedersi al suo tavolo, ma i due difensori della legge magica declinarono l'offerta.

Moody presentò al collega il mago.

«Costui è Rubeus Hagrid, guardiacaccia di Hogwarts» spiegò.

Sendhil chinò il capo in segno di saluto, poi ripeté la domanda posta a Tom.

«Conosci la donna di cui abbiamo parlato?».