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Autore: darkronin    18/11/2011    5 recensioni
Abbiamo sempre solo immaginato cosa possa aver pensato il Re dei Goblin di tutta l'avventura che vede Sarah protagonista nel risolvere il labirinto.
Ho voluto tentare di rendere concrete tutte le sfacettature e allusioni che lui -e gli altri personaggi- mostrano di questo mondo all'interno della storia originale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tela di diamante'
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5. Il dimenticatoio



Uff...” Appollaiato alla finestra della stanza, abbigliato nella sua veste da camera composta di una morbida casacca nera su un paio di pantaloni leggeri e aderenti, il mago sbuffò per la risposta idiota che aveva dato la ragazza. Ruotò la sfera sul dorso della mano con indolenza, quasi pensasse a come sbarazzarsi del cristallo, essendo finito il suo divertimento. “Che gran delusione!”

Ma sa molto...” Obiettò un piccolo Goblin grinzoso ai suoi piedi.

Cosa parli a fare tu, insulsa e immonda creatura?” Il bel biondo folgorò con lo sguardo quella bestiola, arricciando il labbro superiore in un'espressione di disgusto: tanto piccoli e tanto violenti. Sicuramente gli esseri umani avevano dimenticato quanto potessero essere pericolosi. Il divertimento maggiore di quei piccoli diavoli marroni e misantropi era torturare a morte le loro vittime e berne il sangue finché queste erano ancora vive, in spregio alla vita che andavano stroncando. Erano fortunati che si limitassero a rapire i bambini, quando gli veniva ordinato.

Mi scusi, sire!” si affrettò quello, prostrandosi. “Però devo insistere. E' dotata...” osservò

Abbiamo anche un cervello, adesso? Il mondo si sta rovesciando?” chiese sarcastico l'altro senza degnarlo di ulteriori occhiate.

Dopo una lunga pausa domandò, vinto dalla curiosità “E sentiamo...cosa dovrei fare, secondo te? Bada a come rispondi!” minacciò

No no, niente, mio signore...” piagnucolò quello temendo una qualche punizione corporale “Volevo solo dire che non la deve disprezzare solo per questo...”

Solo per questo?” ripeté sibilando, gli occhi che dardeggiavano per la rabbia

Era impossibile da risolvere! Era un vero vicolo cieco!” si giustificò ancora quello

Ovvio che era un vicolo cieco, idiota!” Il mago scattò in piedi saltando nella sala, facendo schioccare violentemente anche il mantello per la foga che vi aveva impresso “Cosa vuoi che sia, un paradosso? Non c'era alcuna risposta giusta, né alcuna sbagliata. Doveva fermarsi lì. Passare le ore rimaste ad abbrustolirsi al sole. Non dovrei essere deluso? Non ha capito un'accidenti! Non è che il labirinto deve per forza essere risolvibile. Può pure non esserci un'uscita, per quel che ne sa lei.” Era fuori controllo: il bel re aveva il volto deformato in una maschera di rabbia. Urlava a pieni polmoni, pronto a massacrare chiunque avesse trovato sul suo cammino. “Buona parte dei labirinti sono fatti per soddisfare i desideri viscerali dei sovrani: vedere correre fino allo stremo le prede, convinte di trovarla, prima o poi, un'uscita. Invece ci muoiono dentro!” disse ridendo sguaiatamente “Sono fatti per....” di colpo si bloccò. I Goblin restarono impietriti, congelati nelle loro posizioni, temendo che, al minimo movimento, il sovrano potesse prendersela con chiunque di loro. Si voltò, tornò alla finestra, calciando in malo modo il Goblin che aveva dato origine a tutto. Si poggiò pesantemente con le mani sul balcone della finestra. I Goblin si guardarono a vicenda, incerti se tagliare la corda o soccorrere il sovrano, fattosi improvvisamente pallido e tirato.

Dannazione!” urlò esasperato, picchiando il pugno sul marmo dello stipite. Le creature decisero che era il caso di allontanarsi quel tanto da essere al sicuro ma anche prontamente disponibili in caso di richiamo.

Rimasto solo, osservava il labirinto che si estendeva ai piedi del palazzo. Solo una parte di esso lo raggiungeva. Tutto attorno sorgeva poi il villaggio e in lontananza si intravedeva l'Isola dei sogni*.

