Anime & Manga > Ao no exorcist
Segui la storia  |       
Autore: laNill    18/11/2011    3 recensioni
Le lacrime uscivano copiose, ormai, dai suoi occhi e, nonostante lei tentasse di fermarle invano, i singhiozzi sommessi e le guance color porpora tradivano quelli che erano i suoi veri sentimenti.
E Shima, parola dopo parola, si rese conto.
Si rese conto che Izumo aveva capito tutto ciò che lui aveva tentato di fargli capire da più di un mese.
“Odio.. quando tenti di proteggermi senza che io lo sappia, rischiando persino la vita pur di farmi stare in salvo. E Odio il fatto che non ti odio.. nemmeno.. nemmeno un pochino. Ma, più di tutti, odio il fatto che tu.. tu..” [...]
[Izumo x Shima]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Izumo Kamiki, Renzou Shima, Rin Okumura, Shiemi Moriyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Odio il fatto che non ti odio
~ Sesta Parte ~


Non ci credeva, non voleva crederci.
Quello stupido le aveva davvero salvato la vita? L’aveva protetta per tutto quel tempo, senza che lei se ne rendesse minimamente conto?
Le iridi scure che si dilatavano mentre le labbra si schiudevano per dire qualche parola che non riusciva a pronunciare, magari per mettere un freno ai suoi pensieri così assurdi ma così dannatamente veri che non poteva nascondere ulteriormente o coprire con un velo.
Le dita sottili della mano andarono a sfiorarsi la fronte, scostando delle ciocche corvine della frangia mentre sentiva chiaramente il suo cuore accelerare spaventosamente al solo pensiero di Shima, di lui che in qualche modo ed in maniera del tutto naturale la stava attirando a sé, senza che lei riuscisse a fare qualcosa per impedirlo.
E ripensò a tutte le parole che gli erano state dette.

 
“Tu mi dai suoi nervi e sei fin troppo stupido perché una come me ti possa anche solo prendere in considerazione.”
“Lo so, ma non mi importa.”

“Ah ah ah, di cattivo umore già di prima mattina, eh.” Lo sentì dire, mentre lei raggiungeva il professore, con la sua solita voce bonaria. “Ma sono felice di rivederti in forze, Izumo-chan. Non sai quanto ho aspettato questo giorno.”
 

Lo sguardo diventava più lucido.



“Ah ah ah, stavo scherzando Izumo-chan! Mi piaci comunque così come sei!”
 
“Non gli dissi mai quali fossero i miei veri sentimenti, né lui mai me lo chiese.
Fu come se lui l’avesse capito da sempre che il mio cuore ha iniziato ad appartenere a lui nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono la prima volta.”


Le mani iniziarono a tremarle.

“Mh? Izumo-chan hai la febbre per caso?” chiese ponendogli la mano destra sulla fronte.
 
“So che è dura ammettere le proprie colpe, ma.. non credi che sia più facile dire la verità dei suoi sentimenti, invece di continuare a legarli dentro al cuore e farlo star male?”
 
“Qui,” indicò lui  il punto sopra il setto nasale e tra le due sopracciglia senza toccarlo. “Ti verranno le rughe, e sarebbe davvero un peccato se un visino così carino si imbruttisse così presto.”
Sorrise, come solo lui sapeva fare.



Il respiro le si mozzò in gola.
 

“Rispondimi: dare un bacio a me sarebbe stato uguale se avessi dato un bacio a Deisuke?”


