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Autore: SeleneLightwood    16/11/2011    6 recensioni
Sirius e Lily vengono lasciati indietro per l'ennesima volta da James, in missione per l'ordine. E' la notte di Halloween e non possono fare a meno di sentirsi terribilmente vicini, all'inferno.
Ma è la realtà o solo un ricordo sbiadito?
[cit.]
Fa male, ma pur di averla così addosso Sirius passerebbe cent’anni all’inferno.
Ormai il fuoco lo ha consumato del tutto e capisce che non riuscirà più a fermarsi. Non sa se è perché è Halloween o perché ha paura. Magari è perché il tradimento non è più forte del senso di colpa, o semplicemente perché muore dalla voglia di baciarla da anni. Mentre una mano continua a fare su e giù sulla curva del suo fianco – non ricorda nemmeno quando ha cominciato – l’altra sale lungo la spalla, la scapola, fino al mento.
Lei gli afferra la maglia, e per un magnifico, orribile istante Sirius crede che lo spingerà via, che metterà fine a quella follia.
Invece si ritrova a pochi centimetri dal suo viso, dai suoi occhi e dalle sue lacrime, e spegne tutto. Spegne il frastuono della musica e quello scompare.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sirius/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come un angelo all’inferno

 

A Wynne, che non solo è senza faccia,

ma ha addirittura giustificato questo passaggio al Lato Oscuro

con “Oh, beh. Loro hanno i biscottini!”

Lot of Love, dear <3

 

 

 

 

“Mi nasconderò, tu già dormi e

non sai quale maschera avrò.

Notte d’incubo, io nell’ombra ti spio,

guardo quello che fai…”

 

 

Il volume della musica è alto, assordante. Ti entra in testa e si diffonde in tutto il corpo come se fosse veleno. L’atmosfera fumosa del locale rispecchia perfettamente la notte londinese: nebbiosa e buia.

Le discoteche di fine anni settanta sono così, in fondo: corpi che si muovono a tempo, alcol, qualche pasticca qua e là.

Non ci sono rumori al di fuori della musica pulsante, talmente alta che, a lungo andare, sembra quasi silenzio.

Sirius si aggira per il locale con un bicchiere in mano; scivola tra i corpi silenziosamente, passando tra una ragazza vestita da diavola e un giovane con dei denti da vampiro finti di pessima qualità. Trova che il modo dei Babbani di festeggiare Halloween sia curioso: si vestono da mostri – come se quelli veri non fossero ad un passo da casa – e si riuniscono andando in giro per Londra chiedendo dolci a chiunque.

Remus, Lily e James tardano ad arrivare.

Hanno deciso di festeggiare Halloween insieme, tanto per distrarsi un po’, vista la guerra che infuria fuori. Silente ha raccomandato loro di essere attenti: sfiora delicatamente la bacchetta all’interno del mantello.

Un lampo rosso attira la sua attenzione verso il lato opposto della sala. Lily è in mezzo alla pista e si guarda intorno. Lo sta cercando ed è sola.

Si infila dietro ad una colonna e sbircia dalla sua parte: i capelli rossi le ricadono sulle spalle. E’ vestita da strega – che fantasia – ed è fasciata da una veste verde stretta in vita che fa a pungi con i suoi capelli e che non eguaglierà mai il colore dei suoi occhi.

Si volta a sinistra, scivola tra un paio di persone e si dirige dalla sua parte. Sirius si nasconde di più dietro alla colonna, senza sapere bene perché. Da quando ha paura di farsi vedere da Lily?

Eppure lo sa, da quando.

Prende un bel respiro e salta fuori dal suo nascondiglio cercando di ostentare una parvenza di dignità. E’ pur sempre un Black.

Lily lo nota subito e lo raggiunge in due falcate. Ha delle gambe lunghissime, e Sirius non riesce a distogliere lo sguardo dall’orlo del suo vestito, appena sopra la coscia.

Lei lo squadra da capo a piedi e ghigna in maniera molto malandrina.

«Alla faccia del “non vi dico il mio costume”» lo scimmiotta, urlando per sovrastare il rumore. «Sei davvero vestito da te stesso?»

Sirius sbuffa cercando di evitare di arrossire come una donnicciola e si da mentalmente dell’idiota. Si sta trasformando forse in James?

