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Autore: _Lightning_    16/11/2011    4 recensioni
Cosa succederebbe se Altaïr dovesse fare i conti con un allievo imprevisto? Sarebbe il suo orgoglio o la sua rovina?
Dal Capitolo 4: [...] rimase ad osservare le sue strane e goffe acrobazie sul filo del rasoio per raggiungere la sporgenza superiore, troppo in alto per la sua bassa statura; più volte sporse il piede e cercò di tastare con la punta di esso una qualunque crepa nel muro sotto di sé, ma la fessura più vicina era due metri più sotto, del tutto irraggiungibile e la gamba priva di appigli si ritrovava a ciondolare comicamente in aria.
[...] -... sono bloccata.- annunciò infine, nel sentire un improvviso cedimento sotto le punte dei piedi in preda ai crampi e le sue mani scivolose di sudore e sangue che stavano per perdere la presa.
-E cosa ti aspetti che faccia?- le arrivò sarcasticamente in risposta.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 4: Which way are you gonna jump?
 
Avrebbe dovuto aspettarselo.
Non poteva essergli capitato un talento naturale, e neanche un Apprendista a un passo dal diventare un provetto Assassino.
No, certo che no.
Era ovvio che gli avrebbero rifilato una novellina del tutto incapace.
Altaïr avrebbe volentieri assassinato Al Mualim in quel momento, e tanti saluti al "Credo" e al rispetto per il proprio "Maestro".

Siham era una quindicina di metri sopra di lui, aggrappata a una sporgenza della torre di guardia con i piedi in bilico puntati su una minuscola fessura della parete che minacciava di sgretolarsi a momenti.
Ed era evidentemente, irremediabilmente bloccata.
Naturalmente lei fingeva di avere la situazione perfettamente sotto controllo, come se lui non fosse un Assassino con quasi dieci anni di esperienza alle spalle e non sapesse perfettamente che, per le sue attuali abilità, da quella situazione ci sarebbe uscita solo buttandosi da quindici metri, ritrovandosi un paio di ossa rotte.
A meno che, naturalmente, non fosse salito a sua volta per aiutarla, ma il pensiero non lo sfiorò nemmeno lontanamente, almeno finché la sua allieva non fosse stata a un passo dallo spiaccicarsi ai suoi piedi.

Così rimase dabbasso ad osservare le sue strane e goffe acrobazie sul filo del rasoio per raggiungere la sporgenza superiore, troppo in alto per la sua bassa statura; più volte sporse il piede e cercò di tastare con la punta di esso una qualunque crepa nel muro sotto di sé, ma la fessura più vicina era due metri più sotto, del tutto irraggiungibile e la gamba priva di appigli si ritrovava a ciondolare comicamente in aria.

-Allora, questo sopralluogo?- la richiamò, a voce abbastanza alta da farsi sentire, lasciando trapelare apertamente il suo disappunto.

La ragazza quasi rischiò di perdere la presa nel sentirlo e fece uno sforzo eroico per apparire controllata:

-Sì... ci sono quasi!-

Piuttosto debole come affermazione, ma impegnata com'era a mantenere dolorosamente la presa con i polpastrelli escoriati dalla pietra ruvida le riusciva difficile elaborare qualcosa di più convincente.
Torse la testa all'indietro nella speranza di scorgere la strada e il territorio circostante, ma uno spuntone roccioso copriva il suo obbiettivo: la strada per Damasco.
Guardò allora in basso, scorgendo Altaïr che osservava ogni sua mossa con quieto interesse e comodamente seduto in sella al suo cavallo, come se la sua unica azione degna di nota potesse essere la sua imminente caduta.
In effetti, l'unico modo per uscire da quella scomoda posizione sarebbe stata una corsa verticale sul muro da ferma per quasi quattro metri e un balzo laterale altrettanto ampio, oppure lasciare la presa e afferrare la sporgenza sottostante, ma questo implicava aggrapparsi a una cornice di fragile calce larga appena mezzo centimetro.

"Fantastico."

-... sono bloccata.- annunciò infine, nel sentire un improvviso cedimento sotto le punte dei piedi in preda ai crampi e le sue mani scivolose di sudore e sangue che stavano per perdere la presa.

-E cosa ti aspetti che faccia?- le arrivò sarcasticamente in risposta.

Siham intuì che era esattamente sotto di lei e ponderò l'ipotesi di lasciarsi cadere su di lui in modo da ammaccarlo almeno un po', ma sapeva altrettanto bene che lui si sarebbe scansato senza troppi problemi lasciandola schiantare a terra.
Avrebbe dovuto cavarsela da sola.

