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Autore: DK in a Madow    18/11/2011    2 recensioni
La storia di tre uomini che è stata raccontata a tutto il mondo. Ma come è stata vissuta da chi è stato accanto a loro? Come ci si sente a far parte della vita di quei tre uomini? Come ci si sente ad esser storia?
Recensite pure, non mangio mica! ^^
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I’m a son of a gun.

 

 

 

 

 

23.50

I denti stretti, il controllo concentrato sui nervi per quanto mi è possibile mentre a fatica mi sistemo sul sedile anteriore dell’auto.

23.53

Cazzo! Vedo il tempo scorrere veloce sull’orologio al polso di mio marito alla guida. Cerco di mantenere ancora una volta la calma, ma questa mi sfugge dal corpo, mentre sento scorrere caldo il sangue tra le gambe. Mi è impossibile non urlare.

-Tesoro, siamo quasi arrivati. Respira, resisti!

La voce di mio marito è flebile tra le mie urla, mentre parcheggia velocemente e, come se fossi di piuma, mi prende in braccio, sporcando il cappotto pesante e portandomi in pronto soccorso.

- Hey voi! Aiutatemi! Mia moglie sta partorendo, cazzo!

Qualcuno ha risposto, ma per me non c’è altro che il dolore. Mio figlio si fa strada fuori di me ed io non riesco a pensare a lui. Sento che mi hanno stesa su una barella, le gambe vestite solo di sangue, spalancate davanti al dottore.

- Amore, spingi! Forza!

-NON CE LA FACCIO!

-Signora spinga, la testa è uscita!

Cerco di trovare la forza in quelle poche parole. “La testa è uscita!”.

Mio figlio!

Solo ora realizzo la cosa e con tutta l’energia che riesco a trovare in corpo, urlo al mondo che mio figlio sta nascendo e le mie urla si confondono con le sue.

- Amore mio è fatta! È fatta finalmente!!

- Signora suo figlio è nato! È un maschietto! Complimenti!

Sorrido fra le lacrime, girando la testa per cercare lo sguardo di mio marito. Lo trovo, commosso come mai lo era stato, raggiante di gioia.

-Tesoro, sei stata forte, davvero!- dice, stampandomi un bacio a fior di labbra, delicato come sempre.

-Ti amo- la mia voce è un soffio.

Mio marito stava per rispondermi, quando il dottore lo interrompe: - Signore, vuol prendere lei il nuovo arrivato?

-Certo! Datemi il mio campione!

E’ l’entusiasmo fatto persona, mentre allarga le braccia enormi per accogliere un fagottino avvolto in un asciugamano azzurrino.

-Signora, lei ha un bisogno urgente d’esser medicata. Mi dispiace, vedrà suo figlio appena avremo finito.

-Cosa? D-dove la portate??- il panico nella voce di mio marito, mentre io venivo spostata a bordo della barella.

-Signore, stia tranquillo. E’ solo un’operazione di routine.- cercava di rincuorare il dottore.

-E va bene, va bene! Fate presto!

-Sarà fatto … signor??

-Armstrong.

-Armstrong, le riporto sua moglie tra pochi minuti!

E quelle furono le ultime parole che io ascoltai prima di entrare in una stanza del reparto di ginecologia dell’Ospedale di Oakland.

 

 

 

 

Mi volto lento verso l’orologio del corridoio del reparto di ginecologia, dove mia moglie riceve le medicazioni post-parto.

00.15

Solo cinque minuti fa ero in pronto soccorso. E’ stato un parto veloce, ma lei ha sofferto molto.

Eppure, se potesse avere ora tra le mani la meraviglia che ho io tra le mie, qualunque traccia del dolore svanirebbe. Un ometto, il mio “piccolo-senza-nome”. Chissà a cosa avrà pensato lei? Non m’importa. Qualunque sarà il nome di questo piccolo dalle guance tonde e pallide, sarà un nome degno di lui, dell’eccezionalità che porta in sé. Lo avverto nel suo respiro lento, l’ho avvertito prima nel suo urlo acuto pieno di vita, lo sento, proprio sotto la mia mano tremante, nel suo cuore che batte sereno, il suo petto una scatolina piccola e fragile. Dorme.

Il mio “piccolo-senza-nome”.

-Signor Armstrong? Può andare da sua moglie!

-Arrivo!

Lentamente entrai nella stanza candida come la neve e lei, il mio amore, era distesa su un letto. Pallida, ma felice.

-Hey voi due! Vi divertite senza di me, vero??

-Ma non dire stronzate, vero mamma?- dissi, guardando quel piccoletto addormentato.

Lei ride, la voce roca. Le porgo suo figlio, con la delicatezza che si potrebbe avere con un foglio di carta velina.

-Hey piccolo! Benvenuto! Sono la tua mamma!

-Grande donna, posso assicurartelo!

-Haha, smettila di fare l’idiota Armstrong! Non è mica la prima volta che diventi padre!

-Lo so! Ma quel piccoletto mi ha conquistato. Ha qualcosa di … diverso!

Lei torna a guardare il “piccolo-senza-nome”, probabilmente riflettendo sulle mie parole. Sorride, incantata, come lo ero io pochi minuti prima!

-Amore, ma … che ore sono?

-Mezzanotte e venti, perché??

- Quindi è nato a mezzanotte?

- Minuto più, minuto meno.

Di nuovo silenzio. La vedo mentre fissa quel piccolino, quel concentrato di amore catapultato nella nostra vita pochi minuti prima! Un tesoro, grande più di qualunque cosa! Lei sorride e, con occhi lucidi, pronuncia: -17 febbraio 1972. Billie Joe Armstrong è venuto a render speciale questa famiglia!-

Rimasi a bocca aperta. Billie Joe?

-Che diavolo di nome è? Vuoi dire William Joseph, vero?

-No! Billie Joe. Un po’ come Billy Joel!

-Ma … - non sapevo che dire. Non c’erano parole. D’altronde non m’importa molto, ora che il piccolo Billie Joe si è svegliato e cerca affamato il seno della madre.

-Andy, guardalo, ha già fame! Secondo me ha preso da te!

-Hey, cosa vorresti dire Ollie?- dico sorridendo.

-È speciale, come te!

Non posso resistere a queste parole. La felicità è troppa da contenere e decido di inciderla sulle labbra asciutte di mia moglie, mentre con una mano accarezzo la fronte a Billie Joe.

Il nostro piccolo miracolo.

   
 
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