Ed una prima lacrima cadde a terra.
Si stupì di avere quel principio di pianto, proprio davanti a tutti, rendendola vulnerabile e indifesa proprio davanti a persone a cui non voleva mostrare la sua insicurezza e la sua debolezza.
In una frazione di secondo incontrò gli occhi della donna.
E capì, dalla loro luce, dal lieve sorriso che lei riuscì a farle e da quell’espressione serena che aveva in viso, che doveva andare. Non poteva più tenerlo dentro, non avrebbe resistito un minuto di più e, se non l’avesse fatto, se ne sarebbe pentita per il resto della vita.
Le labbra della Yuurei si mossero impercettibilmente, parlando con un sottile suono che solo lei riuscì a capire dal labiale e che le fece fremere il corpo, scosso già da leggere fitte di dolore proveniente dal petto.
Serrò le labbra, dunque, voltandosi di scatto e iniziando a correre come non aveva mai corso in vita sua, sentendo le voci dei compagni come se fossero un’eco lontano non dandogli minimamente ascolto.
Come aveva potuto dirgli quelle parole? Come aveva potuto mentire a sé stessa per così tanto tempo e con così tanta cattiveria, ferirlo?
Perché, lo sapeva, le sue parole lo aveva ferito in maniera atroce, tanto che non voleva immaginare quale effetto avrebbero prodotto sul suo cuore parole di quel genere, dette proprio dalla persona che gli piaceva così tanto.
Era arrabbia, frustrata, con sé stessa ma più con lui.
Stupido. Stupido. Stupido. Stupido.
Aveva rischiato così tanto solo per il suo bene, così tanto solo per farla stare al sicuro. E a lei non aveva minimamente fatto intendere nulla, non gliel’aveva nemmeno accennato.
Come avrebbe potuto capirlo da sola che era sotto un suo sutra di protezione se non gliene aveva mai parlato chiaramente? Non lo sopportava questo, non sopportava le bugie, principalmente se andava di mezzo Shima.
Con il fiatone raggiunse il monastero in meno di qualche minuto, restando al limite di un’entrata secondaria per riprendere fiato e osservare dove poteva raggiungere Shima.
E lo vide. Seduto come l’aveva lasciato, con il K’rik sul braccio sinistro e l’altro piegato davanti al viso. Le sue labbra che, lievi, pronunciavano preghiere su preghiere per purificare l’acqua del mare, già di molto schiaritasi.
Poi lo vide; vide come, nel posizionare la mano in altro modo, assunse un’espressione amara, di dolore e capì che il dolore che non aveva sentito lei, lo stava provando lui.
Un’altra lacrima scese dai suoi occhi, pensando a quanto potesse essere stupido quel ragazzo nel fare una cosa del genere. E a quanto potesse essere così incredibilmente e dannatamente gentile e buono con lei.
“Toglimelo!” esordì a voce piuttosto alta per il silenzio religioso del monastero, facendolo sobbalzare, perplesso. Si avvicinò a lui a grandi falcate, ansimante, con i capelli arruffati e scompigliati e lo sguardo tra l’irato e il colpevole. “Ho detto toglimelo!”
Questo si alzò velocemente, smettendo il rito che stava facendo ma continuando a tenere il bastone sulla mancina, osservandola per tutta la sua figura, interrogativo e lievemente preoccupato.
“Cosa? Cos’è successo con il demone?”
“Non me ne frega del demone, mi frega di questo!” ed indicò un punto preciso sulla fronte, andandogli così vicino che lui stesso si meravigliò.
“Non.. non vedo niente..”
La ragazza proruppe in un lamento esasperato abbassando velocemente il braccio, indietreggiando e premendosi il dorso della mano sulla bocca.
Gli occhi umidi, sull’orlo del pianto, scrutavano ogni cosa attorno a lei.
Tutto, ma non lui.
“Perché non ti fai mai gli affari tuoi? Perché devi sempre assillarmi la vita!?” gli disse con la voce incrinata, puntandogli contro uno sguardo colpevole e totalmente sofferente, facendolo sentire in colpa a sua volta.
