Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Evazick    16/11/2011    6 recensioni
(II di III)
“Il sorriso di trionfo dell’altra Lux si distese ancora di più e sembrò che i due estremi del suo sorriso si potessero incontrare dietro la testa della ragazza. ‘Te lo porterò via,’ disse senza pronunciare una sola parola. La sua strana voce sembrò acuire la minaccia di quelle parole. ‘Oh, sì, ti porterò via ogni singola cosa che ami.’
‘Lui no!’ urlò l’altra quasi completamente imprigionata. La sua voce era crepata, troppo vicina ad incrinarsi del tutto. ‘Ti prego, lui no, è tutto quello che mi rimane!’
‘Lo era.’”
*
A tre mesi dalla morte di Tean, la città di Camden si è rimessa in piedi come ha potuto. I ribelli vengono riconosciuti per le strade dalle persone, ma Lux Shadow Destiny è troppo occupata dai suoi problemi per farci caso. Gli incubi si susseguono in un macabro carosello, e dentro di lei sta emergendo una parte oscura e inquietante che la sta allontanando sempre di più da Duncan. Ha bisogno di aiuto, di qualcuno che la faccia stare bene.
E quel qualcuno non sarà il ragazzo dai capelli rossi.
Dopo aver ritrovato la sua Luce perduta, la città di Camden sarà pronta per una nuova e terribile Ombra?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Camden'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XX. E dì addio al cuore che spezzi.
 
And say goodbye to the wows you take
And say goodbye to the life you made
And say goodbye to the heart you break and all the cyanide you drank
(My Chemical Romance – To The End)



 

