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Autore: Shadriene    13/07/2006    11 recensioni
"Dopo venticinque anni di matrimonio, due figli e un'infinità di bei momenti passati assieme, non riusciva a credere che lui le avesse fatto quello, che l'avesse tradita per quella stupida sgualdrina castana."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

Non piangere, il dolore passa quando hai accanto le persone che ti vogliono bene.


*


Hermione uscì alla svelta fuori di casa, cercando con lo sguardo suo figlio, ma Thomas sembrava essersi volatilizzato o più semplicemente Smaterializzato chissà dove.
Non le era chiaro perché avesse reagito in quel modo così assurdo.
Non era da suo figlio scappare dalle situazioni. Poteva non ascoltare ciò che avevi da dirgli, litigare mantenendo la sua idea testardamente, ma rimaneva davanti a te e affrontava la situazione.
Quel giorno, però, era scappato e lei non riusciva a biasimarlo.
Lui non aveva fatto niente di diverso da ciò che aveva fatto lei per tutti quei mesi: aveva cercato di fuggire dalla realtà, senza rendersi conto che era impossibile.
Sconsolata, Hermione fece un giro attorno alla casa, sperando di trovare suo figlio sul retro. Sapeva benissimo che lui non ci sarebbe stato, tuttavia aveva sperato di voltare l’angolo di casa e trovarlo ancora lì, come da bambino, seduto in mezzo al prato con la scopa in mano, che sorridente le mostrava quanto era bravo a volare.
Ma lui era cresciuto: non era più il bambino a cui Ron insegnava a volare.
Volare… Come aveva fatto a non pensarci prima!
Con due ampie falcate, Hermione raggiunse il ripostiglio dove tenevano le scope e aprì rapidamente la porta, iniziando a rovistare alla ricerca di qualcosa, ma le bastò un attimo per rendersi conto che ciò che cercava non era lì.
Hermione chiuse il ripostiglio con un colpo di bacchetta e, senza pensarci due volte, si Smaterializzò all’ingresso del campo da Quidditch; fece un respiro profondo e poi alzò gli occhi al cielo.
Una figura solitaria stava volando provando ad acchiappare le Pluffe che incantate svolazzavano attorno ad essa cercando di entrare nei cerchi. Hermione sorrise e lentamente si avvicinò alle tribune, sedendosi ad osservare silenziosamente il figlio volare nel cielo.
Ere tale e quale a suo padre.
Quando quei due dovevano sbollire la rabbia, andavano sempre a volare. Era matematico e lei avrebbe dovuto capirlo subito.
Era incredibile come Thomas le ricordasse costantemente Ron.
Nei movimenti, nel carattere, nell’aspetto… certe volte si domandava cosa avesse preso da lei.
La testardaggine? Forse, ma anche Ron lo era parecchio.
Ridacchiò, ripensando a quand’erano giovani e litigavano per ogni piccolezza, per poi non parlarsi per giorni, solo perché troppo testardi per ammettere di essere dispiaciuti.
Hermione era così assorta nei suoi pensieri, che non si accorse nemmeno che Thomas, planando lentamente verso di lei, la stava fissando parecchio preoccupato.
« Mamma, che ci fai qui? Non dovresti essere a casa a riposare? » le domandò, avvicinandosi con la scopa in mano.
« Che ne dici di sederti e di parlare un po’ con me? »
« Possiamo farlo anche a casa, così puoi distenderti sul letto » propose Thomas senza sedersi, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Hermione non si mosse, rimase a fissare il figlio che stava aspettando che lei afferrasse la sua mano. Sospirò profondamente e scosse la testa.
« Noi due parliamo qui e adesso ».
« Mamma, tu… »
« Ti prego Thomas, sei veramente convinto che io possa passare gli ultimi mesi della mia vita distesa in un letto? »
Thomas abbassò lievemente il capo senza risponderle. Hermione prese la sua mano e dolcemente lo strattonò, invitandolo a sedersi accanto a lei. Lui non si oppose e, come un piccolo bambino bisognoso d’affetto, abbracciò sua madre, che gli carezzò dolcemente i capelli.