Si passò una mano sugli occhi, cercando di cacciare l'immagine che aveva appena avuto di sé. Era disgustato del pensiero che aveva avuto. Il labirinto era anche un gioco: un gioco tra una dama e un cavaliere. Un gioco dove la dama si poneva al centro del labirinto, sulla torre, nascondendosi. E il cavaliere, il povero imbecille, aveva il compito e il desiderio di raggiungerla, basandosi solo sulle indicazioni che lei gli dava. Lei, detentrice della vita di lui, che poteva decidere se farlo avvicinare a sé o respingerlo, protrarne l'agonia, soddisfarlo o cacciarlo da quel luogo. Era un gioco escogitato per gli amanti. Era la metafora della ricerca del proprio compagno.

Successivamente gli umani l'avevano involgarito, contaminandolo con la lussuria e l'omicidio. Ma originariamente...era quello il suo scopo, non il massacro dei sudditi a favore dei sovrani.

No!” sibilò a se stesso. Si allontanò dalla finestra e cominciò a muoversi su e giù per la stanza, meditabondo.

No. Il suo interesse era certamente solo per il nuovo gioco che aveva finalmente tra le mani. Certo, ne era affascinato. Ne era affascinato prima! Finché pensava che lei fosse speciale, che lei sapesse tutto di loro. Lei credeva in loro e sapeva tutto di loro. O almeno così sembrava. Ma il modo goffo in cui si era mossa fino a quel momento gli aveva fatto capire che il nano, Hoggle, aveva ragione: non sapeva proprio nulla, quella stupida umana. Quindi, era inutile. Cosa se ne faceva lui, il magnifico Jareth, di un'insipida e insulsa ragazzetta umana? Non sapeva nulla, dava tutto per scontato, non riusciva a usare la logica**. Doveva eliminarla. E tenere per sé il bambino, l'erede che lui aveva designato. Nessuno avrebbe fatto domande sui due scomparsi. E anche se qualche umano fosse riuscito a infrangere la barriera che lui avrebbe posto nelle loro memorie, nessuno avrebbe mai pensato seriamente a cercare il colpevole e i dispersi nel mondo magico, un mondo che loro ritenevano “inesistente”.

E allora perché esitava? Perché le aveva permesso di infilarsi in quel mondo? Le regole, certo... Ma le regole non dicevano nulla sulla necessità di parlare con la controparte umana, informarla del rapimento portato a termine con successo e convincerla a lasciar perdere.

Ma soprattutto, perché tra i primi pensieri che gli erano venuti in mente c'era quel gioco mentecatto e zuccheroso di amanti che si inseguono nel labirinto per far crescere l'attesa del ritrovo? Si accigliò: loro due sembravano quasi giocare a ruoli invertiti...

Arrossì improvvisamente e, immediatamente, un'ondata di rabbia tornò a travolgerlo. Perché non poteva pensare, come tutti i Goblin, essendone lui il re, solo a cose truculente? Perché si faceva tanti scrupoli verso di lei?

Era un ottimo passatempo, si disse. Ignorante ma interessante. Doveva attendere ancora qualche ora. Un gioco così non sarebbe ricapitato presto: doveva goderne ora, finché aveva tempo. Una manciata di ore e poi sarebbe tornato tutto alla consueta monotonia. Alla consueta solitudine.

Era stanco di essere Re di Goblin. Non succedeva mai niente. A parte le galline che facevano il nido sulla corona posta sopra il trono. Ma ora avrebbe avuto anche lui un bambino da crescere, si disse sorridendo addolcito.

Già...Toby...si era appena calmato e lui, in tutta la sua regale maturità, si era messo a sbraitare come un indemoniato.

Sbuffò e cercò di ricomporsi. Cacciò l'immagine di Sarah dalla sua mente e si risistemò la camicia. Tornò quindi al trono e vi ci si buttò con poca grazia. Solo allora si accorse di essere stato lasciato solo. “Ehi!” disse seccato. All'istante la sala tornò a popolarsi di schiamazzi e urla. Lui sorrise compiaciuto nascondendo il nervosismo.

Contemplò il caos attorno a sé per qualche istante. Quindi decise di tornare alla sua preda.

Preda. Ecco cos'era Sarah. Solo una preda. Una pedina nel suo gioco, nulla di più. “E chi se ne frega delle tempistiche!” sbottò tra sé

Con un movimento fluido della mano fece comparire una sfera e la tenne a distanza per osservarne il contenuto.

Ma il cristallo sembrava un pugno di onice nera. La scosse violentemente, con un gesto di impazienza, perché comparisse qualunque immagine. Cosa aveva scelto quella scriteriata? L'aveva lasciata che stava scivolando nel tunnel delle Mani Amiche, dopo le Porte Paradosso del Vicolo Cieco. Sbuffò impaziente. Dopo circa un minuto la scena cominciò a rischiararsi. Allora capì: aveva scelto di scendere. Stupida! Sentenziò, ancora una volta, mentalmente.

