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Autore: Martyx1988    16/11/2011    6 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

11- Sabotaggi e contro-sabotaggi


E lui?” domandò Psiche, ormai sopraffatta dalla curiosità.

Ha risposto, col suo solito modo altezzoso: 'Spero vivamente che tu ti diverta'. 'Farò il possibile' ho detto io. Gli ho sorriso con fare innocente e sono andata in stanza”

Dopo aver orgogliosamente raccontato alle sue Sacerdotesse della reazione di Shion al fatto che qualcuno dei suoi avesse accettato di accompagnarla, Ayame tornò ad occuparsi dei capelli di Galatea.

Le tre ragazze si erano radunate nella stanza di Psiche alla Dodicesima per prepararsi per la festa, visto che il luogo di ritrovo per gli altri quattro era ai piedi della scalinata della Casa dei Pesci. Vista la poca esperienza di Galatea con la moda del ventesimo secolo, Ayame l'aveva presa sotto le sue cure maniacali, con l'intento di renderla splendente e fare in modo che Camus non le togliesse gli occhi di dosso per tutta la serata. Psiche, invece, sapeva cavarsela da sola egregiamente.

Grazie al pensiero della serata ad Atene, Ayame riuscì ad affrontare con filosofia anche il forte rimprovero che Shaka le aveva riservato nel tardo pomeriggio, dopo che era tornata nuovamente senza un risultato evidente. La accusò di non stare mantenendo la promessa e di non mettere l'impegno dovuto in quel semplice compito che le aveva affidato. Tutto ciò era vero solo in parte, in quanto, nei giorni precedenti, Ayame aveva messo anima e corpo nel suo compito, ma la cosa non era servita a molto.

Aveva, quindi, preso quel rimprovero in silenzio e con remissione, aveva rinnovato la promessa a Shaka e si era precipitata in stanza alla ricerca degli abiti per la sera. Era talmente elettrizzata che nulla avrebbe potuto rovinare il suo buonumore.

Ancora non ci hai detto chi è questo accompagnatore” le fece notare Psiche, mentre era alle prese col mascara.

Sorpresa. Sappiate solo che ci è voluto molto per convincerlo, ma alla fine ha ceduto, anche abbastanza inaspettatamente”

Io scommetto su Shaka” puntò Galatea, ma Psiche era di un altro avviso.

Nah! Per me è Death Mask”

Ayame rise, ma non si lasciò sfuggire nient'altro. Non voleva compromettere il grande risultato che aveva ottenuto.


Camus guardò per l'ennesima volta l'orologio. “Sono le otto e dieci” fece notare, annoiato, a Milo, il quale non sembrava troppo preoccupato per il leggero ritardo. Questi si strinse nelle spalle.

Sono in ritardo solo di dieci minuti, dovremmo essere fortunati”

Ma avevamo detto alle otto” ribadì Camus.

Si vede che non hai avuto molto a che fare con le donne in vita tua, ghiacciolino” lo canzonò lo Scorpione. “È un loro diritto essere in ritardo agli appuntamenti e far stare noi maschietti sulle spine”

Non sono sulle spine” obiettò Camus, che non si era accorto di aver perso l'attenzione di Milo.

Beh, dovresti esserlo, amico. Girati” gli disse questo, accennando col capo a qualcosa dietro di lui.

Camus eseguì, solo per dare una spiegazione all'espressione inebetita dell'amico. La stessa che si dipinse sul suo viso quando capì a cosa si stava riferendo Milo.

Galatea stava scendendo le scale della Dodicesima. Indossava un abitino azzurro cielo con le maniche corte a sbuffo, stretto in vita da una cintura di una tonalità più scura del vestito. I capelli leggermente mossi le ricadevano a boccoli sulle spalle e alcune ciocche erano fermate dietro da un nastro blu. Ai piedi, infine, calzava un paio di ballerine che richiamavano il colore della cintura.

Se il ritardo era servito ad ottenere quel risultato, per Camus fu più che giustificabile. In vita sua non pensava di aver mai visto niente di più bello.

Scusate se vi abbiamo fatto aspettare” disse la ragazza quando era quasi alla fine della scalinata.

