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Autore: SereILU    15/11/2011    9 recensioni
Questa raccolta partecipa alla Alphabet!Challenge {HP version} - 26 lettere per dire "Harry Potter" indetta da Only_Me sul Forum di EFP.
26 lettere per raccontare altrettante storie.
Ogni storia comincerà con una lettera dell'alfabeto, in ordine.
Lettera A: And it seems so right. (Dumbledore/Grindelwald)
Lettera B: Blue. (James/Lily)
Lettera C: Cake and candle. (George Weasley)
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Albus/Gellert, James/Lily
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Questa Raccolta partecipa all’

 Alphabet!Challenge {HP version} - 26 lettere per dire "Harry Potter"

indetto da Only_Me sul forum di EFP.

Ogni Drabble/FlashFic/OneShot comincerà con una lettera, in ordine.

 

 

 

Questa storia partecipa al “12 Mesi di Fanfiction” di BS.

Il Prompt era Halloween.

 

 

Lettera: D

Titolo: Dreaming
Personaggi: Sirius Black, Dorcas Meadowes
Genere:  Triste, Romantico
Avvertimenti: What If? Slice of Life 
Rating: Verde
Note:  Ho tentato di scrivere su un personaggio nuovo per me. Buona lettura.

 

 

 

Dreaming.

 

“Dai, calmati…

Sirius sussurrava nel buio con la voce tranquillizzate.

Un colpo di bacchetta, e una piccola fiammella illuminò la stanza.

“Era solo un sogno…” continuò poi.

La ragazza stesa vicino a lui respirò profondamente, il corpo scosso dai brividi.

Lacrime salate avevano cominciato a scendere sul suo bel viso ancora prima che quell’incubo la svegliasse nel cuore della notte.

Dorcas, stai tranquilla. Ci sono qui io”.

Dorcas tirò su col naso e cercò i suoi occhi. Li trovò subito, luminosi e calmi, dietro quelle ciglia incredibilmente lunghe.

Scusa…” riuscì a mormorare.

Sirius scosse la testa, scostandole i capelli scuri dalla fronte.

“Non dirlo neanche per scherzo” disse.

Dorcas annuì e si asciugò gli occhi con il lenzuolo.

“Sono una sciocca…

Sirius sbuffò e la abbracciò.

Dorcas trattenne il fiato, il viso a pochi centimetri dalla sua clavicola. Aveva un buon profumo.

“Hai un buon odore…” mormorò.

Sentì Sirius sorridere con il mento morbidamente appoggiato ai suoi capelli.

“Vuoi dirmi cosa hai sognato?”

Dorcas  scosse la testa e si strinse ancora di più al suo petto. Chiuse gli occhi con forza, per impedire a quelle immagini di riempire di nuovo ogni cellula della sua mente. Non era la prima volta che faceva sogni del genere, ma non aveva mai avuto una reazione tanto violenta a quei ricordi.

“Allora di cosa vuoi parlare?” continuò Sirius.

La sentì stringersi nelle piccole spalle e, per un attimo, gli parve che fosse ancora più fragile e indifesa di quello che potesse sembrare. La delicata Dorcas Meadowes e i suoi incredibili incantesimi.

Sirius sospirò.

“Beh, ormai mi hai svegliato, perciò dobbiamo pur far conversazione, no?”

Dorcas si lasciò sfuggire uno strano singulto, a metà tra un singhiozzo e una risata. Si sistemò meglio sul quel letto troppo grande per lei, e sospirò.

“Non ho voglia di parlare…” mormorò.

Non era mai stata brava a dire bugie, ed era certa che Sirius stesse pensando la stessa cosa, perché sbuffò di nuovo.

“Va bene, allora parlo io”.

Dorcas sorrise tra sé. Lui non lo sapeva, naturalmente, ma il suono della sua voce era come un balsamo per lei.

“Conosci la storia di Jack o’ lantern?” chiese Sirius.

Dorcas la conosceva. Quale bambino non aveva mai sentito parlare di quella leggenda, nel mondo dei maghi? Ma non voleva che Sirius si interrompesse, perciò scosse la testa.