“Ti odio quando fai così. Odio quando mi parli, odio quando mi sorridi, odio come mi guardi, odio quando mi stai attorno ma odio ancora di più quando lo fai e non mi parli, odio quando tenti di farmi sorridere anche solo un pochino e di non farmi preoccupare, odio quando non mi chiami per nome con la tua stupida voce, odio quando riesci a capirmi anche solo da uno sguardo, odio il fatto che continui a provarci nonostante io ti dica mille volte di no e odio ancora di più che in realtà vorrei dire di sì, e tu l’hai sempre saputo...”
Le lacrime uscivano copiose, ormai, dai suoi occhi e, nonostante lei tentasse di fermarle invano, i singhiozzi sommessi e le guance color porpora tradivano quelli che erano i suoi veri sentimenti.
E Shima, parola dopo parola, si rese conto.
Si rese conto che Izumo aveva capito tutto ciò che lui aveva tentato di fargli capire da più di un mese.
“Odio.. quando tenti di proteggermi senza che io lo sappia, rischiando persino la vita pur di farmi stare in salvo. E Odio il fatto che non ti odio.. nemmeno.. nemmeno un pochino. Ma, più di tutti, odio il fatto che tu.. tu..”
Le braccia di Shima le circondarono le spalle, chiudendole in un caldo abbraccio e lasciandola attonita, con la frase ancora da terminare.
Un lieve sorriso di conforto, di quelli che Shima era solito fare, gli imperlò le labbra.
L’aveva capito.
“Sì, anche tu mi piaci Izumo-chan.”
Come ci si deve comportare quando la persona che ti piace, ricambia i tuoi sentimenti? Cosa bisogna dire quando tu sei troppo orgogliosa per ammetterlo, quando non riesci neanche a pensare lontanamente ad una possibile dichiarazione? Cosa bisogna fare per fargli capire che anche tu, per tutto questo tempo, l’hai pensato così come lui stava pensando te?
Izumo non lo sapeva, era la prima volta che si innamorava, la prima volta che baciava un ragazzo, la prima volta che piangeva per quello strano sentimento che gli riscaldava l’animo, la prima volta che pensava di stare incredibilmente bene tra le braccia di un ragazzo.
E quel ragazzo non era altri che Shima.
Solo lui era riuscito a crearle così tanta confusione nell’animo, solo e soltanto lui.
Semplicemente lo abbracciò, aggrappandosi con le mani sulla sua schiena mentre nascondeva il viso sul suo petto continuando a piangere e singhiozzare.
Lui le carezzò delicatamente i capelli, dandogli tra questi lievi e piccoli baci per farla calmare.
“Ti..” singhiozzò, dopo qualche minuto, calmatasi parzialmente mentre scostava leggermente il viso. “Ti fa male? Il braccio, dico.”
“Mh? Ah, l’hai scoperto allora.” Sorrise lui, mettendosi una mano dietro la nuca, sorridendo. Ma la continuava a tenere stretta a sé, come a non volerla lasciarla andare ora che era riuscito a prenderla.
“No no, figurati, non mi fa più alcun- Maleeeh.”
Izumo lo guardò neutrale e, nemmeno il tempo che questo finisse la frase, che lei gli afferrò l’avambraccio, stringendolo appena e facendolo lamentare dal dolore.
“Stavi dicendo?”
Questo continuò a sorridere, nervoso, ma Izumo poteva leggergli sul viso chiaramente la difficoltà che aveva nel muovere il braccio; dopotutto l’aveva visto lei stessa come, gli artigli di quella donna, erano entrati a fondo nella sua carne.
“Certo che sei proprio intelligente, Izumo-chan.”
“Mpfh. Zitto e stai fermo, ora.”
A quelle parole, Izumo, prendendo in mano uno dei due foglietti che teneva sempre con sé, richiamò una delle due volpi, la quale, in men che non si dica, creò una ciotola piena di acqua santa, molto simile a quella usata contro il demone, ma di dimensioni molto più piccole.
