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Autore: Daphne91    19/11/2011    3 recensioni
E se Sirius Black avesse avuto una figlia, la storia di Harry Potter sarebbe stata diversa? Ho provato a immaginarlo in questa fan fiction che parte da prima della tragica notte in cui Lily e James furono uccisi da Lord Voldemort......
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Domande

La mattina dopo Syria a colazione era la più riposata di tutti gli altri. Aveva notato che Mikail la guardava ma non gliene importava: capiva che la sconfitta bruciava ma era esagerato, in fondo era stata solo una partita, non c’era motivo per odiarsi così! Accanto a lei anche Vicktor aveva uno sguardo torvo in direzione di Mikail e Syria gli chiese:”Cos’hai?”
“Non mi piace il modo in cui ti guarda” rispose.
“Sei geloso?” lo schernì Syria.
“Non dire sciocchezze. Conosco la sua famiglia e non mi piace”
“Perchè?” Syria era curiosa.
“I suoi nonni erano sostenitori di Grindelwald. I miei zii sono morti nella resistenza”
“Mi dispiace” disse Syria posandogli una mano sul braccio.
“Non mi piace” sentenziò Vicktor, e riprese a mangiare.
Syria ora cominciava a capire di più: Mikail e Vicktor si odiavano per il passato e lei c’era in mezzo perchè era amica di Vicktor. Probabilmente Mikail pensava che lei fosse una sostenitrice di Voldemort visto che tutti pensavano che suo padre fosse un Mangiamorte, invece lo spiazzava il suo comportamento e la sua amicizia con Vicktor.
“Ehi!”
Syria si voltò e vide Peter, il compagno di stanza di Vicktor, che correva verso di loro con delle foto in mano.
“Ho appena finito di sviluppare le foto della partita” disse mostrandogliele.
“Sono davvero belle!” esclamò Syria. Quel ragazzo aveva molto talento per la fotografia.
“Ce n’è una con te con la Pluffa.... aspetta che la trovo... eccola!” disse Peter tirando fuori una foto. Raffigurava lei che sfrecciava tra gli avversari con la Pluffa, facendo restare a bocca aperta i Giganti.
“E’ bellissima, Peter!” disse Syria.
“Prendila, è per te” le disse arrossendo.
“Oh davvero? Grazie!”
Peter era un ragazzino piuttosto alto, con i capelli scuri e gli occhi neri come la pece e molto svegli, era imbranato e un po’ goffo, ma gentile e disponibile.
“Ne ho fatto delle copie se servissero” disse prima di andare via.
Vicktor guardava Syria.
“Che c’è?” chiese lei.
“Niente niente” rispose Vicktor vago.
Syria lasciò perdere. Decise di mandare la foto a suo padre, e la mise nella busta. Almeno sapeva come era fatta dato che non la vedeva da 8 anni, ormai. Magari gli faceva piacere.
“Vado alla Guferia” disse Syria, alzandosi da tavola prima degli altri. Voleva spedire le lettere prima della ginnastica.
Si incamminò per il castello gelido, salì fino alla torre dove scelse quattro gufi a cui consegnò le sue preziose missive. Li guardò sfrecciare nel cielo nebbioso. Quando fece per andarsene si immobilizzò. Sulla porta c’era Mikail.
“Cosa vuoi ancora? Non ti è bastata la batosta di ieri?” chiese Syria sulla difensiva.
“Volevo metterti in guardia” le rispose il ragazzo.
“Da cosa, da te? Ma fammi il piacere!” sbottò la ragazza e fece per andarsene.
“No non da me. Ho sentito Karkaroff parlare con Vikanov mentre tornavo in sala comune, ieri sera”
“Ah, si?” Syria era molto curiosa ma non voleva farlo vedere.
“Karkaroff vuole renderti la vita impossibile”
“Perchè mi stai dicendo questo?”
Mikail scrollò le spalle e se ne andò.
“Ehi non puoi andartene così!” gli urlò dietro Syria rincorrendolo. Gli si parò davanti e gli ripetè la domanda, ma Mikail la scostò in malo modo e scomparve in uno dei corridoi.
Syria non sapeva cosa pensare: perchè le diceva quelle cose? Non aveva detto di volergliela far pagare per la sconfitta a Quidditch? E ora la proteggeva? Con queste domande che le ronzavano nella testa andò nel parco e raggiunse Vicktor. Mentre correvano gli raccontò quello che era successo e anche Vicktor non sapeva cosa pensare.
Dopo il percorso a ostacoli e una doccia, Syria si rifugiò in biblioteca. Voleva studiare ma non riusciva a non pensare a Karkaroff e Vikanov che complottavano contro di lei. Si alzò e si aggirò tra gli scaffali: passò l’indice su alcuni tomi, respirò l’odore del cuoio che le piaceva tanto, voleva trovare un libro che la distraesse. Scorse un piccolo volumetto che sembrava quasi nascosto: spesso la vera conoscenza si trovava nelle piccole cose. Lo prese e lesse il titolo: Come diventare Animagus. Sorrise. Era la distrazione che ci voleva. Ovviamente non pensava minimamente di diventare un Animagus, era un livello troppo avanzato per una che non sapeva nemmeno trasfigurare uno spillo o far levitare una candela, ma le piaceva l’idea di sapere almeno come si faceva. Tornò al suo posto e cercò di decifrare un sacco di complicati schemi. Era così presa dal libro che non si accorse di aver perso il pranzo.
Quando arrivò in sala grande non c’era già più nessuno: ma lei aveva fame! Andò in sala comune e trovò Vicktor su una poltrona a fare un tema.