 
Un tuono rimbombò nel cielo, squarciando la calma apparente di quella notte.
Nel vicolo vicino al mercato, la porta verde della casa di Irial si aprì, lasciando uscire un’ombra avvolta in un mantello nero. Si diede un’occhiata intorno per controllare che nessuno la stesse seguendo od osservando, poi si tirò su il cappuccio e si chiuse la porta alle spalle. Non appena iniziò ad avviarsi nel vicolo, verso la piazza del mercato, un altro tuono squarciò l’aria e grosse gocce di pioggia iniziarono a cadere dal cielo, come se le nuvole stessero piangendo per quello che stava succedendo quella notte.
L’ombra sorrise tra sé e sé mentre avanzava sotto la pioggia. Era passato un mese esatto dall’incubo che aveva cambiato la vita della ragazza, quello in cui aveva visto sé stessa uccidere la persona che amava. Sapeva benissimo cos’era successo all’interno di quel sogno, come non avrebbe potuto? Era stato lui stesso a mandare quegli incubi alla ragazza, per ordine di Tean stesso.
Era stato un piano improvvisato all’ultimo momento, poco dopo che Lawrence e Arianne Destiny erano morti: non appena il re aveva capito che sua figlia rischiava di non ritrovare mai la sua vera natura, si era sbrigato a contattare l’ombra e a darle precise istruzioni su cosa fare e su come portare a termine il nuovo piano. Era stato un lavoro faticoso che le aveva tolto gran parte delle sue energie, ma il risultato era stato più che soddisfacente: la parte oscura della ragazza, che l’ombra aveva sollecitato a risvegliarsi, aveva recitato perfettamente la sua parte e adesso aveva finalmente ripreso il posto che le apparteneva.
Una volta giunta nella piazza del mercato, l’ombra si diede un’ultima occhiata intorno prima di respirare profondamente e iniziare a correre sotto la pioggia, sotto quel cielo nero squarciato da brevi lampi di luce che non bastavano a rischiarare l’oscurità scesa su Camden. La figura sotto il mantello correva veloce, e la scia che lasciava dietro di sé era nera come le nuvole e densa come sangue nero. Un topo infreddolito passò per sbaglio al suo interno, e quando la scia si fu diradata il suo corpicino rimase immobile sulla strada, senza dare nemmeno il più piccolo segno di vita.
L’ombra continuò a correre per le strade vuote mentre la pioggia le infradiciava il mantello. Nella sua tasca, l’orologio d’argento che aveva preso dal tavolo della casa dalla quale era uscita saltava su e giù, su e giù, come se volesse uscire per ricordare all’intera Camden che il suo tempo stava per scadere, che la sua libertà era giunta agli sgoccioli e si stava per ritrovare con un pugnale velenoso e affilato puntato alla gola. Quella notte tutto quello che la città aveva conquistato negli ultimi mesi sarebbe stato distrutto per far rinascere il vero potere che sempre avrebbe regnato su di essa.
L’ombra decelerò e infine arrestò la sua corsa quando arrivò all’angolo della piazza dove si trovava il Palazzo dei Dieci. Si avvicinò all’enorme edificio tenendo lo sguardo fisso sul portone: non vi era né una guardia né qualcuno con un’arma in mano. Bene, almeno per adesso la situazione giocava a suo favore. Fece gli ultimi due passi, si fermò e poggiò il palmo sinistro aperto sul portone; quello si spalancò immediatamente, sbattendo con forza sulle pareti dell’atrio e facendo spengere tutte le candele accese nella sala dove era ancora riunito il Consiglio. L’ombra sentì i consiglieri borbottare tra di loro e la voce calma del Vecchio rassicurare tutti quanti. Sorrise malvagia tra sé e sé, scoprendo i denti da predatore. Poveri illusi. Nessuno sarebbe uscito vivo dal Palazzo quella notte, e nemmeno quelle successive. Si avvicinò alla porta in fondo all’atrio con passi leggeri e silenziosi, sicuramente non udibili dall’interno della sala. Si arrestò davanti alla porta, alzò il braccio e bussò un paio di volte.
Il silenzio cadde all’interno della sala al di là della porta, perfino l’ombra lo percepì. Ci furono un paio di sussurri appena accennati, uno più brusco che doveva equivalere a un ordine e infine una sedia venne spostata e dei passi lentamente si avvicinarono alla porta, come se avessero paura di quello che avrebbe potuto esserci al di là di essa. E fate bene, pensò l’ombra senza smettere di sorridere in quel modo così terrificante.
La serratura fece click e la porta si aprì di poco, lasciando intravedere al di là di essa gli occhi dorati di Philip. All’interno di quello sinistro il simbolo della foglia brillava timidamente, come se persino il suo potere fosse impaurito. “C-Chi è?” chiese il ragazzo alla nera figura incappucciata di fronte a lui.
L’ombra continuò a sorridere sotto il cappuccio mentre tirava fuori dal mantello un paio di pugnali corti di metallo nero. “Buonasera, miei cari signori,” disse mentre il portone si spalancava da solo, come se migliaia di mani invisibili lo stessero spingendo. I consigliere radunati attorno al tavolo trasalirono nel vedere la strana persona completamente in ombra e armata. Lei fece roteare i pugnali tra le mani mentre si guardava intorno. “Credo che questa sala sia un po’ troppo sobria e monotona per i miei gusti. Che ne dite di tingere di rosso queste pareti?”
 

