Serie TV > The Vampire Diaries
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Autore: Delena33233    18/11/2011    1 recensioni
Fu proprio in quel momento che lo vidi. Appoggiato ad un palo, dall’altra parte della strada, c’era una figura vestita di nero, era un ragazzo. Lo guardai, forse un po’ insistentemente perché se ne accorse ed i suoi occhi si posarono su di me. Feci un passo indietro senza alcuna apparente ragione.
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- Sophia, Nichole, lui è Damon, mio fratello - I suoi occhi azzurri come ghiaccio si posarono su di me e fu un altro pugno allo stomaco,  prese la mia mano nella sua appoggiando le sue labbra sulla mia pelle - Lieto di conoscerti, Sophia - si chinò leggermente facendo un mezzo sorriso, QUEL mezzo sorriso. Era lui, non c’era alcun dubbio. Era lui. Il ragazzo misterioso. Era lui. Quello del mezzo sorriso.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Whitey: "Peyton, perdere qualcuno è veramente dura. Ho passato molto tempo a cercare delle ragioni, delle risposte. Ma non si può trovare quello che non c'è..succede e basta."
[Oth]

There is still something? Give it to me.

 
Amore.
Che perverso gioco indomato. Indomabile.
Che perverso gioco perfido.
Che perfido atto devastatore.
Che sorridente giocoliere di sentimenti.
Che sentimento irrequieto, lacerante, distruttivo.
Che cieco caos opprimente.
 Dolore.
-
Con gli occhiali da sole calati sugli occhi, a nascondere le occhiaie dovute alla notte trascorsa insonne, scesi dall’auto che avevo appena parcheggiato nel cortile della scuola.
Bonnie mi venne incontro  << Giorno >>
Alzai la mano in risposta, troppo stanca per dire qualcosa di più.
<< Oh, non hai un bell’aspetto >> Mi informò lei
<< Grazie tesoro >> farfugliai  leggermente stizzita. La superai cercando di raggiungere, senza addormentarmi per strada, l’ingresso. Volevo solo appoggiare la testa sul banco, in ultima fila, e dormire.
-
<< Ti sei ripresa? >> Bonnie ed Elena erano sedute di fronte a me. Eravamo in giardino, con le belle giornate che c’erano  era uno spreco stare rinchiuse tra le mura  di scuola durante il pranzo.
Mi ero ripresa un po’ rispetto a quella mattina << Ho passato una notte tremenda >> Borbottai  addentando un pezzo di torta al cioccolato.
<< Da sola o in compagnia? >> La voce melliflua di Damon mi giunse all’orecchio
<< Ma ti piace così tanto questa scuola? >> Domandai continuando a masticare
 << Nah.. >> Apostrofò lui infilandosi le mani in tasca << Passavo di qui e sono venuto a vedere come stavano le mie donne preferite.. >> Prese posto accanto a me, sprofondando nella panchina
<< Che pensiero gentile >> Bonnie era seccata dall’arrivo del vampiro.
Damon le lanciò un occhiata di poco conto e si rivolse a me << Pensavo.. >> iniziò
 << Ci risiamo.. >> Sbuffai raccogliendo le mie cose dal tavolo. Mi alzai con il vassoio in mano e Damon mi imitò << Pensavo di partire oggi.. >>Riprese lui  allontanandosi con me dal tavolo dove Elena e Bonnie ridevano della mia espressione scoraggiata
<< Co.. Oh! Già.. >> Buttai il contenuto del vassoio nel cestino prima di appoggiarlo insieme agli altri in uno scaffale. Mi aveva chiesto di andare con lui non so dove, il giorno precedente, prima del ballo e l’attacco del vampiro. << Credevo che il viaggio fosse rimandato.. >> Continuai.
Lui alzò le spalle << E perché mai? >> Domandò retorico.
<< Ma..? >> Cercai di farmi le mie ragioni ma Damon si stava già allontanando. Alzò una mano in segno di saluto, dandomi le spalle.
 << Prima o poi ti uccido! >> Borbottai tornando in classe, ben consapevole che il vampiro mi aveva sentito.