Sirius si sdraiò sulla schiena, incrociando le dita dietro la nuca. Dorcas ne approfittò per appoggiare la testa sul suo petto, coperto da una leggera canottiera. Poi lanciò un’occhiata alla piccola zucca intagliata che occupava un angolo della grande finestra: la candela si era già consumata, ed il suo sorriso maligno era appena visibile alla fioca luce della luna.

“C’era una volta” cominciò Sirius. “Un fabbro di nome Jack…

Dorcas chiuse gli occhi e sorrise di nuovo al suono di quella voce.

 

“Era la notte di Ognissanti, e il mondo aspettava, in trepidante attesa, l’arrivo degli spiriti. Jack, famoso per essere un uomo taccagno e malfattore, stava passando la serata in una locanda, a bere e a far baldoria. Qui, ebbe la sfortuna di incontrare il Diavolo in persona, e stava quasi per cedere alle sue lusinghe, confuso dai fumi dell’alcol. Satana, infatti, quella sera era in cerca di anime.

Jack, però, non era uno sciocco, e, in uno sprazzo di lucidità, riuscì a pensare a un modo per salvarsi.

‘Ti darò la mia anima’ disse al Diavolo. ‘Ma prima, perché non ci facciamo un ultimo bicchiere?’

Satana, certo della sua vittoria, accettò di buon grado, e si trasformò in una moneta da sei pence, così da poter pagare l’oste.

Jack, velocemente, riuscì a infilare quella moneta nel suo borsellino.

Il Diavolo provò a tornare alla sua forma originaria, ma Jack, previdente, aveva messo una piccola croce d’argento tra il suo denaro, e Satana non riusciva a contrastare il suo potere.

‘Ti lascerò andare’ disse Jack. ‘Ma devi promettermi che, per dieci anni, non verrai a reclamare la mia anima’.

Il Diavolo accettò.”

 

Sirius si interruppe.

Dorcas, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, si voltò verso di lui.

“Perché ti sei fermato?”

Lui sorrise.

“Volevo vedere se eri attenta!” rispose.

Anche Dorcas si aprì in un leggero sorriso.

“Certo che sono attenta! Va avanti, per favore…” mormorò.

Sirius tornò a fissare il soffitto e riprese.

 

“Dieci anni dopo, Jack passeggiava per un’isolata stradina di campagna, quando Satana tornò a cercare la sua anima.

‘Va bene’ disse Jack, inchinandosi. ‘Ma prima, mi aiuteresti a prendere quella mela, là in cima all’albero?’

Satana accettò, certo che non poteva esserci nulla di pericoloso in quella mela; ma Jack, come detto, era furbo e, quando il Diavolo spiccò il salto, estrasse il suo coltellino e incise una croce sulla corteccia dell’albero.

Fu così che Satana rimase bloccato, incapace di raggiungere Jack e la sua anima.

Ancora una volta, Jack gli fece una proposta.

‘Ti lascerò andare, ma devi promettermi che non tornerai mai più a reclamare la mia anima!’

Il Diavolo ci pensò per qualche secondo, ma poi accettò.

Molti anni dopo, Jack morì.

Raggiunse il Paradiso, ma gli venne negato l’accesso a causa della sua avidità e della sua vita affatto retta. Allora si diresse verso le porte dell’Inferno.

Anche Satana però, non poté accettarlo tra i dannati, poiché aveva giurato che non avrebbe mai preso la sua anima.

‘E dove andrò?’ chiese allora Jack.

‘Torna da dove sei venuto’ gli rispose il Diavolo.

La via del ritorno, però, era buia e ventosa.

‘Dammi qualcosa che possa illuminare il mio cammino’ Jack pregò Satana.

Lui, spazientito, gli gettò un carbone ardente nato tra le fiamme dell’inferno.

Per proteggere quella piccola fonte di luce, Jack la ripose in una rapa che stava mangiando.

Da quel giorno, e fino alla fine dei tempi, Jack è costretto a vagare nell’oscurità, cercando la sua strada”.

 

Sirius concluse il suo racconto.

Dorcas si riscosse dal sogno ad occhi aperti nel quale era caduta e incrociò il suo sguardo.

“Sei bravo a raccontare storie…” disse, sincera.

Lui sorrise.

Grazie…” ripose. “Ti è piaciuta?”