 

 

“Io che vivo il mio tormento

come un angelo all’inferno…”

 

Lily gli sorride nervosamente guardandosi intorno e rivelando finalmente l’ansia nei suoi occhi. Sirius non può fare a meno di notarlo: conosce Lily come conosce sé stesso.

«James e Remus?» domanda allora senza particolari inflessioni della voce, cercando di tenere a bada il crescente senso di panico. Lo sguardo di Lily si indurisce.

«C’è stata un’emergenza con l’Ordine » dice. «Sono stati mandati in missione».

Sirius si immobilizza, colto da un guizzo di terrore. Emergenza?

Lily deve aver letto la muta richiesta di dettagli nei suoi occhi, perché aggiunge: «Nulla di grave. Ci hanno detto di rimanere qui.»

E’ stizzita perché James non l’ha voluta al suo fianco, Sirius può leggerglielo nello sguardo. Lo sa perché è esattamente quello che prova lui: fastidio. James, con quella sua mania dell’eroe, non fa altro che lasciarli indietro ogni volta che va in missione per l’ordine.

Per proteggerli, dice lui. Non capisce, sembra impossibile che non abbia mai capito, eppure succede ogni volta: Sirius rimane indietro – proprio lui che ama dare battaglia, e che detesta con tutto sé stesso essere escluso quando chi ama è in pericolo. Lily, se possibile, odia questa situazione più di lui. In quel momento è come uno specchio: pare riflettere tutte le sue sensazioni, tutte le sue paure, e amplificarle al massimo.

Deve costringersi però a rilassarsi e a sospirare, perché ormai James li ha lasciati indietro, come sempre. Non può corrergli dietro se non ha idea di dov’è andato.  Il suo patetico tentativo di proteggerli finisce sempre per separarli, in un modo o nell’altro.  

Lily gli posa una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione e Sirius freme a quel contatto, ma non si sposta.

«Balliamo, allora» dice prendendola per mano e trascinandola in pista. Lily gli allaccia le mani dietro al collo e lui sente la nuca andargli semplicemente a fuoco.

Mentre ballano, pressati dalla folla, con la musica che li stordisce, Lily si stringe sempre di più a lui, sfiorandogli il mento con i capelli.

I fianchi sono premuti contro i suoi, la testa appena piegata all’indietro, mentre gli sfiora il bacino con la pancia. Intorno a loro sembra l’inferno: i Babbani si nascondono dietro alle loro maschere, ignari della guerra che c’è fuori; ballano e non pensano ad altro.

Sirius cerca di respirare aria pura, ma il profumo di Lily gli è entrato in testa e non ne vuole sapere di andarsene. Il suo corpo tra le braccia è troppo caldo per tenerlo così vicino, ma ne ha troppo bisogno per lasciarla semplicemente andare.

Come può non sentirsi un bastardo traditore? James inizia a prendere le stesse, sfumate connotazioni di Regulus. Un fratello, un tradimento.

Eppure Lily è stretta a lui come se fosse un angelo sceso all’inferno: è un tormento dolce e strazia il cuore, lo riduce in mille pezzi con ogni movimento e ogni sguardo. Tutto quello che Sirius riesce a fare è stringerla ancora più a sé, cancellando James quasi con stizza, cacciandolo dai propri pensieri.

Lily si appoggia a lui come se potesse mai provare lo stesso, come se semplicemente guardarla non fosse uno sporco tradimento.

Si sentono entrambi all’inferno.

 

Tu sei luce nel mio cielo scuro,

rosso tramonto che incendia il nero…

Tu sei acqua che scorre nel tempo,

sei l’invisibile male al cuore che io sento…”

 

 

Ballano e non si fermano nemmeno quando finisce la prima canzone, o la seconda, o la terza. I capelli di Lily sembrano l’unica fonte di luce in tutta la discoteca, nera e buia.

Lo attirano come un faro attira una nave persa tra il cielo scuro e il mare. Il rosso sangue si perde nel nero e nel buio e ogni volta che un ciuffo ribelle gli sfiora inavvertitamente il viso Sirius si sente bruciare.

I riflessi non sono più delicati e luminosi: è un rosso che cola ovunque e non si può guardar altro.

