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Autore: Lella Duke    14/07/2006    3 recensioni
"Non una parola tra di loro, non un sorriso, non una lacrima; c'erano soltanto una sottesa gioia ed un'insperata consapevolezza di essere di nuovo insieme..." Questa storia è il seguito di "Rose".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella mia fine è il mio principio

Nella mia fine è il mio principio

 

 

Capitolo primo: Ancora lei

 

Un solitario raggio di sole era riuscito ad aggirare un fitto groviglio di rami e si era posato dolcemente sui suoi capelli color del miele illuminandoli e rendendoli ancora più rilucenti di quanto non fossero già. Camminavano stretti l'uno di fianco all’altra; lui si mosse per cercare la sua mano e poterla afferrare, ma soltanto quando abbassò lo sguardo si rese conto che quel gesto era già stato compiuto. Tutto ciò che vide era un unico intreccio di dita saldate le une alle altre e più tentava, meno riusciva a distinguere le sue da quelle della giovane donna che un passo dopo l’altro stava percorrendo quel viottolo di campagna insieme a lui.

Non una parola tra di loro, non un sorriso, non una lacrima; c’erano soltanto una sottesa gioia ed un’insperata consapevolezza di essere di nuovo insieme e tanto bastava ad entrambi. Ma come era potuto accadere? Era un sogno forse? No… non era un sogno… era realtà.

 

Due ore prima

 

Era una tranquilla mattina di sabato; l’estate era arrivata prepotentemente palesando la sua presenza con un clima torrido ed afoso. Bo e Luke Duke erano giunti di buon’ora nell’officina dell’amico Cooter per poter mettere a punto il Generale Lee in vista dell’abituale corsa su strada del giorno a venire. Era infatti un’usanza vecchia come la Georgia stessa indire gare automobilistiche ogni domenica mattina tra la fine della messa e l’inizio del pranzo. Generalmente non c’erano coppe o premi in palio, i giovani abitanti di Hazzard correvano soltanto per divertimento e per potersi vantare di fronte a chiunque di possedere l’auto più veloce dell’intera Contea. Inutile sottolineare come il Generale Lee si forgiasse ormai da anni di tale ambizioso titolo; dal momento stesso in cui aveva mosso i suoi primi pistoni, aveva iniziato a mietere un successo dopo l’altro divenendo croce e delizia di tutti i suoi rivali i quali, nel rispetto che si deve ad una vettura tanto bella e pressoché perfetta, guardavano a lei come ad una chimera da poter acciuffare in un futuro forse non troppo lontano. I cugini Duke amavano quel bolide arancione alla stregua di un famigliare e ne avevano una cura al limite del maniacale; era prassi quindi che ogni sabato mattina i due trascorressero ore ed ore aggiustando, coccolando e vezzeggiando quella macchina che si erano costruiti da soli e che tante soddisfazioni aveva loro regalato. Tuttavia il giorno seguente sarebbe stato il quattro luglio, un giorno di festa per tutti gli americani e per un’occasione del genere, a fine gara, il vincitore avrebbe ritirato un trofeo messo in palio da Boss Hogg in persona. Negli ultimi quattro anni il Generale Lee aveva trionfato sbaragliando la concorrenza ed anche stavolta i giovani Duke erano più che mai intenzionati a riportarsi a casa il premio finale.

Il buon Jesse non gradiva molto sapere che i suoi ragazzi corressero come folli a bordo della propria vettura, ma si sentiva talmente fiero di loro ogni volta che vincevano e gli piaceva così tanto la possibilità di vantarsi di fronte a Boss Hogg per il traguardo raggiunto, che un po’ di crepacuore in più non gli dispiaceva affatto. Trascorreva abitualmente i suoi sabato mattina insieme ai nipoti per supervisionare il loro lavoro; il Generale non tornava alla fattoria se prima Jesse non concedeva il suo benestare. Anche Daisy amava passare quelle particolari giornate in compagnia dei cugini, ma per lei i motivi erano ben altri. L’officina di Cooter si trovava al centro della piazza principale di Hazzard e da quella posizione si poteva vedere tutto ciò che accadeva nei dintorni. Era inoltre un luogo di passaggio molto frequentato dai pedoni e capitava praticamente sempre di incontrare qualcuno che si conosceva e poter ricavare qualche buon pettegolezzo.

