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Autore: _Calypso_    14/11/2011    1 recensioni
Il destino, la vita e la morte.
[In memoria di Alessia]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'This is Calypso'
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Cose che (non) dovevano succedere


 

“Tu ci credi nel destino?”

Alzo la testa di scatto. Non smette di pulsare, come se ci fossi stata io dentro quella macchina.

“No. Mai creduto. Ma poi… lei se n’è andata e ha portato via tutte le mie convinzioni,” gli rispondo tranquilla. Non è la prima volta che affronto questo discorso: le parole escono dalle mie labbra come guidate da una mano invisibile. Come quando la macchina va da sola, direbbe mio padre.

“Quindi adesso ci credi?”

“Sì. Secondo me è stata una fatalità. Io passo spesso da quelle parti… credimi, non c’è mai nessuno. A quell’ora, poi…” Non riesco a finire la frase. La voce mi si spezza, come se stessi per scoppiare a piangere. Ho versato tante lacrime per lei, e non la conoscevo nemmeno così bene. Sì, sapevo chi era: era brava, simpatica e brillante. Mi piaceva parlare con lei nell’intervallo, qualche volta.

Adesso non ricordo nemmeno più il suono della sua voce.

“E così sono diventata stoica,” mormoro. Scoppia a ridere, quella solita risata che tutti credono sia una presa in giro, invece è il suo modo per simpatizzare con te. Perché lui è timido e non sa mai come reagire quando qualcuno fa breccia dentro di lui. E lei ci era riuscita, Dio se ci era riuscita.

“No, davvero. Credo che alla fine doveva succedere, non c’era modo di evitarlo.”

“È per questo che non guidi, allora?”

“Non guido perché ho paura di far male agli altri. Non guido perché non so gestire una macchina. Non guido perché io ci sono e lei non c’è.” Mi chiudo a riccio abbracciandomi le ginocchia; è curioso come in situazioni come questa io sia sempre da sola a parlare con la mia coscienza, anche se quest’ultima ha una forma così ben definita da tenermi compagnia tutti i giorni e tutte le notti. La testa continua a farmi male, tanto male. Mi ero detta che se avessi dormito non ci avrei pensato; avrei affrontato il suo fantasma soltanto nella messa di trigesima a cui non sono andata, rileggendo vecchi appunti in cui il coraggio per parlare del Tristo Mietitore ce l’avevo, guardando la foto in cui sorride.

Il terribile contrappasso per cui lei sorride e io non faccio altro che cercare di uscire dal tunnel – lei mi avrebbe capita, se gliel’avessi detto – mi fa pensare che dovevo esserci io al suo posto, forse. La mia immagine sarebbe rimasta scolpita nell’eternità come quelle lettere d’oro contro cui la pioggia batte incessante; ci sarebbero state lacrime ma io sarei stata felice. Davvero era un prezzo troppo alto da pagare?

Ma poi penso che posso ancora parlare con la mia coscienza, e mentre mi asciugo una lacrima che scorre solitaria lungo il viso riesco finalmente a sorridere di nuovo.






Note finali:
La "lei" a cui mi riferisco se n'è andata un anno fa in un incidente d'auto di notte. Il guidatore era sobrio e andava piano: è stata una pura e semplice fatalità, probabilmente dovuta al maltempo. Questa vicenda ha cambiato completamente il mio modo di pormi con il mondo; il sorriso di Alessia, molte volte, mi ha dato la forza per vivere nel tunnel in cui sono caduta nel corso di quest'ultimo anno. Vorrei che lei fosse ancora tra noi, che frequentasse l'università come me e i nostri coetanei, ma purtroppo uno scontro ce l'ha portata via.

Chi legge le mie originali avrà perfettamente capito chi sia la mia coscienza :)


 

   
 
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