E' finita nel dimenticatoio...” constatò indispettito, le labbra tese. A occhio esterno sarebbe potuto sembrare preoccupato. I Goblin tutt'attorno scoppiarono in sguaiate risa isteriche. “State zitti!” sbottò, innervosito da quella loro stupida crudeltà gratuita: non capivano mai il suo umore. “Non avrebbe neanche dovuto arrivare al dimenticatoio.” Spiegò loro acido ma insolitamente prodigo di spiegazioni. I suoi tirapiedi non avevano seguito tutta la vicenda, quindi non sapevano che lui era infastidito da altri pensieri. “A quest'ora doveva essersi già arresa.” In realtà era molto deluso. Perché aveva scelto di andare giù se la strada che percorreva era in alto? Per assecondare la naturale caduta? Ragionamento illogico. Non l'avrebbe mai capito

Lei non si arrenderà mai.” Il Goblin fin troppo perspicace, che qualche minuto prima l'aveva mandato su tutte le furie, tornò a sparare le sue sentenze velenose. Era una minaccia, quella di Sarah?

No?” domandò sarcastico e stanco, più rivolto a se stesso, quasi consumato dai propri pensieri. “Il nano la riporterà al punto di partenza” decretò. Voleva vedere se quel piccolo rospo aveva ragione, come temeva. Cercò di convincersi fosse la scelta giusta “Si arrenderà quando si renderà conto di dover ricominciare tutto da capo!” una timida risata, poco convinta, cercò di affacciarsi alle sue labbra. I Goblin tutt'intorno cominciarono a borbottare tra di loro, quasi criticando la scelta del sovrano. “Beh?” Domandò lui spaesato. Non si divertivano più nel vedere qualcuno in difficoltà? Cosa aveva la sua decisione di tanto errato? Non è che provavano già dell'affetto per lei, quasi l'avessero riconosciuta come legittima sovrana? “Ridete!” li incoraggiò. Se non ridevano loro, come faceva lui a non pensare alle cattiverie a cui la stava sottoponendo? Come faceva a distrarsi? Come faceva a pensare che fosse la cosa giusta da fare? Quelli, più per compiacerlo che per reale ilarità, si esibirono in risate sperticate e forzate.

Aspettò qualche istante, sperando che quelle risate lo contagiassero. Alla fine rise. Di disperazione. Non era affatto contento di quello che aveva deciso di fare. Era un comportamento totalmente masochistico e meschino, per niente adatto a un re. Perché non la lasciava nei sotterranei bui a scontare le ore che rimanevano? La vittoria era assicurata: lei non aveva poteri né la forza per uscire da lì. Allora perché la stava liberando? Certo, come palliativo. Per pulirsi la coscienza si raccontava che la stava rimandando all'inizio e che lei avrebbe desistito. Ma sapeva bene che non si sarebbe arresa. Né lo voleva. Poteva raccontarsi che, se fosse dovuta diventare la sua sposa non la voleva puzzante di muffa.

Accidenti...” Pensò convocando il nano tramite la sfera “Cosa diavolo è che voglio?”



Sarah se ne stava rannicchiata sotto la botola da cui era caduta dentro il dimenticatoio e da cui filtrava una timida luce che le dava un minimo di calore all'interno di quell'antro buio e freddo. Un tintinnio, accompagnato ad un fruscio di passi e stoffe strofinate, la fece sobbalzare. “Chi è là?” chiese guardinga. Se fosse stata una minaccia seria, lo sapeva, non avrebbe perso tempo a risponderle.

Sono io...” disse una voce che aveva già sentito altrove, seguita da una bassa risata sadica. Il silenzio della segreta fu spezzato dal rumore di un fiammifero sfregato contro una superficie ruvida. Pochi istanti e un caldo chiarore si diffuse nel corto raggio della candela che arrivava a lambirle la punta delle scarpe. “Oh, sei tu!” disse sollevata riconoscendo lo scorbutico nano giardiniere ammazza-fate.

Eh sì...sapevo che ti saresti cacciata nei guai da quando ti incontrai, così sono venuto a darti una mano” mentì in modo convincente, quasi arrogante. Adesso che riusciva a vedere qualcosa, la ragazza osservò ciò che la circondava, notando le catene che pendevano qua e là, le molte ragnatele, i resti di scheletri di prigionieri a lei molto precedenti. “Oh, ti guardi in giro, ora, vero?” chiese con fare supponente e presuntuoso “Immagino che avrai notato che non ci sono porte...solo il buco.” Precisò indicando il luogo da cui filtrava la fioca luce che l'aveva illuminata fino a quel momento. “Questo è un dimenticatoio...il labirinto ne è pieno..” spiegò mentre lei continuava a guardarsi intorno.