« Io non voglio… non voglio lasciarti ».
Hermione sorrise intenerita: quello era il suo piccolo bambino.
« Nemmeno io lo voglio, ma non desidero nemmeno smettere di vivere prima del dovuto. Se passerò gli ultimi mesi che mi rimangono a letto sarà come se avessi già firmato la mia condanna a morte. Lo capisci? »
Lui non rispose, ma l’abbracciò più forte mozzandole il fiato. Suo figlio le voleva bene, gliene aveva sempre voluto, e lei aveva dubitato del suo affetto.
Era stata una stupida! Avrebbe potuto passare tanto tempo con i suoi figli, invece di domandarsi inutilmente perché la detestassero.
Se solo si fosse fatta le pare meno paranoie e avesse detto subito a Ron del bacio.
Se solo non si fosse fatta colpire a Notturn Alley.
Se solo non avesse sentito la conversazione fra Evelyn e Thomas o se semplicemente fosse rimasta ad ascoltare tutta la loro conversazione.
Se solo non avesse dubitato dell’amore che i suoi familiari provano per lei.
Se solo…
« Ma non c’è niente da fare? »
Le parole di Thomas la riportarono alla realtà, una realtà che ora voleva vivere pienamente in ogni suo istante. Era giunto il momento di smettere di fingere di vivere, ma di farlo davvero.
« Ti voglio bene tesoro, e te ne vorrò sempre » disse Hermione con dolcezza.
« Avrei dovuto passare più tempo con te! Se solo non fossi stato così preso da Evelyn e dal bambino… Sono uno stupido ».
« No che non lo sei. Sono contenta che tu abbia fatto tutto questo per tua sorella. Sono orgogliosa di voi due e di ciò che siete diventati ».
« Se io fossi stato un buon figlio, avrei capito subito che stavi male. Avrei passato più tempo con te invece di sprecarlo così » asserì Thomas, lanciando un’occhiata al campo da Quidditch.
« Thomas, guardami » disse Hermione cercando gli occhi del figlio, che teneva ancora il capo chino. « Non dirlo mai più. Tu ti stai allenando duramente per avere il posto in squadra, sono contenta che tu stia passando il tuo tempo così. Thomas, ho visto madri disperate perché i figli erano diventati dei delinquenti che contrabbandavano le cose più inimmaginabili a Notturn Alley. Io sono fiera di te e potrò morire soddisfatta, sapendo di aver fatto un buon lavoro con te e con Evelyn ».
« Tu sei la migliore mamma del mondo » esclamò Thomas abbracciandola.
« Lo so Thomas, dove la trovi un’altra folle fissata con lo studio come me? » gli disse , ridendo fra le lacrime.
Thomas iniziò a ridere a sua volta e afferrò sua madre per mano, trascinandola giù dagli spalti.
Lei, perplessa, si lasciò guidare dal figlio che ridacchiava furbescamente.
Quell’espressione non presagiva nulla di buono, era la stessa che aveva Ron quando aveva in testa qualcosa di poco raccomandabile.
« Papà ha detto che non hai mai volato ».
« Beh, non proprio mai… Una volta mi ha trascinato su quell’aggeggio infernale. È stato bello, però mai più ».
Ricordava ancora la volta in cui Ron l’aveva trascinata sulla sua scopa. Quella volta fu davvero sul punto di passare dalle parole ai fatti e ammazzarlo sul serio.
« Mai dire mai mamma » la rimbeccò Thomas con un sorriso furbesco sul volto, che le ricordò troppo quello del padre per non preoccuparsi. « Prima di tornare a casa, ce lo facciamo un giretto assieme? »
« No! » esclamò Hermione arretrando lentamente. « Te lo puoi anche scordare. Non vorrai far salire lì sopra la tua povera mamma vecchia e morente? »
« Risparmiatela per quando Evelyn vorrà raccontarti tutta la sua entusiasmante vita da donna incinta. Credimi, le voglio bene, ma ha fatto impazzire me e Jonathan in questi mesi ».
Hermione ridacchiò pensando a ciò che doveva aver fatto passare sua figlia a quei due. Se voleva, diventava veramente tremenda e, soprattutto, testarda.