Direi che ne è valsa la pena” la giustificò Milo, anticipando il silenzio imbarazzante che sarebbe caduto se avesse aspettato che fosse Camus a rispondere. Dopo aver dato una leggera spallata al compagno perché si risvegliasse e si desse un contegno, andò a salutare la ragazza con un lieve baciamano. “Sei davvero molto carina”

Guarda che sono io quella che hai costretto ad uscire, stasera” si sentì in dovere di precisare Psiche, dalla cima della scalinata. Galatea, che era già leggermente arrossita, divenne di un tenue color pomodoro e si affrettò a ritrarre la mano. Cercò aiuto in Camus, ma il Cavaliere sembrava ancora più in imbarazzo di lei.

Andiamo, Psi, cerca di non essere scorbutica con chiunque, almeno per stasera” la rimproverò amichevolmente Ayame, apparsa al suo fianco e anche lei vestita di tutto punto. Il suo abbigliamento assomigliava molto a quello di Galatea: indossava un abito bianco senza spalline e stretto sotto il seno da un nastro elastico rosso come le scarpe dal tacco vertiginoso che calzava ed il cerchietto che le adornava la liscia chioma bionda. Di tutt'altro stile era Psiche, che aveva abbinato una lunga maglia monospalla tenuta in vita da una cintura ad anelli con un paio di shorts di jeans e dei sandali col tacco alto. I capelli erano raccolti in una morbida treccia che le cadeva su una spalla.

Ayame, dove pensi di andare?” domandò Camus alla ragazza, dopo aver messo da parte l'imbarazzo per tornare ad essere il ligio servitore di Atena.

Con voi, naturalmente, e sì, Shion lo sa” rispose lei, mentre scendeva le scale, anticipando la domanda successiva. “Ora, se non vi dispiace, il mio cavaliere mi sta aspettando giù alla Prima da ben un quarto d'ora. Non voglio farlo aspettare oltre”

Hyoga è qui?” chiese Milo.

No, naturalmente, non gli faccio fare mille mila chilometri solo per una festa”

E allora chi è?”

La mia guardia del corpo, insieme a Psiche, ovviamente”

Cosa? Psiche!” protestò Milo, ma la Sacerdotessa non parve curarsene. “Ordini superiori a cui non posso disobbedire. Ma sono sicura che ci divertiremo comunque” sorrise ironica lei, pizzicando la guancia del Cavaliere che, invece, era notevolmente contrariato.

Il gruppetto iniziò a scendere attraverso le Dodici Case, con Ayame in testa, seguita a ruota da Psiche e Milo e Camus in coda con Galatea, a lanciarsi occhiate brevi e furtive. Raggiunta la Casa dell'Ariete, trovarono Mu ad attenderli all'entrata.

Non sei ancora pronto” gli fece notare Camus.

Io non vengo con voi” rispose semplicemente il Cavaliere, per poi rivolgersi ad Ayame. “Ti aspetta fuori dalla bottega del fioraio, l'ha ritenuto più prudente”

Va bene, grazie” si congedò Ayame.

Procedettero attraverso le vie di Rodorio fino alla bottega, rimasta aperta apposta per permettere loro di uscire. Come Mu le aveva detto, Kanon li aspettava dall'entrata del negozio che dava su Atene.

Tu?” domandarono in coro tutti gli altri, notevolmente sorpresi, per poi guardare Ayame, la quale pareva, invece, soddisfatta.

Io” rispose Kanon, monocorde. “La cosa vi disturba, per caso?”

N-no, certo che no, Kanon!” ribattè prontamente Milo, sfoggiando un sorriso conciliante. “Siamo tutti, però, molto sorpresi di vederti qui, tutto in tiro, per partecipare ad una festa”

Sai, mi hanno detto che c'era un sabotaggio di mezzo e non ho saputo resistere alla tentazione” spiegò il Generale con ironia.

Sabotaggio? Che sabotaggio?” chiese Milo, cercando di nascondere l'apprensione con una risatina isterica.

Oh, niente di cui preoccuparsi, Milo” lo rassicurò Kanon, con fare canzonatorio. “Vedrai, ci divertiremo un mondo questa sera. Vogliamo andare? Sto facendo radici qui. Psiche, non ti scollare da Ayame per nessun motivo”

La Sacerdotessa eseguì e si affiancò subito ad Ayame. Con Milo, molto preoccupato per l'esito della sua serata, e Kanon in testa, il gruppo si immerse nella confusione di Atene.

