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Autore: contessa barthory    20/11/2011    1 recensioni
"Vi è mai capitato di sentirvi come se stesse cadendo in un burrone di cui non vedete la fine, senza avere nulla a cui aggrapparvi, senza sapere quando arriverà la fine?
Oppure vi siete mai sentiti intrappolati in voi stessi?
Avete mai scoperto che l'unica cosa veramnete importante per voi, nel groviglio di sentimenti e pensieri, va contro tutti i vostri valori?"
E se Howl, anche dopo aver riacquistato l'animo, si sentisse come se una parte di lui si fosse persa?
E se nemmeno Sophie riuscisse a ritrovarla?
Se ci fosse bisogno di qualcun'altro per far sistemare tuuo come le linee del destino hanno deciso?
E' la mia prima ff, quindi recensite, per favore, e ditemi tutto ciò che non va, così potrò migliorare.
Grazie a tutti.
contessa barthory
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Howl, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve … se c’è qualcuno … in ogni caso spero di si. E’ la mia prima fan fiction e spero di riuscire a fare qualcosa di decente … comunque volevo solo dire che il capitolo precedente era dal punto di vista del nuovo personaggio, ho intenzione di cambiare un po’ gli schemi della storia originale, e volevo anche dire che il nuovo personaggio è inventato, ovviamente, ma la sua è una storia vera, per quanto riguarda il passato … per quanto riguarda Howl, ovviamente no, purtroppo … vi lascio alla lettura, se ci siete ancora … quindi, ciao!! XD
 

[Pov Howl]
Buio.                                                                                                  
C’era solo buio. Non riuscivo a trovare un modo per fare un po’ di luce. Non sentivo più la magia, non sentivo nulla, poi una voce soffocata mi richiamò:   
“Howl! Howl, per favore svegliati!”                                               
Sentii qualcuno che mi sfiorava le guance, poi il naso e infine le  palpebre. Eccole, le avevo trovate, finalmente!! Visto che sapevo dov’erano, potevo aprirle. Ma quando lo feci me ne pentii all’istante. Troppa luce, c’era decisamente troppa luce.                                                                                                 
“Oh, la luce!!” dissi coprendomi gli occhi.                                                
“Giusto!! Scusa Howl!!” mi rispose una voce familiare, e qualcuno corse a chiudere una tenda. Di colpo si fece buio e io mi ricordai come un flash tante cose legate a quella voce: due occhi scuri, dei capelli argentati e un viso amico che mi sorrideva … “Sophie …” pensai, senza nemmeno rendermene conto. Poi mi ricordai tutto ciò che era successo; il mio animo, Calcifer, la guerra, le bombe … Mi alzai di scatto dal letto, urlando: “Sophie!”. Al che, lei, preoccupata, mi venne vicino. “Che c’è? Cos’è successo? Ti fa male qualcosa?” mi chiese preoccupata. Rimasi imbambolato a guardarla, non provando più niente se non affetto e un istinto protettivo nei suoi confronti. Dov’era finita tutta l’adrenalina che sentivo in corpo quando lei era con me? E l’agitazione? L’imbarazzo? Quello che io credevo che avrei provato una volta riacquistato il mio animo? L’amore che credevo avrei provato per lei? Io … non sentivo più niente.        
“Howl … che hai?” mi chiese Sophie guardandomi negli occhi.                                                                                                      
“E’ … per il tuo animo?” mi chiese incerta. “Giusto, il mio animo” pensai, e nell’esatto istante in cui mi resi conto che avevo di nuovo un cuore, mi accasciai al suolo. Era come se il mio corpo non riuscisse a reggere un peso così grande, come se la forza di gravità si fosse moltiplicata in un solo secondo e mi avesse schiacciato. Sentivo solo confusamente le persone intorno a me che, preoccupate, mi soccorrevano. Ma io ero troppo stanco e troppo triste per continuare a resistere al peso che dovevo sopportare di nuovo, dopo tanti anni. “Io non so più amare …” pensai tristemente, prima di chiudere gli occhi e lasciare finalmente quel peso agli altri, abbandonandomi al nulla.
 