L’auto di Damon era parcheggiata nel vialetto di casa mia da qualche minuto. –Che aspetti- mi dissi –Non morirà- aggiunsi sarcastica. Mi infilai i pantaloncini di jeans, sistemai la maglia e passai un filo di matita nera attorno agli occhi. Avevo legato i capelli in una coda di cavallo e le punte mi toccavano il collo finendo in boccoli fini. Scesi le scale frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa. Afferrai gli occhiali da sole rimasti sul mobile dell’ingresso e presi un grosso respiro prima di aprire la porta di casa. Damon era appoggiato alla sua decappottabile azzurra. Mani in tasca, gambe incrociate.
Dio greco.
Lo raggiunsi e lui sorrise divertito aprendomi la portiera. Feci una smorfia mentre mi sedevo. Lui fece il giro dell’auto ad una velocità sovrumana, si accomodò accanto a me mentre accendevo la radio.
<< Allora, dove andiamo? >> Ormai era diventata una domanda di routine
<< è ovvio, non te lo dirò >> Ghignò soddisfatto delle sue stesse parole.
Era davvero impossibile. << Sono le 4 del pomeriggio e sto partendo con un vampiro eccentrico per..non si sa dove. Non ho idea di quando tornerò a casa, sempre che ci tornerò integra..ho fatto un’affare >> Esclamai stizzita.
<< Allacciati! >> Consigliò indicando la cintura.
<< Un bell’affare, si >> Aggiunse sorridendo prima di partire a una velocità..non moderata.
Durante il viaggio nessuno dei due parlò, io impegnata a tenere il broncio, braccia incrociate e sguardo fisso fuori dal finestrino. Volete la verità? Stavo evitando a tutti i costi di incontrare i suoi occhi meravigliosi e lasciarmi andare ai ricordi imbarazzanti e dolorosi della sera precedente.
-
Dopo circa una mezz’oretta eravamo arrivati.
<< Un’aereoporto? >> Chiesi scioccata.
<< Paura di volare? >> Damon mi diede una gomitata scherzosa scendendo dall’auto.
<< No. Damon. Sul serio, dove stiamo andando? >>
Lo raggiunsi svelta all’entrata dell’aereoporto.
Lui, per tutta risposta, tirò fuori dalla tasca della giacca 2 biglietti aerei.
Li afferrai  << Italia?? >> Sbottai leggendo la destinazione << Damon, sul serio >> implorai per la seconda volta << Cosa devi andare a fare fino in Italia? >> Stavo rischiando una crisi di nervi.
<< Andiamo, Soph! Tuo padre non è a casa, nessuno si preoccuperà >> Ghignò.
<< Nichole! >> Esclamai irritata nell’istante esatto in cui Damon mi passò il suo telefono.
Lo afferrai sbuffando.
<< Prendo i bagagli, non ti fare rapire da nessuno. >> Mi disse, dirigendosi molto probabilmente alla macchina.
<< Bagagli? >> Non ci potevo credere – Ma chi me l’ha fatto fare? -
Composi il numero di mia sorella << Nich, sono io. Non mi aspettare stasera e neanche domani e.. >> Sospirai << Sono con Damon. >>
<< Damon? E’ tranquillizzante! >>
<< Lo so >>
<< Stai attenta. >>
<< Ti voglio bene >> Attaccai.
<< Su! Perderemo il volo! >> Damon si riprese il telefono.
<< Sarebbe un peccato. >> Borbottai rassegnata.
-
Era mattina quando una voce meccanica mi svegliò. Sbarrai gli occhi << Dove? Oh.. fantastico! >> Farfugliai ricordando gli avvenimenti del giorno prima.
<< Buon giorno >> Damon, al mio fianco, sorrideva sveglissimo << Siamo arrivati. >> Aggiunse mentre l’aereo atterrava.
<< Sicilia? >> Chiesi allibita.
<< Palermo! >>. Fuori dall’aereoporto, Damon chiamò un taxi e disse qualcosa all’autista in italiano.
Lo guardai esterrefatta << Parli Italiano? >>
<< Salvatore ti dice niente? >> Ghignò.
<< Oh! È vero! >> Non ci avevo mai pensato.
Aveva origini italiane, era un vampiro multi centenario e probabilmente aveva girato il mondo intero. Ovvio.
Guardavo il paesaggio scorrere fuori dal finestrino << Che mare splendido.. >> Sussurrai rapita.
Eravamo arrivati.
Un Hotel imponente di fronte a noi. Alla reception un signore distinto ci accolse cortese e ci fece accompagnare alla nostra stanza. – La nostra stanza?-
<< Damon? >> Lo chiamai irrigidendomi.