Sei perfida” disse Ayame a Psiche.

Non è vero” ribattè lei prontamente.

Non se lo merita”

Io dico di sì”

Puoi spiegarmi questo tuo accanimento contro di lui?”

Penso di no”

Potrei ordinartelo”

Potrei non obbedire”

Si chiama insubordinazione, lo sai?”

No, si chiama privacy”

Tanto, prima o poi, lo scoprirò”

Psiche sorrise. “Goditi la tua serata libera e non pensare a Milo. Per quello ci sono io”

Ayame capì che la Sacerdotessa considerava il discorso chiuso e non aggiunse altro, ma si ripromise di osservarla bene durante tutta la serata e nei giorni a venire, per capire cosa le frullasse in testa.

Dopo ancora qualche minuto di cammino, finalmente raggiunsero la piccola piazza in cui si stava tenendo la festa. Ai lati dell'area, banchetti di leccornie, giochi a premi e merci d'artigianato circondavano il palco centrale, dove alcuni gruppi musicali si esibivano e facevano danzare la folla accorsa per celebrare la ricorrenza religiosa a cui la festa era dedicata. Al momento, tra le bancarelle giravano per lo più famiglie. Perché la festa si animasse avrebbero dovuto aspettare ancora un po'.

Sembra carino” commentò Ayame, dopo essersi data una veloce occhiata in giro.

Non ricevette nessuna risposta. Voltatasi verso Psiche, vide che la Sacerdotessa aveva perso il cipiglio di poco prima e il suo sguardo era perso nel vuoto, inoltre le tremavano leggermente le labbra.

Psiche, tutto bene?” si accertò la ragazza, risvegliando Psiche da quella specie di trance in cui era caduta.

Sì, tutto bene” rispose lei, sbrigativa.

Potremmo mangiare qualcosa, nel frattempo” propose Milo, indicando uno dei banchetti di alimentari. Pur senza troppo entusiasmo, furono tutti quanti d'accordo e si accinsero a seguirlo. Quando quasi tutti si furono immersi nella coda di fronte alla bancarella, Ayame afferrò Kanon per un braccio e lo trascinò via.

Che c...” provò a protestare il Generale, ma Ayame gli tappò la bocca con la mano e gli intimò di fare silenzio.

Shhhh! Sto sabotando il sabotaggio. Vieni con me”

Prima che potesse nuovamente trainarlo da qualche parte, Kanon la bloccò con poca grazia.

Ti avverto che mi sto già pentendo di essere qui, ragazzina” le sibilò a pochi centimetri dal naso.

L'avevo intuito, ma ormai sei qui, perciò, ti prego, assecondami solo in questa cosa e ti prometto che farò la brava”

Il Generale grugnì qualcosa di incomprensibile, quindi domandò: “Cosa vuoi fare?”

Semplice, lasciare i quattro piccioncini da soli. Dobbiamo solo stare lontani da loro”

Il che significa che tocca a me farti da balia. Sapevo che c'era la fregatura”

Sarò brava, promesso e ripromesso. Non ti accorgerai nemmeno che esisto”

Ne dubito. Ho fame. Spera che all'altro lato della piazza vendano qualcosa di commestibile”


In breve, la piazza iniziò a popolarsi di persone e voci, di luci e di canti. Attraversare la folla cominciava a diventare un'impresa non da poco, ma Psiche non sembrava intenzionata a lasciarsi fermare da quel piccolo dettaglio.

Avevano perso di vista Ayame e Kanon poco dopo aver deciso di andare a prendere da mangiare. Milo e Galatea erano riusciti a convincerla ad aspettare almeno che avessero finito di mangiare per andarla a cercare. Non aveva toccato cibo e, quando la sua compagna aveva ingerito l'ultimo boccone, si era alzata immediatamente e si era immersa nella folla.

Non cercava Ayame solo perché, senza di lei, il suo piano sarebbe andato in fumo, ma soprattutto perché si era resa conto che la sua dea era esposta ad un serio pericolo. Come aveva detto Mu, controllarla in mezzo a tutta quella gente era un compito che cinque persone sole non potevano portare a termine senza rischi, ed era suo dovere di Sacerdotessa proteggere la dea a cui era devota, specialmente nello stato in cui si trovava ora Ayame.

