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Autore: Emily Kingston    15/11/2011    10 recensioni
Harry Potter, Ron Weasley
Capitolo primo: Essere Grifondoro.
Capitolo secondo: Otto zampe e un paio di occhiali.
Capitolo terzo: Quello che non farei.
Capitolo quarto: La paura di non essere nessuno.
Capitolo quinto: Jack Russell Terrier e Cervi.
Capitolo sesto: Tutte le lentiggini che hai.
Capitolo settimo: La saetta gialla.
Capitolo ottavo: Di lentiggini e cicatrici a saetta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Vorrei dedicare questo capitolo a
sarainsb, FrancyF e S_Lily_S,
per aver seguito questa storia fin proprio alla fine.
Grazie mille.






Di lentiggini e cicatrici a saetta
 



Il vento spirava tranquillo tra le chiome degli alberi sparsi sulle colline che circondavano la Tana. L’autunno avanzava silenzioso, portandosi via tutto il dolore che era rimasto.
La guerra, seppur ormai terminata, aveva lasciato un amaro in bocca che pochi erano riusciti a mandare via.
L’amaro delle ferite che ancora dovevano rimarginarsi.
La maggior parte delle persone, lui compreso, aveva pensato che, morto Voldemort, tutto sarebbe tornato come prima e tutta la paura, il dolore e le cose brutte che erano accadute negli ultimi anni, sarebbero scivolate via con lui.
Era stata una delle cose più stupide che aveva fatto.
Perché adesso, di fronte alla tomba di suo fratello, si accorgeva che niente avrebbe lavato via il dolore per la sua morte, niente sarebbe mai riuscito a scacciar via il senso di vuoto che gli opprimeva il petto.
Forse ad alleviarlo, ma non ne era sicuro.
Anche se era passata un’estate dalla fine della guerra, sua madre aveva voluto che il funerale si svolgesse in autunno e che, diversamente da tutti gli altri caduti, Fred venisse sepolto su una collina nei pressi della Tana.
E così era stato.
La cerimonia era finita da ore ormai, ma Ron non riusciva a staccare gli occhi dalla pietra bianca che segnalava la presenza di suo fratello su quella collina, non riusciva a staccarsi dal ricordo delle sue risate e dei suoi scherzi, non riusciva ad accettare il fatto che Fred Weasley aveva cessato di essere.
E gli sembrava quasi un furto che il mondo non potesse più beneficiare della risata di Fred; gli pareva un furto che proprio a lui, che aveva così tanta voglia di vivere, fosse stato negato di farlo.
Sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla e non ebbe bisogno di voltarsi per riconoscere la familiare stretta del suo migliore amico.
“Come funziona, Harry?” domandò, alzando gli occhi verso le foglie ingiallite che cadevano dall’albero sopra la lapide. “Passa o fa sempre così male?”
Si sentiva molto meschino e stupido a fargli una domanda del genere, a lui che aveva perso la metà delle persone a cui teneva.
“Non passa, ma smette di fare male,” rispose. “Diventa una specie di fastidioso ronzio, qualcosa che sta lì a ricordarti che ti manca un pezzo.”
“E non ti da fastidio avere tutti questi ronzii intorno?”
Si morse la lingua quasi subito, sentendosi un grandissimo idiota per avergli posto quella domanda, così insensibile e fuori luogo; forse Hermione non aveva poi tutti i torti quando diceva che la sua sfera emotiva era pari a quella di un cucchiaino da tè.
“No,” rispose Harry, portandosi al suo fianco. “Non mi da fastidio perché ci sono persone che me li fanno dimenticare. Persone che con il loro affetto sovrastano i ronzii che mi stanno intorno.”
“Tipo?”
“Tipo Ginny, Hermione, i tuoi genitori,” elencò, lasciando che il vento facesse dei suoi capelli ciò che voleva. “Tipo te.”
Ron nascose un sorriso e guardò Harry con la coda dell’occhio.
“Grazie Harry.”
Il ragazzo si voltò verso di lui e gli sorrise, alzando le spalle.
“Dovere.”
Rimasero in silenzio per un po’, ad ascoltare i fruscii del vento ed il frenetico battito d’ali degli ultimi uccelli che abbandonavano la campagna.
“Hai proprio una marea di lentiggini, lo sai?” osservò Harry, concentrandosi sulle macchioline che puntellavano il volto di Ron.
“E tu hai una saetta sulla fronte,” ridacchiò Ron, per sottolineare l’ovvietà della sua affermazione.
“Oh, sì, penso di essermene accorto.”
Entrambi risero, volgendo lo sguardo verso la Tana, che si ergeva traballante ai piedi della collina.
“Grazie per avermi scelto, Harry,” disse Ron, cessate le risa.
Da quando era bambino i suoi genitori gli avevano sempre detto che l’amicizia era una questione di scegliersi a vicenda. Gli dicevano sempre di fare attenzione e scegliere le persone giuste, ignorando coloro che non lo apprezzavano, perché l’amicizia vera non nasceva con chiunque.
“Grazie a te, per avermi scelto anche tu.”
Quel giorno sull’Espresso per Hogwarts lui aveva scelto Harry ed Harry aveva scelto lui, e Ron sapeva che scegliere Harry Potter sarebbe stata una delle poche cose di cui non sarebbe mai pentito.

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Note: Eccoci arrivati alla fine, sono davvero felice che questa storia abbia riscosso la sua piccola dose di successo. Sono molto grata a tutti coloro che hanno recensito, messo la raccolta tra i seguiti o preferiti e anche chi ha semplicemente letto senza lasciare alcuna traccia di sé.
Veramente, grazie, grazie, grazie; di cuore :)
Spero vivamente che questo ultimo capitolo non sia stato una delusione.
Un grande bacio a tutti,
Emily.

   
 
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