<< Oh! Tranquilla, ci aggiusteremo! >> Altro ghigno.
Al centro della stanza troneggiava un grosso letto matrimoniale rosso e oro. – Ci aggiusteremo..-
I mobili riprendevano i colori delle lenzuola così come le pareti della camera.
Una porta faceva accedere ad un bagno enorme, una vasca bianca regnava sovrana nella stanza blu notte.
Dal balcone si vedeva chiaramente il mare cristallino che si perdeva nell’abbraccio col cielo siciliano.
Un rumore mi riscosse dalla mia contemplazione: Damon aveva appoggiato 2 borse sul letto.
<< Io devo uscire un attimo. Torno per pranzo, ci vediamo sotto >>  mi informò un attimo prima di sparire.
-Cosa diavolo c’è in quelle borse?- Mi avvicinai sbirciando curiosa, in una c’erano indumenti maschili, neri, di Damon senza alcun dubbio.
Dall’altra tirai fuori una maglia rossa a maniche corte, un paio di pantaloncini di Jeans, simili a quelli che indossavo, un vestito corto con le spalline sottili, azzurro, semplice.
Un coprispalle bianco abbinato ad un paio di decollette altissime.
Un pigiama composto di pantaloncini di tessuto rosa e una canotta dello stesso colore.
Infine delle ciabatte da mare.
C’era un’altra sacca, più piccola. Dentro, due spazzolini e i miei trucchi.
- i miei trucchi? . Mi ero seduta, incredula. Tutti quei vestiti nuovi,, Damon aveva superato se stesso.
Notai un cassetto socchiuso, mi avvicinai al mobile: biancheria intima succinta.
Tipico di Damon – altro che superare se stesso!-
Messo da parte l’orgoglio, andai a farmi una doccia, per liberarmi dello stress del viaggio.
Cosa ci facevo in Sicilia con Damon? Cosa stava combinando in quel momento?
Mi ero fatta trascinare in quel viaggio senza capo ne coda. Non avevo idea del perché. Damon, tutta colpa sua. Tutta colpa della mia “razionalità zero con un bel vampiro di fronte”
Finita la doccia, stavo per indossare, sconsolata, quella che doveva essere una mutanda, in realtà un piccolo elastico di pizzo nero, quando vidi sul letto un costume blu, era piegato sopra alle lenzuola. Lo indossai, presi il pantaloncino che avevo trovato nella borsa e frugando meglio trovai anche una canotta nera, infilai le mie inseparabili scarpe da ginnastica e sciolsi i capelli, che ricaddero sulle spalle, vi passai in mezzo le dita, dividendo le ciocche per cercare di dare un senso a quell’ammasso ondulato. – Già che c’era poteva portare una spazzola!-  bofonchiai.
L’orologio appeso al muro segnava le 13.00.
- Meglio che scenda- Mi dissi, uscendo dalla stanza.
In sala pranzo non c’era nessuno, un cameriere mi invitò a seguirlo ad un tavolo con sopra il numero della nostra stanza “27”.
Dopo qualche minuto che ero seduta, Damon arrivò. Si era cambiato, indossava un paio di jeans e una maglietta azzurra che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi color del ghiaccio e segnava il profilo del suo corpo perfetto.
Lo guardai avvicinarsi al tavolo. Era bellissimo.
<< Dove sei stato? >> Chiesi subito con sguardo indagatore.
<< Oh! Hai trovato i vestiti! >> Ignorò la mia domanda.
<< Quando sei stato a casa mia? >> Chiesi assecondandolo.
<< Per i trucchi dici? Mentre perdevi tempo sperando che me ne andassi dal tuo vialetto >> sorrise della mia espressione allibita.
Il cameriere interruppe il nostro discorso.
Ordinai un’insalata mista e Damon prese un misto di mare da dividere in due.
LO guardai ghignare mentre ordinava.
Alla domanda “ Cosa vi porto da bere?” Damon mi lanciò un’occhiata divertita, della serie “Qualche ragazza innocente?”
<< Non mangerò tutto quel pesce che hai ordinato! >> lo rimproverai non appena il cameriere si allontanò.
<< Farò uno sforzo, allora! >> Sorrise, scherzoso.
L’aria di mare lo metteva di buon umore?