Prima che se ne rendesse conto, Thomas la piazzò sulla sua scopa e, salendo dopo di lei, diede una spinta da terra.
In un attimo si trovarono nel cielo.
Hermione fece un piccolo urletto, più per la sorpresa che per la paura. Suo figlio volava veramente bene e soprattutto non in modo scapestrato come suo padre, che quando l’aveva fatta salire trent’anni prima sulla sua scopa, molto probabilmente aveva fatto di tutto per farla morire sul colpo.
Non aveva neanche finito di formulare quel pensiero, che Thomas fece ruotare la scopa. Hermione strinse forte il manico e chiuse gli occhi.
« Mamma, non avrai paura? » domandò ironicamente suo figlio.
Era ufficiale: suo figlio non aveva preso nulla da lei, era Ron Weasley dalla testa ai piedi.
« Chi io? È solo che mi hai preso di sorpresa ».
« Allora posso riprovare ».
Non fece in tempo ad aprire bocca per fermarlo, che Thomas fece ruotare nuovamente la scopa. Ma questa volta semplicemente sentì il cuore batterle forte per l’emozione e inaspettatamente scoppiò a ridere.
Era così che voleva sentirsi… Viva.
« Grazie Thomas. Ora possiamo tornare a casa ».
Suo figlio non se lo fece ripetere due volte: puntò la scopa verso il basso e planò in picchiata, virando il manico poco prima di raggiungere il suolo.
Una volta scesa a terra, Hermione scoppiò nuovamente a ridere.
Era stato così magnifico!
« Ti è piaciuto? »
« Non dirlo a tuo padre ».
Thomas sorrise furbescamente.
« Mmm… ho qualcosa con cui ricattarti ».
« Ma guarda che razza di figlio degenere ho cresciuto! » esclamò Hermione, fingendosi offesa. « Piuttosto, devo ricordarmi d’imparare a volare, nella prossima vita ».
« Potresti provarci anche in questa ».
« No, in questa voglio passare del tempo con le persone che mi amano e che amo ».
Hermione sorrise e Thomas abbracciò la madre con forza.
« Mamma, ti voglio bene ».
« Te ne voglio anch’io. Ed ora a casa, sono un po’ preoccupata per quei due ».
Thomas rise e i due si Smaterializzarono davanti a casa. Si avviarono verso l’ingresso, ma delle urla arrabbiate li fecero indietreggiare.
Era il caso di entrare oppure no?
Hermione guardò il volto del figlio, aveva uno sguardo piuttosto allarmato, e sorrise pensando che la sua famiglia era sempre stata lì accanto a lei, anche quando credeva che non le volessero bene.
Entrarono in casa e le urla si fecero più chiare.
« DANNAZIONE PAPÀ, NON SONO PIÙ UNA BAMBINA! »
« QUESTO LO DECIDO IO! QUEL JONATHAN… APPENA GLI METTO LE MANI ADDOSSO… »
Ron s’interruppe di colpo non appena vide Hermione sull’uscio della porta del soggiorno. Evelyn guardò perplessa il padre e si voltò per vedere cosa stesse fissando.
Prima che se ne rendesse conto, Hermione si trovò stretta in un abbraccio affettuoso della figlia. Ron si avvicinò e le diede un bacio a fior di labbra, poi guardò il figlio con uno strano sguardo.
« Con te facciamo i conti dopo per la faccenda ‘bambino’ ».
« E io che c’entro? Mica sono rimasto io incinto! »
« Tu non mi hai detto niente, figlio degenere! »
Ron diede uno scappellotto sul capo a Thomas e quello si nascose dietro a Hermione come un bambino.
E lei sorrise, perché guardare la sua famiglia - sua figlia che era diventata una donna e presto sarebbe stata madre, suo figlio che aveva messo la testa a posto e non era più il monello scalmanato degno figlio di un Weasley, suo marito che l’aveva amata da una vita e continuava a farlo – la faceva sentire viva. Forse le vite perfette non esistevano, ma erano proprio le imperfezioni a renderle fantastiche e degne di essere vissute.
Quella era l’ultima lezione che Hermione Jane Granger doveva imparare. Ed ora era pronta, anche alla morte. Perché lei era riuscita a sentire la Vita.

 


**
FINE
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