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Autore: Viki_chan    14/11/2011    7 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul


III.


Nessuno mi ha mai detto che il rimpianto si sente come la paura.
(Clive Staples Lewis)
 


“Tutto bene? Ho sentito un tonfo!”
“Sì, ho solo rovesciato un faldone.”
Hermione era già in ginocchio, a terra, circondata dai fogli sparsi del faldone rovesciato.
“Vuoi una mano?”
“No, no Maria, non preoccuparti. Tanto avrei dovuto sistemarli comunque tutti questi documenti.”
Maria sorrise, poi appellò una tazza di thè.
“Non ti sei fermata un secondo oggi. Guarda che se non riesci a finire non importa.”
“Lo faccio volentieri, davvero.”
Hermione non mentiva.
Il suo lavoro le piaceva.
Archiviare, scoprire, imparare.
Nelle tre settimane di lavoro aveva letto di tutto.
Rapporti segreti, teste eccellenti, prove difficilmente confutabili.
Barty Crouch Junior era solo un ragazzo, ma aveva una fedina penale da far impallidire i Mangiamorte della prima ora.
Forse era per quello che Voldemo...
I pensieri di Hermione furono interrotti da un documento strano, diverso dagli altri.
Babbano.
Una lettera scritta al computer da una certa Melinda Falk, Indicibile del Ministero della Magia.
Breve, solo poche righe.
“Si richiede il trasferimento temporaneo del prigioniero Crouch, Barty Junior dalla prigione di Azkaban all'Ufficio Misteri. In allegato, secondo le norme vigenti, il rapporto completo delle motivazioni del trasferimento e la firma di almeno cinque Indicibili.”
Hermione cercò tra i documenti a terra l'allegato, ma non lo trovò.
Ribaltò l'ufficio da capo a piedi, ma niente.
In compenso trovò alcuni solleciti alla richiesta di trasferimento, l'ultimo datato pochi giorni prima dell'inizio del suo stage.
Uscì dall'ufficio e si infilò nel cubicolo di Maria, vuoto.
Hermione sbuffò e decise di andare da Dafne, la più anziana e severa delle impiegate.
“Signora Dafne? Posso disturbarla?”
“Non c'è la tua referente.”
Appunto.
“No, è per questo che sono venuta da lei. Questo documento parla di un allegato che non riesco a trovare... mi chiedevo cosa devo farne.”
La signora guardò il documento solo un secondo, poi prese una pergamena parlando fra sé.
“Indicibili, quei maledetti... il quarto.. ma noi siamo operaie, certo...”
Scrisse quattro righe poi con un colpo di bacchetta lo animò.
“Ho mandato un promemoria interufficio all'Ufficio Misteri. Tieni quel documento da parte e lascia stare.”



“Hai sentito Harry?”
“Mmmh?” borbottò Hermione ingoiando l'ultimo boccone del suo toast.
“Harry Potter. Quel ragazzo non tanto alto, moro, con la faccia sempre malaticcia... Harry, Herms, Harry.”
“No, avrei dovuto?”
“Era una domanda. Ginny dice che non lo sente da quasi una settimana e io non lo vedo al bar da ancora più tempo... Hermione, mi stai ascoltando?”
“Sì, Ron.” mentì lei, sfogliando per l'ennesima volta i documenti che aveva in mano.
“Cosa ho detto?”
“Che non vedi Harry da un po'.” ipotizzò lei.
“Ma ti sei portata il lavoro a casa?”
“No.. Voglio dire, sì, ma non è per lavoro.”
Ron si voltò verso il mobile della cucina, alzò le braccia al cielo.
“Cos'è quella roba?” chiese voltandosi con espressione severa.
“Documenti dell'Ufficio Misteri. Ci sono pagine di richieste inascoltate. Perché?”
Ron le strappò i fogli dalle mani, li gettò per terra.
“Che fai? Sono documenti del Ministero.”
“Allora perché li hai portati qui? Puoi ascoltarmi un secondo?”
“Andrò da Harry domani in pausa pranzo, se ti fa piacere.”
Non fu necessario il pugno che Ron assestò al tavolo per farla rinsavire.
Hermione si pentì delle sue parole l'istante dopo, troppo tardi per scusarsi.
Ron raccolse i documenti e uscì dalla cucina.
“Mi dispiace, Ron, ma il lavoro... Hai ragione. Harry non si fa più vedere, andrò da lui. Dove vai?”
chiese vedendo il ragazzo prendere la giacca.
“Se devi lavorare esco.”
“No, no. Mettiamoci sul divano. Ci penso domani a quello.”
Prima di trascinare Ron in salotto, Hermione diede un ultimo sguardo alle lettere di Melinda Falk.
L'ufficio Misteri e Harry.
Avrebbe sistemato tutto.