***

 
“Lux?”
La ragazza strinse i pugni più che poteva e fece un altro piccolo passo avanti, verso il portone e la salvezza per tutti loro. Devo resistere, si disse. Non devo voltarmi. Non. Devo. Voltarmi.
“Ti prego, non te ne andare.”
Se mai la sua forza di volontà era stata veramente salda, quelle sei semplici parole la fecero crollare come un castello di sabbia. Lux aprì i suoi pugni e si tolse il cappuccio dalla testa mentre si voltava e osservava Duncan scendere la scalinata che portava al primo piano: aveva addosso gli stessi vestiti con cui era andato a letto, e raggiunse la ragazza a piedi scalzi, senza curarsi della temperatura fredda che il temporale aveva portato con sé. Si fermò a circa quattro passi da Lux, senza mai smettere di fissarla con i suoi occhi verdi. “Dove stai andando?”
Lei deglutì. Il rosso non ci mise molto a capire e balbettò, incredulo: “Te ne stai… andando?”
“Ti prego, Duncan, capiscimi,” mormorò lei a testa e sguardo bassi. Riuscì a trovare la forza per guardare il volto del ragazzo, e capì che avrebbe fatto meglio a non farlo quando notò i suoi occhi sul punto di arrossarsi. “Se rimango qui farò solamente del male a tutti voi. Non sono abbastanza forte per poter resistere o domare questa mia parte oscura, prima o poi vi farei del male o vi ucciderei.” Fece una pausa. “E io non voglio procurarvi altro dolore dopo tutto quello che avete passato, Duncan.”
Il rosso la fissò per un lunghissimo istante, poi esclamò, disperato: “Ma tu ce la puoi fare, Lux! Sei una delle persone più forti che abbia mai conosciuto, ti ho vista affrontare a testa alta la morte dei genitori e la tua natura di Elementale, e non hai mai perso il tuo coraggio e le tue abilità perfino nei momenti più difficili! Hai superato molte cose, puoi superare anche questa!”
Brucialo!
La sua stessa voce risuonò nella testa di Lux, che spalancò gli occhi e ansimò per un secondo, sconvolta dalla nuova sé stessa. Respirò profondamente e si calmò, convincendosi di esserselo solo immaginato.
Uccidilo!
Questa volta l’ordine risuonò più autoritario, e per un breve momento il fuoco si diffuse nel sangue della ragazza. Fortunatamente lei riuscì a bloccarlo e a riportarlo indietro prima che accadesse l’irreparabile, ma improvvisamente una fitta alla testa la colpì, acuta come la lama di un pugnale, e la costrinse ad inginocchiarsi sul pavimento dell’atrio mentre si teneva la testa tra le mani. Duncan le si avvicinò e la afferrò per le spalle. “Lux? Lux, mi senti?!” le disse, preoccupato che lei non fosse più cosciente.
Il dolore alla testa sparì a poco a poco, e la ragazza riuscì a alzare il suo sguardo verso il rosso. Ma i suoi occhi azzurri brillavano di una luce feroce, e le prime parole che disse, pronunciate in tono gelido e aggressivo, furono: “Allontanati o ti ammazzo, sporco ribelle.”
Il ragazzo la guardò sconvolto e ferito, e si allontanò lentamente da Lux, togliendole le mani dalle spalle. Gli occhi di lei ripresero la solita luce di sempre, e la sua espressione si fece scioccata quando si rese conto di cosa aveva appena detto. Si alzò velocemente in piedi e balbettò: “O-Oddio, Duncan, scusami, i-io non volevo…”
“Tranquilla, va tutto bene.” Lui tese una mano per toccarle il braccio. “Non è colpa tua, so che non sei stata tu a parlare.”
“E invece , ma tu ti rifiuti ancora di capirlo!” Si allontanò velocemente dal rosso, che la guardò ancora una volta ferito. “Lux, ma cosa…”
“N-Non ti avvicinare,” lo intimò la ragazza allungando il braccio destro davanti a lei per mantenere la distanza tra lei e Duncan. “S-Stai lontano da me.”
“Perché dovrei farlo?”
“Per…” Lo guardò incredula: come poteva non capire? Non si era accorto che aveva pensato di ucciderlo appena pochi secondi prima? “Perché io non sono più me stessa, Duncan! Io… io non sono più…” Si coprì il volto con le mani, disperata.