Lei piega appena il viso e le luci psichedeliche del locale le illuminano le lacrime che brillano sulla guance. A Sirius sembra di essere parte del meccanismo di una fotografia. Scatta e il flash lo acceca e illumina la ragazza stretta a lui per un istante, poi torna il buio. Il rosso dei suoi capelli, però, è inconfondibile. Farebbe luce anche in una stanza buia.

Non deve chiedere perché piange: lo sa già.

E’ possibile stringerla ancora più forte? Sembra di sì, e Lily affonda il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla. Ormai Sirius sta ardendo e non gli importa. Il senso di colpa se n’è andato, bruciato insieme al nero: James è meno che cenere al vento, in questo momento.

Fa male, ma pur di averla così addosso Sirius passerebbe cent’anni all’inferno.

Ormai il fuoco lo ha consumato del tutto e capisce che non riuscirà più a fermarsi. Non sa se è perché è Halloween o perché ha paura. Magari è perché il tradimento non è più forte del senso di colpa, o semplicemente perché muore dalla voglia di baciarla da anni. Mentre una mano continua a fare su e giù sulla curva del suo fianco – non ricorda nemmeno quando ha cominciato – l’altra sale lungo la spalla, la scapola, fino al mento.

Lei gli afferra la maglia, e per un magnifico, orribile istante Sirius crede che lo spingerà via, che metterà fine a quella follia.

Invece si ritrova a pochi centimetri dal suo viso, dai suoi occhi e dalle sue lacrime, e spegne tutto. Spegne il frastuono della musica e quello scompare. Il bruciore aumenta, implacabile,  fino a consumarlo del tutto.

Si piega appena in avanti, un movimento minuscolo, insignificante, e chiude gli occhi mentre posa le labbra sulle sue.

Lily sembra prendere fuoco al contatto. Mentre una mano ancora gli stringe la maglietta l’altra sale tra i suoi capelli, sfiorandogli di nuovo la nuca. I brividi lungo la spina dorsale costringono Sirius a metterle una mano sulla schiena mentre la bacia e ad accarezzarle una guancia senza riuscire a fermarsi. Le passa la lingua sul labbro inferiore inclinandosi in avanti, mentre lei si stringe a lui. Muove un passo all’indietro, poi due. Si staccano per un breve istante, ma la presa di Lily sul suo braccio è così forte che non può fare altro che seguirla. Nessuno fa caso a loro mentre escono dalla discoteca e finiscono fuori, sotto la pioggia scrosciante.

Sirius quasi si aspetta che lei dica qualcosa di terribile – qualsiasi cosa – ma Lily gli prende il volto fra le mani e continua a baciarlo come se non aspettasse di fare altro da tutta la vita.

Ormai sono bagnati fradici, ma non ci sta nemmeno facendo caso. Il calore del corpo di lei è troppo invitante per pensare a qualsiasi altra cosa che non inizi dalla mano sulla sua schiena e non finisca dalle sue labbra bollenti.

La sospinge appena verso il vicolo di fianco al locale e lei non oppone resistenza. Una volta al buio lo spinge contro il muro e gli stringe il viso talmente forte che Sirius pensa di esplodere. Le passa una mano intorno alla vita e ribalta le posizioni, scendendo a baciarla sul collo. Quando alza gli occhi sul suo viso lei ancora piange, ma non si ferma. Sirius vorrebbe che lei mettesse fine a questa follia, perché lui non ne è in grado, non più.

Lily invece gli si lancia letteralmente sulle labbra, mentre si stringe a lui con disperazione.

Gli bacia una guancia scendendo fino al mento mentre le mani vagano sotto la sua maglietta.

Sirius si allontana di un millimetro dalle sue labbra e apre gli occhi, ritrovandosi con lo sguardo nel suo. Le passa il pollice sulla guancia per asciugarle le lacrime e lei gli posa un altro bacio a fior di labbra.

«Volevo farlo da…dio, da una vita» mormora lui sulle sue labbra con voce rotta. Un altro bacio lo distrae, di quelli che durano una vita e ti trascinano all’inferno.

«Sirius» risponde semplicemente lei, riprendendo a baciarlo con foga. Lui si lascia annientare perché non può fare nient’altro, il calore è troppo forte e sta bruciando: vuole bruciare, e vuole che sia lei ad alimentare le fiamme. Le passa una mano tra i capelli, stringendola tra le sue braccia. L’altra mano scivola addosso ai suoi vestiti bagnati e Lily sospira sulle sue labbra.

