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Autore: ranyare    19/11/2011    5 recensioni
Avrei voluto vederti crescere, Diana.
Avrei voluto vederti diventare lo splendore che eri.
Avrei voluto proteggerti.
Ed invece, sono seduto davanti ad una tomba vuota, a piangere.
Tutto ciò che mi è rimasto di te.
-> Un piccolo omaggio alla più grande delle mie donne: Diana. E a tutti coloro che l'hanno amata quanto l'ho amata io.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Diana's Chronicles'
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Lost

Lost

 

Non sono mai stato un buon padre.

Non ho mai nemmeno saputo di esserlo… l’incoscienza e l’inconsapevolezza mi hanno impedito di poter vivere una vita normale, accanto ad una moglie normale, guardando crescere quella creatura meravigliosa che è stata mia figlia.

Diana.

Pensare il suo nome fa male. Tanto.

La mia bambina, la donna che ho amato come nessun’altra nella mia vita, è cresciuta da sola, in un mondo ostile che l’ha vista rifiutata persino da sua madre; è cresciuta in fretta, la mia Diana, portando con sé l’infamia di un cognome che la legava a doppio filo a quello che tutti ritenevano un pazzo assassino.

Ancora oggi, il rancore che provo nei confronti di Cassandra non è sbiadito; è sciocco, ora, detestarla per avermi nascosto di aspettare un figlio da me, ma… non riesco a tollerare il pensiero di quella vita che mi è stata preclusa.

Non riesco a sopportare l’idea di non aver potuto vedere mia figlia crescere e, infine, diventare lo splendore che ha arso come una stella alla fine di quella maledettissima Guerra.

Diana è sempre stata distante da questo mondo, divisa da me come da qualunque altro essere umano che le si sia avvicinato; Diana era qualcosa di più, era una creatura immensamente più grande, più potente, più meravigliosa di quanto chiunque – me compreso – potrà mai arrivare a comprendere.

Diana era una Regina; una Regina che ha dato la vita, pur di salvare il suo Regno.

Non ho mai pianto, per lei.

Sono rinato, tornato alla vita grazie al suo primo sacrificio, sapendo di essere vivo soltanto perché mia figlia era morta.

Sono rimasto accanto a mia nipote, in questi anni, dopo la morte dei suoi genitori.

Sono qui, adesso, davanti ad una tomba candida che non riesco a smettere di fissare.

 

Diana Black in Zabini

Dallas – London

 

Non ci sono date, non ci sono giorni; Diana è nata e morta nello stesso attimo, in un posto diverso da qualunque si possa immaginare, al di là della comprensione e della realtà.

La mia bambina, quella bambina che non mi è stato concesso di amare, ha portato per più di trent’anni il fardello di una famiglia dannata.

Il suo stesso sangue, il sangue dei Black, il sangue che ancora scorre in me ed in sua figlia… quel sangue l’ha condannata ad essere la più grande di questa era – ma me l’ha portata via.

La mia stessa discendenza, il mio nome, la mia esistenza, ha fatto sì che la mia bambina sacrificasse se stessa.

Ha fatto sì che morisse, fra le braccia dell’uomo che amava.

Ha sofferto troppo, nella sua vita.

Ha visto la morte in faccia troppe volte, troppe volte l’ha toccata con mano, troppe volte la Nera Signora le ha portato via qualcuno di caro.

Ma ora tocca a me.

Sfioro il marmo della lapide, le vene d’argento che mi ricordano tanto gli occhi di mia figlia. È freddo, al tatto… come il corpo di mia figlia, esanime, esangue, privo dell’energica vita che l’ha sempre contraddistinta.

Gli occhi bruciano.

Come posso piangere, ora?

Come posso, adesso, sentire un acuto dolore a livello dello sterno, comprendendo quanto io abbia perduto quel maledetto giorno di primavera?

Mia figlia non c’è più… la figlia che ho amato, che non ho protetto, che non ho salvato.

Diana.

Eri più grande di me, bambina…

Eri più di me, in qualsiasi campo – un genitore migliore di quanto io sia mai stato per te.

 

Avrei voluto vederti crescere, Diana.

Avrei voluto vederti diventare lo splendore che eri.

Avrei voluto proteggerti.

 

Ed invece, sono seduto davanti ad una tomba vuota, a piangere.

 

Tutto ciò che mi è rimasto di te.

 

 

 

 

 

 

My Space:

Sono settimane, mesi, anni che dico di voler tornare a Diana.

Di voler tornare da lei, di attingere alla sua incredibile forza, alla sua energia, alla sua vita indistruttibile.

Le devo qualcosa.

Le devo un omaggio… le devo un grazie, per tutto quello che mi ha dato.

Ed eccolo; tramite le parole di suo padre.

   
 
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