“Tu sei ancora te stessa, credimi.” Il rosso fece un passo verso lei, cauto, come se un gesto improvviso potesse spaventarla e farla scappare via. “Forse la Lux che conosco è nascosta molto in profondità dentro di te, ma c’è sempre. Posso vederla.”
“Ah, sì? E allora guardami!” urlò la ragazza, togliendo le mani dal suo volto e guardando Duncan con occhi fiammeggianti. “Non hai visto cos’ho fatto? S…sto riportando in vita la stessa cosa che ho ucciso, ho… ho cercato di uccidere Hannibal, che è come un fratello per me! Ho cercato di uccidere te!” Fece una pausa e respirò affannosamente, sfiancata dalle sue stesse urla. “Guardami,” ripetè sussurrando, qualche istante dopo. “Sono diventata un mostro.”
“No, non lo sei.” Il rosso si avvicinò a Lux e, con un gesto fulmineo, la strinse al suo petto in un abbraccio. Lei cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma lui era più forte e alimentato dalla tristezza. “Non sei un mostro, Lux. Non lo sei mai stata e non lo sarai mai.”
Gemendo, la ragazza sciolse malvolentieri quell’abbraccio e guardò il ragazzo con gli occhi pieni di lacrime. “Ma non vedi cosa mi sta succedendo? Sto lasciando uscire la parte peggiore di me, la mia parte più oscura. È la stessa che ti voleva uccidere, la stessa che talvolta ha un’immaginazione cruenta e prova emozioni violente… ti sei mai chiesto perché non mi ha mai preoccupato uccidere un guerriero di An o chiunque altro?” Fece un’altra pausa. “Non sono più la vecchia Lux, Duncan. Lei sta morendo, e al suo posto sta uscendo questo… questo mostro. E io non voglio che tu soffra ancora per colpa mia.”
Il ragazzo rimase un momento in silenzio. “E allora cosa vuoi fare?”
“Me ne andrò da qui,” disse Lux osservando un punto invisibile sulla parete alla sua sinistra. “Probabilmente tornerò nel castello di mio padre – entrambi rabbrividirono al suono di quelle parole – e cercherò di riprendermi il posto che mi è sempre spettato. Riporterò in vita la Stirpe Oscura, non so.”
“E dopo?”
Quella semplice domanda la lasciò senza parole, e riuscì a rispondere solamente molti minuti dopo. “Dopo…” Fece una smorfia. “Forse ci incontreremo di nuovo, un giorno. Forse proverò ancora una volta ad ucciderti, e tu farai la stessa cosa con me. Chissà…” La ragazza guardò il rosso nei suoi occhi verdi. “Per favore, dimenticati di me. Lascia andare i tuoi ricordi insieme a me e trova qualcun altro con cui passare la tua vita, qualcuno che non ti rubi l’anima ogni singolo secondo.”
Prese fiato. “Mi dispiace, questo non lo posso fare.”
Lo guardò stupita. “Cosa…”
“Non puoi chiedermi di scordarmi di te, non ci riuscirei mai. Io rimarrò qui ad aspettarti, se tornerai e come tornerai. E poi ci penserò.” Sorrise. “Vai, vai a trovare te stessa. Io ti aspetterò finchè potrò.”
Gli occhi azzurri di Lux si riempirono velocemente di lacrime, e stavolta fu lei ad abbracciare il ragazzo, quasi saltandogli addosso e stringendolo come se non volesse abbandonare la sua ancora di salvezza. Duncan rimase per un attimo interdetto, poi ricambiò l’abbraccio, stringendo anche lui più forte che poteva. “Lux…”
“Non voglio,” mormorò lei mentre piangeva. “Non voglio andarmene da qui, non voglio lasciare i miei amici, non voglio lasciare te.” Alzò la testa dal petto del ragazzo e i loro sguardi si incontrarono. “Ma devo farlo. Vorrei poter nascondere ancora per un po’ quello che sono veramente, ma alla fine non saprei controllarmi e sarei un pericolo per tutti voi.”
Il rosso sorrise nuovamente, triste. “E di sicuro al tuo fianco avrai qualcuno che può capirti meglio di noi, no?”
“…Come…”
“Non chiedermelo.” Le mise un dito sulle labbra. “So anche che ti ha baciata e che non hai fatto niente per fermarlo. Ma non sono arrabbiato con te, se è questo di cui hai paura.” Una lacrima gli cadde dagli occhi verdi. “Lui saprà capirti meglio di me, ne sono certo.”