Una presa ferma attorno al suo braccio arrestò la sua avanzata. Milo l'aveva raggiunta e sembrava aver perso tutto il suo spirito festaiolo.

Si può sapere dove stai andando?” le domandò, duro.

A cercare Ayame” gli rispose Psiche, asciutta.

È con Kanon, è al sicuro” le ribadì, ma Psiche non era intenzionata a dargli retta.

No che non lo è, qui è troppo esposta. Io sono una sua Sacerdotessa, proteggerla è un mio dovere”

La ragazza provò a muovere un passo, ma Milo rafforzò la presa.

Senti, ho capito benissimo quale sia il tuo piano. Non c'è bisogno di nascondersi dietro a doveri inesistenti”

Non so di cosa tu stia parlando”

Voglio che mi dici in faccia che non vuoi avere niente a che fare con me” le rivelò il Cavaliere.

Ti farebbe desistere, se te lo dicessi?”

Milo attese qualche attimo, prima di rispondere con sicurezza. “So riconoscere una battaglia persa”

Psiche?” domandò una voce tra la folla, che poco dopo prese il volto di una giovane ragazza dai lunghi capelli castani. Si avvicinò con sguardo incredulo alla Sacerdotessa, la quale stava cercando di ricordare dove avesse già visto quel volto conosciuto.

Sei proprio tu?” domandò ancora la ragazza, che ormai aveva raggiunto la coppia.

Ci conosciamo?” chiese a sua volta Psiche.

Sono Georgia. Mio padre aveva il bar vicino al vostro negozio e noi giocavamo sempre insieme, ricordi?”

La Sacerdotessa rimase inebetita per qualche istante, in preda alla cascata di ricordi che quelle poche parole avevano fatto fluire nella sua mente. Immagini di momenti lontani, felici, vissuti in un angolo di mondo che, per lei, era il paradiso, dove poteva dire di avere tutto ciò che le serviva per essere felice. Un padre, la sua unica famiglia, una casa piccola ma meravigliosa ai suoi occhi di bambina, un negozio di fiori che per lei era meglio di un parco giochi ed un'amica più fortunata di lei, sotto certi punti di vista, ma dal cuore così grande da permetterle di condividere quella sua fortuna con lei. Quella bambina era Georgia.

Sì, certo che mi ricordo” le rispose infine, incapace di non sorridere.

Georgia ricambiò e la abbracciò. Psiche si irrigidì a quel gesto inaspettato, ma ricambiò. Quando le due amiche si sciolsero dall'abbraccio, Georgia riprese a parlare.

Ma dove sei stata per tutti questi anni? Ci sei mancata, soprattutto a tuo padre. Ci ha detto che eri andata in una scuola privata, ma speravamo che saresti tornata a trovarci, qualche volta”

Ho provato, davvero” disse Psiche, cercando di mascherare la voce spezzata, conseguenza di quelle poche parole che erano state in grado di riaprire vecchie ferite. “Ma i miei studi mi hanno impegnata per quasi tutto il tempo. Mi dispiace”

Georgia annuì, comprensiva, quindi riprese a sorridere. “Ora, però, sei tornata. È bello rivederti dopo tanto tempo, e in ottima compagnia, oltretutto”

Milo, che era rimasto ad ascoltare la conversazione tra le due amiche con molto interesse, approfittò della sua chiamata in causa per presentarsi. “Mi chiamo Milo, sono un amico di Psiche. Abbiamo frequentato la stessa scuola speciale

Lieta di conoscerti. Ah, Psi, prima che mi dimentichi, a casa ho dei documenti da darti. Ci sono state lasciati dopo la morte di tuo padre e dovresti dar loro un'occhiata, appena hai tempo”

D'accordo, passerò senz'altro” acconsentì Psiche, cercando di sembrare il più naturale possibile. “Adesso, però, devo andare a cercare una persona. È una questione piuttosto urgente, sai”

Certo, nessun problema. Goditi la festa e, se hai tempo, vieni a trovarci al bar, ci farebbe molto piacere averti come ospite”

Farò il possibile” promise Psiche, quindi si congedò in fretta da Georgia e sparì tra la folla. Milo la imitò, con più affabilità rispetto a lei, e tornò al suo inseguimento. Il colloquio a cui aveva assistito aveva fatto nascere in lui molti dubbi che la sua insana curiosità non vedeva l'ora di sciogliere e che, ne era certo, l'avrebbero aiutato a scoprire qualcosa di più su quell'enigmatico personaggio quale Psiche era.


