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Autore: Viki_chan    18/11/2011    6 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul

V.
 

Ho sempre sostenuto che le persone sono speciali perché noi le rendiamo tali.
Ma ci sono persone veramente speciali, lo sono perché lo sono...
perché sono un dono e nutrono la nostra anima.
(Silvana Stremiz)
 

“Una settimana, una settimana.”
La voce di Melinda Falk rimbombò nella stanza a vetri in cui Hermione era stata rinchiusa.
Una teca di vetro, miseramente arredata.
Un letto, alcuni libri.
In un angolo, unica parte oscurata, il bagno.
Tutto intorno alla stanza, giorno e notte passavano uomini e donne, si fermavano, alcuni la guardavano con occhi pieni di amarezza.
Alcuni si scusavano sottovoce.
Era diventata la cavia di un tremendo esperimento di cui non conosceva né i limiti né le finalità.
Si era svegliata lì, indolenzita e affamata.
E nessuno, nessuno le aveva detto nulla.
Solo quella tremenda donna, con una sorta di megafono invisibile, si divertiva a torturarla da chissà dove.
La Falk l'aveva obbligata a scrivere una lettera a Ron, ore o giorni prima.
Senza luce, senza orari, non riusciva a capire quanto tempo fosse passato.
Aveva letto un paio di pagine di alcuni libri, ma aveva lasciato perdere.
Passava fasi alterne di rabbia e rassegnazione.
Insonne, inappetente.
Dormire con osservatori nemmeno tanto silenziosi intorno era impossibile.
Mangiare?
Il cibo che le si materializzava davanti ogni tanto le faceva venire la nausea.
“Ehi, Granger. Dico a te.” ripeté la Falk facendola tornare in quella tremenda realtà. “Il tuo fidanzatino è venuto a cercarti al Ministero.”
“Quando?”
“E' stato all'ufficio del Wizengamot a chiedere di te, quel Potter. Devi scrivergli una lettera.”
“N-no.” disse con la voce che tremava. Per la prima volta dopo tutto quel tempo, trattenere le lacrime divenne impossibile. “No. Dovete farmi uscire di qui.”
La donna rise.
Non potendo vedere il suo volto, Hermione scagliò un libro contro una parete qualsiasi.
Un Indicibile si voltò verso di lei con uno sguardo pieno di terrore.
“NO!” urlò più forte.
“La sua curiosità l'ha portata qui, signorina Granger. Deve solo aver la pazienza di saziare anche la nostra. Appena avrà provato tutte le emozioni che cerchiamo, verrà liberata.”
“Emozioni? I-io non... Vi prego. Vi prego. Basta.”
Pianse, sciogliendosi in singhiozzi dolorosi.
Intorno lei iniziò a radunarsi una folla curiosa.
Cercò di pensare a qualcosa di bello, di ignorarli.
Pensò al calore di un abbraccio.
La prima persona che le venne in mente fu Harry.
Ancora.
E solo in quell'istante, appoggiandosi al vetro gelato, si rese conto di non aver corretto la Falk.
Harry non era il suo ragazzo, non era la prima persona a cui avrebbe dovuto pensare.
Non dopo la loro ultima discussione.
Nonostante tutto, non riusciva ad essere arrabbiata con lui.
Nonostante la disperazione, non riuscì a trattenere un sorriso.
I suoi modi goffi, il suo schiarirsi la voce nei momenti di imbarazzo.
I suoi occhi spenti degli ultimi giorni.
Harry aveva bisogno di lei
E lei, relegata in quella teca di vetro, sentiva di avere ancora più bisogno di lui.