Davvero?” domandò lei. Sembrava affascinata, più che terrorizzata, da quel luogo angusto e chiuso. “Come lo sai?”*** Se era un giardiniere e stava all'esterno, cosa ne sapeva del labirinto? E perché si era rifiutato di aiutarla al loro primo incontro?

Non far tanto la gradassa. Tu non sai nemmeno cos'è il dimenticatoio!” replicò lui, punto sul vivo. Aveva stuzzicato il suo senso di colpa e lui reagì in modo aggressivo per difendersi da quell'improvvisa sensazione di disagio.

Tu sì?” chiese lei sarcastica, rispondendo a tono al mostriciattolo impertinente che era andato a darle una mano, facendo pesare il suo favore.

Sì!” rispose piccato “E' un posto dove ci butti la gente per dimenticartene. Ora...” proseguì impettito “Quello di cui hai bisogno è un modo per uscire di qui. E si da il caso che io conosca una scorciatoia per uscire dal labirinto”

A Sarah non sfuggì il verbo che aveva usato: uscire. Voleva portarla fuori dal gioco No!” protestò “A questo punto io non mi arrendo! Sono arrivata troppo avanti...” E poi, pensò, arrivata avanti o meno, devo provare lo stesso. “No, ce la sto facendo!”

Oh, certamente!” disse Hoggle avvicinandosi a lei e stabilendo un contatto fisico per trasmetterle fiducia “Però diventerà sempre peggio, da qui in avanti...” le diede delle pacchette affettuose alle mani incrociate in grembo. La codardia, la vigliaccheria...erano il suo unico modo di ragionare. E voleva convincere lei, che già aveva combinato un pasticcio colossale, a tralasciare i suoi doveri, a fuggire. In quel posto erano tutti vigliacchi.

Perché ti preoccupi tanto per me?” chiese allora, sospettosa e irritata. La cosa le puzzava di imbroglio. Perché presentarsi lì se voleva farla desistere? Bastava aspettare lo scadere del tempo a disposizione.

Beh, sono fatto così...Una giovane e bella ragazza, un terribile e nero dimenticatoio...”

Ti piacciono i gioielli, è vero?” chiese lei, cambiando argomento. Aveva notato la sfilza di amuleti e di pendenti di vario tipo che il nano portava appesi alla tracolla della bisaccia. E aveva anche notato che aveva ancora tempo a disposizione. Non importava dove sarebbe uscita: poteva farcela. E rimanendo chiusa là sotto di certo non avrebbe concluso nulla.

Perché?” chiese subito sospettoso, portando una mano a toccarli per assicurarsi che non fossero spariti o che non scomparissero al più presto.

Se mi aiuti a superare il labirinto, io ti darò questo...” disse lei, con fare compiacente, puntando sull'unico punto debole del nano che aveva afferrato, facendo oscillare davanti ai suoi occhi il suo braccialetto, le cui perline rilucevano alla luce della candela. Hoggle si avvicinò esitante, fortemente tentato, ma circospetto, trattenuto da un vincolo potente “Ti piace, vero?” insistette puntando tutta la sua forza espressiva di giovane attrice dilettante sugli occhioni verdi che tutti le lodavano.

Così così...” riuscì a rispondere, negando, solo voltandole le spalle e togliendosi il monile dal campo visivo

Ah, ok...” disse la ragazza, sicura di averlo ormai in pugno, giocando bene la sua parte e alzandosi sicura per andare chissà dove in quella piccola grotta.

Sai cosa ti dico? Tu mi dai quel braccialetto...” Hoggle corse subito ai ripari, cercando un buon compromesso, vendendo sfumare l'affare “E io ti indico l'uscita”

L'uscita...” Disse, rimuginando sul termine: indicava i cancelli, il punto di partenza o la soluzione, il punto di arrivo? Meglio andarci coi piedi di piombo, in quel regno, con le parole dal significato ambiguo! “...me l'avresti indicata comunque” puntualizzò lei, cogliendolo in errore

Ma il nano fu abile a rimediare “Proprio per questo sarebbe un gesto particolarmente magnanimo da parte tua.”