Lo guardai masticare con mal celato disgusto, lentamente, svogliatamente.
<< A casa tua, quella sera, non facevi tutte ‘ste storie! >>
<< Perché non sapevi cos’ero. Adesso non devo far finta che mi piaccia il cibo. >>Sottolineò l’ultima parola con voce perentoria.
<< Cosa facciamo? >> Chiesi a fine pasto.
<< Andiamo a prendere il sole! >> Era serio.
<< Mi sorprende, Signor salvatore >>
Guardò distrattamente l’anello che portava al dito << I cimeli di famiglia servono a qualcosa, ogni tanto >>
<< Già.. >>
-
Era una spiaggia tranquilla, non c’era molta gente. Pochi ombrelloni, giallo canarino, erano aperti.
Ero sdraiata sotto il sole da un’oretta. Damon, sotto l’ombrellone, leggeva un libro, anzi, faceva finta di leggere. Perché canticchiava a mezza voce ormai da 20 minuti.
<< sotto questo sole.. >>
<< Che coerenza Damon, davvero! Sei all’ombra da un’ora! >> Esclamai dopo l’ennesimo giro di strofa, portandomi una mano sugli occhi, a far da scudo al sole.
<< Beh il sole c’è! Non sono così incoerente.. >> Si giustificò, soddisfatto d’avermi infastidito << Come fai a conoscerla? >> Chiese.
<< La conoscono tutti Damon! >> Mi sdraiai di nuovo.
<< Non è vero! Non ho mai conosciuto qualcuno che sapesse canzoni Italiane.. a parte un Italiano, si intende! >>  Era curioso o voleva solo darmi il tormento?.
Tornai a guardarlo, mettendomi seduta.
<< Mi ricordo che un giorno mio padre la canticchiava e mia madre lo fece cantare per impararla! >> Soddisfatto?
Puntai lo sguardo verso il cielo azzurro, sospirando.
Mi ricordavo vagamente quel giorno, io e Nichole eravamo sedute attorno al tavolo e mia madre cucinava, mio padre entrò in sala canticchiando e mia madre lo pregò finchè non lo convinse a cantarla tutta ad alta voce. Le piaceva.
<< Com’era? >> Damon si sedette accanto a me
<< Bellissima >> sussurrai appena.
<< Non so neppure come si chiama.. >> Era davvero interessato?
<< Hilarie >> mormorai, lui trattenne il fiato, o almeno così mi sembrò.
<< Te la ricordi? >>
Annuii << A volte però ho paura di poterla dimenticare, di non ricordare più il suono della sua voce o il suo sorriso gentile.. >> Chiusi gli occhi, immaginandola.
<< Non succederà.. >> Damon non rideva, non scherzava. Mi aveva presa sul serio e le sue parole erano sincere. Rassicuranti.
Mi voltai sorridendo. Non dissi nulla. Mi guardò, anche lui senza parlare.
Restammo così, uno accanto all’altro, ad ascoltare il rumore soffocato delle onde del mare, che si infrangevano sulle rocce. Il suono sottile che producevano mentre arrivavano a riva. Imperterrite, indomabili.
-
Il sole era ormai calato e iniziava a farsi buio, avevo indossato il vestito azzurro che Damon aveva preso per me. Le decollette bianche e il coprispalle si abbinavano al mio trucco, ombretto bianco e un tocco di colore solo alle guance. Il mascara e la matita completavano il tutto.
I capelli ramati si riflettevano, a tratti, sul ciondolo argento che avevo lasciato visibile, appena sopra il vestito.
Damon era tornato al suo solito abbigliamento, pantaloni neri, camicia a maniche corte, nera e rigorosamente sbottonata per i primi bottoni.
Andammo in centro città, tutti i negozi erano aperti e un gruppo cantava nella piazza principale.
Erano divertenti, i siciliani, sempre sorridenti e amichevoli.
Una bella serata.

Invece di tornare in albergo, Damon mi portò in spiaggia, era notte inoltrata, vedevo poco, se non ciò che restava illuminato dalle luci della città.
<< Che facciamo qui? >> Chiesi togliendomi le scarpe, il cui tacco vertiginoso sprofondava nella sabbia ad ogni passo.
Non rispose subito, ma lo sguardo malizioso che mi lanciò bastò a farmi capire.
