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Autore: Viki_chan    16/11/2011    6 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul


IV.


Il sospetto perseguita chi sa di essere in fallo;
il ladro in ciascun cespuglio crede di vedere un birro.
(Shakespeare, Enrico VI)



Uscendo da Grimmauld Place numero 12, Hermione provò per l'ennesima volta quello strano senso di colpa.
Aveva fatto bene a parlare con Harry, a scrollarlo un po' da quella vita tremenda che stava facendo eppure si rendeva conto che nemmeno lei stava seguendo la direzione giusta.
Chiuse gli occhi, si appoggiò alla ringhiera rinsaldata tra il civico 11 e il 13.
Nella sua testa vide gli occhi di Harry, spenti.
Aveva bisogno di lui.
E lui... in qualche modo, nonostante il muro che si era costruito intorno, Hermione sapeva che anche lui aveva bisogno di lei.
“Signorina Granger?”
Hermione aprì gli occhi. Una donna decisamente più bassa di lei la osservava a meno di un metro di distanza.
“Io e lei dobbiamo parlare.” disse prendendola in malo modo per il braccio.
Lo strappo all'ombelico che sentì subito dopo la informò che si stava smaterializzando.
Arrivata sul punto di vomitare, Hermione chiuse gli occhi.
Quando li riaprì Grimmauld Place era solo un ricordo lontano.
Era in piedi, in un ufficio illuminato.
“Dove siamo? Chi è lei?” chiese guardandosi intorno.
La prima cosa che le venne in mente era il Ministero.
C'era qualcosa di diverso, però.
Le pareti dell'ufficio in cui si trovava erano più scure e l'aria era più umida.
Dopo aver osservato le pareti coperte di librerie, si soffermò sulla grande scrivania al centro della stanza.
Su una targa dorata c'era la risposta di tutte le sue domande:“Melinda Falk, Indicibile del Ministero della Magia.”
“Lei ha qualcosa che mi appartiene.” disse la donnina, con una voce che cozzava con il suo fragile aspetto.
“Non so di cosa lei stia parlando.”
Hermione mentì cercando di rimanere calma.
Qualcosa iniziò a vibrare sui suoi fianchi.
I documenti dell'Ufficio Misteri nella sua borsa.
Si era dimenticata di riporli in ufficio.
“Io... Sto solo cercando di fare il mio lavoro.”
“Ah sì? Portare a casa del signor Potter dei documenti del Ministero rientra nelle sue mansioni?”
“No, no. Il signor Potter non ha visto questi documenti. Non era mia intenzione mostrarli a qualcuno.”
Melinda Falk si sedette alla scrivania, unì le dita sotto al mento.
“Posso sapere che cosa l'ha portata a rubare dei documenti del Ministero?”
“Io non ho rubato niente.” rispose con passione. “Sto solo cercando di fare il lavoro che mi è stato assegnato.”
“Si ricorda che cosa le ha detto la signora Dafne? Non sono affari suoi, questi.”
“Lei come fa a sapere cosa...”
“Cosa non le è chiaro nella frase “Non sono affari suoi”, signorina Granger?” la donna enfatizzò ogni parola con la voce sempre più acuta, sembrava veramente molto agitata.
“Non volevo arrecarle disturbo.” mentì Hermione, temendo che la Falk stesse per congedarla.
Anche se quell'ufficio aveva un non so che di sinistro, non voleva andarsene.
Voleva saperne di più, voleva capire che cosa c'era dietro al trasferimento di Barty Crouch.
Melinda Falk la osservava dalla scrivania, meditabonda.
“Le sue richieste non sono state ascoltate.” buttò lì Hermione, togliendo i documenti dalla borsa.
“Perspicace.”
“Perchè volete trasferire qui Barty Crouch?”
“Non sono affari di una stagista impudente. Lei non è  al di sopra delle regole, signorina Granger.”
“Lo so, le dirò, signora Falk, le regole mi piacciono, molto.”
Hermione era consapevole di star giocando con il fuoco. Non sapeva da dove nasceva tutta quella confidenza, ma il desiderio di scoperta si era impadronito di lei.
Era affamata di verità.
“Le piaciono le regole, Granger? Se le piacessero così tanto, l'Ufficio Misteri avrebbe ancora la sua scorta di Giratempo.”
“Ogni tanto bisogna riconsiderare le proprie priorità.”
“Lei è una ragazzina molto emotiva, non è così?” chiese la donna con un sorrisetto furbo che Hermione non riuscì a comprendere.
“Se credo in una cosa, se ci credo davvero, sono pronta a combattere per essa fino alla morte.”
“Sa, signorina Granger, non mi sono mai piaciuti gli eroi. E ora vada a fare il suo lavoro.”
“E i documenti?”
“A tempo debito verrò a riprendermeli.” la congedò con un sorriso di circostanza.