Mi risvegliai nella mia camera, questa volta senza nessuna luce ad accecarmi, e la prima cosa che vidi fu Sophie, che guardava il vuoto con espressione preoccupata.                      
“Sophie …” sussurrai pianissimo, ma lei mi sentì ugualmente e si girò di scatto. Il suo viso si rilassò quando la chiamai.                     
“Finalmente …” sospirò. Poi mi guardò dolcemente e mi chiese: “ Come stai?”                                                                    
“Sto bene,” dissi “almeno credo. Sono solo un po’ debole …”. Cercai di alzarmi ma sentii ancora su di me quel peso enorme. Sbuffai, e Sophie sorrise.       
 “Un animo ha il suo peso, cosa pensavi?” mi disse sorridendo e continuò “ma è un peso sopportabile, una volta che ci fai l’abitudine. E poi ne vale la pena, non credi?”. A quel punto mi spaventai, ricordandomi che avevo perso qualunque capacità di amare una donna. Non sapevo come dirlo a Sophie, le volevo ancora molto bene e mai avrei pensato di deluderla così tanto come ora mi trovavo costretto a fare. In ogni caso, la verità è sempre meglio di una illusione, anche se ferisce di più.                                                                                     
“Sophie, ti devo parlare” esordii.                                                        
“Non ora, sei troppo debole”mi interruppe lei. Frustrato le dissi: “Devo parlarti ora Sophie, è importante.”                                    
“Va bene, allora” mi rispose lei sorridendo. In quel momento sorrideva, ma avevo il terrore che quel sorriso non l’avrei rivisto più, dopo ciò che stavo per dirle.                                              
“Allora … prima, quando non avevo un animo, provavo qualcosa per te che non avevo mai provato con nessuna. Ero costantemente eccitato, imbarazzato e felice contemporaneamente, ma non era amore. Non poteva esserlo, perché non avevo un cuore. Così ho pensato che quando avessi riacquistato il mio animo noi saremmo rimasti insieme e quelle sensazioni che io sentivo si sarebbero trasformate in amore. Ma non è successo, perché ieri, prima di svenire, ti ho guardato e non ho provato nulla. Solo affetto e istinto protettivo nei tuoi confronti, ma niente di ciò che mi aspettavo. E nemmeno niente di quello che provavo prima. Non ho sentito niente di niente” confessai tutto d’un fiato. Poi alzai gli occhi verso il suo viso, visto che per tutto il tempo in cui avevo parlato, avevo avuto il coraggio di guardare solo la coperta del letto. Quando incrociai i suoi occhi vidi incredulità, tristezza, consapevolezza e soprattutto lacrime. Lacrime sulle ciglia, sulle guance, negli occhi e sulle labbra. E in quel momento capii che il mio cuore provava tutti i sentimenti, tranne l’amore per una donna. Tutti i sentimenti, compreso il dolore e la sofferenza. Perché lo sentii distintamente fare crack. Si era spezzato alla vista delle lacrime di Sophie. E sentii anche odio, tantissimo odio. Odio verso me stesso, che ero stato capace di far piangere la persona più buona e pura del mondo; odio verso il mio cuore, che non era capace di amarla come meritava; odio verso il passato, per avermi permesso di stringere un patto che avrebbe portato solo sofferenza; e odio verso la maledizione, che sciogliendosi, mi aveva restituito un cuore a metà.                      
“Lo sapevo” disse Sophie, asciugandosi le lacrime “lo sapevo che sarebbe finita così. Ma non importa Howl, davvero. Va bene così. Ora devo andare però, se non ti dispiace. Torno dopo. Ciao”. E senza darmi il tempo di dire niente, non che ce ne fosse bisogno, avevo parlato fin troppo, uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Mi accasciai sul letto, sentendo quel nuovo fardello che ero costretto a portare, gravare su di me.                                          
“Non ne è valsa la pena, proprio per niente!” pensai, prima di chiudere di nuovo gli occhi.      

  
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