***



“Buongiorno, sono Maria, posso darle una mano?”
“Ho bisogno di Hermione, è qui?”
La donna, che lo aveva accompagnato in un cubicolo, lo guardò titubante.
“Non l'hanno informata? Hermione è partita per una missione.”
“Da quando le stagiste amministrative vanno in missione, signora Maria?” Harry parlò lentamente, cercando di mantener fede al piano che aveva escogitato prima di uscire di casa.
Calmo, pacato.
“E' stata un'idea di Hermione.”
Una donna anziana fece capolino dall'ingresso e parlò senza degnarlo di uno sguardo. “Era curiosa di come si lavora sul campo.”
“C'è qualche modo per contattarla?”
“Lasci a me il messaggio e glielo recapiterò.”
“E' una cosa piuttosto personale.” disse Harry in tono forzatamente cordiale. “Non importa, grazie dell'informazione.”
Dubbi.
Il senso di colpa che lo aveva torturato dopo la notizia della partenza di Hermione era stato sopraffatto da mille altri sentimenti.
Era incredibilmente diffidente e quelle due donne, i loro atteggiamenti rigidi e impostati, non lo avevano aiutato.
Erano delle pessime attrici in mano a un qualche burattinaio.
Il suo sesto senso, o meglio, il suo stomaco, dicevano che Hermione era ancora lì, a pochi passi da lui.
Aspettava in qualche modo di essere raggiunta.
Harry salì al primo livello cercando di pensare solo a quello, evitando di ricordare che per tre settimane aveva pensato di poter vivere bene lontano da tutto e da tutti.
Lontano da Hermione, che con tutto e tutti non aveva niente a che fare, ma che lui, per pigrizia e stupidità, aveva deciso di archiviare come tutti gli altri.
“Buongiorno, vorrei vedere il Ministero della Magia.” disse quasi urlando, carico di una forza che aveva quasi dimenticato di possedere.
“Ha un appuntamento?”
“Sa chi sono io? Harry Potter.”
Vedendo la segretaria di Kingsley fare una faccia di timorosa reverenza, Harry si sentì un cane.
“Scusi, ma.. Ho davvero bisogno di vederlo.”
“Si accomodi, signor Potter. La riceverà appena può.”



“Harry!” esclamò Kingsley alzandosi dalla sedia per andare a stringergli la mano. “E' una vita che non ti vedo. Ti aspettavo tra gli iscritti per il nuovo corso per Auror e invece..”
“Sto cercando di riprendere in mano la mia vita lentamente.”
“Immagino. Comunque.. Cosa c'è di tanto urgente da spaventare la mia povera segretaria?”
Harry abbassò lo sguardo, si schiarì la voce.
“Hermione è in missione per i tuoi, vero?”
“Oh, sì. Sai, qui è così, qualcuno ti chiama e ti manda in Lapponia a contrattare pietre per i nuovi studi di Pozioni. Ho parlato con la coordinatrice della missione, Hermione era entusiasta.”
“Non sai dove sia quindi?”
Kinglsey rise.
“Sono il Ministro della Magia, è vero. Ma non posso sapere ogni scopo di ogni missione. Alcuni reparti sono assegnati a supervisori di mia fiducia, loro fanno le mie veci. Ma c'è qualcosa che posso fare per te?”
“Vorrei solo essere sicuro che lei stia bene.” disse in tono solenne.
“Dirò a Felicity di contattare la coordinatrice Falk. Avrai notizie di Hermione in giornata, non preoccuparti.”
Lo ringraziò e fece per uscire, ma messa la mano sulla maniglia sentì il bisogno di parlare.
“Non voglio mobilitare il Ministero per niente, ma Hermione è partita senza dirmi niente e mi sembra strano.”
“Non ha detto nulla nemmeno a Ron?” chiese Kingsley confuso.
“Sì, no. Cioè.. Gli ha scritto un messaggio.”
“Beh, Harry. Io contatterò lo stesso Melinda, ma vedi... Forse Hermione non ci ha pensato. Magari non sei più la sua priorità principale. E' normale.”
Sentendosi dire quelle parole, a cui Harry aveva pensato ma che testardamente continuava a scacciare dalla sua testa, si rese conto di quanto potesse far male una realtà così stupida.
Mentre lui stava chiuso nel suo dolore, il mondo intorno a lui era andato avanti.
Le persone avevano trovato delle nuove priorità.
Ma Hermione non era “le persone” e Harry avrebbe fatto altri tentativi inutili prima di considerarla come tutti gli altri.
Prima di arrendersi e dimenticarsi che Hermione era Hermione.
Prima di buttarla nel “tutti”.
Sbagliando per la seconda volta.




   
 
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