Dorcas annuì.

Si sentiva più tranquilla, ora.

“Sai qual è la morale di questa storia?” disse Sirius all’improvviso.

“Quale?”

“Tutte le nostre azioni avranno delle conseguenze. Se in vita ci comportiamo male, allora nella morte sarà peggio. Cento volte peggio”.

C’era una strana nota nella sua voce, sembrava una specie di rassegnata tristezza. Dorcas, colta alla sprovvista da quel tono, si sollevò su un gomito e lo guardò.

“Di chi stai parlando?” gli chiese.

Sirius sospirò.

“Non lo so. Ma credo che tutte quelle persone che hanno scelto la via Voldemort, adesso stiano scontando la giusta pena…

Dorcas era rabbrividita. Nella sua mente, non richiesta, l’immagine di un ragazzo poco più giovane di Sirius.

Regulus…” sussurrò.

Sirius si riscosse.

“Se l’è cercata. Ha sbagliato.” disse, serio. “Sapeva che non sarebbe mai potuto tornare indietro…

Dorcas sapeva che Sirius diceva quelle cose solo per abitudine, per crearsi quella maschera di giustizia e serietà che tutti conoscevano. Tuttavia, non disse nulla: non credeva di essere la persona adatta a dare lezioni a qualcuno.

“Ora vuoi dirmi cosa stavi sognando?” chiese ancora Sirius.

La ragazza si strinse nelle spalle.

Ricordi…” disse, vaga.

Sirius alzò un sopracciglio.

“Ricordi di…?”

Dorcas inspirò profondamente mentre luci verdi e rosse riempivano il suo campo visivo.

“Tutti loro…” mormorò.

Una lacrima sfuggì al suo controllo e si tuffò sulla sua guancia sinistra.

Sirius avvicinò una mano al viso di Dorcas e, con un dito, asciugò quella piccola goccia salata.

Benji, Edgar, Fabian, Gideon… tutti loro…

Sirius capì.

I loro morti. Ecco cosa aveva sognato Dorcas.

Istintivamente la abbracciò, mentre dentro di lei una diga si rompeva e i singhiozzi iniziavano a riempire la stanza.

Dorcas era scossa dai brividi, ma ormai non sarebbe riuscita a fermarsi. Lo sapeva lei e lo sapeva anche Sirius.

Shhhh…” le sussurrava, cercando di calmarla.

Mi… mi dispiace, Sirius. Io…”

Ma lui scosse la testa.

“Non preoccuparti, ci sono qui io…” le disse.

Dorcas riuscì a sollevare lo sguardo su di lui e tirò su col naso.

“Sei sicuro?” mormorò.

“Ma certo” rispose lui, vagamente sorpreso dalla domanda.

“Sei sicuro che non mi abbandonerai come hanno fatto loro?”

Sirius, per un attimo, non seppe cosa rispondere, ma poi gli occhi di Dorcas lo convinsero.

“Sì” disse.

Lei gli sorrise. Fu un sorriso nuovo, inaspettato, che lo colpì nel profondo

Da quanto tempo la tristezza aveva aleggiato su di loro? Da quanti giorni non si sentiva una risata, in quella casa? Per quanto ancora, sarebbero riusciti a sopportare quell’alone di disperazione che dimorava, non voluto, nei loro cuori?

Sirius non avrebbe saputo rispondere a quelle domande, nemmeno se avesse voluto, perché, in quell’istante, accadde qualcosa di ancora più straordinario.

Dorcas si avvicinò al suo viso e lo baciò.

Sirius rimase interdetto da quel gesto e, dopo qualche secondo, la afferrò per le spalle e la allontanò dolcemente.

Dorcas.. ma cosa…?” cercò di dirle.

Lei, però, non sembrava intenzionata ad ascoltarlo e, dopo essersi liberata dalla sua stretta, si gettò di nuovo sulle sue labbra.

E Sirius capì, prima che il sussurro di lei potesse raggiungerlo, il perché di quel gesto infantile e liberatorio.

“Ho bisogno di dimenticare…

La luce della candela tremolò, guizzò e si spense.

 

 

Una settimana dopo, Voldemort in persona uccise Dorcas Meadowes.

   
 
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