***


Il campanello di Grimmauld Place suonò tre volte.
Harry si alzò lentamente dalla poltrona, si stiracchiò.
Non aveva voglia di vedere nessuno, ma aveva riconosciuto il ritmo.
Trillo lungo, trillo corto, trillo lungo.
Hermione.
Si passò una mano tra i capelli, sospirò.
Quando lei lo strinse tra le sue braccia, sentì qualcosa.
Qualcosa di strano a livello dell'ombelico.
Era vivo, infondo.
Sotto tutto quella cenere c'era ancora un fuoco che aveva voglia di bruciare.
“Sei pazzo a sparire così? Ron e Ginny erano in pensiero.”
“Mi dispiace, sono stato molto impegnato.”
Abbassò lo sguardo, sperando che bastasse per mascherare la verità.
“Immagino.” disse Hermione distratta.
Quasi ci rimase male.
Per la prima volta gli aveva creduto al primo colpo.
La fece accomodare in salotto, le portò del thè fumante.
“Come va lo stage?”
“Bene.” rispose sorseggiando la bevanda con gusto. “Dimmi tu quando.”
“Quando cosa?”
“Vorrai dirmi perché non esci di casa da tre settimane.” disse con semplicità.
Hermione lo guardò negli occhi con un'espressione vincente.
Harry tacque, cercando le parole giuste in giro per il salotto.
Quando vide un pezzo della tastiera del suo cellulare nel camino, sbuffò.
“Avevo bisogno di una vacanza.”
“Ho tutto il tempo, fai con calma.” ribadì Hermione come se Harry non avesse detto nulla.
“E' la verità.”
“E io sono un ippogrifo. Ti piacciono i miei artigli Harry?”
Silenzio.
L'ennesima stoccata dolorosa.
Nonostante la forza di Hermione lo infastidisse, era la prima volta dopo giorni che aveva voglia di parlare.
Riempirla di scuse, farla annegare in stupide frasi di circostanza.
“Quando la guerra è finita mi sono sentita persa. Più di una volta ho pensato che forse sarebbe stato meglio morire.” disse lei dopo alcuni minuti di silenzio.
“Che stronzata.”
“Così mi ferisci, sono seria.”
“Hermione.” pronunciare il suo nome era doloroso ma appagante, come un faticoso lavoro manuale. “Io non voglio morire.”
“Eppure te ne stai qui chiuso a far niente. Non è una vita, questa.”
“E la tua? Ron mi ha scritto qualcosa.” disse indicando di scatto il fuoco. “Barty Crouch Junior. E' un'ossessione, la tua. Chi sei tu per giudicare?”
Hermione si piegò in avanti, come se le sue affermazioni le avessero provocato del male fisico.
“I-io... Non stiamo parlando di me ora. Ma tu... come ti sentiresti se io sparissi per tre settimane? Come la prenderesti eh?”
“Ti lascerei fare quello che vuoi.”
“Benissimo, Harry Potter.” esclamò alzandosi in piedi e porgendogli la tazza di thè. “Fai quello che vuoi. Muorici in questa casa, ok. Io.. Beh, sparirò.”
“Non ho detto questo Hermione... Ma si può sapere che avete tutti?”
“Disse quello che è chiuso da un mese in una vecchia casa muffita.”
“Tre settimane.”
“E la stessa c... sai che c'è? Arrangiati.”
Hermione fece per uscire dalla stanza, ma Harry fu più veloce.
Le prese un polso, lo strinse.
Quasi sentì il suo sangue scorrere sotto la pelle.
“Hermione, io..”
“Non hai detto che mi lasceresti fare quello che voglio? Lasciami uscire.”
Scottato, la liberò.
Se solo avesse saputo quello che sarebbe successo il giorno dopo, l'avrebbe tenuta stretta.
Per sempre.
   
 
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