E quella stessa ciotola, presa dalle mani di Izumo, venne versata lievemente sul braccio scoperto di lui, costringendolo a serrare le labbra per il bruciore che quel contatto provocava.
Gliela doveva purificare, altrimenti tutto il braccio e anche il corpo sarebbe stato infettato. E non voleva che accadesse, per nulla al mondo.
Socchiuse gli occhi, mesta e terribilmente in colpa, versando l’ultima goccia del liquido e lasciando che la volpe demoniaca tornasse nel suo mondo assieme alla coppa. Poi, in un gesto secco, si strappò un pezzo dell’ampia manica bianca del vestito da Miko, usandolo come fasciatura.
“M..ma, Izumo-chan.. Perché l’hai rovi-”
“Mi dispiace.”
Una frase appena sussurrata, detta di getto. Una frase che non aveva mai sentito uscire dalle labbra di Izumo, mai, per nessuna ragione al mondo, nemmeno quando lei era nel torto e gli altri nella ragione, lei non si era mai scusata.
Ma lo stava facendo con lui.
Shima rimase attonito, immobile sotto le sue mani, a guardare quel viso appena arrossato che lei tentava a tutti i costi di nascondere con la frangia, per vergogna nel mostrare così apertamente la sua debolezza.
“Avrei dovuto percepirlo il tuo sutra; avrei dovuto sentirlo appena me lo mettesti ma.. in quel momento, ero troppo presa da.. dall’.. emozione per capire cosa mi stavi facendo..”
Si stava vergognando immensamente, non poteva crederci che gli stava davvero dicendo quelle cose in un momento come quello. L’avrebbe presa in giro come sempre, ne era sicura.
“Emo.. zione..?”
Abbassò ancora di più il viso verso il basso, rossissima.
Possibile che fosse così stupido da non capire al volo? Nonostante tutto quello che gli aveva detto, poi.
“Si si, emozione. Sai cosa vuol dire averti incessantemente a 2 centimetri di distanza? Averti perennemente tra i piedi? Sentire sempre la tua voce che mi parla di quanto io sia carina o quanto sono bella? Eh? Hai una minima idea di quanto il mio cuore muoia ogni volta che tu mi stai accanto-?”
Avvenne tutto in una frazione di secondo, tanto che persino lei si stupì di come sia potuto accadere.
Si sentì afferrare dietro la schiena e trascinare di più verso di lui, verso il suo petto.
E le labbra di lui si posarono gentili su quelle di Izumo, che spalancò gli occhi, attonita, mentre la sua mano, quella il cui braccio era ferito, si andò a posare delicatamente sulla sua guancia.
Era caldo, era avvolgente, era tutto ciò che aveva atteso da così tanto tempo.
Il suo cuore pareva esplodere, il suo corpo fremeva sotto di lui, a contatto con lui, e sul suo petto sentiva un peso opprimente; ma era piacevole, estremamente ed immensamente piacevole.
Non pensava che si potessero provare simili sentimenti, non per uno come Shima.
Ma era proprio perché era Shima che li provava, e non li avrebbe provati per nessun’altro ragazzo.
Di conseguenza, per istinto, si lasciò trasportare come una foglia dal vento, rilassando le spalle e chiudendo le braccia attorno al collo di lui.
Era questa la felicità? Era questo, il voler bene ad una persona?
Passarono un paio di minuti, sentendo ognuno il battito dell’altro, quando si staccarono lievemente, entrambi lievemente arrossati per l’imbarazzo.
Shima posò la fronte su quella più bassa di Izumo, piegando le labbra in un piccolo sorriso, rispondendo all’ultima frase che lei gli aveva rivolto.
“Tu, il mio, lo uccidi ogni volta che mi guardi.. E’ dal primo giorno che ti ho incontrata che lo fai, ora permettimi di farlo un poco anche con il tuo.”
A quelle parole, la ragazza si imbarazzò, se possibile, ancora di più, mettendosi il dorso della mano davanti alle labbra e deviando lo sguardo da tutt’altra parte.