Liberò un flebile sospiro di esasperazione: quel primo giorno da allieva era stato un disastro fin dal principio...
 
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L'atmosfera fu ovviamente tesissima dal momento in cui partirono da Masyaf, visto il loro burrascoso incontro-scontro alle porte del villaggio e la situazione rimase statica fino al confine del territorio degli Assassini, quando Siham rivolse imprudentemente un cenno di saluto a un Assassino di sua conoscenza che era di guardia.
A quel semplice gesto Altaïr si voltò verso di lei con così tanta foga da farla trasalire visibilmente quando fu trapassata da quegli occhi neri infiammati da un misto di furia e... frustrazione?

Non capì il motivo di quella reazione, ma notò l'evidente sguardo d'odio che il suo Maestro aveva rivolto alla guardia, Jamal, che ricambiò con una sprezzante occhiata di sfida.
Altaïr spronò allora il cavallo, allontanandosi in fretta dal posto di sorveglianza e lasciando Siham appena indietro, piuttosto confusa e perplessa.
Non osò chiedere spiegazioni quando si affiancò di nuovo a lui, ma percepì dalla sua espressione accigliata e dalla sua mascella contratta che doveva essere qualcosa di molto grave.
Notò più volte un suo lieve tic al mignolo sinistro, come a voler far scattare la lama celata.
A quanto pareva il suo nuovo Maestro aveva più nemici di quanto avesse immaginato e si sentiva più sospettosa e prevenuta che mai nei suoi confronti.

Da quel momento in poi il viaggio trascorse nel silenzio più assoluto, rotto solo dagli zoccoli dei cavalli che risuonavano sulla nuda pietra o sulle sterpaglie rinsecchite che ricoprivano il Regno e dalle acute grida di un falco che continuava a volteggiare in ampi cerchi sulla coppia di Assassini, pronto a scendere in picchiata.
Più volte passarono inosservati tra pattuglie di soldati che perlustravano il Regno, ignari che la loro preda stesse passando proprio accanto a loro, e superarono non visti un paio di accampamenti di mercenari che rivolsero loro appena uno sguardo disinteressato prima di tornare a ridere e a gridare sguaiatamente tra di loro.

Tutto filò liscio fino all'arrivo alla valle subito prima del bivio tra Damasco ed Acri, dove furono costretti ad attraversare un villaggio.
Gli abitanti li squadrarono con malcelato sospetto e alcuni, intuendo la loro identità o riconoscendoli, manifestarono apertamente la loro ostilità cambiando bruscamente strada al loro passaggio o borbottando a mezza voce commenti pungenti.
Siham si sentiva inquieta e fin troppo al centro dell'attenzione, mentre Altaïr sembrava aver ormai fatto il callo ad eventi simili.

La situazione precipitò quando una pattuglia di Crociati sbucò all'improvviso sulla strada, dirigendosi verso di loro.
Altaïr, nel vedere che era ormai impossibile evitarli senza destare sospetti, tirò dritto per la sua strada lasciando che il cappuccio gli nascondesse il volto con naturalezza e non degnò di uno sguardo i soldati, almeno una dozzina, che marciavano compatti al seguito di un cavaliere.
Siham cercò di imitarlo, ma era evidentemente nervosa e non riuscì a frenare l'istinto di spronare il cavallo per allontanarsi il più in fretta possibile da quella minaccia; fu un po' troppo brusca e l'animale lanciò un nitrito di protesta, scartando appena e facendo voltare la testa a un paio di soldati in retroguardia, incuriositi anche dalla notevole bellezza della bestia.
Fu questione di pochi secondi prima che si accorgessero dell'insolito abbigliamento del cavaliere e portassero le mani ai lunghi spadoni che pendevano loro al fianco.

-Ehi, voi! Fermi dove siete!- intimò loro un soldato, sguainando per metà la spada e attirando l'attenzione del comandante e dei loro compagni.

Altaïr si girò appena, inquadrando la situazione e puntando lo sguardo sulla stretta strada in salita che si apriva poco dietro i soldati, riconoscendola come l'unica via di fuga.
Il comandante, intanto, aveva sguainato la spada vedendo la veste degli Assassini e ordinò alla squadriglia di partire alla carica e di accerchiarli.

-Uccidete quei bastardi miscredenti!- urlò, lanciandosi verso di loro.

