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Autore: Elisir86    22/03/2004    2 recensioni
È l’ultimo anno per i gemelli Weasley, loro sempre così uniti in tutto e per tutto, ora non si parlano più, un segreto che nessun può scoprire li divide creando fra di loro una grande voragine. Ma non è l’unica cosa che preoccupa Ron, l’improvvisa scomparsa di Neville e l’amore proibito tra Ginny e Draco Malfoy, farà capire al giovane Weasley che nulla può rimanere uguale e che il suo destino è uno solo… Scritto in prima persona e con gli occhi di due personaggi…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo XIV

Una lacrima…un grido

 

-La guardai, gli occhi pieni di lacrime per quello che non avevo coraggio di fare. Un sorriso imbarazzato si dipinse sul suo volto, “Qualcosa non va Neville?” chiese sfiorandomi la schiena. Scossi la testa, portando il mio sguardo sul rosso pallone, “No…Non ti preoccupare, è solo un po’ di nostalgia…” lei si incurvò leggermente portandosi le mani sotto il mento “I tuoi genitori non sono con te?” chiese, io scossi di nuovo la testa, “Ti hanno fatto venire in un mondo che non conosci da solo?” mi guardò stupita, sembrava quasi che fosse un sacrilegio.

“Si…ma fra un paio di settimane torno a casa” mentii, lei sorrise, “Sono sicurissima che tua madre ti farà una mega torta per il tuo ritorno!” esclamò stiracchiandosi le gambe, io annuì, mentendo di nuovo…ma non potevo di certo dirle che i miei erano dei pazzi e che io ero lì per ucciderla.

Restammo in silenzio per un lungo tempo.

E stranamente iniziai io un’altra conversazione, “Senti, ma i tuoi non saranno in pensiero per te? Si sta facendo tardi, e…” lei rise, portandosi la mano davanti alle fine labbra, “I miei che si preoccupano di me?! Questa si che è bella!” esclamò continuando a ridere “Loro preferiscono di gran lunga mia sorella Diana…già la mia sorellina…” abbassò gli occhi per guardare le punte delle scarpe. “Diana è un nome insolito” lei alzò gli occhi puntandoli sui miei, sorrise, “Insolito proprio come lei!” esclamò, e io risi.

Passero i giorni velocemente e ogni sera m’incontravo con Elise al parco, portando sempre con me il pugnale di Ron, ed ogni volta evitavo di usarlo.

Finché non giunse l’ultimo giorno, “Che tristezza!” esclamò Elise storcendo il viso in un finto muso, io risi divertito, era davvero buffa quando cercava di fare la tenera “Non ti deprimere così” dissi continuando a ridacchiare “Io almeno mi salverò dalla tua furia!” alzò un sopracciglio e incrociò le braccia, “Quale furia?!” il tono di voce s’era alzato “Io che sono dolce, sensibile…che ti ho fatto diventare un altro…Io…” le tirai un capello causando il migliore degli urli che avessi mai sentito, “MA COSA TI SALTA IN MENTE!?!” io risi, mentre lei m’inseguiva per tutto il parco “E dai! Lo tengo come ricordo!” anche lei rise mentre mi trascinava a terra.

Ci sdraiammo per guardare il cielo e cercando tra le nuvole una forma che nessuno dei due conosceva, poi, improvvisamente lei alzò l’indice ed indicò una grossa nuvola nera, “Guarda che strana quella!” esclamò, io guardai la forma della nube…mi ricordava qualcosa…qualcosa di cattivo, di maledetto! “Ma tu guarda sta ferma sulla mia casa!” E come un fulmine al cielo sereno mi arrivò la risposta, “Oddio!” urlai alzandomi in piedi, “Che c’è?” chiese preoccupata, “Non c’è tempo, Elise, dobbiamo andare via da qui!” ma lei non mi ascoltò. “È successo qualcosa a casa mia?!” era un grido più che una domanda, io non seppi cosa dire…Non potevo di certo dirle che ormai della sua famiglia probabilmente non rimaneva niente? Alzai lo sguardo puntandolo nei suoi grandi occhi nocciola “Vado io” dissi risoluto “Ma tu nasconditi, hai capito bene?” lei annuì.

Mi misi a correre verso la piccola abitazione, con la paura che piano, piano m’invadeva l’animo, con la consapevolezza di ritrovarmi davanti a dei mangiamorte, ma non potevo deludere Elise.

Corsi come un pazzo e come avevo immaginato tutto quello che trovai fu solo morte. I due genitori distesi a terra, torturati…uccisi senza pietà…come avevano fatto con i miei. E solo Diana, era viva, lì seduta su una sedia di legno piangeva, e mi guardava supplichevole, ma io cosa potevo fare contro dieci mangiamorte?! Come potevo salvarla?!?

Uno di loro mi fissò, “È un Paciock!” disse “Divertiamoci come abbiamo fatto con i suoi!” esclamò una voce femminile “No! Lui vuole solo la ragazza! Uccidetelo e basta!” disse un terzo e mi ritrovai circondato da maschere incappucciate.

“DIANA!” No! Una lacrima scivolò sulla mia guancia destra, e intanto speravo di essermi immaginato la voce di Elise.

“DIANA, DOVE SEI!” Un’altra lacrima, lei no…non uccidetela, pensai mentre i mangiamorte seguivano il richiamo della mia amica, “DIANA!” No…lei…loro…NO!

“E voi chi siete?!?” la voce spaventata di Elise mi giunse quasi soffocata, mentre la mano della mangiamorte si stringeva sul mio collo, “Mi hanno detto di ucciderti, ma non hanno spiegato come…e per me è un piacere far soffrire un Paciock!”, la sua voce era fredda, metallica ma sentii l’istinto di sollevare le braccia e bloccare la sua presa. E così fu. La colpii all’altezza del gomito facendole sciogliere la rigida mano, sollevò il braccio e fu allora che lo vidi. Un braccialetto d’orato con piccoli ciondoli che componevano un nome. “Hermione…” sussurrai facendo sobbalzare la ragazza, lei chinò un attimo il capo, non sapeva cosa dire poi riuscì a trovare delle parole ma una voce maschile la distolse da me “Hai finito, Makokj?” e come se io non ci fossi uscì dalla stanza, ma prima di chiudere la porta mi lanciò un altro sguardo “Ormai è morta…il mondo è distrutto” e con un stridulo cigolio se ne andò.

“ELISE!” urlai uscendo subito dalla stanza, ma in quella casa non c’era più nessuno…solo un piccolo io e il pianto di Diana.-

 

 

Neville guardò negli occhi la sua adorata moglie. Quanto assomigliava ad Elise. La piccola e dolce Elise Cooper. E pensare che lei non c’era più per colpa della sua compagna di classe, per colpa della pignola Hermione, per colpa di una spietata mangiamorte.

“Allora cosa mangiamo, Diana!” esclamò aprendo il menù con un sorriso, “Mah, non saprei…vorrei tanto provare questi spaghetti alle vongole, tu che ne pensi Alex?” il bambino guardò la madre con gli occhi ricolmi di gioia, “Si! Vongole!” Neville sorrise “E vada per gli spaghetti!”

  
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