“St.. Stupido.. Stai zitto.”
“Aaah, quant’è carina Izumo-chan quando s’imbarazza.” Scherzò su Shima, stringendola di più a sé e baciandogli fugacemente la fronte, sorridendo gaio con gli occhi che gli brillavano, diversamente da quelli di lei che si erano spalancati dalla vergogna e che, in quel momento, lo guardavano furiosi mentre cercava in tutti i modi di scollarsi da lui, con poca anzi irrilevante forza.
“Ho detto di tacere, stupido di un monaco e.. e mollami!”
“Eddai, cosa c’è che non và se dico che sei carina?” rise ancora lui, tenendola forte. “E non ci penso neanche, ora che posso voglio starti vicino il più possibile.”
Izumo si bloccò un momento, alzando il viso verso di lui, perplessa, con occhi grandi che scrutavano quelli intensi di Shima, il quale non potè non imbarazzarsi.
“Co.. cosa c’è?”
“Io.. ti piaccio così tanto, Shima?”
Se lo stava davvero chiedendo da un po’.
Aveva sempre pensato che quel suo comportamento da stupido fosse dovuto al suo carattere così donnaiolo, così maniaco, così narcisista; quindi non vi aveva dato alcun peso le prime volte che gli si era avvicinato con l’intento di uscire insieme.
Ma vendendolo ora, così da vicino, e pensando a ciò che aveva fatto per lei, a ciò che gli aveva detto, non poteva non pensare che, un minimo, Shima poteva essere davvero interessato a lei.
Lo vedeva dagli occhi, che non poteva fare altro che osservare attentamente in quel momento, persa com’era a riflettere, troppo per rendersi conto della vicinanza con cui stava con il viso di lui.
E quella domanda, nonostante il suo imbarazzo per lo sguardo intenso di lei, lasciò Shima vagamente perplesso.
“Se non mi piacessi, non ti avrei baciata, no? Secondo te perché ero geloso di Deisuke?”
A quella, la ragazza spalancò le iridi, attonita.
“Geloso.. di Deisuke?”
“Non mi dire che non te ne eri accorta? Ti ho anche fatto quello domanda del bacio comparandomi con lui.”
Avvampò in un secondo, mettendosi una mano davanti alle labbra e deviando lo sguardo.
Non se n’era accorta di nulla, non pensava che la sua potesse essere gelosia, pensava solo che gli desse fastidio che avesse quel comportamento scontroso, che troppo spesso le parlava o le si avvicinava, che le avesse salvato la vita accanto al Torii..
Ripensò all’espressione che aveva avuto, in quel frangente Shima, che le aveva creato un peso opprimente al petto; oppure a quando era andato da lei quando l’aveva vista da sola a parlare sul ponte con Deisuke e gli aveva fatto quella domanda.
Sì, decisamente erano segni di gelosia.
Si voltò, imbarazzatissima, comprendoni il volto con le mani e dandosi mentalmente della stupida.
Come aveva potuto non accorgersene prima!?
“Davvero? Non ti eri accorta di nulla!?”
“C.. Cer.. Certo che mi ero accorta. E.. Era ovvio!” balbettò lei, voltandosi e cercando di mascherare la sua colpevolezza con sguardo serio e altezzoso nonostante il rossore sulle guance la faceva cadere in pieno fallo.
“Allora, se capisci quanto mi piaci, rispondi a questa domanda.” La serietà con cui Shima aveva detto quelle parole le fece mancare un colpo al cuore, lasciandolo immobile a quale centimetro da lui, apprensiva. “Dicevi davvero quando, a quella domanda, hai risposto di sì?”
Izumo abbassò il viso, nascondendo gli occhi al suo sguardo, chiudendo la piccola distanza che li separava e allungando lievemente la mancina, tremante, sfiorando la sua mano e intrecciando brevemente le sue dita con quelle di lui.
Prese un grande respiro, di modo da non farsi prendere dall’eccessivo imbarazzo e lasciando da parte il suo orgoglio. Le parole della donna le ritornarono alla mente.
 