Siham fece per partire al galoppo verso il villaggio, ma Altaïr fu pronto a bloccarla per poi lanciarsi senza preavviso contro i soldati, disperdendo il piccolo gruppo e schivando il fendente del comandante che si era scagliato contro di lui a testa bassa. 
Il Crociato non mollò e gli sbarrò nuovamente la strada, menando un altro colpo in diagonale diretto alla testa dell'Assassino, che si abbassò di scatto e sentì la lama passare sibilando sopra di lui; fece impennare il cavallo contro il nemico, dando a Siham il tempo di raggiungerlo, poi si voltò bruscamente puntando al galoppo verso il sentiero e la ragazza fu rapida a seguire la sua scia per tirarsi fuori dalla mischia.
I Crociati ebbero un attimo di esitazione che bastò agli Assassini per sparire dietro la curva del sentiero; il comandante urlò concitato ai soldati di rimanere a bloccare l'accesso alla strada, poi si lanciò sulle tracce dei fuggitivi.

Altaïr sapeva bene che quello era un vicolo cieco e così, non appena il sentierò curvò a gomito sulla destra, si accostò a un tratto di parete rocciosa semi-nascosta da una fitta macchia d'arbusti e scese di sella con un balzo, acquattandosi nell'ombra.
Siham fece per imitarlo, ma l'altro le fece un brusco gesto di diniego, facendole capire di dover rimanere ferma in modo da essere ben visibile.
Dopo appena una decina di secondi il comandante Crociato sbucò a rotta di collo da dietro lo sperone roccioso, a spada sguainata.
Siham si agitò appena, incerta sul da farsi, ma evitò di guardare in direzione del nascondiglio del suo Maestro e sguainò il pugnale, l'unica arma della quale aveva il diritto di armarsi in quanto Apprendista e questo suscitò il sorrisetto di scherno del Crociato, già pronto a fare a pezzi quella ragazzina imprudente.
Con ostentata lentezza si avvicinò all'Assassina, superando senza rendersene conto il nascondiglio di Altaïr che nel frattempo attendeva con i muscoli pronti a scattare, nella familiare e piacevole tensione che lo coglieva subito prima di un assassinio.
Sgusciò fuori dagli arbusti con un movimento fluido e calcolato, senza che una sola foglia frusciasse al suo passaggio e scivolò invisibile alle spalle del soldato, che adesso stava per scagliarsi contro Siham a spada tratta.

Altaïr caricò il balzo.

Il soldato fece l'errore di tirarla troppo per le lunghe, sicuro di sé e già pregustando tronfio il suo premio per l'eliminazione di un Assassino:

-E il tuo compagno che fine ha fatto, ragazzina? Se l'è data a gam...- le sue parole annegerono in un gorgoglio strozzato, mentre la fredda lama gli trapassava con facilità la gola, facendone sprizzare un fiotto di sangue.

Il Crociato lasciò la spada e si portò inutilmente le mani alla gola con un gemito strozzato, mentre già ricadeva morto a faccia avanti, il volto distorto in una maschera di dolore e sorpresa; il sangue colò lentamente lungo il collo dell'uomo, macchiando il mantello baio del suo cavallo e la sua corazza lucida.

Altaïr estrasse con un secco strattone l'arma dal cadavere, saltando a terra mentre questo ciondolava macabramente disarticolato sulla sella.
Siham tirò un sospiro di sollievo per aver evitato lo scontro: non ci teneva a dare prova delle sue capacità di combattente così presto.

-E adesso?- chiese, scendendo di sella e ricordandosi che c'erano ancora una decina di Crociati pronti a trucidarli non appena fossero tornati sui loro passi.

-E adesso buttiamo l'esca.- rispose l'altro, enigmatico.

Raccolse la spada del Crociato e la rinfoderò, poi si assicurò che il corpo non potesse cadere e fece partire il cavallo con una pacca, spedendolo a valle con il suo defunto cavaliere.
Fatto ciò, afferrò per le briglie i loro cavalli e li condusse rapidamente verso una fenditura nella parete rocciosa praticamente invisibile dalla strada, per poi nascondersi nuovamente nella boscaglia.
Siham ebbe un attimo d'incertezza, dubitando che quello stratagemma potesse funzionare, ma sentendo uno scalpitare di zoccoli provenire dall'imbocco del sentiero, si tuffò rapidamente dietro Altaïr, già prefettamente celato nell'ombra.
Il suo Maestro non sembrava particolarmente turbato, solo enormemente seccato da quel contrattempo e non era del tutto certa che non gliene avrebbe addossato la colpa, così s'impegnò a rimanere immobile e silenziosa per quei due minuti che i Crociati impiegarono a comparire e passare sferragliando di fronte a loro, correndo alla rinfusa verso la torre di guardia per chiedere rinforzi.