No” sbottò lei. Ma la prendevano tutti per cretina? Adesso avrebbe dovuto regalare a uno sconosciuto un suo bracciale tanto per essere magnanimi? L'odore d'imbroglio era pesante. Ma non capiva se fosse la natura del nano o se fosse pilotato. All'ingresso le era parso che fosse un tipo che preferisse evitare gli scontri diretti, le beghe, che prediligesse la tranquilla monotonia delle cose sicure e immutabili. “Ascolta...se non puoi portarmi al centro, dov'è il castello, portami fin dove puoi. Da lì me la caverò da sola.” contrattò

Fingendo disinvoltura, cercando di concludere l'immaginario baratto in atto, Hoggle domandò “Beh ma comunque...di cos'è che è?” chiese indicando il monile.

Lei lo fissò, incerta se dirgli la verità: l'avrebbe scoperta comunque, no? “Plastica” disse con un tono che esprimeva ovvietà e rassegnazione.

Eppure Hoggle ne era affascinato. Forse nell'Underground era una materia rara. “Ohh” gli si illuminarono gli occhi intanto che si accingeva a prenderglielo dalle mani. “Bada, però...” disse ritornando in sé e ricomponendosi. Non voleva ammettere con se stesso di essere così veniale e mascherava tutto come finta accondiscendenza “Non ti prometto nulla...ti porterò fin dove posso e poi vai da sola.” Eppure a Sarah quel tono arrogante era familiare. Perché Hoggle cercava di fare tanto il gradasso se in realtà era tanto gentile e cordiale? “D'accordo?”

D'accordo!” decise di accettare il patto per quello che era. Senza aspettarsi realmente nulla.

D'accordo...” confermò lui, prendendo il cerchietto e rigirandoselo tra le grosse mani, immerso nella contemplazione “Wow...plastica...Che affare!”

La ragazza ebbe improvvisamente l'illuminazione, mentre il nano si avviava a mostrarle il trucco magico per uscire da quel posto: il Re. Ecco chi gli ricordava. Il re era la figura più potente laggiù. Ed era, forse, naturale cercare di imitare colui che governava. Se non per arrivare al suo livello, almeno per darsi un tono, per convincersi di essere migliori di quello che si era. Solo che il bel mago era perfido: le aveva rubato il fratello nonostante le suppliche di sciogliere il patto. Hoggle, pur tra mille contraddizioni, era andato ad aiutarla. Ecco cosa le suonava strano in tutto il loro dialogo. Non c'era alcun imbroglio. Era lei che vedeva quell'uomo attraverso le parole del nano. E dato che le parole che aveva in mente e l'immagine che i suoi occhi le rimandava erano in contraddizione tra loro, aveva risolto tutto come se si trattasse di un tranello.

Finalmente, dopo un primo errore, Hoggle riuscì ad aprire il varco giusto. Sarah ridacchiò tra sé, per il nervoso, dandosi della stupida per aver dubitato del nano che seguì fiduciosa attraverso la piccola porticina ricavata da un asse nascosta nel pavimento e addossata poi al muro.







*E' chiamata “Isola dei sogni” la discarica pubblica di Tokyo, costituita solo di rifiuti.

**Il gioco delle due porte è in realtà un paradosso logico: le soluzioni possibili sono 4: due sono quelle che cita Sarah. Ma due sono risposte esattamente contrarie, perché tutto dipende da cosa c'è effettivamente dietro le porte: i guardiani non lo sanno ;)

Per approfondimenti:

http://www.finanzainchiaro.it/dblog/storico.asp?s=Logica+e+Giochi

http://www.nemesi.net/mentitore.htm

*** nella versione italiana lei dice “Non lo sapevo”



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Ciao a tutti,

rieccomi qui...non ce l'ho fatta ad aspettare domani o dopo: se non posto non riesco ad andare avanti..e ne ho bisogno...oddio..sono malata -come ha constatato anche Jessica80 dal mio commento- XD

Allora, capito il gioco delle 2 porte? :D Sì, in sostanza, anche Sarah si era sbagliata.

Ditemi cosa ve ne pare di Jareth: da qui in poi, come vi avevo preannunciato, mi è sfuggito un po' di mano e sembra delirante e contraddittorio. Ho paura di finire OOC...mi vorrete bene lo stesso? E, sempre da ora in avanti, infilerò, velatamente in modo da non cambiare la trama originale, accenni a cose/eventi/situazioni etc che saranno alla base dello sviluppo successivo del continuo (Si, sono drogata, ci sto già lavorando...ma solo facendo così riesco a giustificare alcune cose ora, nella storia originale.)

   
 
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