Galatea provò a mettersi in punta di piedi, nella speranza di scorgere Psiche o Ayame in mezzo alla folla che stava aumentando di minuto in minuto.

Lei e Camus erano stati letteralmente abbandonati al chiosco dove avevano mangiato. I primi a sparire erano stati Ayame e Kanon: li avevano persi di vista poco dopo essersi messi in coda alla bancarella. Poi era stato il turno di Psiche, che per tutto il tempo non aveva nascosto la sua impazienza di andare a cercare Ayame e, soprattutto, di allontanarsi da Milo. Questi, però, l'aveva seguita in mezzo alla folla, e alla fine erano rimasti loro due, soli col loro imbarazzo.

Galatea abbandonò ogni speranza di riuscire ad individuare anche uno solo dei loro compagni e tornò a sedersi sulla panchina dove, dalla parte opposta alla sua, stava Camus.

Era quella la situazione che avrebbe voluto evitare, quella sera, ma sembrava proprio che il piano elaborato da Psiche e Ayame stesse andando tutt'altro che a buon fine.

Lanciò un rapido sguardo a Camus, concentrato a guardarsi le mani congiunte davanti a sé.

Sono preoccupata” confessò la Sacerdotessa, seppur con riluttanza. Camus si voltò a guardarla con espressione interrogativa, a cui lei subito rispose. “Per Ayame”

Il Cavaliere annuì. “Anche secondo me non è stata una buona idea portarla qui. Ma stai tranquilla, è con Kanon e sono sicuro che farà di tutto per tenerla d'occhio”

Lo spero”

Qualcuno da dietro poggiò con poca grazia una mano sulla spalla di Galatea. Lo sconosciuto le si affiancò e le rivolse un sorriso che, probabilmente, riteneva affascinante.

Tutta sola, biondina? Vuoi un po' di compagnia?”

Galatea cercò di ritrarsi e rifiutò gentilmente, ma il ragazzo non sembrava intenzionato a demordere.

Andiamo, bellezza, solo un ballo o un giretto qui attorno”

Ha detto che non vuole” ribadì duramente Camus, guadagnandosi un'occhiata torva dallo scocciatore.

Non stavo parlando con te, capellone”

Ma stai importunando la mia amica”

No, tu stai importunando noi. Stavamo facendo conoscenza”. Lo sconosciuto passò un braccio attorno alle spalle di Galatea. Questa stava per muoversi e metterlo al tappeto, ma Camus la anticipò e la liberò da quell'abbraccio torcendo il polso al ragazzo.

Non lo voglio ripetere: lasciala stare” scandì bene il Cavaliere, mantenendo comunque il suo autocontrollo.

Va... bene...” accettò con voce strozzata “Adesso lasciami andare, per favore”

Camus mollò la morsa, prese Galatea per mano e fece per allontanarsi dall'importunatore, ma questi, dopo essersi ripreso, lo fermò afferrandolo per una spalla e fece per dargli un diretto in pieno volto. Il suo pugno venne fermato, stavolta, da Galatea, che poi spinse indietro il ragazzo, facendolo finire col sedere sulla panchina che avevano occupato poco prima.

Ti conviene restarci, se non vuoi farti ancora più male” lo avvertì la Sacerdotessa, quindi si lasciò guidare da Camus attraverso la folla. Il Cavaliere continuava a tenerla per mano, forse stringendo con forza eccessiva, ma non le importava. Era il primo contatto fisico dall'incidente allo stadio e non aveva intenzione di interromperlo fintanto che non l'avesse voluto lui.

Arrivati al centro della piazza, la folla era talmente accalcata che furono costretti a fermarsi e Galatea venne letteralmente schiacciata contro Camus. In un gesto forse istintivo, il Cavaliere la cinse col braccio mentre cercava una via d'uscita da quel marasma che sembrava mal sopportare. Una volta individuatala, ripresero ad avanzare mano nella mano.

Un ragazzo incappucciato che procedeva in direzione opposta alla loro la colpì con una spallata e, per un attimo, i loro sguardi si incrociarono. Due occhi cerulei spiccavano sul volto scuro sia per la carnagione che per l'ombra del cappuccio. Un lampo azzurro passò sulle sue iridi e Galatea avvertì distintamente il suo cosmo accendersi per un istante. L'uomo proseguì per la sua strada, sotto lo sguardo di Galatea.