"Brutto segno." pensò stancamente Altaïr, socchiudendo gli occhi per seguire la corsa dell'ultimo Crociato che spariva dietro lo sperone roccioso.

Si prospettava una caccia alla volpe in larga scala se non si fossero affrettati a raggiungere Damasco: rischiavano di essere braccati fino ai suoi dintorni e non era proprio l'ideale per arrivare inosservati in città.
Altaïr uscì dal nascondiglio non appena ritenne che i soldati fossero sufficientemente lontani e, recuperati i cavalli, i due Assassini tornarono sui loro passi.

L'ex-Priore dovette ammettere che quella missione non prospettava nulla di buono; sperava solo di arrivare a Damasco senza ulteriori contrattempi.

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Le sue speranze non tardarono a dimostrarsi vane: il sentiero in direzione Acri era infatti bloccato da una frana causata dalle recenti piogge che avevano minato la stabilità delle colline e dei picchi circostanti.

Parlando brevemente con la squadra di abitanti intenta a rimuovere con esasperante lentezza i detriti, vennero a sapere che anche le strade alternative per Damasco erano probabilmente impraticabili a causa di altri crolli.
La notizia turbò alquanto Altaïr, preoccupato per il fatto di dover arrivare a Damasco al massimo entro il tardo pomeriggio o non avrebbe avuto tempo di svolgere le indagini necessarie all'assassinio del giorno seguente; lo consolò in parte il fatto che avrebbe almeno potuto affidare la ricerca di informazioni a Siham.
Lui avrebbe avuto così qualche ora di tregua, necessaria per non cadere nella tentazione di lasciare a sé stessa quell'impiastro di allieva e tornarsene a Masyaf dopo aver compiuto il suo dovere. 

Decise così di percorrere per un tratto la strada per Acri, per poi fermarsi alla torre di guardia dove il sentiero si diramava nuovamente verso Damasco, così da poter verificare la presenza di altre frane e di non sprecare tempo arrivando a due passi dall'arrivo per ritrovarsi la strada sbarrata ed essere costretti a fare dietrofront.

Un piano impeccabile, se non per l'errore di aver affidato l'arrampicata in cima alla torre alla sua neo-allieva, brillantemente intrappolata ad un'altezza sufficiente a spezzarsi l'osso del collo.

Altaïr sbuffò appena, esasperato da quella giornata che sembrava peggiorare sempre più e di cui iniziava a temere la conclusione.
Smontò con ostentata lentezza di sella, mentre Siham era sull'orlo di schiantarsi a terra.

L'Assassino non ebbe neanche bisogno di prendere le misure o di calcolare le distanze; aveva scalato così tante volte quelle torri che ormai era diventata una routine.
Scalò facilmente il primo tratto di muro con una corsa verticale, salendo sulla piccola piattaforma a circa due metri e mezzo da terra e balzò verso il cornicione con agilità, aggrappandosi ad esso e spostandosi lateralmente fino a raggiungere l'arco della porta.
Adesso Siahm era appena due metri sopra di lui, leggermente spostata alla sua destra.
I suoi piedi facevano appena presa su una rientranza nel muro data da un mattone mancante ed era disperatamente artigliata alla sottile cornice sopra di lei, le braccia tese allo spasmo.
Altaïr valutò all'istante che lui sarebbe riuscito senza problemi a issarsi con la sola forza delle braccia fino a trovare un appoggio più saldo coi piedi, ma Siham sembrava non avere il coraggio di staccarsi dalla parete.

"Inesperta." fu il primo aggettivo che si sentì di dare a Siham, seguito subito dopo da "insicura".

"Se non acquista più sicurezza toccherà sempre a me tirarla fuori dai guai..." 