“Sii felice come non sono potuta esserlo io.”
 
“Certo che.. non dicevo sul serio. L’unica persona a cui penso ogni momento, anche per le cose più piccole, sei.. sei tu, stupido.” La sua voce era diventata un sussurro tremante. “Non avrei voluto darlo a nessun’altro quel bacio, se non a te.”
Restarono in silenzio una manciata di secondi, giusto il tempo per far rendere conto Shima se quella poteva essere la realtà o solo un bellissimo, stupendo sogno dal quale si sarebbe svegliato.
Ma il tocco gentile e appena accennato delle mani di Izumo gli fece realizzare che era tutto vero.
Gli prese la mano, dunque, la stessa che gli aveva sfiorato, e se la portò al petto, guardandola ridente e lievemente ironico sotto lo sguardo interrogativo di lei.
“Lo stai facendo di nuovo, Izumo-chan.. Lo stai uccidendo.”
Per un momento, rimase interdetta dalle sue parole, per poi iniziare a vergognarsi di nuovo ma lasciando che i suoi occhi non si muovessero lontano da quelli di lui, sorridendo appena, toccandosi fronte contro fronte.
Entrambi felici, entrambi con il cuore che moriva al pensiero o al tocco dell’altro, entrambi con il desiderio di stare con l’altro, non desiderando nient’altro se non quel piccolo, anche lieve, contatto tra le loro mani e delle loro fronti.
“Ehiii! Izumo! Shima!”
Rettifico.
Al sentire la voce di Rin che si avvicinava, la cosa che desideravano maggiormente era sparire dalla circolazione il più in fretta possibile.
Principalmente Izumo che, sbiancata come sbiancato lo era Shima, stava per venirgli un collasso al cuore; cosa avrebbero pensato di lei, vedendola in quella posizione con quello stupido?
Così, in meno di un secondo, la mano che teneva sul suo cuore lo spinse all’indietro talmente forte e con uno scatto così repentino che il ragazzo non fece neanche in tempo ad accorgersi di cadere in acqua con un tonfo mentre lei, dal canto proprio, fece finta di nulla, voltandosi e cercando di riprendere il suo solito contegno.
Anche se.. un po’ le dispiaceva di aver reagito in quel modo, ma era stato più forte di lei. Non sapeva in quale altro modo fare e, poi, gli era venuto spontaneo.
“Siete qui, allora!? Izumo perché sei scappat- Whao!”
Rin si avvicinò a passo affrettato alla ragazza ma, guardando il mare dietro di lei, non poté non esclamare dallo stupore per via della limpidezza che aveva assunto quel pezzo del tempio, prima completamente nero e marcio.
“E’.. E’ completamente pulito, ora! Allora quella signora aveva ragione.”
“Mh? Perché, che ha detto la Yuurei?” chiese d’istinto Izumo, ritornando seria.
“Alla sua scomparsa ciò che era sotto i suoi malefici, sarebbe ritornato normale.” Affermò Shiemi, intervenendo nella conversazione, tranquilla e lievemente sollevata nel vedere come tutto si era risolto per il meglio. “Non voleva fare del male a nessuno, principalmente al tempio.”
“Tsk, però il Torii l’ha distrutto completamente.”
“B..Bhè.. sì.. quella è l’unica cosa di cui si pente amaramente.” Rispose titubante la ragazzina per poi tentare di difenderla. “Ma.. Ma è una brava persona, infondo. Non ci ha ucciso e so che voleva solo cercare di capire veramente i suoi sentimenti.”
Izumo guardò il viso della ragazzina con la bocca lievemente piegata in un’espressione seccata, per poi volgere lo sguardo verso la foresta dalla quale era uscita e dentro la quale aleggiava ancora lo spirito della donna. E, per una frazione di secondo, le sue labbra sorrisero impercettibilmente.
Un sorriso sincero, grato a lei e alle sue parole e ai suoi sguardi eloquenti che gli avevano fatto aprire il cuore; era convinta che, se non ci fosse stata lei, chissà ancora quanto tempo sarebbe passato prima che si rendesse conto che i suoi sentimenti non potevano più essere rinchiusi e che dovevano essere confessati a Shima.
Mille grazie, Jun.
“Ah.. ma Deisuke e il sommo sacerdote?” chiese d’un tratto la ragazza con i codini, perplessa di non vederli lì con loro.
“Son rimasti con lei, avevano un bel po’ di cose da raccontarle sia passate che presenti.” Principiò sorridente Shiemi.
“Mmh, capisc-”
“Wha! Shi..Shima! Che diavolo ci fai, te, in acqua!?”
La voce trillante di Rin quasi le fece prendere un colpo, non tanto per l’inaspettata reazione quanto per la possibile risposta di Shima, che sicuramente non sarebbe riuscito a inventarsi una scusa relativamente plausibile tanto da darla a bere ai due altri compagni.
“Aaah, emh.. Ecco, sono scivolato tutto d’un tratto.” Rispose ridente il giovane dai capelli rosa, scherzoso. “Sai, il legno è molto scivoloso nei posti di mare.”
Izumo abbassò il capo con le mani a torturare l’orlo delle sue lunghe maniche da Miko, di nuovo rossa in viso.
Si voltò lentamente, poi, con gli occhi socchiusi in un’espressione quasi scocciata nell’essere così tanto imbarazzata per una cosa così futile; e il suo sguardo andò subito a quello ridente di Shima.
Ma di cosa si stupiva più con Shima, che le aveva fatto prendere più colpi al cuore quella sera che in tutta la sua vita.
Un reciproco scambio di sguardi, entrambi complici, entrambi con le labbra che ancora prudevano, con le mani accaldate nei punti dove si erano unite con quelle dell’altro, entrambi con il cuore che batteva forte in petto.
Entrambi con la consapevolezza che non si sarebbero voluti lasciare per nessuno e per nessuna motivazione al mondo.



Note dell'Autrice:
Che dire, eccoci arrivati al penultimo capitolo.. ç^ç
Mi son voluta dare alla pazza gioia nello scrivere questo pezzo di storia, misà che son stata anche fin troppo romanticosaH ma.. mi è venuto spontaneo scrivere quello che ho scritto. E' più forte di me, li vedo troppo bene insieme <3
Ringrazio infinitamente tutti coloro che stanno leggendo la mia storia e che l'hanno messa nei prefereti. Vi ringrazio davvero di cuore *-* *inchino*
Al prossimo ed ultimo capitolo (çAç)
See ya :3
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: laNill