Cooter, non avendo altre vetture che necessitassero delle sue amorevoli cure, stava aiutando i suoi amici alle prese con il Generale Lee, ma fu costretto a desistere quando una macchina si arrestò di fronte all’entrata della sua officina.

“In cosa posso aiutarla?” Esordì il meccanico accompagnando come suo solito le parole ad un sorriso gioviale e dirigendosi verso il nuovo arrivato.

“Ho paura che il motore abbia qualche problema considerando il rumore che emette!” Fu la risposta.

Un uomo dal piacevole aspetto e sulla trentina si era manifestato di fronte a Cooter. Aveva dei folti capelli corvini e due occhi che richiamavano il colore dell’ebano; non era eccessivamente muscoloso, tuttavia poteva vantare un fisico asciutto e longilineo. Ciò che più attirò l’attenzione del meccanico e della famiglia Duke al completo, fu senza dubbio il suo abbigliamento: giacca e cravatta e neanche una goccia di sudore sulla sua fronte malgrado la temperatura tanto elevata.

“Non dica altro! Diamo subito un’occhiata ed in men che non si dica risolverò il suo problema!” Proseguì dunque Cooter sollevando il cofano della macchina.

“Le sono molto grato! Per fortuna mia moglie mi ha costretto a passare per questa Contea. Se avessi proseguito dritto per la mia strada non avrei trovato città per almeno una cinquantina di miglia!” Disse l’uomo rilassando il volto per il sollievo.

“Posso chiedervi dove siete diretti?” Continuò ancora Cooter tentando di instaurare una conversazione con il forestiero.

“Ci stiamo recando ad Atlanta per assistere alla parata militare del quattro luglio. La risposta provenne dalla giovane donna che fino a qualche secondo prima sedeva ancora nella macchina e che ne era uscita subito dopo aver terminato quella frase.

Luke, il quale stava armeggiando sotto il Generale Lee, riemerse d’improvviso e si drizzò in piedi; lasciò cadere la chiave inglese che aveva tra le mani senza neanche rendersene conto ed iniziò a fissare quella figura femminile spuntata fuori dal nulla. Indossava un vestitino di cotone azzurro chiaro e a quanto poté giudicare doveva essere un po’ troppo grande perché le spalline le cadevano morbidamente sulle braccia e lei era costretta a tirarle su di continuo. Aveva dei capelli biondi che le occultavano la schiena per tutta la sua lunghezza, ma che le lasciavano il volto libero in quanto erano stati assicurati in un fermaglio alla base del collo.

Bo notò lo strano sguardo del cugino e l’espressione stupita ed incredula del suo volto; tentò di scuoterlo per un paio di volte richiamando la sua attenzione, ma Luke rimase con gli occhi fissi su quella donna ignorandolo completamente.

“Ecco il problema! Questo tubicino si è talmente consumato che ormai è da buttare! Esclamò ad un tratto Cooter.

“Può sistemarlo?” Chiese quindi il padrone della vettura.

“Certo! Al momento sono sprovvisto di questo pezzo, ma il negozio qui dietro l’angolo avrà senz’altro ciò che fa per noi!” Rispose Cooter.

“Vorrei accompagnarla se non le dispiace! Torno subito tesoro!” Disse poi l’uomo rivolgendosi alla moglie.

“Mi segua faccio strada! Concluse infine il meccanico allontanandosi dalla sua officina.

La giovane donna si appoggiò braccia conserte allo sportello della macchina; i suoi occhi scrutavano avidamente la piazza e tutti i passanti che le capitavano a tiro. Luke mosse dei passi incerti fuoriuscendo dall’oscurità dell’officina e si fermò ad un paio di metri dalla ragazza. Lei non aveva notato la sua presenza e quando si rese conto che qualcuno le si stava avvicinando, voltò il capo ed incrociò i suoi occhi con quelli di Luke.

Immediatamente le scivolarono le braccia lungo i fianchi ed il suo corpo fu scosso da un fremito di stupore; i suoi occhi divennero lucidi e nonostante avesse la bocca quasi completamente spalancata non emise una sola parola. Luke rimase tacitamente ad osservarla per diversi minuti, come a voler immagazzinare nella propria memoria ogni più piccolo particolare dell’aspetto di quella donna. Sollevò poi lentamente un braccio tendendolo verso di lei; la donna ripeté il suo stesso gesto e le loro mani si incontrarono di lì a poco aggrappandosi l’una all’altra.

“Rose…” Bisbigliò con un filo di fiato Luke.

 

 

Continua…

 

 

 

 

   
 
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