“Duncan…” iniziò nuovamente Lux, ma il ragazzo la fermò togliendo il dito e posando le sue labbra su quelle di lei. Lei non esitò nemmeno un istante e si aggrappò a quel bacio con tutta la forza di cui era capace, come un naufrago che si sostiene alla sua zattera, perso in una distesa d’acqua e con una tempesta in arrivo dall’orizzonte. Non era un bacio che riusciva a completarla come quello di Irial, ma in esso vi era tutto il calore di Duncan e tutti i ricordi dei momenti che avevano passato insieme. Lux avrebbe voluto rimanere così per sempre, ma la tempesta era ormai giunta nei pressi della zattera e le loro labbra si staccarono, creando il vuoto tra di loro. La ragazza asciugò una lacrima dalla guancia del rosso, che sorrise e mormorò: “Ti amo.”
Lei deglutì. “Non mi rendi le cose più facili in questo modo.”
“Volevo semplicemente dirtelo.” Le diede un ultimo bacio lieve all’angolo della bocca, come per sottolineare il concetto. Lux rabbrividì, ma disse: “Anch’io.”
Sorrise amaramente. “Probabilmente non ti ricorderai nemmeno più di me tra qualche mese, o sarò diventato solamente un altro dei tuoi nemici.”
No! Duncan, non…”
Un’altra improvvisa fitta attraversò la testa della ragazza, che gemette. Guardò per un’ultima volta gli occhi verdi di Duncan e mormorò: “Devo andare, prima che perda il controllo.”
Il ragazzo annuì e le spostò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio destro. “Addio, principessa.”
“Addio,” sussurrò lei, deglutendo nel sentire il nomignolo che il ragazzo le aveva affibbiato sin dal loro primo incontro. Si voltò, dando le spalle al rosso, e si tirò il cappuccio sulla testa, pronta ad affrontare il temporale. Si diresse verso il portone di villa Manor e lo aprì a fatica mentre Duncan la osservava impassibile dal centro dell’atrio. Quando riuscì ad aprilo, indugiò ancora un attimo prima di avventurarsi sotto la pioggia. “Non voglio andarmene,” ripetè.
Uccidilo!
Fu quell’unica parola a spingerla in avanti, fuori dal luogo che era stato la sua casa fino a quel momento e dentro la pioggia, che cadeva con forza dal cielo. Fece un paio di passi esitanti, poi iniziò a correre velocemente sul prato, diretta verso il cancello chiuso. Duncan, sulla soglia del portone, la osservò raggiungere il cancello e spalancarlo in fretta, come se non vedesse l’ora di andarsene per affrontare il suo destino. Solamente quando l’ebbe richiuso e ebbe svoltato l’angolo, sparendo dalla sua vista, il ragazzo fece un passo fuori da villa Manor. L’erba bagnata gli solleticava i piedi nudi e la pioggia gli infradiciava i capelli rossi, ma lui non se ne accorse, impegnato a fissare il punto in cui aveva visto la ragazza per l’ultima volta. “Lux,” mormorò tra sé e sé a testa bassa, come se non riuscisse a capacitarsi di quello che era appena accaduto. Alzò lo sguardo, con le gocce di pioggia che sembravano lacrime sul suo volto. “Lux!” urlò.
Nessuno gli rispose, e il vento cancellò le sue parole, impedendo loro di raggiungere le orecchie della ragazza.
LUX!” urlò nuovamente Duncan, incapace di rimanere fermo senza fare nulla. Fece un paio di passi avanti, poi iniziò a correre anche lui sotto la pioggia, come se potesse veramente fermare quello che era stato innescato quella notte. Riuscì a fare solamente un paio di metri, poi le gambe non gli ressero e il ragazzo scivolò sull’erba bagnata, finendo in ginocchio su di essa. Non si curò delle sue ginocchia che urlavano di dolore e rimase a fissare il cancello e la strada vuota dietro di esso. Le lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance, mescolandosi alla pioggia, mentre i suoi vestiti si inzuppavano e i suoi capelli si scurivano per l’acqua. Il ragazzo non si curò né del freddo né della pioggia e urlò alzando la testa verso il cielo, verso quelle nuvole crudeli che rimanevano lì senza fare niente per fermare Lux.
 