Si ferma solo per appoggiare la fronte alla sua, sfiorandole gli zigomi con i pollici per poi  prenderle il viso tra le mani.

Pensare al futuro fa male, anche solo immaginare che ci sia un qualcosa dopo sembra sbagliato, un errore.

Eppure sente di dover chiedere, sente di voler sapere, perché ormai non c’è più James, che se n’è andato come cenere, bruciato dall’inferno dentro di lui.

«E adesso?» sussurra sulle sue labbra. Quando lei gli posa una mano sulla guancia si accorge che ha smesso di piangere.

«Ti amo, Sirius» dice lei, e si sente morire dentro. Riprende a baciarla con foga, come se fosse un angelo affidato al peggiore dei dannati dell’inferno e finisce per non distinguere più dove inizia l’uno e dove finisce l’altra.

«Lily, io…»

Lei alza gli occhi su di lui, spaventata, mentre il buio intorno a loro si tinge di rosso e il mondo inizia a vorticare. Sirius non riesce a terminare la frase, così la abbraccia stretta perché immagina cosa sta per succedere, lo sente nell’aria e nell’oscurità scarlatta che si stringe intorno a loro.

Improvvisamente il peso tra le sue braccia si annulla e avverte contro la guancia il freddo dell’umido pavimento di pietra sotto di lui.

Si alza in ginocchio e si guarda intorno con le lacrime agli occhi. La cella è buia e di Lily non c’è traccia, e non sa neppure se quello che ricorda è successo davvero o è frutto della sua mente annebbiata, distrutta e straziata dai Dissennatori. Sirius cerca disperatamente la luce, quel rosso che era capace di incendiare qualsiasi buio, ma non la trova: sa di non meritarla. Non lui, non il dannato, il traditore, il fratello. Ormai è stato troppo tempo al buio e i suoi occhi si sono abituati all’oscurità. Ha guardato talmente tanto nelle tenebre che le tenebre hanno iniziato a guardare dentro di lui, e la sua discesa all’inferno è stata inesorabile.

Ad Azkaban il tempo non esiste. Esistono solo le grida dei pazzi, l’oscurità e i ricordi che ti scivolano via dalla mente. Lily però è sempre lì, nella sua cella. Lo osserva con gli occhi verdi spalancati dall’orrore, proprio come la notte in cui è morta. Lo guarda con la bocca aperta, come se stesse per gridare, ma non lo fa mai. Sirius vorrebbe abbracciarla, baciarla, gridarle di essere innocente. Vorrebbe dirle che non ricorda se quella sera l’ha baciata o meno, non ricorda se le ha confessato di essere innamorato di lei da sempre. Vorrebbe dirle anche che almeno ricorda perfettamente la consistenza delle sue labbra, la curva del fianco, l’incavo del collo, e che quello no, no potrebbe mai dimenticarlo.

Non ci riesce mai. La voce gli rimane incastrata in gola e cade in ginocchio. Non ha più nemmeno la forza di piangere.

Per una volta, poi, conosce con esattezza il giorno, nonostante ad Azkaban nessuno può permettersi di contare il tempo.

E’ il 31 ottobre, l’anniversario del suo ingresso all’inferno.

 

 

“Io che vivo il mio tormento,

come un angelo all’inferno.”

 

 

 

 

 

Note dell’Autore

 

Ehm. Ok, sono un po’ fuori dagli schemi con questa Sirius/Lily,  però l’idea c’era e questa sfida con me stessa non poteva essere abbandonata al caso, proprio no.

Era stata inizialmente scritta per il contest di Halloween di SereILU e vavvina, ma alla fine non avevo più partecipato per mancanza di tempo. Eh, eccoci qui.

Si capisce qualcosa? Sirius è OOC?

 

E’ come se vivesse una sorta di sogno, credo. Non ricorda se è successo davvero  o no (a voi la scelta) e alla fine è come se fosse più un’allucinazione di Azkaban che un ricordo.

E’ tanto confusa, fa schifo?

Ah, la canzone è “Dall’inferno” di Marco Mengoni :D Mi ha fatto pensare subito a loro due, nonostante io sia una Lily/James convintissima. Oh beh, si fa per provare!

 

Grazie a tutti quelli che lasceranno un commentino a questa…ehm, storia.

 

Baci!

   
 
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