Anche Camus si era fermato: aveva sentito pure lui quella breve emanazione cosmica e stava cercando di individuarne la fonte.

Ligia al suo ruolo di Sacerdotessa, Galatea lasciò, seppur malvolentieri, la mano del Cavaliere per lanciarsi all'inseguimento dell'uomo incappucciato prima di perderlo di vista.

Galatea!” la chiamò Camus, dopo che la ragazza ebbe lasciato la sua mano. La Sacerdotessa non rispose, ma proseguì nell'inseguimento, con gli occhi puntati sul cappuccio davanti a lei.

Un gruppo di persone di passaggio rallentò l'avanzata di Camus, che perse così di vista Galatea. Preoccuparsi gli venne stranamente istintivo, così come sentire la mancanza del contatto con lei. Ora che non erano più insieme, il freddo tornò a fare da padrone dentro di lui.


Dobbiamo per forza stare qui?” si lamentò Ayame. Dopo essersi rifocillato, Kanon l'aveva parcheggiata su un muretto e, da allora, la controllava a vista.

Sì” rispose, monotono, il Generale.

Potremmo andare a ballare” propose con leggerezza la ragazza.

No”

Sei noioso”

Desolato, ma qui posso tenerti d'occhio, quindi non ci muoviamo”

Ayame sbuffò e abbandonò la testa sulle mani, mentre i gomiti erano poggiati sulle gambe che penzolavano dal muretto.

Da quando erano arrivati alla festa le risultava difficile stare ferma, si sentiva stranamente euforica e persino la solita sensazione di vuoto sembrava quasi essere scomparsa. Tuttavia non sapeva come sfogare quell'energia, Kanon le aveva più volte fatto capire che non era minimamente intenzionato a schiodarsi da lì.

Quando Ayame notò i bagni chimici dall'altro lato della piazza, le venne un'idea che le avrebbe, se non altro, consentito di muoversi un po'.

Devo andare in bagno” gli comunicò con fare innocente.

Kanon alzò gli occhi al cielo, scocciato, e sospirò, quindi abbandonò l'appoggio del muretto.

Basta che sia una cosa rapida. Dai, andiamo”

Ayame balzò subito giù e atterrò agilmente sui tacchi vertiginosi, poi si incamminò col Generale verso i servizi igienici. Una volta inglobati dalla folla, la sensazione di euforia in Ayame si fece più intensa. Sentì i suoi sensi acuirsi, percepiva rumori e odori amplificati di decine di volte, in una cacofonia di sensazioni che, presto, iniziarono a stordirla.

Un formicolio strano e fastidioso le percorse il braccio destro e, voltatasi in quella direzione, vide una coppia di ragazzi scambiarsi effusioni con eccessiva passione. Un altro prurito le prese la nuca, e di nuovo individuò due persone che si stavano baciando.

Quando voltò il capo per individuare la fonte dell'ennesimo formicolio, venne colta da un capogiro accompagnato da una forte sensazione di nausea. Un nuovo prurito la colpì in pieno volto e Ayame riuscì a mantenere a stento l'equilibrio.

Ben presto le fu impossibile distinguere la provenienza delle varie sensazioni. La vista prese ad annebbiarsi e la nausea si fece insopportabile, la testa le girava talmente tanto che mantenere l'equilibrio divenne un'impresa impossibile. Riuscì a rimanere in piedi solo grazie al tempestivo intervento di Kanon.

No no no no no! In piedi, forza!” la incitò, sollevandola di peso. “Ci manca solo che attiriamo l'attenzione su di noi”

Devo vomitare” lo avvertì Ayame.

Magnifico. Dai, andiamo. Cerca di far finta di camminare e, ti prego, resisti. Questi vestiti sono di Saga”

Ayame annuì. Attraversarono la piazza alla maggior velocità possibile e raggiunsero i bagni chimici. Kanon forzò la porta di una delle due cabine e cacciò fuori in malo modo chi la stava tenendo occupata, sordo alle sue proteste, lasciando via libera ad Ayame.

La ragazza vomito letteralmente l'anima, sotto lo sguardo vigile e seriamente preoccupato di Kanon.