Hermione uscì dall'ufficio sbattendo la porta, senza la minima idea di come tornare all'Atrium.
Si trovò in un corridoio largo un paio di metri, fiocamente illuminato da torce. Su entrambi i lati si aprivano diverse porte con vecchie placche di ottone.
Istintivamente si diresse verso la parte più luminosa del corridoio, e dopo un paio di curve si trovò davanti a delle scale.
Sentendosi sollevata, Hermione trasse un sospiro.
Poi tese l'orecchio. Dietro l'ennesima svolta, poco più avanti delle scale, percepì delle voci.
Incuriosita, si avvicinò di soppiatto e si schiacciò contro il muro per non essere notata.
“Dice che una stagista dell'ufficio del Wizengamot cercava il rapporto. Melinda se la mangia, quella sprovveduta.”
Due Indicibili stavano chiacchierando davanti a una porta simile a quella da cui era uscita qualche minuto prima.
“Ah, se l'avesse letto. Voglio dire, sai come la penso su quel tipo di esperimenti.”
“Mah, io non sono molto contrario. Voglio dire.. è vuoto.”
Uno dei due uomini ridacchiò.
“Certo, ma un uomo non è un barile di Idromele, Damien. Voglio dire.. a forza di mettere e di togliere roba, quello impazzisce.” commentò scettico.
“Ma se non ha l'anima? Te lo dico io. Zero controindicazioni. Sarà utile a noi e indolore per quel tipo. E poi, voglio dire.. E' Barty Crouch.. Tu-sai-chi non sarebbe risorto, se quel pazzo non gli avesse dato una mano.”.
Dopo qualche istante di silenzio, un terzo uomo si unì alla conversazione.
Era molto più vecchio degli altri due e vedendo la loro reazione, doveva essere un pezzo grosso.
“Non mi sembra il luogo di fare questi discorsi. Abbiamo già discusso sulla segretezza degli esperimenti emozionali, no?”
“Sì, signor Heartless.” dissero in coro i due uomini, tacendo finchè non lo videro scomparire in una delle porte che davano sul corridoio.
“Ma secondo te gli esperimenti a cosa servono di preciso?”
“A far star buona la Falk, quella è mezza pazza.”
Sentendo quel nome, Hermione ebbe un brivido.
Solo un istante dopo si rese conto che non era stato quel pensiero a provocarglielo.
Una piccola spinta, all'altezza dei reni.
“Credo che abbia sentito abbastanza, signorina Granger.”
E mentre nel corridoio rimbombavano le ultime risatine degli Indicibili, Hermione fu colpita da un dolore fortissimo, come se tutto ad un tratto qualcuno le avesse separato la pelle dalla carne.
Bruciava, troppo.
Si voltò, scagliò un incantesimo contro il suo aggressore.
Ma il dolore era imbattibile.
Urlò con tutta la forza che aveva in corpo.
Poi si fece tutto buio.



***


Il paio di jeans più bello che aveva.
Una maglietta bianca e una camicia a quadri, quella che Ginny gli aveva regalato pochi mesi prima.
La vecchia cintura di cuoio di Dudley.
Harry si preparò di tutto punto, come se dovesse andare ad un appuntamento.
In realtà, stava cercando la voglia di uscire di casa.
Risedendosi sul divano, si rese conto di aver avuto la peggiore idea del mondo.
Quei jeans erano scomodi e troppo stretti per stare seduti a lungo.
Forse per quello, si rialzò.
Andò in camera, si guardò un po' intorno.
Attaccato con il magiscotch allo specchio c'era un bigliettino.
Harry Potter è il mio eroe.
Harry sorrise.
Hermione gli aveva scritto quel bigliettino mesi prima, non si ricordava per quale motivo.
Era stata lei, il giorno prima, a fargli venire voglia di uscire.
Era lei, si disse, la molla che aveva fatto scattare l'azione.
Doveva vederla, scusarsi.
Magari chiederle informazioni su Barty Crouch, perché no.
Anche lui era curioso, Hermione di solito si appassionava a storie interessanti.
Si sedette sul letto, tirò fuori un paio di scarpe rovinate, se le mise.
Lanciò un'altra occhiata al bigliettino e scese in salotto.
Il citofono suonò.
Suono lungo, altro suono lungo.
“Chi è?”
“Ron.”
Sorpreso Harry aprì la porta.
“Hey, amico, quanto tempo!” disse facendolo entrare.
“Già. Hermione?”
“Lo so, mi dispiace. Ma davvero avevo bisogno di una vacanza..”
“No, Harry. Io.. volevo sapere se era qui. Non è tornata a casa ieri sera.”
Harry fece un gesto di stizza, imprecò.
Nella sua mente, le parole di Hermione rimbombarono per qualche secondo.
“Ha chiesto al Ministero?”
“Sì, hanno detto che è stata là, anche oggi. Ma non è tornata a dormire.”
I due rimasero in silenzio per qualche minuto.
“Forse è dai suoi genitori.” disse Harry senza passione. “Io e lei abbiamo litigato, ieri.”
“Ah. Comunque nemmeno tra me e lei le cose vanno bene... Il lavoro, il Ministero. Non so.”
“Stare sulla porta non ha senso, vieni in salotto.”
Gli aveva detto che sarebbe sparita.
Che voleva essere lasciata andare.
No, Hermione non lo avrebbe fatto per un semplice capriccio.
Dopo aver offerto una Burrobirra a Ron, Harry si slacciò i jeans.
Quelli stretti che si era messo apposta per andare da lei, per dirle che aveva ragione.
Pochi minuti dopo, o forse un'eternità, un gufo ticchettò alla finestra.
Quando Harry lo fece entrare, si appollaiò sulla poltrona, proprio accanto a Ron.
“Cosa dice?” chiese impaziente vedendo l'amico leggere il testo della lettera.
Ciao Ron, mi hanno mandata in missione per il Ministero. La partenza è stata improvvisa e non ho potuto salutarti, mi dispiace. Hermione. Oh, miseriaccia! Ero così preoccupato.”
Harry osservò il bigliettino nelle mani di Ron.
La scrittura ordinata di Hermione era diversa.
Diversa da quel “Harry Potter è il mio eroe”.
“Già, tutto bene.”disse a Ron, cercando di essere il più convincente possibile.
   
 
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