***

 
L’ombra si diede un’ultima occhiata intorno nella sala buia e silenziosa, in cui risuonavano solamente i passi dell’unica persona ancora viva. Diede un calcio alla testa di Elphas, fracassata contro il tavolo e che giaceva sopra di esso, e scavalcò i corpi di Philip e del Vecchio, immersi nella stessa pozza di sangue con gli occhi vitrei. L’ombra uscì dalla stanza e dal Palazzo dei Dieci senza mai voltarsi indietro e senza chiudersi il portone alle spalle: che importanza aveva se qualcuno scopriva la carneficina che si era consumata dentro l’edificio? Quella notte stessa le cose sarebbero cambiate per sempre, e Camden non avrebbe più avuto di un Consiglio Libero.
Con molta calma, come se la pioggia non la bagnasse, si diresse verso il luogo in cui la ragazza aveva dato appuntamento ad Irial. Si appoggiò con la schiena al muro della casa più vicina e rimase a fissare la strada, in attesa dell’arrivo della sua preda. Sorrise come un predatore. Alla fine ti ho presa, pensò. Si tolse il cappuccio per far prendere aria ai capelli neri, e i suoi occhi grigi brillarono come strane pietre preziose sopra le lentiggini sul suo volto.
Non dovette aspettare molto prima che la ragazza arrivasse. Stava camminando nella sua direzione velocemente e impazientemente, come se non vedesse l’ora di trovarsi da sola con lei. L’ombra si staccò dal muro e si diresse verso Lux a cappuccio scoperto. Non appena lei la vide, invece di spaventarsi e allontanarsi da quel mostro assassino, le corse incontro e si fermò a pochi centimetri di distanza. “Alla fine sei venuta,” commentò l’ombra con un sorriso felice che non aveva niente a che vedere con quello da predatore che sfoggiava sempre.
La ragazza non rispose, limitandosi a prendere la mano della persona davanti a lei e a stringerla con tutta la forza di cui era capace. “Portami a casa, Irial,” mormorò con l’ultimo briciolo di sé stessa che le rimaneva.
Irial sorrise nuovamente, ma stavolta come una bestia pronta a consumare il suo pasto. “Certo, principessa.”
 
 
 

Would you forget then what I said
And how I died inside my head?
We’re starting over, not pretending
That the past is dead
(The Used – Sold My Soul)
 
 
The End.









 

*spunta fuori dal nulla con in testa un elmetto reduce dalla Seconda Guerra Mondiale*
Ehm, ehm... dai, lo sapevate tutti che finiva in questo modo. Ammettetelo. *evita una bomba a mano tirata dai recensori* Okay, lo so che mi volete ammazzare, ma pensavo che ormai aveste imparato a conoscermi. Adoro tenervi in sospeso.
Cooooomunque, come sapete, l'ultima parte di questa trilogia verrà pubblicata su EFP tra non meno di un mese. Oltre il fatto che devo iniziare a buttare giù i primi capitoli, ho un'idea della trama piuttosto vaga e ci sono dei buchi che devo riempire. Vale lo stesso discorso che ho fatto per "Camden's Lux": se volete che vi mandi un messaggio qui su EFP con una data precisa (e probabilmente un'anticipiazione del primo capitolo), lasciatemelo scritto nella vostra recensione. Mi segnerò i vostri nomi e provvederò quando sarà il momento giusto.
Ringraziamenti? *ennesima bomba a mano*
Ringrazio di cuore chi ha messo questa storia tra le preferite e le seguite, chi ha deciso di dedicare una breve parte del suo tempo nel leggere questa storia, chiunque sia passato qui anche per caso. Un grazie ENORME va alle mie 'pampine' che hanno deciso di sprecare parole e sanità mentale nel recensire: Maricuz_M, FRC Coazze, Lulu_Rouges, Hellister, S_Anonima_E, aleinadp. Per quanto mi diverta a torturarvi e farvi perdere l'autocontrollo, siete molti importanti per me: le vostre reazioni mi fanno sapere se le mie idee e trovate hanno successo, e correggete i miei errori di battitura veloce (ooops!). Ancora grazie.
Queste, invece, sono le canzoni che hanno dato le atmosfere giuste a questi 20 capitoli:
x My Chemical Romance - The Sharpest Lives
x Evanescence - Missing
x Coldplay - Paradise
x Escape The Fate - The Flood
x Fall Out Boy - Hum Hallelujah
x The Used - Sold My Soul (sì, quella in fondo a questo capitolo. E' veramente stupenda, ascoltatela)
x Evanescence - My Last Breath
x A Day To Remember - All I Want
x Muse - Resistance
x Evanescence - Oceans
x Three Days Grace - Pain
x My Chemical Romance - Vampires Will Never Hurt You
x 30 Seconds To Mars - Valhalla
x The GazettE - Shiver
x Evanescence - Lacrymosa
x Sum 41 - Screaming Bloody Murder
Quindi sì, uhm... al mese prossimo. *torna in trincea*

xoxo
Eva

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Evazick