“Vic ho fame” si lamentò.
“Potevi venire a pranzo” le rispose senza alzare lo sguardo.
“Mi sono incantata a leggere! Cosa faccio adesso?”
“Stai con la fame”
Syria lo guardò imbronciata. Poi le venne l’illuminazione.
“Dove sono le cucine?” chiese. A quella domanda il suo amico la guardò sorpreso:
“Non ci è permesso andare nelle cucine”
“Ma io ho fame!”
“Potevi pensarci prima”
“Eddai Vic! Sai dove sono?”
“No e anche se lo sapessi non te lo direi”
Syria sbuffò. Doveva esserci qualcuno che lo sapeva! Chiese a Morgana e dopo averla pressata un po’, le spiegò la strada.
Senza dire nulla, Syria si avviò guardinga. Sapeva che non le era permesso stare in altri posti che non fossero la sala comune o la biblioteca, ma i crampi erano insopportabili. Scese nei sotterranei che erano umidi e gelidi, il che è tutto dire dato che i corridoi non erano riscaldati in nessun modo. Percorse il corridoio indicatole dall’amica e arrivò davanti ad una statua: era un cavaliere arrugginito, con la lancia che penzolava storta da una parte e un paio di dita mancanti. Syria afferrò la lancia e la tirò verso di sè. Si aprì una piccola porticina a fianco della statua. Syria la aprì.
Si ritrovò in una sala molto grande, ben illuminata ma freddissima, dove un sacco di elfi domestici vestiti di stracci erano affaccendati a lavare i piatti. Appena si accorsero di lei si immobilizzarono terrorizzati: evidentemente non capitava spesso che gli studenti scendessero in cucina.
“Ehm, scusate, io... ero in biblioteca e ho perso il pranzo... ecco, mi chiedevo se era avanzato qualcosa...” arrancò Syria, molto imbarazzata.
“Certo signorina, tutto quello che lei vuole!” trillò uno degli elfi, e subito la fecero sedere ad uno dei quattro tavoli che rispecchiavano la posizione di quelli in sala grande, e la caricarono di cibo.
“Non voglio disturbare così tanto... io...” balbettò Syria, ma gli elfi si erano avviati e lei mangiò a sazietà. Poi le offrirono anche il té con i biscotti e lei accettò.
“Come vi trovate a lavorare qui?” chiese Syria.
“Noi stiamo molto bene, signorina” rispose un elfo.
Certo, pensò Syria, ovvio che dicano così, che stupida. Scordava sempre che gli elfi domestici non potevano parlare male dei proprio padroni. Ma qualcosa non quadrava: vide che molti di loro avevano delle escoriazioni sulla schiena. Guardò più attentamente e sbiancò.
“Vi frustano?” chiese scioccata.
Gli elfi si bloccarono.
“Padron Karkaroff ci punisce ogni tanto” mormorò un elfo.
“Ma è barbarie!” esclamò Syria.
“Padrone ha ragione di punire quando noi sbaglia” le rispose l’elfo piccato.
Syria si arrese. Sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco, aveva l’esperienza diretta di Dobby davanti agli occhi. Ringraziò per il pranzo e per il té e fece per andarsene, ma gli elfi la caricarono di biscotti da portarsi via. Li nascose sotto la camicia e la gonna e tornò in sala comune.
Nonostante sapesse come ragionavano gli elfi, riteneva una crudeltà che non si ribellassero. Non capiva come si poteva trattare male qualcuno in quel modo, era uno dei motivi di scontro con Lucius. Lei trattava sempre bene Dobby, gli chiedeva “per favore” e lo ringraziava sempre, lo lodava quando faceva bene, tutto il contrario dei suoi zii. Assorta in questi pensieri svoltò in un corridoio e si trovò di fronte Vikanov.
“Dove stai andando Black? Sai che non si può girovagare per il castello” le disse il professore.
“Stavo andando in sala comune” rispose Syria.
“Ah si? E dove sei stata fino adesso?”
“In bagno”
“Quale bagno?”
“Quello al primo piano”
“E perchè non sei andata al quarto, è più vicino alla tua sala comune”
“Uno dei gabinetti è rotto e gli altri erano occupati” rispose Syria che aveva capito che il docente voleva prenderla in castagna. Vikanov sorrise.
“Allora non ti dispiace se ti accompagno alla sala comune?”
“Affatto” disse Syria con voce incolore, e si avviò.
Vikanov le stava a fianco e mentre camminavano non parlavano. Syria si sentiva molto a disagio, anche perchè sentiva i biscotti che si spostavano nei suoi vestiti e aveva paura che il professore notasse degli strani rigonfiamenti. Purtroppo, non fece in tempo ad arrivare al terzo piano che Vikanov le chiese:
“Cos’hai sotto la camicia Black?”
“Non capisco di cosa stia parlando” rispose evasiva, cercando una scusa credibile.
“Stai nascondendo qualcosa”
“Non è vero”
“Vieni con me Black” disse Vikanov cambiando direzione.
“Dove?”
“Dal preside” rispose lui con un sorriso malizioso.
 

Note: mi odierete per smettere a questo punto, ma ne varrà la pena! Questo capitolo è più un preludio a quello che succederà dopo, ma spero vi piaccia! Ringrazio moltissimo Shaigon, che mi sostiene e mi da forza, e a Cescapadfoot, la mia migliore amica per l’ispirazione e tutte le volte che mi sopporta. Ma ringrazio anche chi mi legge, mi recensisce e segue questa storia, la prima che io abbia mai scritto! Un bacio a tutti, Daphne91
  
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