<< Oh no Damon! Non farò il bagno! >>
Sorrise avvicinandosi << Non mi costringere.. >>
Sapevo che mi avrebbe sollevato senza batter ciglio e buttato in mare come fossi un sacco di patate. Qualunque cosa avessi decido di fare, sarei finita in acqua.
<< Dannazione! >> Sibilai.
Con molta calma, mi tolsi il coprispalle e lo appoggiai accanto alle scarpe.
Damon, pienamente soddisfatto, iniziò a spogliarsi a sua volta.
Distolsi lo sguardo da lui, non volevo togliermi il vestito, ma era l’unica cosa asciutta che mi sarei potuta mettere  una volta uscita dall’acqua.
Guardai il mio accompagnatore, portava solo un paio di boxer, neri.  Rapida tornai al mio vestito, non potevo permettermi il lusso di osservare il suo corpo nudo. Non senza rischiare una decina di attacchi di cuore.
Riluttante, sfilai l’abito, lasciandolo sulla sabbia.
Ero in mutande e reggiseno, davanti a un vampiro ultracentenario, tremendamente stupendo, e ringraziai mentalmente me stessa, per essere sempre stata una che badava alla linea, o ameno a ciò che mangiava e in quali quantità.
Sulle labbra di Damon ricomparve il sorriso malizioso di poco prima << Pronta? >> Era un chiaro invito sarcastico a chiedermi se volessi togliermi dell’altro. Provocazione alla quale non abboccai.
Come poteva fare del sarcasmo davanti ad una ragazza in intimo di pizzo bianco semi trasparente? Era Damon, ecco come poteva.
Si avvicinò alla riva e mise un piede nell’acqua << E’ calda, forza! Non morirai! >> Sogghignò.
Lo guardai di traverso << Tu no di certo! >>
Mi ritrovai a pensare che tutto sommato quella situazione era buffa. Qualcun altro avrebbe detto imbarazzante o ridicola. Certamente qualcuna delle sue spasimanti spasmodiche avrebbe ucciso per essere al posto mio. E io la trovavo buffa.
Damon era ormai immerso fino alla vita. Il suo corpo brillava alla luce della luna. Sembrava quasi che la natura si prendesse gioco dell’essere umano, dell’universo stesso :  Permetteva alla luna di riflettere, silenziosa, sul corpo di un vampiro. Un essere diverso da tutto ciò che lei stessa aveva creato. Qualcosa che andava contro natura senza alcun dubbio. Qualcosa, nonostante tutto, tremendamente affascinante e degno di ammirazione.
Damon surclassava la natura e tutto ciò che esisteva al mondo, in quanto a bellezza ed eleganza.
Quel ragazzo a pochi passi da me era stupendo.
Terrificante e meraviglioso.
Connubio tra vita e morte, pace e terrore.
Lo raggiunsi, l’acqua era calda davvero.
Mi tuffai nell’immensità del mare. Se la natura voleva giocare, avrei giocato con lei.
Damon mi seguì sott’acqua, ci rincorremmo tra le onde nere.
Mi afferrò, tirandomi a se e mi portò in superficie.
Non mi preoccupai dei miei capelli o del trucco, che ormai doveva aver combinato un disastro sul mio viso.
Damon era di fronte a me e il suo volto immerso nella luce, i suoi capelli zuppi, in ciocche ribelli ed i suoi occhi penetranti, di quel colore indescrivibile, mi fecero realizzare che non avrei potuto fare niente per reggere il confronto con tale perfezione.
Senz’alcun apparente motivo, aveva scelto me per quel viaggio ancora incomprensibile, aveva scelto me per quella notte di follia. E a me bastava questo.
Sapevo che le sue vere intenzioni sarebbero venute a galla da li a poco, ma per un attimo mi lasciai travolgere dalle mie stesse emozioni. Non mi ero mai concessa nulla in 17 anni. Avevo comandato me stessa in ogni situazione, negandomi qualunque atto di follia, e ora volevo vivermi quel momento.
Respirai a fondo, ad occhi chiusi. Volevo che quella giornata restasse impressa nella mia mente, perfettamente.
Ero libera da me stessa.
Guardai Damon, sorridendo << Grazie.. >> sussurrai.
Lui fece una smorfia incomprensibile << Aspetta a ringraziarmi.. >>
Lo guardai senza capire, con uno scatto andò sparì nell’acqua << Dam .. >> Provai a parlare, ma lui mi afferrò le gambe e mi tirò giù.
