Il tuo uomo.

Accendi qualche candela,
chiudi a chiave la porta della camera,
metti su un po’ di musica e getta a terra i tuoi vestiti.
Arrenditi al tocco delle mie mani e goditi il momento.
Perché per tutta la settimana sono stato tuo marito,
adesso, voglio essere il tuo uomo.
E se il telefono squilla, faremo finta di non essere a casa;
ignoreremo ogni fastidio e continueremo a cercarci.
Per questa notte, dimentica tutto, esisteremo solo tu ed io.
Il mondo sarà chiuso in questa stanza,
dove per qualche ora saremo solo amanti e nient’altro.

[93 parole]

N.A.: Eh... di tanto in tanto passo dal fandom di Naruto a qualcosa che conosco ben poco, nella speranza di -come si dicce al paese natale di mia madre- non fare fricci.
Dopo che ci si sposa, si arriva al punto da essere tanto abituati a vedere quest'altro essere che non lo si nota quasi più. A lungo andare si diventa nuovamente estranei, ecco. Il marito diventa solo un uomo che porta a casa i soldi per pagare le bollette, la moglie diventa solo una donna che pulisce e prepara da mangiare. I dialoghi diminuiscono, le cortesie scompaiono e quel che aumenta sono i dibattiti. Per questo, è nata questa poesia (?); una volta che si arriva a quel punto in una relazione, c’è bisogno un attimo di tornare al nostro stato primitivo e ricordare perché si sta insieme. Bisogna perciò abbandonare la funzione di coniugi e diventare nuovamente semplici amanti. Eh, il sesso può fare miracoli...
Comunque, spero la poesia (se tale si può definire) sia stata di vostro gradimento. Grazie a chi ha letto e chi commenterà! Alla prossima!