La prospettiva non lo rallegrava: era un Maestro e, nonostante le opinioni di Al Mualim, un Priore che non aveva certo tempo di fare da balia a un'Apprendista alle prime armi.
Mise da parte le sue considerazioni udendo la voce di Siham, a metà tra il panico e lo scocciato:

-Hai intenzione di aiutarmi o vuoi lasciarmi appesa qui in eterno?-

Altaïr non apprezzò affatto il tono, ma si affrettò a slanciarsi con un colpo di reni verso il terrazzo circolare della torre e in quel momento Siham perse la presa con una mano lasciandosi scappare un grido di sorpresa.
Altaïr salì con un balzo preciso sul corrimano, poi agganciò i piedi al bordo interno e si lasciò penzolare a testa in giù per raggiungere la ragazza, pericolosamente sul punto di cadere.
Sapeva che quella era una mossa azzardata, ma vista la situazione non aveva tempo di calarsi lungo il muro e soccorrere Siham.
Allungò le mani per tentare di agguantarla e per due volte sfiorò appena le sue dita, ma poi riuscì ad afferrarle il polso della mano libera e lei si aggrappò subito al suo braccio con l'altra mano, arrestando così il suo dibattersi a mezz'aria.
Altaïr sentì distintamente il suo intero corpo tendersi per lo sforzo, insieme a un allarmante scricchiolio alla schiena, ma fece leva con le gambe e con un guizzo repentino riuscì a issarsi aldilà del parapetto, portando finalmente Siham al sicuro.

Lei si staccò all'istante dal suo improvvisato salvatore, imbarazzata e umiliata per essersi dovuta affidare al suo aiuto.
Altaïr si alzò, sistemandosi la spada quasi scivolata dal fodero e approfittando della breve pausa per accrescere la sua scetticità riguardo a Siham.
Era più che evidente che tra loro non c'era alcuna intesa e il risentimento della ragazza per la morte di Kadar accentuava l'ostilità che aleggiava tra i due, anche se lui non sembrava dare troppo peso a quel fatto in particolare, ma più al livello di preparazione della ragazza.

Non poteva trattenersi dal pensare, contro ogni "dovuto rispetto" ai morti, a come diamine l'avesse addestrata Kadar.
Il senso di colpa che avrebbe dovuto sentire a quella riflessione non arrivò e l'Assassino scrollò le spalle intorpidite come a scacciare anche quei pensieri.

Come a voler sfogare la frustrazione, scattò senza preavviso contro il muro e si arrampicò senza sforzo in cima alla torre, dove si accovacciò su una trave sporgente da cui poteva dominare il territorio circostante, arido e accecante sotto i raggi del sole.
Constatò con sollievo che la strada secondaria per Damasco sembrava libera da frane o altri impedimenti, ma si rabbuiò all'improvviso: uno squadrone di Crociati si dirigeva proprio in direzione della torre.

Altaïr masticò un'imprecazione soffocata, mentre Siham si portava dietro di lui per osservare a sua volta la zona.
Non si accorse subito del pericolo, ma non le piacque affatto il brillio inquietante di Altaïr quando si voltò appena verso di lei.

-Seguimi.- ordinò, calmo.

E si lanciò dalla torre.
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Nota Dell'Autrice:

Un capitolo chilometrico! 
Eh, già... fateci l'abitudine, perché la lunghezza media sarà questa, riga più, riga meno *metà dei lettori fugge all'orizzonte*

Dunque, qui ho inserito un po' d'azione per accelerare il ritmo e non farvi addormentare sulla tastiera: visto che questa FF si svilupperà principalmente a livello psicologico e vi ammorberà alla grande con i complessi mentali di settordici PG, ho pensato che spezzare un po' il racconto sarebbe stato meglio. Poi non so, magari è una cagata, quindi aspetto vostri pareri.

Siham è un po' imbranata. Ma poco poco...
Ma non è la classica ragazzina "io non so fare  una minchia e all'improvviso divento Altaïr al femminile" (gender-bender!); c'è un'evoluzione! Niente cambiamenti dal nero al bianco! *fa propaganda*

Ringrazio...

_ Shadow _, SkyDragon, Satiel, Glaucopis, Princess_Slytherin, Vanny2003 e Crow (quanti siete!) per aver recensito;
_ Shadow _, Vanny2003, Princess_Slytherin, Glaucopis e Corvar per averla aggiunta alle seguite;
E Crow per averla aggiunta alle preferite 
Mi sento onorata! <3
Un grazie particolare a _ Shadow _, la mia Beta adorata e a Glaucopis, che ha realizzato questo splendido disegno per onorare la storia ** --> 
http://emeraldandrubis.deviantart.com/art/Altair-and-Siham-269381595 <3 Vi amo 

Grazie anche a chiunque ha letto e leggerà!

Al prossimo capitolo! 

-Light-


P.S. Il titolo... ci credete se vi dico che quella è una scritta presa da una mia maglietta? Della serie: sì, sono una frana coi titoli.
   
 
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