Annaspando tornai a galla, lui mi guardava sorridente.
<< Brutto.. >> Mi gettai su di lui, lo afferrai per le spalle e spinsi, con scarsi risultati.
Per tutta risposta, mi trascinò di nuovo sott’acqua e cominciammo una danza frenetica di movimenti confusi.
Cercai di scappare dalla sua presa, nuotando verso riva, lui capii le mie intenzioni e nuotò più veloce, cercando di raggiungermi.
<< Ahah.. >> Risi uscendo dall’acqua. Damon, dietro di me, arrivò di gran carriera e mi gettò nella sabbia, schiacciandomi col suo corpo.
<< Ridi ancora adesso? >> Disse scherzoso.
La mia risata si smorzò, realizzando cosa stava per accadere, di nuovo.
Lo vidi distendere le labbra in un sorriso e avvicinarsi al mio viso..
<< Non vorrei interrompere un grande momento, ma credevo fossi venuto qui per parlare con me. >> Una voce maschile riscosse entrambi, strappandoci via da quell’ attimo.
<< Elijah >> Damon riprese possesso delle sue azioni, alzandosi fulmineo da me e parandosi di fronte al nuovo arrivato.
Mi alzai anch’io, cercando, invano, di liberarmi dai mille granelli di sabbia che mi si erano appiccicati addosso.
Guardai lo sconosciuto, era vestito scuro, aveva i capelli castani, corti. I suoi occhi erano neri, vuoti.
<< Ho pensato potessero servirvi >> Disse porgendo a Damon 2 asciugamani bianchi.
<< Gentile >> mugugnò scontroso il vampiro moro.
Doveva essere quasi l’alba, perché iniziavo a vedere più chiaramente.
<< Non mi presenti la signorina? >> Chiese Elijah, guardandomi per la prima volta.
Damon fece un passo indietro, mettendosi accanto a me << Sophia >> mormorò appena.
Cosa stava succedendo?
<< Incantato, Sophia. Mai vista tanta bellezza in un unico essere >> Ma come parlava? Era terrificante il modo che aveva di marcare ogni singola parola. Prese la mia mano e la baciò, senza che potessi reagire.
Le sue labbra erano fredde come il ghiaccio, anzi, di più. Un brivido mi scosse.
<< Tremi, dovresti coprirti >> Disse ancora il nuovo arrivato, allungando di nuovo gli asciugamani.
Damon, accanto a me, si irrigidì.
Accettai il telo bianco e me lo avvolsi attorno al corpo, anche Damon si arrese e ne prese uno, asciugandosi il viso.
Elijah ci osservò compiaciuto << Bene, non rimane molto tempo, hai detto di avere un’offerta interessante. >>
Di cosa parlava?
<< Si, credo tu abbia capito cosa intendevo.. >> Disse a mezza voce il più grande dei Salvatore, sembrava contrario a quell’incontro che, a quanto pareva, aveva richiesto lui stesso.
Elijah scosse la testa << La doppelganger >> sentenziò << Niente scorciatoie >>
Vidi Damon strabuzzare gli occhi, incredulo << La mia offerta è migliore >>
Il vampiro castano si avvicinò, d’un tratto minaccioso << Non mi interessa la tua offerta, Salvatore >> sibilò.
Arretrai d’un passo, d’istinto. La situazione si stava mettendo male, ormai riconoscevo i segnali.
Damon emise un soffio acuto e fece vedere i denti, Elijah non si scompose.
Trattenni il respiro aspettando l’inizio della lotta.
Improvvisamente una figura incappucciata si materializzò accanto a Elijah, alzando dietro di se soltanto qualche chicco di sabbia.
<< Elijah, dobbiamo andare, presto sarà giorno. >> Era una donna, la sua voce mi procurò un brivido.
Il vampiro più vecchio si rilasso, le sorrise << Ben arrivata Hilarie >>
- Hilarie- il mio cuore saltò un battito.
La donna portò le mani al cappuccio e lo abbassò.
Smisi di respirare. La terra sotto ai miei piedi tremò, stavo sprofondando nel nulla.
Si voltò per la prima volta verso di me, e i suoi occhi verde smeraldo mi colpirono dritta al cuore.