Durante tutta la traversata della piazza, l'uomo col cappuccio si era voltato più volte, quasi a voler constatare che Galatea lo stesse seguendo.

Dimentica del suo appuntamento con Camus, la Sacerdotessa aveva ora come obiettivo quello di raggiungere la figura davanti a sé e di scoprirne le intenzioni. Non era un volto conosciuto e il suo istinto le diceva che, probabilmente, apparteneva alle schiere nemiche.

Ai lati del palco, la folla si diradò, lasciando ad entrambi più libertà di movimento. L'uomo incappucciato accelerò il passo e, quando fu sicuro che Galatea l'avrebbe visto, scomparve una via laterale. La ragazza corse al suo inseguimento ed imboccò la stessa strada, in fondo alla quale vide il suo obiettivo, in attesa. Di nuovo l'uomo imboccò un altro vicolo alla sua sinistra e di nuovo attese che la Sacerdotessa fosse a portata d'occhio. Continuarono così finché non sbucarono in una piazzetta più piccola nei pressi della festa, il cui eco giungeva sino alle loro orecchie.

Galatea raggiunse l'uomo e, per precauzione, accese il suo cosmo, pronta a battersi.

Buonasera, Sacerdotessa” si sentì salutare dalla sua voce melliflua.

Chi sei e che cosa ci fai qui?” domandò lei, ostentando sicurezza.

Mi chiamo Jez e, puoi non crederci, vengo in pace” rispose quello, apparentemente con sincerità.

Per fare cosa?” continuò a chiedere Galatea.

Osservare” spiegò Jez, criptico, lasciando passare uno sguardo furbo sul suo volto scuro.

Quando provò a muovere un passo, Galatea bloccò ogni suo movimento imprigionandogli i piedi con due manicotti d'avorio. Jez lanciò uno sguardo soddisfatto alle due manette.

Non vai da nessuna parte finché non mi dici cosa sei venuto a fare” lo avvertì la Sacerdotessa, guadagnandosi una risata di scherno da parte del nemico.

Pensi che questo basti a fermarmi? Povera sciocca”

Con il minimo della forza, Jez si liberò dalla morsa d'avorio che avrebbe dovuto costringerlo a stare fermo. Due ali azzurro cielo si aprirono sulla sua schiena, mandando in cenere la felpa che aveva usato per restare nell'ombra.

Non sei abbastanza potente per competere con me”

Ma io sì” intervenne una voce alle spalle di Galatea. Camus le fu, in breve, a fianco, il cosmo acceso e pronto per essere scatenato.

Un Cavaliere d'Oro, quale onore!” esclamò Jez, prostrandosi in un accenno di inchino. “Purtroppo non sono qui per battermi. Come ho detto alla Sacerdotessa qui, sono venuto solo per osservare. E ho osservato quanto basta, quindi arrivederci”

Con un possente battito d'ali, Jez si alzò di parecchi metri da terra e balzò su uno dei tetti dei palazzi lì attorno, quindi scomparve alla vista.

Galatea fece per lanciarsi al suo inseguimento, ma Camus la fermò.

Aspetta! Non è saggio seguirlo. Meglio cercare Ayame e Kanon”

La Sacerdotessa fece per protestare, ma alla fine annuì.

Tu stai bene?” le domandò poi Camus, sinceramente preoccupato. Di nuovo Galatea rispose con un cenno del capo, senza nemmeno provare a nascondere il fatto che qualcosa non andava. Tuttavia la loro priorità, in quel momento, era trovare gli altri due e avvertirli della visita dell'Angelo. Una volta che la situazione fosse tornata sotto controllo, si sarebbe preoccupato di Galatea.

La festa è qui! Ho cercato di usarla come pretesto per approfondire i rapporti tra i vari personaggi, nella speranza di essere rimasta in linea con la loro personalità, per fare un accenno alla natura divina di Ayame e cosa essa comporta e, infine, per reintegrare nella storia il nemico iniziale, che è sempre presente e presto si farà vedere :) spero che sia di vostro gradimento! Come sempre, grazie a Panenutella che beta e non mi fa scrivere strafalcioni ;)

PS: su sua notifica, il termine mille mila è una libertà stilistica che mi sono presa :) è un termine che usiamo tra amiche per intendere, simpaticamente, un numero molto grosso.

   
 
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