Si scostò una ciocca di capelli castano ramati dalla pronte.
Si avvicinò a me, aprendo un poco la bocca, visibilmente sorpresa.
Arretrai sconvolta.
Vidi Damon, con la coda dell’occhio, sbattere le palpebre continuando a fissare prima me e poi la nuova arrivata, sconvolto.
La donna dai lunghi capelli ricci m scrutò attentamente << Sophia? >> Sussurrò.
Puntai i miei occhi nei suoi, identici ai miei.
Un nodo mi strinse la gola, le lacrime uscirono copiose dai miei occhi, senza che potessi trattenerle.
Era li, di fronte a me. Non era cambiata affatto, era come la ricordavo, come quando se n’era andata.
Non era vero. Non poteva essere vero.
Lei era morta.
Chiusi gli occhi, doveva essere un sogno, ora mi sarei svegliata.
Quando li riaprii, la donna non c’era più, e nemmeno Elijah.
Il sole cominciava a vedersi tra le nubi rosee.
Damon si avvicinò a me << Soph.. >>
Scossi la testa, incapace di parlare.
Caddi in ginocchio sulla sabbia, le mani sul viso, a nascondere le lacrime irrefrenabili.
Damon si inginocchiò accanto a me e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Sembrava spaventato dalla mia reazione.
Quella donna era identica a me, stesso colore dei capelli, stessi occhi verdi, stessi lineamenti, stessa altezza, stessa fisionomia.
Due gocce d’acqua.
Pensai un secondo a Elena, era così anche per lei, era anche lei identica a Katherine tanto quanto io assomigliavo a quella donna?
Sapevo che Damon stava pensando le stesse cose, non riusciva a dare una spiegazione a ciò che aveva appena visto.
Io invece avevo imparato a convivere con quella realtà appena compiuti i 15 anni.

<< Chi era? >> Chiese, aspettando fremente la mia risposta.
<< Mia madre >>

 NOTE DELL’AUTRICE:
Eccola quiiiiiii.
Come chi?!
Io! :D
Lo so che non vi ricordate assolutamente più nulla di me, della FF e che mi odiate e desiderate vedermi morta.
Ma non ho scuse da offrirvi, potete prendervi me se volete, ma poi chi pubblicherà “HS”?
Dai che ogni tanto ritornano :D Ho pubblicato, non so quando ripubblicherò, però adesso l’ho fatto u.u
Perdonatemi se potete xD
Passo al cap. perché se no mi infogno con le mie stesse mani :D
Allora: Damon tenta di baciare Soph, nello scorso capitolo, lei si toglie, perché comprende le profondità dell’animo di Damon e il suo amore perenne e immutabile per Miss Elena :D
Tra le altre cose.. Ma quanto sono teneri? Cioè sta 3° stagione mi sta facendo morire, lentamente u.u
Comunque! Ritornando alla storia :D
Soph e Dam ( :D ) partono, fanno i piccioncini per un giorno (u.u) e poi…
Booooooom: Elijah e Hilarie!
Tada da daaaaaan -.-
Hilarie è la mamma di Sophia, quella che dovrebbe esser morta >.<.
Elijah che ci fa con lei?
Ma soprattutto! Damon cosa voleva “barattare” al posto di Elena??

Lo scopriremo solo nel prossimo capitolo (che non si sa quando arriverà T.T).
La frase presa da “One Tree Hill”, riguarda la puntata in cui Whitey (Il mio caro vecchio) parla con Peyton, riguardo la perdita di sua moglie e della mamma della bella bionda :D
In questo cappy. Arriva la mia nerd preferita : Ebbene si :D Quindi un ringraziamento particolare va a lei, che mi ha fracassato le “cosiddette” finchè non ho pubblicato.
Il titolo si riferisce al fatto che Soph ha perso davvero tutto, ora che sa anche che sua madre è viva.
Le rimane ancora qualcosa?
Le rimaneva il ricordo integro della madre. Ma lei stessa gliel’ha portato via.

Quanta tristezza :(

E grazie infinitissime a chi ha recensito lo scorso cap.
_Globulesrouge_
Sonia22
Elaine_Queen
Itsmartyx
Per la loro costanza, il loro impegno e le loro recensioni meravigliouuuuuussss :D
Grazie davvero gioie**

Aaaalla prossima (Y)
Je♥
  
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